La Voce - anno II - n. 51 - 1 dicembre 1910

Co11focorre11te ton ta Pesta. ~mmaso Nuoletti A. 882. Sig. Avv. (Cosenza) S. Giovannin Fiore (Scade 31-12-910) '-'··J&.J Esce ogni gioved} in Firenze, via dei Robbia, 42 .;I, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI > Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO, Anno II .,JI, N: 51 J- 1° Dicembre 1910. SOMMARIO: Nel Vll 0 anniversariodella. nascitadel « Regno » 1 Gll.!:;El'l'E PR1-:zlOLISJ - 11 ConvegnoNazloaallsta. G10\',\:,;':'lril .\'.\ILSl)OLA - Rudyard Klptlng, EMILIO CECCIII - «Lella,, Lt'IGI AltnROSINI Solloscri:iouc per i processi di G'aclano Salvemini, G. SAL\'El!INI - LA \'ot:E - Polemica 1l/111-,-i-.lfi11ocd1i - À'cmlitonlo Com•t·g110per la Q. S. - Per il « Rifi,~trio » del ltiudice Jlajclli. Nel Vll 0 anniversariodellanascitadel"Regno ,,. I. Ritenere la Vo«: avversaria senz'altro del nazionalismo italiano, significa ignorare o dimenticare (o fingere l'una o l'altra di queste due cose) che alcuni dei collaboratori de la Voce debbon contarsi tra i babbi di quel movimento: e di quando nacque e di quando risorse. Chi scrive ha davanti a sè l'annata prima della rivista fiorentina Il Regno, il primo numero della quale esci or sono sett'an0i in punto, il 29 novembre 1903, quando da circa un anno era escito il Leonardo (4 gen– naio 1903) con articoli di G. Papini e G. Prezzolini contenenti, in germe, tulle le idee che più tardi essi svilupparono, allargarono, dedussero nel Reg110, non sempre, di certo e purtroppo, sapendole mantenere lontane da impurità, da turbamenti, da alleanze e da ccmpromessi con quelle di altri che stavano a canto : ma la vit,, ha le sue esigenze, che talvolta si chiamano errori, e la giovinezza ha i suoi svantaggi, a prezzo dei quali sol– tanto si possiede inlera ( 1). In quella rivista si ritrovano tulle le idee, tulle le campagne, tutte le inchieste, tulle le tendenze che si ,edon oggi disperse nelle varie riviste nazionaliste : se ne togli quella nazionalista-liberista che noi della Voce ab– biamo ascoltalo e accolto con gli scritti di Alberto Caroncini, e che non si vede, chi sa perchè, nel programma del Convegno na· zionalista. L'importanza della politica estera di fronte a qu~lla interna ; la critica del pacificismo; i rapporti tra Austna e Italia loggetto per– sino cl' un.1inchiesta, raccolta poi in volume); la polemica contro i socialisti triestini ; l'os– servazione dei fenomeni migratori e il loro peso sul!' economia e sull'anima nazionale; l'esaltazione dell'ultimo periodo di vita ita– liana industriale e commerciale; la denuncia del pericolo tedesco nel commercio e nella coltura; la lotta contro il socialismo e le sim– patie maggiori per la parie rivoluzionaria in confronto della riformista; la critica del par– lamentarismo; - tutto, insomma quel che vien presentato come sostanza, ancora indi– gerita, del nazionalismo d'oggi, si trova nel Regno, anche, per chi non lo sapesse, l'affer– maiione che i I nazionalismo e non vuol fon– dare un partito ma risvegliare in tutti una (1) \'ecli specialmente gli articoli di G. PAl'INt: Clii sono i socialisti l I .. ocialismo e borg/Jes1a (22 febb. 1903). 11. Sociatis1110 e reli,Jfione (S marzo .1903). che attirarono l'attenzione cli E. Corradini per far~ di G. Papini il redattore capo del Regno e l'estensore del Programma del par– tito nazionale; e quello di G. PREZZOLINI: De– cadenza bo,:l(kese (22 febbraio 1 !103!· Su questa indipendenza del gruppo leonard1ano rispetto al Regno e al Corradini è not~v'?le fra altri i.I se– guente documento. Il Corrad1111, seccato dt ve• dere che negli articoli dei giornale si par– lava sempre o quasi sempre del « movimento fiorentino » non distinguendo le tre riviste che allora convivevano (in ordi1v; di tempo Leo• 11ardo, l?e,1[110 1 • /lermes) in . Fire1~ze e avev~n in comune van collaborato:-1, scriveva nel A.e• g-110: « È bene che si sappia che questa rivi• sta non ha con le altre due nominate più sopra [J-lermes, Leonardo], se non rat?PVrtidi buona amicizia e n'è assolutamente distaccata e fa parte per se stes!;a. I la un programma tutto suo proprio 1 quello che io solo le ho dato i _e basta a svolgerlo da st: in politica, in arte, 1n letteratura ; e lo svolge col metodo é la con– dotta che voglio io ». (10 aprile 1904). Al che gli scrittori del Leonardo rispon_de~·ano. (giugno 1904, p. 36) • ... $iccome_ la d1~l11ara21011c cl~l Corradini potrebbe trarre 111 equ1~•ocosul~a. an– gine e originalità cl~lle nostre idee politiche, ricordiamo che nel piano della conoscenza po– litica G. F. e G. il S. [G. Papini e G. Prezzo– lini] parlando del Socialisn~o e della Oec~dcnza borghese (Leouardo, I sene, n. 5, 6) chst:gna– vano brevemente quello che più tardi hanno svolto ed ;ipplicato nel Regno •· :--é _il Co:ra– dini rispose: anche con la sua vcllena d1 _l'-a1- ser, il Corradini non poteva soffoc~rn lt: d1vc~– genze spirituali e mascherare la cl1f!erent!! ori– gine degli altri collabor~to~i ; uno dei ~unii, ,ciel resto non esitava ad 1nd1care come sue \Cr~ guid~ italiane, i la\'C'iri cli \'ilfreclo Pareto e >d1 Gaetano )losca (fin dal n. 3 del I_~nno dd Ae– guo, Giuseppe Prezzolini ; e po~. 111_ nitri ,iru– coli). Sfogliando Il Regno è. fa~1hss11noaccor– gersi fin nei titoli degli articoli, della_ fonda– ment~lc divergenza cli questi due gruppi essen• zialmente diversi. (29 NOVEMBRE 1903) vivace coscienza ddle uececc:ssi1à oc1ia na– zione » ( 1). Sicuro : quando Giulio de Frenzi lustrava le scarpe ali' immonalirà di Dome– nico Oliva e di Edoardo Boulet, quando Ro– berto Forges-Davanzati eraantipatriolla, quando Gualtiero Castellini faceva i suoi compiti di italiano al liceo ecc. ecc. // Regno, senza che vi fosse da aspettarsi le \'arie ricompense di oggi, in forma di rcclame o di cariche pubbliche, di collaborazione a riviste o di spaccio mag– giore nei libri, anzi quando ci si meril3\·a le risate dei vari Ojetti peninsulari, sosteneva tulle queste cose fra I' indifferenza degli ita– liani. Ma v'è dell'altro. Tullo il lato più frut• tifero e che ha avuto pit, efficacia; tulio il lato pratico e sociale ciel nazionalismo; - come la preoccupazione di interessi economici e di coltura ; - tutto questo si trovò nel Re– gno per opera di quel gruppo che prima, con· temporaneamente e dopo collaborava al Leo· 11nrdo, e, diciamo pure, di quelle due persone che si chiamavano Giovanni Papini e Giu– seppe Prezzolini. Viceversa: tutto quel che era ricordo fra– goroso di Roma imperiale; fracasso e rullio di frasi sull' Italia; concezione vaga di forza della e stirpe », di « destino •• di e lati• nità >, cli « barbari da respingere •, di e leggi della vita nazionale> ; imprecisione di cognizioni sui fini e sui frulli della vita spirituale e materiale italiana ; estetismo di periodo e di gesto e immaginazione frondosa; era proprio, spontaneo, naturale prodotto del gruppo che faceva capo ed aveva le abitu– dini e l'educazione tutta letteraria di Enrico Corradini, il quale, benchè, come abbiamo visto, affermasse spesso e volentieri di im– personare da solo il programma e l'essenza di quella rivista, non potè mai nascondere o cancellare !"espressione di quell'altro spirito effettuale, pratico, fattivo che gli stava ac– canto, e anzi lo subl e lo subisce lullora nei suoi, del resto non riesciti, tentari,•i di met– tersi a contatto con la realtà. In breve: tutta l'intonazione e la tendenza del nazionalismo presente, pur presentando in abbondanza ancora spoglie e forme di quello lellerario comune a Corradini e agli altri lellerati giornalisti suoi colleghi in na· zionalismo, è data dall'altro nazionalismo, da quello del Papini e del Prezzolini del Reg110. Il. Ma perchè questo gruppo del Rcg110, che oggi avrebbe potuto e do\'uto essere, senz~ alcun dubbio, tra gli ordinatori e i relatort del Convegno nazionalista, non si trova al fianco di Corradini ? I.e ragioni sono tre. La prima, che abbiamo esaminata, cioè una fondamentalmente divergente strull~ra mentale. La seconda, la triste esperienza pratica del Regno, che dava poco affidamento sulla se– rietà dell' indirizzo. La terza, più importante di tulle, che in quei giovani, fra il tempo in cui Corradini abbandonò la direzione del Regno (5 feb– braio 1905) e lo svilupparsi del nuovo mo– vimento nazionalista (novembre 1908), av– venne un profondo rivolgimento di idee, che li spinse a considerare i valori etici_ e ideali come assai più importanti per la vita degli italiani del brutale successo della forza, il miglioramento interno come più ur~ente di ogni ricerca di conquista esterna, Il . moto socialista e democratico con un senso dr mag- giore ed equanime storicità. . ... Naturale quindi sorgesse subito il d1ss1d10 i naturale la veemenza della critica, lrattandos1 di persone che, avendo soggiogato e sep_o)to un periodo della loro vita SOIICl una cnl!ca etica e tentato di vincere in loro stessi un alleggiamento che sentivano di condannar~, combattevano nei nuovi avversari . anche 11 loro io precedente, che vedevano a1 quelli conservato e moltiplicato. Ili. Ed ecco la seconda paternità del na: zionalismo. Per confessione di più d'uno dei (i) Nel programma ~teso da G. Papini. BiblotecaGino Bianco ~L&OndtlSll ~h;::,:,1, ,.. -.:ltdf..d. 11 11a coslretii a veder più chiaro nelle proprie idee e a mutar le formule vaghe e i sentimenti imprec1s1 con affermazioni pi,, nelle. Sotto la pressione e il contrc,llo si sono migliorati persino gli uomini oltre che le teorie del nazionalismo. Gli errori si sono veduti già chiari; le dif– ferenze interne sono risultate. Era mancato al Reg110 una critica seria che l'obbligasse a prender posizione e cognizione dei problemi fondamentali : questa critica non è mancata ai nazionalisti d'oggi e l'abbiamo falla noi. (1) L'aver costretto il nazionalismo italiano a cercar di rispondere a certe domande, a tentar di risolvere alcune diflìcoltà, a dover acqui– star nozione di ceni Jari di fallo, è proprio opera nostra; senza l'incessante spinta, senza la sensazione della possibile futura critica, senza l'assillo di chi avrebbe raccolto le cor– bellerie e messo con le spalle al muro, il na– zionalismo italiano non sarebbe mai giunto a porsi con certa ci1iarezza i problemi che deve discutere in questi giorni. oggi non è possi– bile aspettarsi riconoscenza da questi avver· sari ; si sa che nessun ragazzo riconosce la bontà d'una tirata d'orecchi quando ha com– messo una birichinata; e che soltanto fattosi adulto riverisce la sapienza riposta delle pa– terne ceffate. IV. li dissidio d'oggi tra la Voce e il na– zionalismo ripete, approfondendolo, quello del Regno. Certo, i nazionalisti d'oggi non si fermano al regno di carta, alle frasi nicciane e dannunziane: pensano a un' ltal ia econo– mica, escono dai contini della patria, mo– stran insomma di a"ere imparata la lezione pratica del gruppo positivo del Regno. Ma il dissidio risorge in termini più vasti: fra interno ed esterno; fra realtà e velleità; fra effetrualità ed immaginazione. Gli italiani conquistatori dell'Albania, della Tripolitania, eccetera· gli italiani redentori di Trento, di Trieste, 'della Dalmazia; gli italiani oppo– nenti sul Garda una diga ali' invasione lin– guistica tedesca; questi italiani non possono esserci finchè il senso della disciplina, la pun– tualità la pulizia, la dignità personale non siano patrimonio nazionale; finchè la vita po· litica non si risani, la n1assoneria non sia disprezzata pii, che temuta, i I • mezz?~iorn_o non si liberi dalle camorre dei poht1cant1, e tutto il paese non senta la ribellione contro Roma e contro la burocrazia. Anzi: il pro– porsi aereo di certi problemi (come la con– quista di Trieste) mostra già quell'avventa– tezza e legge1ezza di spirito retorico contro il quale, per l'appunto, si deve combatle~e, se poi si mole porre, con qu~lche pro_bab1 htà di riescita, quel problema : circolo vmoso dal quale sfuggirebbe soltanto una nazione che fosse capa.:e di pensare e di preparare certe rivendicazioni ma in assoluto silenzio. V. Il rinascere del movimento nazionalista circa cinque anni dopo li Rtg110 e per opera di persone che del Regno s'erano impinguate, significa una cosa assai impo1tanle: che quelle idee almeno per una parie e con un certo ton~ dimostrano un adattamento vitale al moO-:ento. E questo lato vitale occorre oggi vederlo, riconoscerlo, spiegarlo. Eccolo qua. Gli italiani hanno sorpassato · il periodo in cui, e giustamente, e~an spre– giati dagli stranieri e da _loro stessi. Un_me– raviglioso sviluppo industriale nel set_tentnone, un miglioramento generale della v1rn e_cono– mica il crescere dei serv1g1 pubbhc1, un periodo di maggior libertà politic~, si sono manifestati dopo il 1898. Quesli « d1ec1 anni » come orn li ha chiamati il l.abriola, sono quel che si dice veramente ~ un_ pe– riodo »: hanno un significato, un 111d1r1zzo, un'organicità. Insieme al miglioramento ma· (i) Bisogna ricordi-lre anche le critiche di G. A. Borgcse nella .5/ampa che h_amto ~vuto un effetto non me110 cnicac e e a 1~z1. est~~1o~ m~nte più efficace delle ~ostr~, pe.rc ~1c~1J t:sse t! sta.to rbposto nei giornnh naz1 011alls 11.-~la anche ~en;::~ citarci, gli articoli dc~ 11~.lionnhsusono stati tut11 pieni di allusioni e ù1 risposte aHa flore fin dal loro inizio: ne ho la docu111E:ntai1one che rispar– mio al lettere. teriale, però, essi portano la caratteristica nella e precisa d'una decadenza morale. La degenerazione del partito socialista; il sor– gere del giornalismo industriale; la collfu– sione dei partiti politici; la potenza dellp massoneria ; l'anticlericalismo vuoto che no~ pvne valori superiori alla religione; TI élisf!" cimento del modernismo anche per la defi– cienza etica di vari partecipanti ; sono tuth sintomi del cedere di energie spirituali, non' più erette ve1so compili alti, (magari tra loro in contrasto) ma inclinate ad un compro– messo generale nel quale ognuno possa co– modamente sfogare i propri quotidiani pic– coli appetiti. Ora il naz,onalismo è ad un tempo espres– sione d'un giusto orgoglio del miglioramento materiale, e d'una reazione al disfacimento morale. Tutta la sua forza sta qui, e quando si fermasse qui, o meglio quando lavorasse a dare a queste due tendenze un'espressione politica, potrebbe fare un gran bene. .Ma le questioni pratiche non si risolvono cosi a lesi generali, dalle quali l'accordo che sembra raggiunto fra molti, esula non appena le si traducano in applicazioni particolari. E le applicazioni particolari del nazionalismo sono sbagliate, esagerate o mancanti di quella base di rinnovamento interiore che occorre– rebbe: sempre poi a prescindere dal lull'altro che trascurabile elemento degli uomini cbe lo impersonano. Questa reazione morale, per esempio, deve esplicarsi, può esplicarsi in una guerra con· trÒ l'Austria - o piuttosto in una pro– paganda falla da privati e dallo Stato, per il risorgimento di tulio quel • mezwgiorno » che c'è al nord e al sud della penisola? Ed è possibile una guerra in condizioni come le nostre, con milioni di analfabeti assenti dalla vira e dall'interesse pubblico, con un senso di dignità, di esattezza, di responsa– bilità, di disciplina cosl basso in confronto di quello delle grandi nazioni in genere e in particolar modo di quello austriaco? E prima di parlare di guerra, non è bene par– lare di elevazione interna nazionale? A tulle queste domande i nazionalisti ri– spondono in un modo che a noi sembra tale da guastar del tutto e da rendere inefficace in breve tempo tulla la bontà delle loro pri– me tendenze. Mostrare maggior dignità personale, mag– gior fierezza nei rapporti diplomatici con gli stranieri, sia benone ; ma : non è meglio la– vorare di più per guadagnarci questo diritto alla considerazione e al rispetto? li volere rispetto dagli altri, quando siamo ancora tanto sudici, tanto mancatori di parola, tanto indi– sciplinati, tanto camorristi, non è una pretesa tanto pi(t dannosa quanto meno risponde alla realtà interna? Dovunque si balla, questa di\'ergenza fra il nazionalismo che dà importanza alle que· stioni esterne senza pensare al rinnovamento interiore italiano, e l'altro nazionalismo, se cosl si vuol chiamare, che domanda che pri· ma di pensare all'esterno ci si rinnovi de· gnamente ali' interno,. r_isorge più chiar~ pit, evidente che mai e s1 impone alla coscienza di tulli. VI. Tullo questo occorreva dire comme– morando questa data. Vedete che sono pas– sati sett'anni e in noi dura ancor viva la memoria. È inutile: amammo e soffrimmo per quella impresa, e non potremo scordarla. Anche ci furono errori e debolezze da parte nostra e rileggendo aggrollo qualche volta la fro~te. Son proprio io, quello? SI, son io. Nessuno oggi rammenta più il Regno dei numerosi lellerati che ,·i parteciparono. Nem– meno il Corradini ne fa menzione mai nei suoi anicoli nazionalisti. Tocca a noi, ed è giusto, che siamo escili da quella_ via, rian· dare con la memoria e pesare e gmd1care e commemorare. t-lalgrado gli errori, le debo· lezze, le stanchezze, nessuno "i portò come noi l'animo ingenuo e sgombro da altre preoccupazioni; nessuno gli donò . l_a ~tessa verginit!1 di parola, la stessa sincerata d1spe· ranze la stessa foga di giovinezza. Sentimmo nostr~ l'impresa e la rivista. Quel tanto di nostro che vi mettemmo, vive ancora: sot– t'altra etichetta, con altri uon,ini, a noi con– trario: nè più ci contenta. ~la non possiamo ricordarlo senza una certa commozione: esso

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