Volontà - anno VII - n.1-2 - 1 marzo 1953

i collimi e tutti gli altri meccanismi d1e si propongono, sotto pretesto del maggior guadagno e della maggior produzione, di automatizzare al mas. simo il compimento delle opcrazio. ni affidate a ciascuna persona, affin– chè i.I ritmo libero del lavoro umano si adegui a quello uniforme e senza anima proprio delle 01acchine. - che il risultato complessivo e della macchinizzazione e deHa sepa– razione d'un terreno economico puro nel lavoro e nelle lotte sociali è la creazione nei lavoratori di una loro tensione al profitto, che è l'equiva– lente servile delle volontà di predo– minio de.Ile élite comandanti insedia– le al conlrollo della produzione sem• 1•rc J>Ìlt collellivizzata; - avvertendo però che dal pun– to di vista del nostro paese non si può generalizzare tale definizione del salario fino a ritenerla via unica per l'asservimento del lavoro, in quanto in molte regioni sussistono tuttora tra i proprietari della terra ed i braccianti oppure tra i proprietari delle piccole fabbriche e gli operai rapporti tali per cui sarebbe rela– li\'amcnte più valida la definizione del peonaggio, benchè questa condi– zione sia ritenuta Ira noi non e.si – stente e nessuno la consideri. Sul terreno pratico, non trovia. mo pili possibile discutere di e< sin– dacalismo». Lo stato dei fatti è pro– fondamento mutato. Basta riflettere su alcuni suoi as1,etti, tra i quali noi segnaliamo: - che la resistenza del lavoro al– l'oppressione è stata viva e feconda nel nostro I)aese, fino a1Pirn1)orsi del fascismo, perchè auimata da piccoli gruppi cli lavoratori che si mantene– vano attivi sui posti di lavoro, ed ivi alimentavano sempre più chiare e decise iniziative spaniane di lotta - sia con la critica quotidiana dei mec– canismi di asservimento in atto nelle paghe cli fame negli orari senza li– miti negli infiniti arbitri dei pro– prietar.i della terra e delle officine e dei difonsori loro assicurati dallo Staio, sia dando per primi l'escm1>io deJl'affrontare i pericoli ed i rischi della ribellione; - che invece oggi i lavoratori so- · no irreggimentati in Sindacati agli ordini d'uno od altro Partito, i cui meccanismi di comando si proietta– no anche nella organizzazione inter– na delle fabbriche e fattorie ~ Oj>pu– re sono abbandonali a se stessi nelle mani di proprietari largamente feu– dali laddove non giungono ad esse– re utilizzabili come masse ~ col ri– sultato che non vi è quasi possibili– tà pili di iniziative libere di resi– stenza, nè nelle regioni cosiùette "i– vili nè iu quelle di fatto ancor bar– bare, e quindi l'insieme del popo– lo stagna nell'inerzia, ed anche ,·iò che si chiama agitazione è solo un modo di tale inerzia perchè i la,·o– ratori vi concorrono soltanto se in– drappel1ati su ordini di capi; - che tale condizione sociale, per cui le 1Uasse organizzate nei vari Sindacati sono soltanto uno strumen• to di azione dei politici, mostra di fatto tali masse pii1 disposte ed' uti– liizate per con.senare vecchi predo– mini o per costituirne dei nuovi che atte a spezzare il fronte chiuso <le1- la società oppressa dallo Stato; - ehe d'altra parte tale passaggio, dall'azione socialmente positiva dei lavoratori liberi di sè anche sotto il 29

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