Volontà - anno III - n.9 - 15 marzo 1949

,:onscnlh•a a prendere il governo in lali condizioni, qua1H.lo sapc,a che l:1lc ~o,·nno non sarebbe stato \'itolf'. Rispose che lo considcra,·a necessario, l)rcscindcndo dalle condizioni di go,·crno. per rompCl'C il pregiudizio ari– stonatico sulle funzioni go\'crnativc. Quando gli domandai che cosa intcn– dcs.::c dire, rispo'ìc che la urnss;i del popolo inglese, compresi i lavoratori, ncden1 che solo una classe SoPialc fosse ,-apat•t: di govcrnal'c la Gran Brc• lagna. Quindi egli prese il potere per prO\'arc che non sarebbe -stato utL pc<.-calo mor!alc, e che la terra avrebbe continualo a girare, anche se il po· 1cre fosse sl:tto tolto dalle mani della classe go,•crnanle abituala ad cscr– diarlo. Io allora gli dissi che il nostro prnblcmu era esallamenlc 1..-ontrario ,11 ~no. Sarebbe stato di noslr:1 incombenza dimost1·are che lulto cambierebbe ,1uando noi fossimo al potere. Da allora ho raccontato <1ucst'ancddoto .1d amici inglesi cd ho capito d1c ambedue avevamo ragione e I.orto. L:1 crol't' è dover dimostrare che si rappresenta, allo stesso tempo, la continuità cd il c-amhiamento. Noi dobhinmo dare l'impressione. la sensazione ~che gli in– teressi colkttivi del paese sono ben difesi nelle mani del partito soei,tlista ,:omc- in quelle di qualunque altro partito. Simultaneamente noi dobbiamo infondere nell'insieme del paese e pili specialmente nella classe lnvor:t– lrice. il senso di qualcosa di spccialc 1 la si<'urczza che faremo le cose divcr– Kamenlc da <111,ilunque altro partito .• 1 oi dobhi.1mo dare l'impressione che intraprell(lcrcmo una politica che solo noi possiamo risd1iarc di fare. Uu go,•eruo socialista deve agire in modo completamente di,,crso dagli altri. Ciò è nalurahncntc ,molto difficile e lirnit11to dulie realtà che è:lobbiamo con– ciliare. Ahbiam~ 1.>resoil po1crc dentro una cornice capitalista ed abbiamo l'impegno d'onore d'esercitarlo lealmente, non solo per ragioni morali, urn anche pcrchè ciò è nell'inlcrcssc del nostro partilo e delle masse lavora– tri<'i che noi rappresentiamo. I comunisti ci han sempl'C d~uo che. se c!Si ,liventassero i curatori della società capitalista nel normale processo dclh lc:!~C dcmoorat.i,-a, :i~irebhcro in modo da protcgger'e nel modo migliore il benessere comune. Noi potremmo immaginai-e una formulazione pi1'.lsot– lilc: 1ale come prendere il potere per occupare posizioni che l>crmcttereb– bno una piÌI facile distruzione ciel c:1pitalis1110; ma io non vog io asscgn.irc a nessuno altri motivi che quelli che dichiara apcrtamenlc . .Noi dobbiamo ,lirigne oncstamcn1e e lealmente 1.t socictì1 che ci si affida; è il nostro do· • vere come sostcni1ori del potere. Dato che siamo socialisti, qualunque azione da noi intraprcs.:'. tende verso una trusfol'mazionc sociale e quindi verso un progresso che inc,,itabilmentc conduce la sociclì1 capitalista di oggi verso l'online sociale di domani. D'altra parte, -siccome siamo gli amministratori della società capita– lisla, dobbiamo affrontMe delicatissimi problemi che noi, come socialisti sappiamo non ,wcre nessuna soluzione soddisfacente. Io ho spesso ripetuto ,•iò che per mc è la 1>1·0,·apiù convincente della verità del socialismo: che nel presente ordine sociale noi ci troviamo di fronte a problemi insolubili. Cosi il pro e il conlro diventano ugualmente giust~ficati. 1\fa se noi imma• gioiamo lo stesso problema in una societì1 socialista, il nostro prohlenrn si risoh•c da sè; spari1;cc~ pcrchè ha perduto la sua rngion d'essere. ,195

RkJQdWJsaXNoZXIy