Volontà - anno IV - n.10 - 15 aprile 1950

(!l'l'Ò cos1i1uisco110 u11a percentuale minima, pcrchè gli 01,erni s1,ccia– li7.znli son pochi. Meno nocorn sono gli studenti C'lic provengono dn fn– Jniglie appartenenti al proletariato 11ill povero, giacchè in genere quc– ~te non po~sono prescindere d;.d sa– lario che i rngnzzi possono guada– gnare n par1irc clai 14 o 15 anni. Pure in (JUU:,itulle le aule c'è sem– pre nuche <1ualcu110 di (JUCsti, clic dividono il loro tempo trn la scuo– la e il lavoro e solo in caso di buo– ua salute e 1,rivilegiala iutelligc11- za arri,•ano ;1ll'Uuin~rsitì1, ma, au– d1c nbbandonando gli studi dopo il I o 11 anno di seeondai-ic. coutri– bui:,<:0110a irradiare Uuorno :.1 sè una modesta cullura. Resta ancora il follo che, 11eauche in queste condizioni eccezionalmente favorevoli, s'è riusciti a fare della E..:uoln inedin In scuola di htlli. Ci vn chi vuol slup:p;ire all'obblil!o del la– voro manuale. Di fronte a questa t·onstatnzionc, l'autore del librn ci– tato rinuncia amaramente all'«uto- 1,in» dclJa scuola media pn tutti. l'h'è qui ideale uni,,ersalmcnll_' ic:hnncliernto, per rassegnarsi a fanw 111.1 orgauo di preparazione pre-uni– ,·nsitarin, lasciando alle scuole in– dm•trìali. agrarie e commerciali il eompito dell'insegnamrnlo lc<·ni<'o post-1)rimario. Questo pessimismo è lop:ico e non s-lnrcmo a meravigliarcene proprio noi che abbiant sempre sostcuuta lu incHssolubilitù del problema sociale da tutti gli altri (istituzionale. sa• nitario. pedagogico. etc.). Snp1)in• mo anche troppo bene che lo sfrul• tnmenlo economico e l'oppressione uoliticn rendono smisuralamentr insufficienti i vnntap:gi delle rironnl' parziali che leuclouo o sembrnno tendere al benessere comune. Ma (Juesto 11011vuol dire che tali con– (1uis1c ottenute :i.I 1>rezzo di &orzi, i::ucrifici e a volte di sangue, couser– v:itc con una vigilnnza costante che ha pure il suo valore, uou vndano difrse come punti di partenza e co– rnr lcn·cno d'esperienza pratica. 11 carnllcre gratuito dell'insegna– mento ~ecoudario (e unche supc– l'iorc) ha uua sua utiÙtà, anche se di fallo uou riesce a dare alle scuo– le mcdi~ il carattere, che hauno le elementari, di ,·cicoli capillari di c·ultma l)Cr tutti i s-eltori e lutti gli strali delln societù. li confron10 con i paesi europei in cui l'inscgnamcuto secondario è us.i,ai più elassisla (per le alte tass<" che si esigono, per la lunghezza de– gli studi, 1>cr la mancanza di cor~i \'t:Spertini o serali) ci d:'1la misurn di qucst'utilitù. Vediamo quali siano le pl'incipali clifTercnzc, posili,·e e negative. E <·omiuciamo dalle priruc. Anzituuo. asscuza di s1>irito di classe. E' vero <'he la mag~iornuza <legli studcnli ~pera di sfn~~irc con lo studio alln necc!'!'ilù di farsi un mestiere: ma sa cl1t"· non è affatto siCUl'O di riu– S<·irci. E proprio in questa difficol– t:L che t· gcncral111c111c considerata <·ome la carn1tcristica della crisi della S<:uola media (che - i;i di<"<' - 11011 scrv" a niente) sta proprio una rn~ionc d'ottimismo. L'abitucli- 11€' d'uscir,· dalle sceondarie per an– dare a impurnre un mestiere non è fnci le>dn prendere. ma è pure un .ivvinmento ad avere una classe opc– rnia - come si suol dire - co– scient(•, E può anrc una SJ)Ccinll' impOl'tanzn in un paesl' come quc>- 611

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