Volontà - anno VI - n.8 - 15 agosto 1952

senza conclusione: nel che è la loro parlicolare e valida conforma d' una rinascente atmos(era di libertà. Essa, però, non viene dall'opera dei politici, occupati anzi soltanto ad immaginare e costruire ogni n.rielù di gioghi per mantenere in servitù il popolo. Viene dalla lenta rinascita della coscienza ,,opolare, nella <Juot.idiana eutpirica lotta delle persone reali cou i pro– blemi reali. Questa rinascita è lenta, lentissima: ma ciò non toglie che sia perce– pibile e certa. Basta <1uestominimo che abbiamo di com1>etizioue, di discus– sione e di critica, perchè i miracoli della libertà comincino a costruirsi. L'inefficacia e la corruzione dell'apparato statale, di tutti gli a1>1>aratiburo– cratizzati, viene via via in luce, e anch'essa provoca a rivolta. L'azione s(ac– ciatamente asservita a Partiti dei vari Di Vittorio e Pastore e C. fa si che i lavoratori cominciano ad accorgersi che i Sindacati attuali son soltanto quelli fascisti rictichettati. La invadenza delJa Chiesa cattolica, sopratutto quand'è cosi s!acciata come nei vari Gedda dell'A.C., comincia a suscitare dubbi e reazioni perfino tra i suoi preti ed i suoi fedeli. Il macchiavellismo comunista così chiaramente agente in funzione della politica espansionista dello Stato russo stacca via dal PC coloro che banno finora salvato la ca– pacità d.i pensare con In propria testa. La vergogna di tutte pii1 evidente, il mercato dei voti (Lei forse non immagina che cosa atr()('.,esia vivere da cittadino europeo a Napoli, aver visto quesle ultime elezioni amministra– tive!) comincia a provocare vomiti. E, infine, cominciano a spuntare gio– ,·ani che aprono gli occhi alle condizioni inumane della ,•ila di lanta gente tra noi, e che si dicono: com'è possibile tollerare ancora? Ma frattanto la condizione è tremenda. La « 1>0,•ertà italiana » è si ca– res1ia di pane e di case e di scuole e di slrade e d'officine e di lerre (Lei sa1>essè clrn cosa si può \'edere non solo in Lucania in Calabria ma an– cht> alle porte di Milano); ma in essa s'include anche la cronica carestia di idee vive, nel fiorire di pseudo-idee gingillarsi d' un mondo pro,•inciale per decenni tagliato fuori dal mondo pili vasto delle altre nazioni; e la ca– restia cronica di iniziath-e aperte, di volontà coraggiose, in tutti i campi (non Le dice nu.lla che in Italia la gran parte delle industrie sia pseudo– controllata dal.lo Slato, attraverso la macchina di favori delle sue burocra– zie e degli alleati 1)oli1iei? ma quant'altri di questi 1>rotezionis1ni a,•vele– nanti, nel teatro, nel cinema, nella letteratura, nella lecoica, dappertullo). È 1>erciò che bisogna aver coraggio di ammettere, oggi, che la nostra 1>0- vertit è anche ciò che Lei dice « asse11:tt di bene cioè di clig11ità ». Prima del ventennio ci s'era incamminati ad uscire da <1uella condi– zione: ed in lutta Italia la povertà, che Lei ben dice « può essere serva o ribelle », s•animava di ribellioui di resistenze nelle lotte e nelle costru– zioni 1entative in cui veniva esprimendosi l'italiano nuovo. Io stesso po– trei raccontare (dalla mia infanzia in una comunità d'operai; dalla mia gio– vinezza testimone della lenta perversione prodotta dal giolittismo dalle guerre; dai sempre vivi ricordi del combattimento in<>gualeiu cui pochi fur. fanti (iuanziati dai ricchi piit deleriori, e coperti dai carabinieri riuscirono a schiacciare una do1>0!'altra tutte le oasi di volontà-di-libertà che pur ab- 434

RkJQdWJsaXNoZXIy