Volontà - anno VII - n.3 - 15 aprile 1953

dogmi tutto ciò che vi è di wnano, di buono, di generoso, d'ideale, ma questa stessa sublimazione ci permette di lasciare da parte i fatti senza valore storico, che per la maggior parte <lei credenti, costituiscono la Re-. ligione. In Gesù Cristo, voi vedete l'umanità collettiva, la devozione di uno per tulli, la gioia senza dì.ne, senza misura, eterna che dà l' .:unore, ma i racconti dei Vangeli non hanno più valore per noi. Perchè mescolare a que– ste grandi verità che formano la nostra gioia, delle storielle contraddittorie e mal scritte in nome delle quali tanti persecutori hanna maledetto, colpito o bruciato tanti uomini ferventi che amavano la giustizia? Voi mi chiedete anche, come creare questa dolce oasi di pace e d'ar– monia tra gli uomini che si sentono uguali e che lavorano insieme per il raggiungimento della giustizia? 1:: amandoci, aiutandoci gli uni con gli altri; con la propaganda e con l'incoraggiamento. Noi siamo lontani, ma una lettera, una parola, la coscienza che 1>ensiamo e sentiamo nello stesso modo ci fanno del bene e ci rendono pii1 forti attraverso lo spazio. Il pen– siero che ho degli amici in Italia, in Ungheria, in Inghilterra, in Francia, in Africa, mi rende felice: senza essi non sarei che una cosa, con essi, io sono un uomo. Opera citata. Lt!ucra a Hichard Heath. senza da.la , 1884 3 lL GRIDO DEGLI OPPRESSI Voi che non temete nè la caduta del cielo, nè il lrantumarsi della terra, percbè temete quest'appello tempestoso della giustizia che mandano tutti gli oppressi, questo grido mischiato di collera, di singhiozzi, di rantoli, che esce dai pelli di tutti i disgraziati che chiedono della lelicità? Noi, gli insorti che vi Cacciamo paura, siamo i combattenti dell 'idea.le. Che cosa cer– chiamo noi? Perchè nella nostra lotta incessante, accettiamo in anticipo la prigione, l'esilio, la morte e Jn maledizione dei poeti, se non fosse perchè tutti un giorno siano liberi, uguali nella grande patria, gioendo della vita in tulta la sua pienezza, raggianti di bei cauti e di poesia sublime! Debbo ricordarvi questi versi tedeschi di un vostro fratello, versi che da quaranta anni Canno la mia gioia e la mia fon:a: « Davant.i allo schiavo che in/ra,ige J.e sue catene, davanti all'uomo li– bero, non tremare! »; Oppure questo d.istico di Hugo, che io raccomando a lutti coloro che sanno amare: « E sua madre diceva, parlandogli molto bas– so: « Figlio, quando tu sllrai grande, muori per {a buona causa!». Se voi foste dei nostri, se voi aiutaste Sansone a rompere le sue corde, voi non sapreste che cos'è la tristezza e voi non desiderereste )a morte. Quanto a noi, comprendiamo i vostri anatemi, ma la lotta stessa ci dà la fe~ licità e ci (a amare la vita. ELISEO RECLUS Opera ci1a1a. Letrcra alla signora Ackermann O1ren1, 20 gcnnr1io 1885 pai;g. 333 151

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