Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

politico era stato introdotto in Spa– gna dalla penna di Pi y Margall. GH emissari bakuniniani seminarono il loro foderalismo, il Cederalismo li– bertario, nella classe operaia spa– gnola. li ledcralismo di Pi y Mar• gall, sen·ì pili i fini della c1asse o– peraia che gli interessi del partito repubblicano. Politicamente il fe– deralismo si limitò a vegeturc per discreditarsi finalmente quando giun– se al Potere nel 1873. La classe ope– raia raccolse i {rutti di quella de– lusione, una messe ricca che dovet– te togliere i.I sormo ai governanti re– stauratori. Per la prima voha nella storia della Spagna, assistiamo al rinasci– mento dell'azione popolare, indi– pendente da mentori politici e dai loro partiti, guarita sia del canto– nalismo che dell'assolutismo, affer– mando il ripudio delle frontiere, del pregiudizio di razza e della SO• pcrcheria religiosa. La Spagna, democraticamente par– lando, continuava a contemplare il suo secolo e mezzo di ritardo in con– fronto dei principali paesi europei e atnericani. Per distinguersi in qualche modo, le frazioni politiche si qualificavano da sè come conser– ,·atori c liberali, ma ciò non rispar• miava al Popolo lo spettacolo dei 1< pronunciamentos ». Solo )a classe lavoratrice aveva saputo situarsi al– l'altezza del suo tempo. La sezione spagnola dell' Internazionale parte– cipò, quasi daU'inizio, ai Congressi mondiali, rappresentandovi forti Fe– derazioni - della Catalogna, del Levante, dell'Aragona, del Centro e dell'Andalusia, ecc. - ed inter– venendo in quei famosi dibattiti in cui si parlava delle insuperabili contraddizioni del capitalismo, del- 170 lo sciopero generale espropriatore e del la socializzazione dei mezzi di produzione. La lotta era impiantata. Un nuo– vo fattore, il proletariato, entrava nella palestra disposto a dare la spinta suprema alle tante cose che andavano male in Spagna. Ciò che non avevano nemmeno tentato i par. lii i progressisti: rialzare il paese dal suo arretrato livello culturale e dalla ~ua miseria; emancipado dal « ca– ciquismo » religioso, signorile e mi• li1are, se lo propose 1a classe appa• rcnlementc pili arretrata. I Mani• fosti degli internazionalisti spagnoli sono di una ricchezza ideologica in– calcolabile. Per valutarla biBogna situarsi nel clima dell'epoca. Sfida– no il tempo. E li firmano con orgo• glio, parrucchieri, tornitori, tipo– grafi, tessitori, ecc. Si pone in essi la separazione della società dallo Stato~ si enumerano le sue ingiusti• zie e contra<ldizioni di principio, si stigmatizzano lo sfruttamento del– l'uomo sull'uomo stesso e la legge della «libera concorrenza» che con• verte il mondo in un mare infestato di corsari patentati. E questa criti– ca demolitrice non è che l'introdu– zione a brillanti pagine di teoria so– cialista genuina animata di federa– lismo alla moda iberica. Si potrà Corse addurre una certa sproporzione tra ]o sforzo fornito dall'operaismo spagnolo e i precari risultati ollenuti. Ma ciò che è al di là di qualsiasi critica, ciò che resiste all' anelito più esigente di e!ficacia, è il fondo di idealità generosa, di probità, e Jo spirito di lotta e di sacrificio dei libertari spa• gnoli. Questa persistenza nella li– nea retta verso )a emancipazione in-

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