Volontà - anno VI - n.10-11 - 15 dicembre 1952

<lifosa della liberlà di giudizio e di azione de1la 1>ersona singola che, magari irrngiouevolc lalvolta dispe– rala, da Godwin a Tuckuer a Prou– dhon, da Bresci magari a Uonnol, da Bakunin a Malatesta, è sempre sta– ta il molore segreto dell'azione a– narchica. In altri lermini, l'involu– zione consisle nel lasciarsi anche gli anarchici assorbire dall'illusione av– velcnanle delle ideologie e dei miti -collellil'i. Il discorso si (a J)ii, concreto se si parla s1>eeifìcamcnte deU' anarchi– smo italiano. Tra noi, l'involuzione consisle nel tra1>ianto dell'atteggiamento comu– nista tra gli anarchici: e basta espor– re il fatto in questi termini perchè ap1niia ben certo che si (ratta dav– vero d'un processo involutivo, cioè distruttivo del nocciolo essenziale dell'anarchismo. Trtle trapianto si osserva in atto in due forme ben distinle: talmente dis1in1e che dalla loro divergenza è nata la scissione tra noi, la separa– zione <lei GAAP dalla FAI. V'è una 1>rima forma di tra1>ian- 10 che potrebbe dirsi implicito, non preceduto nè accompagnato da nes– suna arrnlisi critica: ciò che accade a molli militanti i <inali, trovandosi a l'ivcre in ambienti saturati dalle parole d'ordine PC, finiscono 1>cr -con.formarsi in 1>ratica a tali paro• le d'ordine, pur ri1>ctendo quasi CO· me scongiuro le formule di St. 1- micr od altre analoghe. t (ad esempio) per questo agire– in-stato-d'incrzia che anarchici gio– vani e anziani di sicura fede hanno continuato a 1>ar1ccipare alle elezio– ni delle C.1. di fabbrica su liste di partito (anzichè contrapporvi l'a[. ·fermazione di candidati indipendcn- ti sul serio), ed ieri si sono aggregati a campagne assurde come quella del blocco-dei-licenziamenti (invece di agitarsi per imJ)Orre l'aiuto sociale ai disoccupati col denaro dei. ricchi); cd oggi hanno cslrema difficoltà a di– stinguersi sia dai « partigiani del.la 1>aee >) che dai « partigiani della li– bertà della cultura >1 (avendo man– calo di l'italizzare una attivilà pro- 1>ria, di cui pure esistevano le pre– messe di fatto, lungo la linea della resistenza attÌ\ 1 a alJa guerra, della obbiezione di coscienza, ccc.). A lato di tale abbandonarsi ad una corrente d'azione <1uolidiana che par amica nelle parole mentre si vede nei fatti essenzialmente ne– mica, v'è pure uno sforzo di tra1>ian– to cs1>licito, accom1,agnato da un notevole apparato di dissertazioni intese a giustificarlo <1uale conclu– sione d'un 1>reteso processo critico, come 1>rdazione a pretese nuove possibiliti, di agire. Ed è anch'esso, sul suo 1>iano, un agire-per-inerzia: lo conferma, 1>rimn d'ogni esame, il fotto c.he anche questi anarchici o si .iggrcgano ad « altri » 01>1mrenon fanno nulla. Per questo tcntati,,o cli trapianto dell'atteggiamento PC tra gli anar– cl1ici abbiamo ora in Italia anche un testo :i che arriva a presentare in tre JH1ginette d'o1mscolo una pretesa di programma, adoperando con mol– ta enfasi forse venti parole difficili e non definite. Beati <1uesti gio,•ani, ,,crrebbc vo– glia di dire. 2 Sulla lir1uicfo:ione rlello Stato come appor<1to di classe, a cura del Comitato Nazionale dei GAAr, Genon-Se.iri, 1952, pag. 43. 567

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