Volontà - anno VII - n.5 - 15 luglio 1953

d1rnlismo borghese, quasi che lu storia 1,roccdcssc per s1rade pianeggianti e non fosse fatta di stasi, accumulazioni e irruzioni improvvise. « I comunisti, tutt'al pili, parlavano di Cooperative Agricole - ne trac. ciavano schemi e dettavano staluti sui loro giornali -, alla cui base doveva essere però sempre Ja proprieti1 pri,•ata; e <Juesta era l'unica concessione - minima in verità - che facevano allo spirito socialistico vero e proprio. « In questo modo superavano in un certo senso i repubblicani, i quaJi pagavano il fio del Joro Iallimcnto, ma venivano superati a Joro volta da111i an3rchici - specie nell''.Aragona - i quali, chiedendo la socializzazione c°o– me base per una collettivizzazione generale, rimanevano pila aderenti allo SJ)irito innovatore ed alle disJJosizioni liberl.irie (lei contadini. « Ogni so]uzione intermedia Iu rifiutata, dopo il 19 luglio 1936. Le terre espropriate dei proprietari fascisti costituirono -in ogni ,·illaggio - il nu• eleo iniziale della colJeui,•ità agraria. Quattrocento villaggi e città dell'Ara. gona - una popolazione d'un mezzo milione d'abitanti circa - conobbero questo processo di trasformazione: costituzione del nucleo iniziale, adesioni successive di piccoli proprietari e donazioni di terre. E tutti, sah•o alcune eccezioni, si diedero la medesima struttura. « Non è alla struttura d'insieme, su piano regionale, che dobbiamo pre• star <Jniattenzione. « In principio è Ja collettività locale. I membri della C.N.T. e della F.A.I., dopo la cacciata dei fascisti, convocarono assemblee generali nelJe piazze o nei locali pubblici. Qui propongouo Ja costituzione delJa collettività. La popolazione comincia a selezionarsi: c'è chi accetta e chi no. Libertà di non volere; ma libertà anche di volere. E ci si mette subito all'opera. << Ma la collettività non è proprio Ja prima pietra dell'edificio. Essa figura come proprietaria della terra, degli utensili, delle macchine e degli animali. Ma entro il suo seno s·i muovono, in autonomia, gruppi <li lavoro, compÒsti di 5 o 10 o piì1 persone unite da spirito di vicinato o simpatia. E ogni grup1lo ha il suo delegllto che, insieme agli ahri, distribuisce il lavoro giorno ller giorno o settimana per settimana, secondo la stagione e le ne• ccssità. 1< Le col.letti\,ità locali d'un distretto iunen•ano la Federazfonc Comllr• cale. ·c'è una commissione che riceve, da ogni colJeuività di villaggio, un hl\'entario sempre aggiornato sull'estensione delle terre, sulla quantit;1 di macchine utensili e mezzi di trasporto in sua proprietà, sul numero di (a. miglie che la corupongono e statisticlie sulJa produzione. La Federazione Comarcale dispone dei llrodoui in eccedenza, li invia alla Federn::dorie Re• gionale e, in alcuni casi, a Barcellona per l 1 interca1nbio. Per la strada in– versa, i vi.lJaggi e le collettività venivano riforniti di ciò di cui mancavano, s1>essosecondo 1e richieste, ma altre volte secondo le dispouihilità. « La Federazione Comareale si componeva dei delegati e]etti dalle colJettività. Data la sua funzione, era naturale che si occupasse dei mezzi di comunicazione (radio, poste, telegrafi, telefoni) e dei mezzi di trasporto. Ma s'interessava anche del progresso culturale delle popolazioni aderenti. E siccome si era in periodo di guerra e cli rivoluzione, inviava anche armi 247

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