Volontà - anno VI - n.10-11 - 15 dicembre 1952

mie, e 11uindi pili barbaro di Baku– nin e di Kropotkin. ~on perchè e– gli ignori i grandj pensatori euroJ>ei. Egli lm studiato a fondo i filosofi tedeschi e gli utopisti francesi. Il suo pem.icro è impregnato tanto del1a tilosofiu di Kant e di Schopenhauer, quanto della critica sociale di Prou– dhon. Ma nello stesso tempo si è conservalo distante da <1uesto mon• do dello spi.rito europeo, come il contadino che 11asseggja in città s:i mmuiene dislante dal mondo citta– dino che anunira ma che gli è estra– neo. Egli si procura gli oggeu i che po,,,-0110essergli utiJi e poi si ritira nel ,,uo paese. Tolstoi ha 1neso tanto dal f'ris1ianesimo <1uanto dal rnzio- 1mli..,mo quello che gli sembrava uli• le per la ,•ita, cosi come egli intc.n– dc,•a, cd ha lasciato da parte tulto iJ res10. F:gli :,ludiava iuohre le reli– gioni del mondo asiatico, il brama– nc,,imo. il buddismo, la saggezza di Lao-lze. Anche in (1uel campo, egli rimane ,,ccttico verso tulti i dogma– li~mi gno,,tici che, secondo lui, [a(. ~ifif':1110 le religioni come le scienze. Il filo~oro ebreo Martin Buber, che ,·rn un amico di Gus1a,•o Lnndaucr, vede la differenza essenziale tra il pensiero orientale e quello oceidcu– tale nel fotto che l'uomo occidenta– le parie dai fotti che egli ossen•a nel mondo cl1e lo circonda, mentre l'uo– mo dell'oriente parte da una \feriti, che possiede dentro d.i sè. 11 lle1uiero occidentale · consiste nella lra.sformazione dei fatti os.scr– , uti in formule astratte o in imma– gi1w atazionaric, mentre il pensiero ori1•111alcconsiste nel.la trasformazio– ne del mondo esteriore secondo una verili't interiore. Cosiechè la verità occidcn1ale sarebbe, innanzitutto, un oggetto d'osscnazione, men1re quel- la orientale sarebbe princi1>al111c11te un compito di creazione. Se noi \fogliamo accettare questa interpretazione di Martin Bubcr, sia. mo portati a \'edere in Leone Tolstoi il tipo orientaJe per eccclJeuza. La \'Critì, è per lui il regno di dio, che egli ripete, con il vangelo, è in noi stessi. Non c'è nient.e di stabile, niente di ,·Cro, niente d'essenziale al di ruori di uoi. Qucsla com inzione è il puo• 10 di partenza di 1ut1a la critica di Tolstoi: tanto di <1uel.la dell'arte, della scienza, della religione dogma• tica, quanto di <1uel.ladella società. La soluzione dei J)roblemi del mon– do, la cerca solo nel fondo dell'ani– ma tnnana. Non secondo gU psicolo– ghi, pei ,,uali l'anima dell'uomo è 1111 lcnomeno di osSCr\'azjone esterio– re, ma secondo il conccllo dell'o– ricutalc che sa che la propria ani– ma non si può conoscere con l'os– scn•azioue, ma che (a conoscere il mondo a coJuj che la ,•i\fe. La critica dello @cienza L'o.;getto di tulle le ricerche filo• sofiche serie è la vita. Lì, dove la vita è semplice co1nc presso gli ani– mali o le specie di esseri umani che si chiamano primitivi, non c'è filoso– fia. La filosofia a1>pare quando l'uo– mo perde la capacità dell'animale di ,,i,•ere spontaneamente e sempli– cemente ed incomincia cercare inva– no un significato della vita. L'uomo scienziato o meglio ~cicn– tifista cerca la risposta a <1ues1aque– stione complctamen1e soggeui,•a e personale nell'osservazione del mon– do cosidetto ohiett.ivo. Come fisico, zoologo, fisiologo, storico o psicolo– go, egli giunge a un cumulo immen- 587

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