Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952
fecero i compagni spagnoli. Ma que– sto dovrebbe almeno insegnarci a non considerare i principi come pu– re astrazioni. Perchè, se è sempre vero che l'anarchismo è una ·filoso– fia è pur vero che esso è una dot– trina ed un'azione sociale. E sicco– me la guerra è essenzialmente un fat– to sooialc, come stupirsi che dei mi– litanti libertari non abbiano potuto astrarsene e siano stati condotti a prendere posizione tra i valori, gli elementi e le forze in presenza? La veritù è che la mentalità che pare prevalga presso molti anarchi– ci di oggi dimostra un ottimismo sereno che si riattacca al pro– gressismo felice che fioriva nel se– colo scorso. Niente può scuotere la fede di questi militanti nel trionfo ineluttabile dell'anarchismo ideale. Restano convinti che, a dispetto di tutti i contrattempi, la storia lavo– ra per essi. Essi pensano che la pros– sima guerra non sarà, come tutte le altre, che un contrallcmpo e che l'essenziale è di far notare bene che si è al di fuori del gioco. Così ci si potrà presentare all'indomani della catastrofe, puri di qualsiasi sudice– ria e detentori della sola e radiosa verità. Ma questa guerra non sarà come tutte le altre e del resto nessuna guerra è uguale alle altre. Ecco che cosa è necessario comprendere. E sa– rebbe uno sbaglio rimproverarmi di scoprire questo, oggi, in difesa del– la mia causa. Ecco che cosa io scrivevo nella prefazfone del mio opuscolo « La fin de la guerre >> che porta la data del gennaio-marzo 1938: « La propa– ganda 'pacifista si limita spesso a giu– dicare la guerra iu sè e in astratto, considerandola sistematicamente e unicamente come un fenomeno bio– logico social.e e morule, sempre si• mite a se si.esso nel tempo e nello spazio. Ora se es<miùiiamu il fe,wmen.o << guerra >) ,wn in. astrauo ma nella sua realtà, cioè nella realtà storica e concretu, la guerrci non appare più come un semplice fenomeno unico, ma comP un ordine di fatti variabi– li nelle Loro ori,gini, nelle loro con– seguenze e in tutte le loro contùi– genze. ... La guerra. dev'essere giudicclla nelllL sua realtà storie", cioè nei di– versi stati clella sua evolu:::.ione, che sono inseparabili dall'evoluzione g,>. nerale del mondo e della civiltà>>. Queste sono le idee prime e es– senziali che continuano ad ispirare il mio atteggiamento davanti alla guerra. li solo cd immenso fatto nuovo che sia intervenuto << nelfo realtà storica e concreta>> non è altro che l'impe– rialismo staliniano che minaccia <li imporre al mondo, con la guerra, un totalitarismo di Stato cd asso– luto. È qui che è necessario essere chia– d e rispondere non con delle dichia– razioni di principi. 1) Si può resistere alla forza ar. mala staliniana altrimenti che con la forza? Io rispondo categorica– mente: NO. 2) Le probabilità di resistere vit– toriosamente allo stalinismo valgo– no i terribili rischi che ne possono derivare? lo rispondo altrettanto ca– tegoricamente: SI. Che siano queste delle spaventose alternative, io Io so come chiunque altro, ma si vorrà ben ammetlere, io credo, che io non sono più respon- 259
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