Volontà - anno V - n.6-7 - 1 aprile 1951
troppo l'arina perchè non mPrili rl"e~re rilevata (a µro1>osi10 del regime russo che postula, rome nel- 1'« elicu •' t· « mistira fascista», la trasct·tHlcnza assoluta dello Stato e del Partito, jdentifica1i in 1111 ideale rrligiosumente astratlo, ma lerribil– mf'nh· i1warnato!). E l'ultra trovata: comunismo ere• dt· " 1·011tim111toredell'1< eresiu » li– hernl1•, i- nbhaslanza siémificativa e pericolosa da richiederP du" flnrole di i·ommento. È O\ vio. f>Cr chi guardi la 111ori11 con un po' di serietà, l'he, se voglia– mo unire i•on una linea il 1789 e il 19"17(c1ucllo bolscevico e diltatoria– le. non (Jucllo dei liberi soviet che fu $Uffocnlo), questa linea nvrì1 il suo 11111110 di partenza nel giacohi- 11i~mo 1• non nel liberalismo. Piì1 passa il lf'llll)O ed incalzano gli IIV• vcnimenti, l)iì:1 diventa urg1•nh: fa– re, nnchc su terreno storico, la di– stinzione fra democrazia (giacobi– na. <·entralista. spregiatrice delle minornnzc) e liberalismo (teorica– menh• e a volte anche praticamente autonomisla e preoccupato dei di– rilli tielle minoranze e dell'indivi– duo). ~cl mondo capi1alis1a la pri– ma è moria nel cesarismo dei ple– bist·iti, il secondo ncll'irnpresu 1)ri– v111a. clic v11a finire nel trusl 1>re• 1>arato all'identificazione c-on lo Sta• to. L'unione della democrazia col libernli~mo s'è dimostrata fec-onda, ma solo a pallo di svincolarsi dalla 1)ro1,rie1i1 privata che trasforma la dcmocrnziu in plutocrazia e la libcr• tà di lutti nel.la libertà dei ricchi. L., $latalizzuzione della 1>roprietù, che dì, aIlo Stato la somma dej po– teri rconomici prima divisi tra le moheplici rivalità capitaliste, cd u– ni~(•t· q11PSln monopolio economico al potere politico, giì1 lendenzial– mente assolutista, che ne risulta moltiplicato e trasformalo in totali– l;i.rio, pone i nuovi termini del pro– bletua. li cosideuo « comunismo » russo è un as1)etlo di questo processo 10- lalitario, alla stess11 stregua del (a. scjsmo, del nazismo, della stessa Chiesa cattolica, se riuscisse ad at– luare - mediatamente o diretta• mente - la teocrazia che sogna. Con minore intensità e ritmo piÌI rallen– tato (ma rhe la prP1>arazione della guerra può afTreltare da un momen• lo alt' altro). ~' iueamminano verso la stessa meta i governi <f occiden• tali )1, tutti in diverso 1-("radonazio– nalizzatori, tutti tendenti cui un rnf. for.,.umenlo dell'Esecutivo. Se i teorici cattolici t·he ricono– scono a ragione nrll'eresia liberale il loro maggiore nemi1·0. vogliono identificarne gli eredi, non li devo– no cercare tra i 1·01111mi111i (pili ri. vali che nemici per loro), massimi cam1,ioni, dopo l'eclissi del nazi– smo. clell'an1iliberalismo e massimi distruttori, con l'esperienza negati– va della <edittnlura del proletaria– to )l, del milo democrnlico. Malgrado la bombu atomica. o forse appunto a causa della bomba atomica, l'arma piì1 imporlante del– la guerra moderna è diventala la « quinta colonna ». (La Corea sem– bra ne sia l'ultimo cse1upio). Lavorare psioolo~icamente le rnrie possibili « quinte colonne », è ,_li. ventato uno degH obietth•i della pro1rnganda di governi e parliti. Questa nuova edizjonc del dilemma « Roma o Mosca », che 1ncsenta agli uomini, come uniche, due possibiJi. 1i1 ugualmenle cauh•r e convergenti in un più o meno lontano avveni- 323
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