Volontà - anno VI - n.8 - 15 agosto 1952

so critico e impedisce la mitificazio– ne, la cristallizzazione ideo1ogica i cui risultati si chiamano nazismo, fascismo, stalinismo: totalitarismo, in una paroJa. Ma, è possibile discutere ... sul di– scutere? sette giorni, un orario stu– diatissimo e compresso, una località bella e romita, diciassette persone ]a cui emotività non attende che d'es– sere so1lecitata, tutto questo in fun– zione puramente formale? Dirò che qualche contenuto ci è stato pur offerto. Bauer trattando dei rapporti tra educazione di base ed educazione degli adulti, sollevò parecchi problemi: se, per esempio, lo Stato sia in condizioni di occu- 1,arsi di codesta educazione, o se nel– la società d'oggi ciò spetti ai partiti, ai sindacati, alle libere associazioni che sono gli strumenti per cui trami– te la massa riesce ad individualizzar– si. Gli fu risposto, nel complesso 1 che lo Stato italiano - i partiti ita– liani, i sindacati italiani - no, nulla possono fare; e alcuni dubitavano che partiti e S1ati possano far altro mai, in qualunque emisforo, se non opera conformista e di conserva– zione. JI danese Brall(I, esaltando l'opera del creatore del.la ed'ucazione po- 1>olare in Danimarca, mise in luce una cultura impregnata di idealismo romantico e di religionismo mazzi– niano. Non potemmo far a meno di notare che colui così operava pro– f)rio nell'epoca, intorno al 1850, in cui la lotta contro il teologismo pro– testantico veniva condotta, in Ger• mania, con ben'ahra incisività dai Bauer, dagli Stirner, da Engels e Marx. Il professor Downing infine, per spiegarci il significalo della educa– zione degli adulti in USA dipinse un quadro che - forse senza volontà dell'oratore - ci lasciò annichiJiti: descriveva una società nella quale i giovani hanno come unica mo1la il successo e i vecchi ripiegano stanchi appena escono sconfitti dal1a compe– tizione economica; una società suc– cube dello sviluppo industriale, che per riinneslare gli uomini nell'esi– stenza altro non trova se non l'esaJ •. tazione della piìi consuetudinaria vi– ta familiare. Ebbene nonostante questi, e altri~ interventi, spesso avevamo l'impres– sione d'arrampicarci sulle pale di un mulino che macinasse a vuoto. Sic– chè (u con esaltazione che ci gettam– mo a discutere, una volta, sulla uti– lità o meno della famiglia per la e– ducazione deg]i individui: argomen– to bruciante che, pur convenendo 1u11i sulla scarsa validità della at– tuale struttura familiare, un giorno intero <li discussioni non esaurì. E1>pnre intanto la forma compi,,a la sua opera. Alle 7,30 suonava la sveglia (tut– te camere a due ]etti, e i preordinati accoppiamenti si rivelarono fruttife– ri: in pochi giorni si era diventati veramente amici, beninteso senza che com1>arisse quell'aria di commi-– litonismo cara agli esaltatori deUo spirito di corpo nelle formazioni ar– mate o paramilitari). Alle 8 1 30 caffè e latte. Dalle 9 alle 10,10 ci spiegavano problemi di me-• todo (l'arte della discussione; la te– cnica della discussione; lavoro di gruppo; come occupare il tempo li– bero, ecc.). Dalle 10,20 alle 11 la paroln era ai « conferenzieri » ( che tranne un certo Catinelli rali non

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