Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

alla disciplina totale che esige una economia collettivista. L'enorme si– stema non può funzionare che gra– zi,· ad un polerc centrale draconia- 1;10, ad un'aut0<·razìa che domina tut– ti gli aspetti della vita. t la lesi de– gli economisli liberali Hayck e Roc– pke. Tutte qucslc spiegazioni possono avf're un Condo di ve["ilà. S1alin stes– so forse non le rinnegherebbe. Se– condo me ce n'è un'altra più in– trinsicamente vali<la. L'idea deU'in– dividuo al quale il socialismo im– l}OSCla socittbilitil, è ancora l'idea di Rousseau, romantica, dell'indi– viduo che ha dominato il XIX secolo. Il tema dominante deJla letteratura di <ptell'epoca fu il contrasto tra in– dividuo e societi1. I due termini crnno allora conce– pili come f'Slranei e opposti l'uno all"altro. L'uno uccideva l'altro. Di fronte a questo dilemma, gli tmi. si sd1icrarono per l'individuo e gli al– tri per la societ:\. Per l'individuo e contro la società si è pronunciato lutto il movimento romantico dal principio di (< Sturm and Orang » fino a Nietzsche. Che cos'è l'individuo così concc– pi10? È la monade di Leibniz, che si sviluppa e si estende, ma che non ha nè porle nl• finestre. t l'indivi– dualitl1 oscbra. naturale, emozionale di TTerder che è particolare, ribel– lf' a tulle lr leggi universali, anar– chica e sollomessa soltanto ai suoi propri istinti vitali ed al suo libero arbi1rio. Al polo opposto, noi troviamo la da: Pre1111es, n. 11, Parigi, gennaio 1952. negazione df'lrindividuo. Cii, per i sensualisti del XVIJ secolo un essere umuno non era uicnt'altro che una somma di semazioni, di qualità «de– rivate)) prese dalh, realtà esteriore. A <1uell'cpoca. llclve1ius, e pii, tar– di ,·olo["o che rurono ehiarnnli « i– deologhi », definirono l' indiv·iduo come un prodo110 della socif'là. Marx studiò da vicino Hclvetius e Destutt dc 'fracy dai quali prese il lcrmine di ideologia. Infine, nel socialismo confluirono il positivismo e la socio– logia, la scienzn che faceva della so– cie1ì1un organismo o un meccanismo nvcnte le sue propde leggi e del quale l'individuo non è che una cel– lula o una molecola i.nsibrnificante e passiva. La libertù della cultura respinge questi schemi. Il suo punto di par– tenza non è l'indi,•iduo dei libertini e dei romantici, ma l'indi,•iduo che realizza pienamente i valori univcr. sali, quei valori f'he per mezzo del– l'nrte e della poesia, del pensiero fi. losofico e scicn1ift('o, degli idc.ali del– .la vita morale, coslituiscono preci– samente la cultura, la civiltà. 5f'J}arare qui I' individualità dalla universalitì1, è Care un'astrazione. Credere che questi valori universali, possono nascere, esprimersi, esistere, fuori dell'esislcnza degli individui, è assurdo. Un'opera è tanto piìi uni– versale, tanto piìi accessibile ed uti– Jp agli altri uomini, quanto pili essa (' originale ed indi,,idualc. E<'cOche cosa è l'uoiver<i.alità e che cos.a è il principio sociale. CARLO ANTONI 201

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