Volontà - anno IV - n.7 - 15 gennaio 1950

e di ambiente. (È finito il tem– po dello scienziato isolato, splen– didamente solo in un laboratorio (li sua f)l'opriet.'t ... ). Quando poi l'in– \Cnzione assume un'importanza ecce– zionale, allora lo stato giunge al J)Ull– to d'interdire qualsias·i corrispondcn. za scientifica con altri grnppi, so– pratullo di altre nazioni. Fanno ec– crzione le SCOj)Crtedella scienza me– tÌica o .di carattere bi~logico in ge- 1wrc. Ma questo forst! ne.I solo ed oc• t·Ldto interesse - in quanto lo Sta– to è tutore di forze e di espansio– ni - di tl\'ere sern1)1·e popolazioni !;ance robuste: 11 uomini sani, eser– riti formidabili ... )1. Vi sono poi in– ,·enzioni e scoperte verso le quali lo Stato tiene un atteggiamento d'in– diffcren'za, o che t11ttalpii1 possono essere motivo di ambizione naziona– le; come. ad esempio, la costruzio– ne <li sempre piì,1 giganteschi tele– scopi. Pcl'ò tutto quello che vel'te, anche indireltamenle. su creazioni tecniche o utiliz:tazio;1i di nuove e– nergie, possiamo esse!'e certi che lo Stato è sem1>re pront-o ad interveni– re. Poi, pdma che si decida a laseia- 1·c interamente una data invenzione ad una durevole utilità <li pace, de– \Ono passare di"crsi .mmi. Escm1)iO tipico: l"aviazione, fin dalle o,ligini proprieti1 assoluta degli eserciti. Co– me strumento pacifico da tras1>01·to solo ora comincia a dare <1ualche frntto; sebbene ancora ben lontana dalla 1,ortata delle magre hol'se Jei la\'Oralori. Non <li1·c1110 che lo Stato, nell'al– lungan• le mani sulla scienza, pensi pl'opl'io di proposito prima al male che al bene, alla crudeltù prima che al benessere colletti,•o. Ma è eviden– te che lo muO\'C ad agire con un sen- so piì1 o meno defini10 cli SoOpraffa– zione, una volontà di potenza, ri\·ol• ta co11ti·o i sudditi propri (quelli che veramente lavorano ... ) e di altri 1)ae– si. J\ un rosario tristissimo che sem– bra snodarsi senza soste lungo un camm•ino <li etemitù. La tendenza sa– tanica ad incanalare le creazioni del– la scienza verso nuovi 01·dig11i <li morte, sul piedistallo j)assi,vo di mi– lioni di spalle umaue; il senso ina1·– restabilc di guerra subdola od apcr– la che.ne deriva; l'aspetto cupo cd infido t'he vengono assumendo i r:1p– porti umani; gli orizzonti che diven– tano sempre pili minacciosi, conti– nui dissolvitori ,anche delle s1)eran– ze piì1 ostinale; il senso di depres– sione indefinibile che sulle moltitu– dini sa sempre elargire il potel'e del– lo Stato, col suo O1)ernre negativo e con b sua cronica impotenza sul j)ia– no dei beni concreti e Juraturi; insomma tutto il dolore voluto incon– S<•i;m1entc o di proposito sul nostro mondo ad O()era degli Stati, bjsogna ri,:onosccre che la scienza vi parte• C'ipa con un ruolo imp•<Jrtantissimo. E con questo non si con<lanna la scicuza come tale: è naturalmente il C".,.'ltti,,o uso di essa, ed in particola– re la sua schiavitll, la sua con<lizione di ancella passi.va del potere statale. d1e si mette in e,,idenza 11ercombat– terlo. Qual"è ora la condizione mornle dello sC'ienzfoto i11 1n1 simile stato di cose? Non facciamoci soverchie illu– sioni. L'uomo cli scienza, come esse– re sociale 1 o pili semplicemente co· me indiv·iduo, ha come ogni altr-o le sue (tante) (lebolezzc e 1e sue (po– che) virtl1, La specializzazione, co– sì diffusa e cl'riltronde necessaria nel 411

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