Volontà - anno IV - n.1 - 15 luglio 1949

e non perchè ne manchi la po"ibililà. Segno più e\·idente ne è &lato l'annul– lamento del uostro Primo Com'eg110 di Studi - che tanli interessi a,·e,·a su· ~(·ilalo. r dopo di\'crsi rim•ii ha dovuto essere cancellato pcrchè è man• c,110 il la,•oro di chi s·crn impcguato a darlo - e che mettendo in discu.s• ~ione il fallimento dei mO\'imenti politici maggiori avrebbe chi:1rite le idee di molti, e forse, evitalo l'attuale parentesi di disorientamento d'alcun i. Le critiche c:he ci sono state formulate sono di tre tipi: cd è bene darne un cenno riassuntivo. Primo: la rivista è troppo difficile. È vero, se s'immagina dte dcbb,1 poter essere lew, e pens:,ta da tutti, senza alcun:, preparazione. Ma ci pare inevitabile. La rivista si distingue dal giornale proprio pcrchè non tollera formulazioni agitatorie - perchè vuol ragionare, aiutare a ragio• nare, porror in luce i problemi maggiori della uostra ,,ita indi,•iduale e so– ciale ed av,•iarne la soluzione . .Ben vorremmo a,·ere ;:1nche noi la chia– rezza e la profondità accoppiata iu Malatesta, la nettczia analitica di Proudhon, le visioni ampie di Bakunin: è per questo che ricorriamo ogni tanto a <1uesti collaboratori morti, mancando tra noi vivi chi valga quan• t'essi. Ma nei limiti delle nostre forze abbiamo cercato e cercheremo sem– pre di essere chiari, di us:1re al massimo possibile (com'è nostro costume) il linguaggio del buon scns.o, senza però precipitare :111corain quelle vol– garizzazioni superficiali che per farsi compre1)dcre da 1u1ti Jìniscono col non dire piì1 nulla. Seco11clo: la rivisla è <lisartirolata, è troppo scmplicç. Anche <1ucsto è ,ero. Ma se noi cedessimo alla tentazione di co,.truire nella ri,•ista un ennesimo tentath•o di « sistema d'idee » (e sarebbe un piacc,·ole la,·oro). la rivista divC'nterebbc si « organiC!l », ben connessa, eorne taluni la so– gna: ma non sarebbe pii1 anarchica. Sul ·terreno del metodo l':,narchismo è per sè stesso a-sistematico, quando pure non debba essere anti-sistema• lico. 1:: una necessità radicale mantenerci aperti, in tulle le direzioni. T<!r:.o: la rivista ospita troppe klce discordi. Verissimo. Noi diciamo le opinioni nostre, ma sollecitiamo le idee di\•erse dalle nostre :1d espri– mersi, ogni "olla che .\bbian costrutto. Come potremmo fare diversamente? Chi possiede il .metro della verità? Confrontare le idee d'individui e gruppi diversi è l'operaziooe elementare del pensare annrchico. Chi pcn~:1 che ciò sia noci\'O ha ben poca fiducia nella libertà, prima cli lutto, e poi nella potenza di \'erità con cui ciascuna idea si fa la sua via tra gli uomini che ne risentono in sè gli echi particolari. Se con questo metodo abbiamo condotto a formulare in modo definito le loro idee ,·aghe anche alcuni gio\ani che magari finiranno con l'apparire perciò meno pros"imi di quanto <:rcdono all'anarchis.rno, è stata una operazione necessaria, è un conlributo prezioso alla rinascenza del movimento. Noi scguiti:.uno nella nostru linea. Le tre annate or ora conchiuse do– cumentano i:hc noi non siamo mai venuti meno :1\ nostro impegno anar-

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