La Voce - anno II - n. 48 - 10 novembre 1910
l,A VOCP. Coufo t0rreuft Pon A. 882 S · 1 • l'esta. (o . ig. A.vv. 'l'om1 0 senza) naso Nuoletti (s S. Giovanni F cade i31-12-910) n lore Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 .;1, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI .;I, Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO. Anno II .;1, N.° 48 J. JO Novembre 1910. SO)DL\RIO :_ O.' Fcrrcro risponde, C. l'.\l'l'.\I, G. PR!·l.~oi.i, 1 , (,Il SEl'l'I ,\n lffT.\. - Lettere dalla Beozia, CINO PiT .l/c1ro•llcJ Taddl'i. - Il ., N1ji1_,rio » ,1/ajdli. G11'· ... ~. BOR(;1-:Rsi-:, Lu(.i A,111Ros1:-,,;1. - Il latlalo e la ca,alla I \t ,rn 1T11 - Per 1.,~c111. - omaln Rolland I[ p, lm I b 1 ' · • • · · · 1, tumulti di ~loll~tt•. L., \on: - Una città ln1Croslmllc(Napoli). Bollettino Bibliografico. , . . . - pace urooratci, I _, \'oet• .. - Turluplncldc _colastlca, }· .. n .\,rnRosm, c•. PREzzou:...1. n. Ili LF.O. - G. Ferrero risponde. l\llartediprimo 111roe111bn• G11glie/1110 Ferrero tenue1111 discorso11dl'a11/a magna del R. Jsti- 11'.to di S111diS11p.:• i. 1 i di Fireuz.e,per iuca• neo e ro111c i11n11g11razione dell'a11110 Xl de/. (' U~1ivrrsilii Popolaredi q11es/n cilllt. lo, 11011 1nv1tato e, d'altra />arie,orrnpnto,11011 andai n seulirlo. li giomo dopo Ira le parole di ro111111mto d'1111 giomale fiore11Ji110 lessi il se• gumle periodo: « ... . ed è bene inoltre che Ferrero abbia detto quello c-he ha detto in Fire111;e,donde si è le– '':'.\ta la cagnara di quelli che l'oratore ha te– ..,tualmente chiamati col nome di monelli prc·::– =olali ». L'arrns11, i11disrntibi/111mte, era riwltn II me: sia perrh,: L:1 Voce fu /'1111ico giomale di Fi– renze rh1•aVt'sse accolloscrilli di pro/es/aco11• lro la calledra spcci:1lc n Ferrero,sia perrhè 1111 turpi'gioco di parole indicava chiara111mte il mio 110111e. Co11fmo d1e da pri11cipiodubiJni che /11 fi'ase fossi' del Frrrero. E sapcudoche il mio amico Papi11iera sin/o prcse11/e alla ro11{t•• re11z..n, mi runi a cnsn sua, dove, 11011 aven– dolo Jrinoalo, lasciai 1111 biglie/lodo111n11dn11do– f!li se In frase era staia v,,ra111eule pro111111z.iatn dal Ferrero. J:"rrn la rispos/ndi Papi11i: ( (,ro Pn•:=olini, ~i, quelle pa.rc, lè furon pro– nunzinte e de\'011 trovarsi nel testo del discorso che pubblica ora la ,.\'11oi.'a Anlologia. Ieri mattina, però, mi recai da Ferrero e dopo avergli dello il mio parere sulla conferenza del Kiorno innan.:i gli chiesi se aveva inteso nlluclere a te con le parole « monelli prezzolati » facen– dogli osservare che dato lo schifoso uso invalso in Italia di non nominarti quando ti si attacca ma di•clesign:trti ron giuochi di parole di quel ge• nere, molti - me compreso - ave,·an creduto ch'egli avesse proprio avuto l'intenzione cli ac• cennarc a te. A ,·endogli io detto ripeturnmente che la tua buona fede e la tua onestà in tutti i sensi 1>0~~ibili erano al disopra di ogni e c1u:t• lunque sospetto egli mi dichiarò che con quelle parole non aveva affatto voluto indicar te ma soltanto J\mbrosini e Borgese e soprattutto Am• brosini. Risposi che anche per loro ritenevo f:tlsa l'accusa 111anon ebbi tempo di aggiunger altro perchè il treno parth·a. Però salendo in vagone Ferrero 111 1 incaricò espressamente cli dirti che gli sarebbe ~piaciuto molto se tu avessi preso per te ~uellc parole. Credimi sempre tuo aff.mo G. PAPI"- Per quellorhe 11e/ladichiarnz.iom,d,·I Fer• rero mi riguarda, io credo - e 11011 i mia impressiom solln11/o - che il Ferreroabbia i11Jeso cerlnmwle alludere n me, come 11e fa prova il turpe gioco di parole sopra il 110111e mio. Sicrhè io 11011 arre/lo la sua ambasciala come rhiarimwlo ma come scusae ritrallaz.io- 11e: ,. le ritwgo i11soddisfnrmti. L'avere seri/lo 1111a piacevole c ardila e fort1111nla s/oria di Roma, 11011 ,·so11ern 11ess11110 dall'esseregala11- l11omo, e q11a11do si /a11ri11110, i11 1111a co11ft•· rmz.a, acr1m come q11ell11 e le si stampano e si lascù111<1 i giornalisti amici chiosarein 1111 swso rhe dopo,priv11/n111mle, si riro11osre fal– so, 11011 ,: da gala11Jr10111i11i. Il s g11orFerrero 11011 ha agito da g11/1111t1101110. Se 11011 che, perso11al111mle ormai fuori di musa, ci debbo riwlrnn· come direi/ore della \'occ. Gion>di paroleo llt>, l'nggellh•o e pre,: :;,o/ali » ha 1111 solo sig11ijicalo i11italin110 t c,o;: « assoldati per scopo 111n/vngic> ». Ora ,, il Feirno dichiara p11bblicn111wle i rome, il q11a11,lo ,. il pre:;,z.o dr/ 111ercnlo dei c,11/aborn– lori dn me acce/lati e i11vitnti,e allora 11e rc11dmi ragio11e ni lrib1111ali; o 11011 lo di– chiara, e allora egli res/11, per mio ro11l<1, 1111 1101110 frggero e 1111 dijfamnlore. G11.:SEPPF.: PRElZOLl~I. * Roma, 6 Xo\'cmbrc 1q10, grazit. liwita, ti prego, Guglielmo Ferrero a compiere • il suo dovere cli galantuomo, determinando i faui, in base ai quali paragona la mia azione nella questione della sua cattedra a quella <li un monelloj>re==olalo. Dopo di che, darò querela per clin:uua.done con amplissima facolt;'tcli prova. S'egli non stntisse l'obbligo di completar quella frase, dichiarando per ordine cli chi e per qual mercede io abbia impugnato l'arma del sicario contro di lui, sarebbe colpevole cli una insinua~ zione vigliacca. Dkono che nella sua conferenza ci sia qual• che altra tortuosa e stolta allusione contro cli me. Passo oltre, piuttosto con pietà che con ira. Della co11ferc11zadiscuteremo poi. Tuo, cor• clialnic11te. G. A. HoKGRSt-:. io non me ne meraviglio. E ,!.c·1so che una cattedra \'al beni.:' un' insolenia. ..,,, qut~LO caso I' msolenza rende chi.tra l,1 na. tura dell ·uomo; di cui una delle parti più messe in luce anche eia noi quando sulln / Ore parlammo della sua opera di storico, è appunto la insuOi– dcnza che ri\'ela il suo ingegno nt:1 giudizio e nelln disanima psicologica dd caratteri delle persone. Per cui ogni volta che ci si misura co111escrittore, quando si prova n metter su una ligura, non gli riesce mai cli tro\l:lr nè I 'agget• tivo nè il SO'.',l:lnti\'O adeguato. Questo R"li suc• cede per Cesare, questo a più forte ragione g-li l· successo per noi, poichè il risentimento lo an• nebbiava. Però ti aggiungo che se Guglielmo Ferrero 11011 è d'accorcio con me in questo mio giudizio su di lui, e vuol dare alla parola «prezzolato» il suo significato proprio, io gli ciò querela con ampia facolt:, di pro,·a. Vedremo se allo storico moralista della decadenza romana, ricscir.i cli farl' dei documemi deWetà moderna lo stesso uso che degli :,,11tichi. Tuo Ll"JGI A,1nRos1:-.1. IL LATTAIO E LA CAVALLA Lilla, storna recalcitrante, lasciati melter la briglia. Vien fuori, accosta: sollo da bra· va e senu, balletlare. Fra un'ora spunta il giorno e c'è quattro miglia di qui al cliente pi(t vicino. Le mucche è tanto che le ho svegliate e non 111' hanno fallo gestri. Come senton girare la chiave 1111111/z . 1 , 1111111/, ! una dopo l'altra e si scansano per dar posto al secchio. A mungere mi dolgon le dita ; non ci son uso ancora ; ma le sbrigliate le so dare da un peno. Ringhia, raspa, falti ve• der tulla sangue, purchè tu vada piano giù per Ritortoli e a volo dal Bagno in là. Cinquanta litri di latte puro ; e li por• tiamo ogni mattina • più ~he cinquanta si• gnore e signori distinti. - Lo trova lei iI latte buono? si doman• dano nel \Yest End che a Firenze, viceversa, è all'est. - Altro che 1 ce lo porla il professor A. fino a casa. - loh !? Perchè devi sapere che il tuo padrone non è un lattaio qualunque. È semigio,·ane, e pure è stato collega di Kelvin e ,Villiam Mac Ewen; si dà del lu con Mackintosh, unico in terra ha posseduto un « Castello in aria ». Quattro stanze e cucina in cima a una casa ch'era in cima a una collina. Quando le fissò per più di mille franchi l'anno parevano 1111 quartierino angusto e brultacchiolo come, se è lecito, la direzione della Voce. [ Proteste1111a111i11i . 1 N. d. R.] Ma l'arte di un grande anisla vi si indugiò qualche giorno, una gentildonna italiana vi pose di– mora per qualche anno e ne fecero « Il Castello in aria », la casa più bella di una città imbruttita e insudiciata da un milione di Britanni. Oh, Lilla, se tu vedessi di dentro le cas• seruole degli imperatori del mare I se tu ve· dessi i canovacci da cucina ! Se poi lu ve– dessi le case rosso-sporche di Liper e i palazzi protocollo di Burnett che sta ingran· dendo il British ~luseum, ombreresti come fai sempre davanti al villino Pegna concepito e colorito dal Chini. ~la questo è un altro discorso. Ti volevo spiegare stamani che non sei la cavalla d'un lattaio dei solili. Quando il tuo padrone venne via dal Castello in aria imbarcò tanti colli di letizia e speranza che oggi non sa annacquare nè il latte nè il vino della vita. Bel mestiere il lattaio I Spremer le mucche è fatica; ma mungersi il cervello per cam· p: di parole era peggio. Anch' io - hai capito? - fui professore come tanti ce n'è e tale sarei morto se non ci mettevo rimedio ; ma giù dalla cattedra mi pigliavano degli accessi lucidi e sempre mi rinnamoravo delle cose vive. Avevo già amalo l'amore, (come Dante! I} e il corag• gio, e una giovinetta, inutile a dirsi, bella. Poi m'ero messo ad amare i poveri, com• presi i di spirito, poi i ricchi di solo spi• rito e infine le pietre e le luci armoniose e le forme eterne e qualche idea caduca come tulle le idee. Dietro i momenti lucidi venne la speranza fiorita. la speranza di viver ga· lantuomo davanti ai miei occhi col cuore impregnalo di libertà., sicchè dovetti smet· !ere di discorrere per buscar la paga. Chi non fa non è libero. Per questo ti comprai a contanti, cara Lilla. Bonaa 1 Non li riconosci i l11mi dei tranvai fiorentini? Non camminano mica: son fermi allo scambio come se fosse mez• zogiorno e la folla pigiata dentro avesse fu. ria di andare a colazione. A quest'ora i pas• seggeri vanno assonniti al la\'Oro e non hanno furia. Dimmi: questi nostri tranvai italo-belgi t'è mai riuscito di vederli altro che fermi a uno scambio o impazziti a correre da scam• bto a scambio? Sono il simbolo di Firenze che si rinnova. Che importa il percorso to• tale? Che importa se si farebbe più lesti a piedi? Dan, dan, dan dan. Ogni tanto la vo· lala mozza e il frastuono spavaldo, poi, di cento in cento metri, inerzia, turpiloquio e scaracchi. Per questo ti comprai a contanti, cara Lilla, per non andare in tranvai, oltre che per fare un mestiere da galantuomo. Del latte mlii ne hanno bisogno, glt ortaggi son la sa· Iute. Quando stai nella stalla scornello le \'Ìti che i contadini facevano intristire invo– cando e il sol dell'avvenir », pianto l'aspa• ragiaia, ripunto la terra magra e nnn leggo giornali, altro che la Voce e la Ganetta dello Sport. Insomma son più povero assai, ma non più disutile e se non ci fossero le ipoleche .... BiblotecaGino Bianco Ferma. Questa è la casa di un avvocato che ha una figlia scrittrice : pigliano un li• tro e mezzo di !alle. ~li viene spesso un dubbio di coscienza : Devo io procacciar nu• trimenlo a gente che si ostina a campare a ufo? hh, caro amico, carissima signorina, vi concedo che campare a ufo costi fatica come qualunque altro mesliere, vi concedo le atte· nuanti perchè siamo lontani dal millennio; ma nel millennio non ci saranno avvocati nè scrittori che scrivano e basta. Meno carta, più !(iustizia e pi(1 vila. Diamine! credete che la penna o la toga figurerebbero bene in un blasone? Falele scolpire magari dal Bistolli, fatele illustrare dopo da Ugo, messe II sole sulla targi faranno ridere, mentre la zappa, l'aratro, la testa di beve, il grifo di maiale, magari un carrello di lattaio con la Lilla attaccata è roba plaslica e viva, cam • peggerà a meraviglia sugli stemmi della no• biltà avvenire. E quel che dicono i simboli è essenza di vero. Allora di questo litro e mezzo che me ne fo? Se lavoro per il millennio .... loh un'idea! sia pur cadt1ca. Non son io che nutrisco perso– ne ... parc/011 ... inutili, sono le persone .•. a quel modo, che pagan la taglia perch' io suoni « La martinella • della « Riscossa Latina , Tra11,pan, tra11-pa-tra11 .... le fiasche del lalle e la pesta della Lilla inneggiano a quel che sarà. Avanti, cavallina storna, cercheremo di far conoscere la stalla e l'orto perfino ai pro• fessori, perfino ai gionalisti; rendiamoli indi• rellamenle frngiferi. Ecco, qui ci sta un professore con quio• dici figliuoli e la moglie incinta; riconosco l'architettura allobroga della casa. Peccalo, con tante bocche, che non sia nostro cliente I Ma è un lior di gal•nluomo e non mi curo di taglieggiarlo. Potrebbe coltivar funghi filolo• gici e riscuotere ammirazione incontrastata, in– vece lo discutono, perchè cerca di insegnare il latino come lingua vi\'a, come se si fosse nel Rinascimento o nel millennio. t-li piac– ciono gli anacronismi e, a dispello dei filologi che \'Orrebbero imbalsamarlo a brandelli, sento con lui che il Latino non sarà mai una mum– mia. N1111q11am, Lilla, 111111q11am. Ora mi ri– cordo appena di due o tre parole e se non smettevo di fare il professoreavrei,avuto tempo di dimenticarmele tulle. Invece stasera ria• prirò Lucrezio, domani le Georgiche e se il professore con quindici ligliuoli m' insegna a scrivere come il Phillimore o Mario Grandi gli porto il latte grat. , O Lilla! o perchè t'impenni? Volevo dire •. is e m' hai troncato la parola. Tu credi che se seguito a far regali morirò di fame? No, vedi. Quando fossi lì per Il li venderei a un macellaio per la soprassata e cambierei me· stiere un'altra volta. Farei il cicerone, I' al• bergatore, il ruffiano d'anticaglie e di carloline, prenderei a nolo una torre dei Peruzzi, la spolvererei, la impiastrerei, la rifinirei con terracotte di Signa, arazzi finti e garage e ti ricomprerei soprassata coi proventi dell' in• duslria del forestiero. Accidenti, un altro sgambetto! hai paura dello stile viennese? delle tettoie a pagoda, del le mensole abbottonate? dei canee IIi che si gargarizzano? dei colori che si starnuti• scono? Coraggio, cavallina, « Per l'arte • e « Vita d'Arte • dicono che codesta roba è arte viva. Difatti sono case tulle con la la· trina quasi a sciacquone e la luce elettrica in punta alle candele finle, hanno le finestre più grandi delle stanze, ma dentro tanto di tende e di tendoni < per bellezza • e che grazia di giardinetti ! Due o tre metri da· vanti e dieci o dodici cli dietro lirati per il
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