Volontà - anno I - n.1 - 1 luglio 1946

V'è in argomento un diluvio di discorsi. i\fa una idea pare chiara ·per tutti, anche se non tutti ham10 coraggio di fgrmular,.da espressamente: esiste una proprietà ]>Crso• . nale insopprimibile, la quale Ti~,onde ad una esigenza di liberti di ciascuno e dà ad essa Ja noce5$lria stabilità. · li cont,idino <'he do1>0 anni <li .;lenii riesce a farsi una casa p.-opria e ad acquistare una piccola terra per coltinirla con la ~ua famiglia , non insegue illusioni: conquista la possibilità di •mssistcre e di lavorare a modo .suo, senza dipendere daUa catena d'un <!>:alario. Quella rnnquis1a eg1i ama, .sente aderente a SC, come un .prolungamento dellJl t.ua personalità. Non si può farlo 1>er1s~rea rinunciarvj, entco fo cornice sociale presènte. Lo 1,tcsso accade per il J>eScatore che s"è fatta una barca e le reti. Per me che mi .ono •len• lamentc costituito u1.11>iecolo insieme di libri di dischi di strumenti il quale è, pur ,cou le sue insufficienze, ritJ>ondente ai modi del n1io lavoro. 'Per il mio amico fabbro che sotto la J>ressione del bdioottaggio fascista ha duramente lavorato tant'onni J>er costruirsi il 1abor..11orio 'iluo, ed è ora felice di lavorarvi assieme al figliuolo. • t quesl~ la « proprietà perso,wle » che .;'espande· in « propriet(Ì /ami.tiare» che è radicata in determinati bisogni di uso ed in ooncrçte 1>0ssibili1i1di uso. Wa non è nega• bifo. Anzi, va affermata: quale dirillo elemen1:ire di tuui, che ciascuno vi trov•i a t.uo modo la garanzia mi:lima effettiva della propria :i..udipendenza. Tale forma oggi necessaria di pro1>ric1:ì ha però in .;è stessa un limite insupçrabile: J'uso. 11 1égame tra l'uomo e Je· sue cose 6Ussis1e ,con veri1à -soltanto fìnchè egli ne usa . • .\~)pena egli ,cessi di ado·perarle il legam'e si estingue, e solo un allo di forza può man· tenerlo. Perciò la proprietà diviene tossic~; allora, e trasforma l'uomo in bes1ia da preda– Nt--s;,;unaviolazione, <li libertà può nascere dal fatto dello ,proprietà, .fìncbè nel proprie• tario coincidono il .p ~sei.so (' l'uso. E per contro ogni affermazione di ,pro,;,rietà non vincolata dal fallo dell'uso conduce necessariamente 3d una violazione di libertà. Sempre i:he possedere 6ignifiro toh:mto avere la 6icura disponibilità <lelle cose che si vogliono e 'Si possono adoperare nel vivere quo1idiano, non è pensabile alcuna obbiezione' liber• ttiria. Ma <1uando -possedere s!gni!ì'ca inv«e assicurarsi la preminenza stabile e certa nella geslione di beni i q-uali di fatto non si possono u.;are senza la collaborazione di ,ahri che dalla propi-ictà -sono esclusi, ollora i J>eoprietari acquistano il 1>otere di indiriz• zare a lOl'o arbitrio l'opera dei lavorntor-i, t!i 1>re)evare a loro ~rbitrio •parte dei J>rodoui del lavoro: si genera una ben determinata incquità sociale. E mentre sul terreno econo• mico essa non è chiaro (quante analil'i e contr-asti, .gli economisti!) ~ ~i mostra lim– pida ed e\'idente sul terreno umano della volontà di liberti. . L',~o personale giustifica la proprietà t>er,onale. Le idee di cinu.nzia a quesla pro• prietà sono, ,per noi uQmini d·oggi, ~trazionj - di chi s'innamora dei propri concetti logici fino a generalizzarli, diluenticando d1c la vita umana procede necessariamente per 6imuhancità dì elementi diversi e 6J>essoalogici e conlradditori. Ma ciò non -toglie che a1>· pena l'uso è di due, ed uno 6010 dei due è <( il -J)T<>J>rietario », questi ha dal •pos.sesso la posizione di (t colui che comanda», ed all'altro non rimane iche l;i oondiz!one di<< colui che ubbidisce» euremistica vet""sione moderna dei due te..-mini antichi padrontHìchiavo. E così a1·cade anche t.e chi comanda non ha il ti10l0 giuridico della I>COJ)t"ietù:ba sia che abbia l'arbitrio dell'uso, come si fita sperimentan<;> in Russia e in America, con le aziende di S1ato e ..-:on le grandi :,nonime. L·~11ribuzione della proprietà <o del controllo sull'uso cldla proprietà) .id uno tiolo tr:i i due è penitabile soltanto e:Jtro' il quadro necessario d'una c1ual:::hefo:-ma di .sccvitù. :\'ou può rnssistere se i due sono veramente liberi: cioè se la sodetà in cui essi riVOno non ,.i1unette vincoli di dipendenza, nè ,giur-idici nè cli fauo. Chi tende a realizzare una tale effettiva equità sociale, modo di libertà ooncre1:1 1>ersè e J>er il 1>uoJ>rossimo, è quindi condotto a volere cl~· la pro1>rietà~- intesa nella 6ua 1>ostanza, cioè .eome oontroJl.o dell'uso - sia di due ap1i-cna l'uso è di due. Verjlà più che mai evidente nel roso-limite .Jel nostro tem1>0, la grande fabbrica la grande fattoria il grande negozio, dove l'nso è di mille o diecimila, e la proprie1à d'uno

RkJQdWJsaXNoZXIy