Volontà - anno VII - n.5 - 15 luglio 1953

a11ro si dedica,•a al riaàSCstameuto o costruzione delle strade. Tutto ciò fa. cilitava la sincronizzazione degli sforzi e la loro necessaria razionalizzazioue St~ di un piano generale. l< Le cinquecento co1lettività e sezioni di sindncuto della regione tlel Le,·ante erano suddivise in 54 federazioni cantonali, che si raccoglievano in cinque federazioni pro,•inciali, le quali shocca,·ano nel Comilato Regionale che abbracciava il lutto. « Questo Comitato, nominato dai congressi annuali e responsabile lli fronte ad essi - contadini in camicia e zoccoli -, si componeva di 26 &e• zioni tecniche: frutticoltura in generale, agrumi, vigne, oliveti, orticultura, riso, bestiame ovino e caprino, bestiame suino, bestiame bovino; venivano poi Je sezioni industriali; vinificazione, fabbricazione d'alcoo1s, di liquori, di conserve, di olio, di succo di frutta, di essenze e profumi così come ahri prodotti derivati; in più si lanciavano le sezioni di produzioni diverse, di importazione-esportazione, di macchinari, trasporti, concimi, quindi la se• zione di costruzione orientante e stimolante la costruzione locale di edifici d'ogni specie; infine, la sezione igiene e dell'insegnamento». 4) - O in Aragona, dove dulla collettivitì, locale che ha nel seno gruppi di lavoèo di 5-10 persone affini tra loro si sale alJu Fcdernzio'ne Co– marcale e Regionale che fanno tutto: anche strade, guerra, istruzione ... /anno e quindi non corrono il rischio di burocratizzarsi, di Jare origine a mostruosità anche urchitcttoniche e urbanistiche. Infatti: « Ricordiamo la strultura sociale dell'Aragona. « Le vaste distese di terra, spesso nude, inabitate per ehilomet.ri , ab– bandonate a se stesse, appartenevano ai grandi proprietari, ai latifondisti. Ma questi eos1ituiv11nouna minoranza. La maggioranza erano piccoli pro– prietari, mezzadri e giornalieri. Che vi fosse miseria e Iame tra i piÌl, lo dimostra <Juell'esigeoza sempre viva e impellente della riforma agraria, puntando sulla quale i repubblicanj la facevano da radicali e s'attiravano la aimpatia delle masse. Ma u.ua volta instaurata la Repubblica nel 1931, cadde il mito che la magia della parola aveva suscitalo. Le poche terre tolte ai latiion()isti, quelle confiscate alla Chiesa o alle congregazioni religiose e di– stribuite a riJenlo fra i contadini poveri, non riuscirono a sanare una piaa:a le cui cause erano insile in tutto l'organismo sociale. 'on giovava a nu1la avere una proprielà che non offrivu alcun margine d'eccedenza e c1uindi al. cuna po!sibilità di 1>rogressivo miglioramento. E ncll'agricoltura, si sa, ]a stasi, a lungo andare, trascina al fallimento totale. « E se orn in periodo pre-rivoluzionario e soprattutto rivoluzionario, i connmisti, i socialisti e quelli della U.G.T. predicavano la nazionalizzazione, era ben chiaro per tutti che essa snrebbe stata limitata alle grandi imprese e grandi proprieti,, e che, in fondo, il loro intento non differiva molto da quc>llo dei repubblicani, cosl volto com'era alla creazione di picco1i pro– prielnri, E ciò per rispetto a uno schema aprioristico di sviluppo dialettico della soc.ieti,, che da una condizione semifeudale non potrebbe - secondo loro - passare·a una condizione socialista, scavalcando la lase dell'indivi- 246

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