Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

d'iavvenire rimane ivana. fjnchè il « popolo >> è di elettori, sarà !!empre di eervi. Solo quando si rifiuterà tli rassegnare in mano dei politici di mestiere la potenza che è viva e vera soltanto in ciascuno dei cittadini e nelle lor libere aperte associazioni, solo allora comincerà ,anche in Italia quella « ri– nascita » ehe .a parole tuni i Partiti dicono di volere, ma che nei fatti ciascuno teme, e 1per le vie delle elezioni cerca di ritardal"la quanto ipiì1 può. Votare, nominare un « deputa– to », delegare ad altri il potere di lare per noi, non è mai un atto di volontà. Anzi, è sempre una ri– nuncia a volere, animata e sorretta dal.la speranza che altri ci prepari risultati efficaci senza nostro sforzo. Così accade che le elezioni sono, nella società d'oggi avvelenata d'au– torità, Ja ,,Ja per cui il predominio dei pochi sui molti si ammanta di legittimità giuridica. E questo è ve– ro non solo per le elezioni del Par– lamento ma anche per ]e elezioni dei Consigli municipali, per tutti i meccanismi elettorali che di fatto conducono aJla cosi ituzione di cor– pi di per sè legiferanti, cioè alla costituzione d'un Potere d 1 alcuni sul loro prossjmo. Tali nomine di << deputati )) non hanno nulla in comune con la ne– cessità pratica. per cui in ogni la– voro di persone associate si designa ciascuno per la funzione che gli compete. Il compito che così si assegna è sempre determinato e limitato: ed in realtà anche chi dirige non fa che collaborare, resta vincolato insieme agli altri dall'operare in comune. I « deputati )> invece ricevono una investitura privata di limiti efficaci: 166 essi si separano dai loro elettori ap– l)ena hanno assicurata la nomina, e nel tempo del loro mandato faran– no ciò che riterranno migliore, se– condo se stesso o secondo altri, mai secondo i loro supposti mandanti. Si spiega così che i << deputati >) finiscano sempre per orientarsi ver– so il bene <li pochi, anche quando partano con la buona volontà del bene di tutti. L'uso dell'autorit?t è avvelenante. Chi acceua di comandare - che è ben distinto dal dirigere, dall'indi. rizzare - si ritrova sempre a con– cludere nel clan dei padroni, anche se è partito contro i padroni in atto, L'azione diretta non è soltanto la violenza diretta, sparare e pestare. Ogni volta che una persona, un uo– mo o una donna, compie un atto determinalo, condottovi dalle sue idee e dalle sue vblontà, senza inter• posizione di deputati e senza sovrap. posizione di capi, si ha un caso di « azione diretta )>. L'azione diretta s1 ntrova perciò sempre e solo quando l'anima il giu– dizio personale. Essa è quindi il quanto elementare della libertà: ed è attiva non solo nei momenti rivo• luzionari, ma anche in tutti i mo-

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