Volontà - anno VI - n.6 - 15 maggio 1952

cisamcnte a proposito della tua pri– ma candidatura, che il miglior modo per disarmare i partiti sovversivi era quello di attirarli nell'orbita parla– mentare. « Chi sta in mezzo a noi » egli diceva con queste o simili paro– le, « è o diventa dei nostri "· Caro Andrea, come vedi io non discuto, non metto in dubbio le buo– ne intenzioni, ma tu sai bene quanto - poco possano le intenzioni contro la logica della condot\a. Tu sai come per una prima transazione, tu ed al– tri siete arriyati dove per certo non volevate e non prevedevate di ar– rivare. Lascia dunque che gli anarchici restino formi al loro posto; e tu e gli altri sarete contenti che""vi sia chi vi offra occasione, un giorno, di ritornare sui vostri 1>assi. Il nostro 1,rograrnma - quello de• gli anarchici - è chiaro. ProptEgmula cd azione per una rivoluzione che si proponga la messa in comune deUa ricchezza, l'aboli– zione di ogni governo, l'organizza– zione spontanea, dal semplice al com1>1esso, di una società annonica basata sul1a solidarietà. Astensione dalle u.me ; partecipazione attiva e, quando si può, iniziativa in tutti quei fattori che tendono ad elevare la coscienza popolare e J)ropagare lo spirito di rivolta, ad abituare il po– polo a esigere e prendere quell!) che va comprendendo essere suo diritto, a togliere prestigio al sistema della rappresentanza e della delegazione. SulJa via tracciata da questo pro– gramma io sono pronto a cooperare con tutti, senza intolleranze e senza bizze personali, e credo che tale sia la disposizione che domina nel cam• po anarchico. Noi accettiamo i] concorso di qua– lun<1ue forza si trovi, in un dato mo– mento, diretta sulla via che noi se– guiamo: l'accettiamo nella propa– ganda, nell'agitazione, nell'azione. Ma transazioni e concessioni non possiamo e non vogliamo farne. Capimi: noi crediamo di essere i più avanzati e tali, in fondo, ci con– siderano i nostri stessi avversari. Possiamo, dobbiamo quindi acco– gliere chiunque s'avanza e per quel tanto che si avanza: retrocedere per avvicinarsi agli altri noi possiamo senza decadere e morire. Tuo di cuore ERRICO MALATESTA (Dal Supplemen10 al num. 1 (le « La PJchagli:a » di Imola, 25 maggio 1890). M:a1atei1ae Costa crono stuti amici inli• mi e più che fratelli fin \'erso il 1880. Ma l'involuzione del secondo suscitò fra loro una 1•olemica, che raggiunse il culmine del• l'asprezza nel 1881 e mutò l'amicizia in inimicizia. Però nel 1889, a Parigi dove i due allora si trovavano, Amilcare Cipriani (che in quegli anni aderiva al movimento anarchico) volle e riuscì a rappacificarli. ru però un rapJ>a~ificamento puramente formale e superfìciat~, come si comprende anche dal 10110 della lettera riprodotta. BUROCRAZIA Si è letta sui giornali un'incredibile noti:ia, data da 11ndeputato e quindi sicura: ben 4.000 domande di ri!arc.imcnto di danneggiati del terremoto calabro-siculo del 1908 (mi1le11ovecentoo1to!j 110110 tut1ora giacenti presso i1 compe1enlc Mini~lero. in auesa d'ei• sere e!nminate e,I « evase •· Piccolo epi.sodio, che pone brutalmente di fronte al problema delfo burocra::io di Stato: e non solo della .sua inefficien::a, ma della sua completa in111ilità. I dannegsiati delle recenti alluvioni si armino di /)(J::ien::a!Forre fra SO anni si penRrà ancl1e a loro. 3<»

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