Volontà - anno VI - n.12 - 31 gennaio 1953

ripeto, non per conformismo, ad ur,'altra tra le tant.e i<leologie - pare ,,lla gente del mio stampo che i propri anni (li vita si spenda110 assai più pro– ficuamente fo un operare che sia tutto all'infuori dello Stato e dei suoi meccmiismi: concentra1ulo$i per una parte nell'esercizio criticamente at– tivo d'un lavoro direttamente conriesso ad una qualche produzione di beni, e per l'altra esercitando nei quotidiani rapporti d'una molteplicit.à aperta di amici e di piccoli gruppi la funzione del giudizio personale c della ini– ziativa pl!rso11aleo di pochi, senza gerarchie apparati ideologie, comando che alla lunga l'esempio illumini e contagi. Essendo i,i qu.est!miimo, certo semplice ma non semplicista, l'osservazione che vorrei fare ne discenda ovvia. Ho con me soltanto il testo dell'intervento di Marcello Mormite. Ma implicitamente parlo anche per gli altri. Vorrei dir loro: mi pare che tutti i partecipami al torneo lo svuotino di con.creta perchè si t.engono con cura ai margini dei fatti, ciascuno vedendo di ,,uesti margini wi suo spicchio particolare. Se tutti avessero sempre presente il dato fondamentale della Loro attività (il quale per verità ogni tanto par s'affacci nel discorso,• ma poi il discorso seguita come se nulla fosse), gran vari.e tlel loro argomen– tare s'accorgerebbero che è futile, un superfluo giostrare per il piacere ddla giostra. Sono o non sono tutti d'accordo che« politica» è l'arte del possi– bile ristretta nella sede sJ)ecifica del governare-il-popolo, come compito at– tribuito ad una élite? La definizione mi pare lapalissiana. E poichè è ov– vio che Morante e Silone e gli altri tutti a modo loro si riconoscono parte d'una èlite, lapalissiano mi pare che se ci si decide a rest.are od a porsi su quel piano si dimostrano accidentali le differenze lr<1 i regimi totalitari (cattolici o fascisti o còmunisti) ed i regimi liberali (Pelloux-Salandra– Giolitti o De Gasperi & C.). Sostanziale è invece ciò che ha,1110 in comune: il loro concordare nel considerare « il popolo » - le pers01ie che in altra separala sede vengono pur chiamate o « prossimo » o « compagni » - come ww specie di Gran, Bestia che sta al limite inferiore dell'w11ano, che ha perpetua necessità di chi la governi, perchè si postula che senza l'azione provvidenziale delle élites le persone che la compongono sarebbero inca– pace di lavorare di camminare di costruire, e perchè le persone che costi• tuiscono /,e élit.es si J)OStulano da sè provviste di qualità di cui l'uomo co– n11me non dispone. Se si ve,le chiara questa pessimistica b11secomune del pensiero e dell'azione di tutti i politici, ed un.che se la si considera una teoria o ideologia per escludere che esprima la volontà di predominio di certe persone su certe alt:re, diventa superfluo chiedersi se con Togliatti wi liberale possa discutere o collaborare come di.scut.e e collabom con De Gri– speri. Nell'un caso come nell'altro si tratta di giungere ciascuno per sè alla definizione dei rispettivi « pesi politici », dei rapporti di forza in urta data situazione storica - cioè si tratta di valutare il numero cd il fa11a. tismo delle persone ubbidient.i che costituiscono le «masse» su cui ciascuno pui, contare ai propri fini. Non si vede ragione perChè in questo discorso tr(I padroni-in-atto e padroni-potenzia/i i comunisti debbano essere consi- 646

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