Volontà - anno VI - n.12 - 31 gennaio 1953

J)Otuto produrre, in qualsiasi luogo, riscaldando la terra. Mi è sempre parso che anche quando quei due raccolti, il naturale e l' artificiale, fossero uguali, la necessità deUe spe– se di installazione J>er il secondo rac– colto forzato, stabilirebbe una disu– guaglianzu e imporrebbe un sacrifi– cio diS1n111orcdi tutta la solidarietà. Ma non l'oglio entrare in questi det– tagli. Mi domando, im•ece: Che acco– glienza hanno incontrato, quelle pro– poste fra i contadini? 'es.suna. Il contadino, dice soltanto: colui che ci toglie la lerra dovrà intendersela Pon noi; se ci danno la terra l'accet– teremo, 1>erò la coltiveremo, sia in– dividualmente, sia con melodi coo- 1>crativistici di nrncchiue in comune, di mutuo-aiuto o secondo qualche al– tro accordo volontario che ci con\·e.n– ga e disporremo indil'idualmente del raccolto. H contadino dell" Irlanda, della Russia e della Danimarca e dell'An– dalusia, sono tra di l01a d'accordo su questo punto. I socialisti che di– s1>onc88Cro di prodotti industriali do– wcbbcro dire ai contadini, che es– si avranno questi Prodotti II loro in– dispensabili, solo alle condizioni che ad essi conviene. Non 1>otrebbero fa– re altro J>Crchè non si può operare da comunisti davanti a chi sostiene un dfritto di proprietà sopra ogget– ti di importanza vitale. Siccome saranno necessari accordi reciproci, sarà più com•cniente sta• hilirli di buon accordo e Jealmente. Solo così i contadini acquisteranno fiducia, e la fraternità potrà sosti– tuire la stipulazione. I contadini, contro uno Stato armato fino ai den– ti che alternativamente li lusinga e li spoglia, come in Russia, hanno sempre modo di vendicarsi anche se a loro costa caro. Non sanno fare che questo: anche pcrchè la socialdemo– crazia, cofi le sue discussioni pro– grammatiche senza fine, li. ha lascia• ti se111prcin sospeso fra fo vita e la morte: bisogna collettivizz11rli, biso– gna Jasciarli tran<Juilli, bisogna e– S!)ellere il contadino e dare la terra ai braccianti. Tutte le 1>ossibilità sgrade,,oli e gradevoli furono contj. nuamcnte discusse dai socialdemo– cratici in barba ai contadini e co– storo non se1>pero mai se erano con– siderati come compagni, lal'oratori o se erano considerati come nemici ca1)italisti (piaco loro il danaro e vorrebbero avente il più possibile). li contadino non vuole essere con– siderato buono JlCr essere eliminalo, come una cattiva erba, cd ha la pro– pria opinione sugli OJ>erai che pas. serebbero facilmente dall'offic"ina al campo, e se avesse conosciuto i pro– f{etti di Kro1>otkin, avrebbe forse sorriso e si sarebbe sentito molto sicuro di sè, anche se non cono.,ceva altri rimedi per migliorare le sue condizioni. Tutta la società è colpevole di a\'C• re imposto al contadino una vita di isolamento. TI contadino ha dovuto vivere ller secoli, d'estate e d'inverno, in cam– pi a cielo aperto, nelle radure dei boschi, sui fianchi delle montagne, vicino alle paludi, forzatamente in tutte le parti dove c'era un pezzo di terra coltivabile. Si di.sseminò in tutti i paesi, però fu sempre inchio– dato alla zolla, lontano dai centri di cultura, privo di educazione, ed ob– bligato ad un duro lavoro. 't rima– sto così un uomo del passato tra di noi; e se gli operai dei nostri gior• 683

RkJQdWJsaXNoZXIy