Volontà - anno VI - n.10-11 - 15 dicembre 1952

vi1à la cri&i che auravcniamo. Crisi che non è t0lo del movimento i1aliano, ma anche di quello di ahri 11aesie spct:ialmcnte di ((Ucllo che ci è più vicino, il francese. Nc11uno puO 11eg11re che un grave 11110 di maleuere, di malintesi, di incomprc111io. ne, di intolleranu reciproca si sia crealo tra di noi e che queala dolorosa situazione è anch'eua una cauAa della poca ,·ital.itit del movimento in generale. Ora noi pensiamo - e teniamo conto in questo nostro propo1i10 delle Jeuere che e.i i-0110venute d:.i varie parti, di con,·e.rsuioni direlle con compagni giovani ed anziani, in Italia ed atl'e11cro - che il 1crreno polemico e insidio&o o, nei migliori dei casi, è con1ro•producen1e. 8a1i1a pensare per Cl, che la lleua polemica ira GAAP e gli ahri (e In questi altri ci mettiamo anche noi) si 1rascina ormai da anni, senza che sia riu– tcila benefica a 11cuun1t delle due Jtarti. l fedeli dei GAAP re11gisco1H> a quello che a loro sembrano auarchi ingiusti e ingiuriosi, con un maggiore irrigidimento cd una rar. fonala coesione tra di loro, e quasi ahrcllanto 1i verifica dalrahra 11ar1e, Ndla con(usione creatasi, ira 1an1i riscn1imc111i ed offese di amor proprio, è diffi, cile risalire all 'origi.ne del di11idH> e dimo1trare in un modo convincente ~r i 11iù la cauu prim:a di tanle discuuioni e di lanli scontcn1i. Queste polemiche e queste cri1iche degli uni e degli altri, hanno, per chi non vive e non segue molto da vicino le eose nostre, rm sapore ,Ii rancori, di odii personali, d'in– t:eltia."a e di di.5preuo (e 5C chi scrh•e 11uclli giudiii è u.ho dei GAAP come lo è in realtà) è &01tin1e10che i rancori, gli odii ccc. ecc. 110110 direlli ,·crio lo s1iaruto gruppo di gior ;o.ni dev,àti e 11ervertiti onarel1iei. I..o 11e110stato d'animo 1i ri1rova Ira gli allri cd in questo rinchiudeui ciascuno nella pro11ria ragione, c'è in 1iartc l'errore di 1u11i. Che cosa sti:amo foeendo d:a mcii e meii? Ci rimproveriamo reciprocamenle di non far nicn1e: do,•remmo ricono&eerc che è quui un:1 ,·crità per 1u11i. Vogliamo sco11rire le debolezze, le dcfic.icn:tc negli ahri, ,·ogliamo trovare, ciascuno di noi, al di (uori di &è, la causa dcll'auualc mancanza di ,•i1ali1à del movimento, invece di menerei all'opera per ccrc:ire di rimediarvi. Ed un:a ,·oha 11re1i nel giro della 11olcmic1, anche <1uando non è 11ersonalc. diventa ingiusl:a violenta ç chi ne 101Tre è 111vcritù. Non è 11iù posti• bile allora 11abilire do,·e è la ngione e do,·e è il 1orto, e, 11ueJloel1e è più grave, non è più 1>0uibile evolgere un lavoro efficiente. An:ti, è una delle cause 1>e-rcui alcuni si menono accorati in disparte, ahri dicono t.he è meglio pensare ai raui propri ed i Pochi d1c &entono la neceui1à, nono,1an1c lutto. di rimanere al proprio J>Olto di l:avoro, vi rimangono ma non hanno più que.ll 'enlu1iasmo e quel ulore rhc &0110 gli clcmculi in– cliA"pensabilipcrchè il lavoro riesca (eeonclo. Sarebbe tanto più semplice ed one110 ricono1eere che 1111ti, pii1 o meno, siamo responsabili dello 11110auuale del movimento (e coloro che 1i credono momli di errori. baua che 1iensino cl1c non hanno 11t11utoimpedire la situa11io11eche 1i è venuta ,·ia ,•ia creamlo) e che voler 01111orreparole a parole, 1anto per 1ncr ragione, non scn·c pro• prio a nulla, C'è per es. (1:111110 per non parlare nel vago) in Italia un lcntalivo di organiua1.ione anarchic:a che con1raddi~. secondo noi, gli ate11i principi anarchici. L'abbiamo deno, abbiamo mcuo in guardia gli uni e gli altri, abbiamo (allo le noslrc cri1iche. Opl)Onia. mogli ora. in,·ecc cl,e de1le parole, (1ualche cosa di concrc10, Dimoi1riamo che c"è un modo di lavoro eHieare ll<:117.1 una rigida org1miu111.io11ce, re ,•ogliiuno, possiamo rarlo bcniHi1no. Non ci pi:acciono i "leni fronli'•: il scn·ini di •slog;:an». il punl:are gull:a 1nassa. ccc. ecc. perchè tro,·iamo che quello è dcma~o~i• e fìn7.ione di ationc. Assegniamot.i t-ampi 57:?

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