Volontà - anno V - n.2-3 - 1 ottobre 1950
eia apparire un poco !utuo ,,orrc ramol'C ,·ome bnse dei nlpporti umani). Infine, troviamo l'adattamento co– me legge O1>eraliva dell'azione uma- 11a, seconda soltanto ,dia volontù di vivere. Una persona data vivrù sc– t:omlo un certo principio di condotta d.i C!'Sa acccltato - se e fwchè può - ma rinuncicrù ad esso se deve. Ed in ogni caso essu farù il meglio dt<' riesce a determinare nelle cir– costanz<' del suo caso, secondo la sua valutazione delle conseguenze della ~un azione. Vi sono naturalmente molti altri fattori 1wl costituire l'insieme del problemn sociale e che anch'essi co– P.tituiscono altrettante condizioni per In sua soluzione: ma .non è necessa– rio indicarli qui. Pochi altri punii vorrei tuttavia mettere in evidenza, ,,oichè essi sono di solito ignonili o tioppo poco considerati nel r•ensarc il problema sociale e In su.1 solu– zione. Il 1wimo punto è che non esiste nulla di ciò che si dice (< m<'nle di gruppo)): reale è soltanto la con~lo– mcrazione di menti <iivergenl i. La kndcnza a pcns8l'e la gente i11lcr– mini di (( gru1>JlO», che si ritrnvn nt·ll'uso di termini quali <e societù », o (I nazione », ccc., come se fossero ddle entità reali (mentre non son che la personificazione mitica del– l'istinto di gregge) è probabilmente uno degli errori f)iù rilevanti del pensiero sociologico. Tale errore ha duta la base invariabile a qnnsi tut– ti gli schemi utopistici anche ,,rima del tempo di Platone, e lrova In sua origine proliabilmente nell'idea pa– ternalistica, ed inevitabilmente con• dnce in pratica alla pcrsunsione del– la necessità delJo Stato. Un altro punto importante è il fauo, piuttosto stupefacente, che la dissocia::.ione dà fo, chiave <lcll'armo- 111a. Questo principio è sluto espres– so eia Josiah Wnrreu, che lo ha sco– perto, col dire che l'ordine social1._• esige 1( 1'11hbamlono del111 combina– zione (•omc base della socictù )1. 1 1 '.gli lrn !rovaio che l'imliscriminato combinarsi di persone aventi deside– ri cd opinioni divergenti conduce soltanto a mettere in strettn con– trn1>posizione tali divergenze, e quindi invita soltanto nlln insoddi– sfazione, alla discordia, al conflitto. Le nssociazionc, se e <1uando esse i•~istono, dovrebbero essere sem1>rc formate volontariamente, e quindi Jlf'r affinitù, e sulla base di wrn scelta, e mantenendo sempre op– ;-:ionale il diritto di secessione. (Trn parentesi, si può notare che lo Stato è la sola specie di istituzioue cht> nrlla societÌI umana proibi~cu In non aderenza ad essn; una riflessione col– laterale che 1mò 1mre essere utile). Un terzo punto, a cui ho già ac– cennalo. consiste nella legge uatu– rnlc delle con.seguen::.e. E' destinata 11 trovarsi in disturbi ogni socir-là che prelcnda di iguorare, o tenti di niggirare, o in qualsiusi 1110(10 con– travvenga, la assicurnzione-bnse del– la vita sociale per cui ciascun in– dividuo s1)erimenterà le conseguenze naturali della sua azione. Si ritrova in <1uesto punto l'errore fonda01e11111- le dei sistemi polhici di tutte le !-pecie, in cui una persona o poclw persone prendono decisioni che ri– ~unrdano anche altri, e s1>esso mol- 1i ahri, f'd usualmentf' senza ('he 147
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