Volontà - anno IV - n.1 - 15 luglio 1949
MORALE ANARCHICA car<> T., tocca a me di rieponder1i, e cerco di te– nere in evideuza non .;olo la tua prima leuera ma anche quella successiva che la ha chiari1a. E ri dico subito: io non ho 111:ii oonruso la lUa posizione con quella un 1>000 mor– bida di altri. Tu ,;ei ;:;ulla 1erra, tr:i uomi– ni, vuoi lro,•are modi 1>er cui Ja tua vita ;,i componga in una alliva armonia e col– labori con le vite del tuo J>rossimo in di– rezioni «>6truuive. t giu;,10 che, avendo cosi una t;;pinta 1ira1iea non ,già desiderio di acrobazie intellenuali, tu ti fissi Jler pri– ma c~a ~wl ,problema morale dell'anarchi– ,;1110, Se1110 bene che non hai <1 angoscie » del ti1>0 e,si;;1enzialista (or,gogli06o far di &e il centro dell'universo), ma più sempli– ce in parole e più J)rofondo nel fatto il hi– eogno di rilrovare una socialità positiva, d1e non ti chieda nè di ubbidire nC di co• mand::irc ni::ache non perciò ti isoli in 11en· 6icri iolitari o in atlese rcligi06e. T'intendo, ~>et1chè le tue ,parole non sia• no mollo chiare. Non quindi alle tue 1µ– role rispondo, m:t a te. E ti rispondo nel A Ila baso.!di tutti sta, pct· mc, la ,fi. ducia. nel mio prossimo. Mi pare che per questo sono anarchico, es– icnzialmente per questo. Il proble– ma antico degli uomini buoni e cat– tivi mi pare d'a,•ermelo risolto, per mc, rendendomi conto che ognuno di noi è in sè buono e cattivo, e che 11ella idea stessa di buono e callivo (, implicita la socialità, l'idea di re– lazione da uno ad altri in un grup· po. _ 1 el gruppo, l'uomo e la _donna vi, 1 i trovano attorno a sè gli stimoli. gli aiuti, i freni, i limiti per cui in pratica può dirsi che (< gli uomini wlo 111odoche tra noi è buono: eSJlonen– doti ciò che io penso. come regolo il mio- 1:n•oro. In fondo, forse, il tuo problema (che è il problema dei giov:ini migliori della tua get1crazione) è 11roprio ,zucllo Ji dislaccar– si dalle •J>arole, di ritrovare la s:ina « diffi. denz.a vcn;o le idee li che 6-0stiene gli uo• mini :iUivi. Voi avete viuuto ,sen)Sm~, 11uò dir;ii, in un ambiente euenzialmente fol;;o, allorno a voi le idee erano sonore talmen– te che viel:t\'ano d'accorger;;i dei faui ben dh·er;;;i su cui venivan diste;,e come masche• re ad opcr:i di 1>rofos,ionisti in « fabbrica• zione d'idee». Perciò ora \'i aggirale i11- <111ie1i c m:ilcerti di tulio. v·occorre r1ui11- di riJ>roporvi i 11roblemi r:idicali. E non in lermini aulici, 6-istem:atici, inqu::adra1i Ira i filosofi: anzi in termini modes1i, bre• vi, di senw comune. Non abbia1e 11aura del ;,enso comune, del buon ijenso. Quando ,l'i– dea Ja •11iùalta non è lraducibilc in ,11,3role di buon Een.io, è cerio che 11011 \•"è in e!;63 \'Crilà - anthe i.e v'è aM:ii logicità. Che dum1ue dice il buon -.enso sui 1>roblemi r,Hlicali, individuo-socie1à, politica-morali. 1it-economia, liber1ii-organizz.uione, ecc.? son buoni » - intendendo che in pratica anche i loro impulsi nega– ti,·i vengono via via contenuti, non clall'est<'rno d'un Dio o di una Au– torità ma dalJ'interno del gruppo che è la sede della loro vera vita, cd ivi vengono invece promossi i loro impulsi positivi. Perciò ho fi. ducia negli altri, che sono buoni e cattivi come me, e vivo insieme a lori. lo valgo quanto loro - anche <1uanto il filosofo piì1 austero anche quanto il gaudente piì1 epidennico. anche quanto l'eroe il santo anche quanto il fiacco - e quindi ::iver 27
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