Volontà - anno V - n.12 - 30 settembre 1951

cnparsi 1,iì1 d'altro, non c:orrispondc a quanto tutto i suoi amici pensano di lui: nemmeno io mi ci atterrò, dunque E incominciamo dal rru·contare ai nostri lettori di che cosa si trntta nPI 1uo articolo: Grosso moclo vi si esnmina il co– me e il perchè vari intellettuali (let– terati. filosofi, artisti) furono comu– nisti o filocomunis1i, in Italia, e ora non lo sono piì1. L'indagine si svol– ge basandosi sul confronto fra l'at– tcgginmento degli intellettuali slrn– nini e l'atteggiamento degli italia– ni rispetto allo stesso problema. I 1u·imi " do1,o aver considerato il co– munismo comt' Dio 11 sono i,ortati a <'onsidt•rarlo come• il " Diavolo>); i secondi 11 che hanno c;onsiderato il comunisn10 dentro limiti umani quando ,,i aderivano, conservano la flOssibilit:l di considt•rurlo entro li– miti umani anche ora die lo rifìu– lano ( ... ) >>. Gli è <·'11•- dice V. - inglesi rnm<'c~i e statunitensi vivevano e vi– vono in una socie1.i1capitalista e li– bPr;i\(': una !'0Cieti1 ove 11i vnntaggi umani del liberalismo politico si (·onfondono con gli svimlaggi socia– li <ld capitalismo)). Vi i,,iaµgiu;rn •< <pianto persiste di roman1ico i1ella cultura m0<l,•r1rn », c·omP ,e il rimpianto ()ella presunta u11ì1i1s1,irituale che ogni pensatore romantico iu"idiò al Medioevo. e che Marx non :,eppc lasciar fuori, pur– troppo, dalla propria dottrina >).Co– desto romanticismo porta alla ncccs• saria idenlificazionc di certi intel– lt•ttuali, e di certi operai. con la gioventù fascista o hitleriana; e la tendenza « a mettersi nelle mani di c11rnlc•l1eor~:111ismo (leggi. di <1ual- 626 <·hc 1>olizia) che non debba pili as– secondarci nei nostri umori e possa renderci buoni e bravi, finalmente, con la vir1l1 incorruttibile di una for-L.aesterna. a noi. ( ... ) La libera– zione (<par Ics fonctionnaires )>, e insomnrn (e par Ics filics >1, anzichC •< par nous mC'mes '». Un malanno, concludendo, che ha le pro1>ric radici in Nietzsche e Do., stoiewskj e per il quale si vede nel comunisrno la maccl,ina capace di t:rearc la nuova uniti,, il nuovo Dio h'rrcno; e <piando poi « collaboran– do (l'in1elle1tu11h•) si accorge come anchr l'ultimo degli uomini, sia po- 1enziulmentc pili grande e 1)iÌ1 com– plesso di 1\1110 il macchinoso orgu.– nismo colle1tivo enlro il quale lo vedi rido110 .t ,•i1e o a bullone dello uomo <( universale» ( ... ) grida che il Dio in fabbricazione è fallito>>. Così ,·odes10 intelle1111ale (e an– che l"operaio, aggiungo io) <'he n– ,,e,·a aderito ;il comunisu10 ti da an– tibernlc, ,-e ne distacca (a meno che non vada nel fascismo) da libcrnle >). Invece gli intellettuali italiani a– derirono 111 comunismo tla liberali (per rcazio1w ull'nn1ilibcrale fasci– ~mo), e da libnali se n<' distaccuno. Per noi - dive V. - il capi1alismo era un mal,, evidente e in 1,iì1 man– canmo liherlÌl civili e politiche. « La rcalti1 lotalituria in cui (,1ue– s1i itellettuali) vivevano li ronduce• va a risco1,rire 111grandezz.i indivi– duale df'll'uomo che nasce s.olo. muorf' solo e non è libero se non può <·ont11reanzitutto su una libertà di singolo; individuale come è indi– viduale la nascita e com'è individua– le la morte )1, " ( ... ) L'esperirnza che :1,•evano di un capi1ulismo senz.1 libcrnli,.1110 ·

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