Volontà - anno VII - n.5 - 15 luglio 1953

Così l'uomo ha iJ suo vero poslo e RabeJais gli restituisce la sua li– bertà intera e gli dice: « Fa quello che tu vorrai ». Tutto questo è essenzialmente ri– ,•oluzionario e necessita un nuovo indirizzo nell'educazione. Rabelais se n'era· reso conto per– fettamente poichè iniziava un nuo– vo sistema pedagogico. Che egli sia rimasto incompreso dai suoi contem. poranei, egli che tentava di sostitui– re alla maniera scolastica di moda un'educazione naturale, non c'è af– fa110 da stupirsi. t ancora Rabelais che enuncierà quel meraviglioso pensiero: « Scien– za senza coscienza non è che la rovi.– ,1a. dell'anima ». Egli è l'iniziatore di una nuova fi. losofia e questa \filosofia (espressa ne) Pantagruel) è la vittoria progressiva dell'uomo sulla natura. Non cerchiamo tuttavia di scopri– re in Gargantua e in Pantagruel di Rabelais un'esposizione di dottrine politiche o sociologiche. Niente di tutto questo e neppure qualche cosa di prossimo. Ma cercando bene vi si scoprirà qualche cosa di meglio, gli elementi di ciò che io chiamerei una politica personale. La sua opera rimane, quindi, un conlributo prezioso per il suo tempo e si presenta indiscutibilmente come un rinnovamento del libero pensiero. La letteratura scritta su Rabelais è grandiosa. QueJ1a che io ho utiliz– zato per questo mio lavoro, lo posso dire senza falsa modestia, ed in ODO• re di chi mi ha aiutato a compren– dere Rabelais, è ]a migliore e Ja pilt ragionevole, se faccio eccezione di <1ualcheopera secondaria. Ho provato un immenso piacere di trovare fra tutte le opere da me consultate lo studio di Ginguenè «De l'autorité de Rabelais dans la revo– lution préscnte et dans la constitu– tion civile du Clergé ». 1 De'Jla sua introduzione riproduco qualche brano che ci conforma tullo ,1uel.lo che noi abbiamo intravvisto, leggendo, meditando, ripensando cd annotando l'insieme dell'opera di Rahelafa. << Voglio dare a Rabelais solo <;iò che gli è dovut.o, tirarlo fuori dall'o– blio in cui è lasciato, ricordare che ,weva disprezzato il culto di c1!rti idoli che noi abbiamo adomto anco– ra due secoli dopo di lui, e che la srut autorità dev'essere messa lr<t quella dei saggi che hanno preparato la .-/i– struzione delle nostre scioccl1ez:e,/JO· lit,iche e religiose ». Il merito di Ginf,'Ueuè è di aver attirato l'attenzione sul contenuto del pensiero dell'opera di Rabelais e si può affermare che dopo quell'o– i>UScolo,molti cessarono di coÒside: rare il libro sotto un aspetto unica– mente umoristico d'un raccontatore spiritoso e divertente. Ho sentito dire che nel 1853, Eu– sèbe Salverte, pubblicò otto articoli neUa « Revue Encyclopedique » in cui non solo lodò il pregiato scrit– tore, ma anche il pensatore « il piiì. gaio dei filosofi francesi che si è ser– vito della follia per i-nterpretare In saggezza. Certamente che egli ha a– vut.o il presentimento che sc11:aagi– re in quel modo, non sarebbe stato ascoltato. Erasmo, prima di lui, ave– va seguito lo stesso metodo ncll'«E– logio della pazzia». 1 Pubblicata nel 1879 nella <' olll:1.io1 1c ,li Jouaos1. Librairie des Bibliofìlcs. 273

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