Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952

LETTERE DE I LETTORI 11 centro della questione 1, .,. Credo che trt1 noi si ,,ercla troppo 1empo occ1.1pr1mlosi di co.~c r,wrgi11ali, men– tre si trascura il ce111,o della <1uesIio11c. /\el libro ,li Fabbri su Malntesla si può trorare per 1"11pp1w10 urw critic11 chiara e ~erena agli estremismi ... )). Buenos Aires, febbraio 1952 P. O. C. Potremmo essere d'ac..:ordo. Il fatto è d1c quando llivcnta tanto difficile trovare una strada di azione cffic:1cc si fini.~cc per oi·,·uparsi di cose marginali, tanlo per e~scrc in pace con se stessi, pt:r sentire che si fa ciò 1:hc si può. Vediamo bene che il nostro lavoro - non solo di noi Gruppo Edi1orialc RL, ma di tulio il l\lovimento in lialia, e s1>esso anche fuori ltalia - non è quale lo richiederebbero le circo– stanze sodali in cui ci troviamo a vivere. Mand1iamo della capacilà di fard ascol– larc, la noslra voce rcs1a soliiaria nel cam– po delle idee, e la nostra azione rimane itnch' essa minima, appena J)ercepibile (sal– vo alcune punte individuali). Ma il pro- 1,lenrn è difficile: quale è « il centro della ques1ionc ,>? E poi, collaterale, v'è un al- 1ro problema assai difficile; con che paro– le farsi capiro da gente che è condizionata ad usare le parole, le più grandi e le più umili parole, con significali spt:Aso diw:rsi o 1·on1rari ai nostri? ln Italia (e nel mondo), gli interessi e– conomici trovan per via modo di assestarsi Ja sè, c'è contraslo quotidiano, l'anlago– nismo è rhi11ro ed OJlcn111tc tra possidellti e non possidenti, ira ricchi e poveri, non v"è quindi dubbio che 11011 .sono "il cen• lro della questione ~- Lo è invece, la op• posizione al montante potere totalitario tiella Chiesa? rorsc: chè questo è un inte– resst;J non•cconomico, agente su un terreno politico mascheraio di religione, e la gen• le ~i lascia facilmente ingannare daHe ap– parenze. O lo è, im,ieme lld esso, l'opposi• 1.ionc al montante po1crc iotalitario del PC and1'esso niaschcrato tra i \·cli del mito holscC\'ico, nuova religione, con i suoi sa– cri testi ed i suoi riti cd il suo Papa? O si deve lcnere come preminente la agi– tazione chiarificatrice, che pur battendo in hreccill le llw· d1iese rosso e nera, ilV• \'Crla il nostro prossimo del largo margine d'errore che sopra,,vivc nella media dei Jllovimcnti liberali e soda)jsti? Oppure an– cora, visto che la gente comune C abulira, ~i occupa di spor1 e di cronaca nera, ha 1>a11radi pensare da sè, cd in fondo mostra d'essere bc11 disposta a sacrificare la libcrià po.:r la sicurc1.1.a {~pcsso ancl1e 1>cruna sicu– rezza fittizia), rnrcbbe «il centro della que– stione» anche trovar modo di scuoter (IUCSta inerzia ambientale, che C la spiegazione più probabile del nostro ridurci ad o<·cu– parci di cose marginali? È giusto, molto giusto, che sbaglia chi tra noi si accanis1:e in piccole dispu1e ed in diatribe personali che non hanno nè peso nt: 11tili1à sociale, che son proprio dis– sipa1.ionc di tt;Jmpo e di forze. Ma all'in– fuori di una mie definizione ncgati\·a, non sappiamo come si potrebbe positivamente indicare una via di maggiore efficacia. 1'ra noi, in Italia, v'è chi tenta ancora strade u classiste )) e chi se ne distacca, gruppi che si possono classificare anarco-siudacalis1i, altri anarco•comunisti, altri anarco•colleni– "isti, altri anarco-indi\•idualisti, altri anar• co-liberali: tulli i tentativi sono in allo. E nessuno ,e sfonda ». Che fare dunque di meglio del seguitare ciascuno per la strada che a lui pare buona, senza disturbare chi tenta una strada diversa? Sempre padroni e salariati « ••• vi segnai() una mozione votata in u11 recente Congresso della Trade,Unions in– gle!e da minatori e ferrovieri e metallurgici elle diceua pressapoco: « a1;endo provato la gestione del capitalismo privato e quella 287

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