Volontà - anno I - n.2 - 1 agosto 1946

SOCIALIZZAZIONE M I T O E R E A L TA' (.!iegue ,lal numero precedeute) Che è dun<1ue « ~cializzarc? >l L'esumc delle tendenze sòcialì in dito tra noi deve darci la riSoJ>OSta,non già le teorie. Dobbiamo procedere aderenti agli uomini, ai fotti ed alle volontà per le quali J>ÌÙ diffuso è il consenso a socializzare in <tuniche modo, ed i pochi oppositori son m?ssi 1,;opratut10 dalla considerazione ristrctla -di ]Ot"o particoiari interessi. Nella macchina di cose intervincol:tte che è il supporto fisico della nostra vita so• ciale v"è un cam1>0 in cui l'uso. è di tulio. indistintamente: ed è un campo sempre ,più esteso~ Si è venuta operando nella nostra 6odetà una trasformazione profonda. I.:e molti- 1uclini lavorano pe'r le mohitudini: non più per uno od ùna c.J;Slason risccvati i prodoui <!ella loro fo1i00:. Perchè la specie e )a quantità delle rose manifatturate che l'uomo e la <lonna comuni vogliono avere, cioè a cui J)Cr <'0stume tutti hunno diritfo, sono cuormc- 11icn1c 111aggior:1tc,e seguitano ad oumcnture. Questo 111010 ,,are ; taluni uu cfTcuo, nrn 1>iì1nel ,profondo è una causa, della estcn– Eione progressiva del macchinismo. ]n pratica tuÌti vogli.:mo, e <1uindi dobbiamo, Lrovare a dis1>0S.izionc per la vita d'ogni giorno foua sempre più, complessa i mezzi per servizi •~he in 1cmpi non molto lontani erano riservali a pochi privilegiati, Ricordo mio padre che aggiuni;:e,•a ogni mallina ed ogni sera alJa fati_ca delle dodici ore d'officina la c;muni– nata d'alcune ore tra la <:asa e la fabbrica. Oggi vi sono ancora luoghi in cui accade qualcosa di analogo, ma il costume non lo sanziona più. Tutti lo sentono ingiusto. Al limite, l'America ci mostra ·con H minoolo meccanico delle sue città oome sia divenuto ovvio diritto di lutti un imieme immane di servizi che sono ugu:1lmen1e necessari per tulli. e in forme 11er lu!ti 11guali, se,rJ;a più distinzioni. Tali servizi di 1u11i ptt tutli cos1i1uiscono, in contrap1>osizione alle cose d'uso perso· 11a1c, gruppi di .ciose per i <1uali ìl possesso individuale - inteso nel -su11,·alore _illualè dì preminenza personale nella gcslionc - perde ogni senso definito cd ogni prali<'a effi– cacia. Sono 1i1lid saggi <1i ccuso comuni; ,1 le ,strade e le ferrovie, le scuole e gli ospe– dali, la posla cd il- telegrafo cd H telefÒno, ccc. E di fallo anche i più ciechi ammellono come ov,•io che in 1u11i i p.iesi le rerrovii.:, ad es., tendano a ,passare scmJ>re più es1esa– m~.n1e SOiio <.-OlllroBidi nalttr"a pubblica. Tulli trovano che è bene, o quasi lulli. Senza imposizione di leJgi, senza op1>0sizione più nemmeno d'interessi, non v·e d11à oggi che non abbia la 1:ua centrale del Jane, la sua officina del gas, tulle o quasi sorte per iniziath·a J>ubblica. 11 senso comune addita questa via. AJ)'J>arechiaro ,che non è J>iÙ•1>ossibile far dipendere l'efficienza e la stabilità di questi mezzi d'uso romune <lalla competizione Ira privali. Tra le esperienze 0 mohe1,lici dell'A– merica, il limitato intervento .pubblit.'() de.i contMlli da parte delle burocrazie di S1ato ,s'è di111os1rato inefficace: segno deUa vanità di ogni rimedio che non auaechi il male alla iradicc. cioè nella proprietii in mano di ,privati. Questa può mantenere anche servizi incf• ficienti rispeno al loro fine sociale, con danno di t111tiper il vantaggio <li pochi, oon un evidente sacrificio di liber1à. Perciò in questo primo ~ruppo di sociali1.wzioni concor– dano lutti gli uomini e donne di buona volontà, E tutti cercano di costru.ire - costruire, 5

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