La Voce - anno II - n. 42 - 29 settembre 1910

Conto corrt;oute f'OD la Peda. A. 882. Sig. Avv. (Cosenza) 'rommaso Nuoletti s. Giovannin Fiore (Scade 31-12-910) E!ce 0°ni 0 iovedì in F1°r•nz•, v,·a d · R bb" 42 o· d GIUS .. .. ~ ~ e, o ,a, .;1, ,retta a EPPE PREZZOLINI .;1, Abb · onamento per rl Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. lO. Anno II Jf- N: 42 Jf- 29 Settembre 1910. S0~1~1ARIO: I due Papi. S. S. - La Toscana del secondo Leopoldo .. \,1 0 .... 10 .\,1.i1.orii _ P1ozio1.1~1 - L'allegzlamento della L. O. N., l{o,101.0 \l1·1<RI L ". sis1ema della filosofia dello spirito, i..:;: \RI. \"o ... ~J.H{ - Sempre Roma e conlro Roma. (;te,\ \:,..:,..1 BoKH.1.1 • (~n·,.-Pl't-: ettere dalla Beozia. <.i,o H1,,c111 - Collezione "Scrittori d'llalla», S. S. - f~dkn, di .·I. /~•,fr1rni - .\J 11 ti d'unim,,. I DUE PAPI Cbi prende ml serfo l\"nthn11quaudo il/11- slra le < J(rn11di dnle sloricbe > ? f: 11nlurale cbelopigli rnl serioso//a11/o quel 'altro Nathau, cbe sia uel Vntica110 ,. si chiama Pio X. li primo ba parlato del .w sellembre,e dello 111nle dei preti. Poco imporla: e poco i111por– tn110 nucbe le we solite bestialità,be11cbè esser 1111/iclericnli 11011 dovrebbe voler proprio dire esser ig11orn11li. Il sero11do bn risposto. E 11en11- che cià è vergov,a : per In dig11itltdel pnpn ci pensi110 i cnllolici; 111t1 vagog11a il suopin– g1111colio gerniln. l;ss,·rpo11lejice s11pm110 11011 dovrebbeobbligareII dnr q11erela p,•r risnrci- 111e11to di dn1111i n rbi gli bn npplicnto1111 cef– fo11e. O offrirecristin11n111wt,• /'nitra g11n11cin, i> rat10/icn111mlc restituirlo. ,\lesrbi11itl, f Dar pn/>Ìdi d11eùrdiui eh,· si /1111110 r,clnm,•,11110 i,, 110111e dd rnllolicis1110 rom,111<1 e I' nitro i11 110111e d l lnicis11w11111s– so11c.Q11el/o /mia cbe i11Spag11n, i11Ola11da, 11cl"Firolo,11ell' U11gberia si possctM Ji·ci 11011 1110/to rive11dm· le paglie dd sacco11e misrrnbilc dove dorme il SI/O 111art~riato .-orpogtlllùSù; q11eslo - oh q11lsl,> ;, pùi ro111mw111mle pnrco. Basta cb,• I' Italia bloccardngli npplnudnde– gli .rq11nrci rom,, questi: « .... il fatto .:hc si .1,·anz.1fatale, ,on passo sicuro, a misur.1 ,hc l'.libcggi.1111c giorno dl'ila nuu,·.1 lt.1li.1 ri– ,d,i.ir.1 la str.1d.1 .1gli .111sio,i trepidi vian– danti » c.:c. c.:,. () se il Si11d11co pc11snss1• alle nbitn::Jo11i e il Pnpn ,1 Cn11nil'j11s? Mn: Ro111.1 lornt:1, e :;Jttigli eretici! S. S. La Toscana del secondo Leopoldo. e~) (Carattere e tendenze degli studi storici). Xel 11!29 a \"arràmista Gino Capponi ini– ziò la storia di Pietro Leopoldo. Il fallo non è di poca importanza : il marchese erudito, che fu l'anima della cultura e l'indice .dello stato di coscieoza delle classi colte sotto i Lorenesi, scrivendo la storia del principe ri– formatore, ricercava le origini della Toscana moderna e ne abbracciava le tradizioni. Quella simpatia era naturale: proprietario di terre, cultore di questioni agricole, conoscitore per esperienza diretta e protettore di 411ella be– nestante e pacifica classe dei mezzadri, stretta attorno alle sue fattorie del Valdarno supe– riore e inferiore, doveva interessarsi di quel quarto di secolo, durante il quale il princi– pato cercò nuove basi nei liberi coltivatori e tentò dar vita ai gruppi locali di proprie– tari terrieri. All'autonomia dei Comuni di leopoldina memoria egli infatti pensò, fa• cendo parte della Commissione per lo sta– tuto toscano nel 18-18. la Toscana era an– che allora il paese della mezzadria, dei co– loni, che, pe1 il contratto agrario venutosi svolgendo nei secoli, erano quasi compro– prietari: in quel vincolo economico e giuri– dico, che stringeva padrone e coltivatore, è da ricercarsi una delle cause precipue della tranquillità bonaria, dell'aurea mediocrità, sulla quale scherzarono poeti e scrittori. Gino Capponi per questo non si distin– gueva dagli altri patrizi fiorentini : i signori che portavano gli antichi nomi di gloriose famiglie della Repubblica e del Principato, sorte dal popolo, amavano i loro poderi, le loro culture intensive, gli « scassi > intelli– gentemente condotti ; alternavano il soggior• no della capitale con quel lo della villa ; a,·evano un tratto di distinta familiarità, che sta fra il nobile e il campagnolo. Dunque un mondo di mediocri ? No : un mondo di pratici intelligenti. '.\on è piccolo merito degli uomini colti di Firenze lore– nese, che riunivansi in \"ia S. Sebastiano al palazzo dei Capponi, essere rimasti fedeli al costume casalingo della Toscana agricola di Sallustio Bandini. :\Ton dunque teorie, anzi diffidenza per queste ; bisogno, nella cultur.t e nella politica, di attenersi ad un corso di fatti,•alle verità effettuali, alla riflessione po– sitiva, che teme i salti e solo s'industria di tirare le conseguenze dai dati reali. Se vo– lessimo prender per guida i criteri d'orien– tazione, dai quali parti Francesco De Sanctis, per gettar luce sulla letteratura del XIX se• colo, diremmo che Firenze è il campo aperto (*J Questo -;critto costituir;·1 l' introdut.ione acl 1111 lavoro di prossima pubblicazioue nella Col• lana I 'omini e '/t'mpi diretta da G. ()uadrotta. alla scuola liberale 1rasformantesi, per pro– pria convinzione e per i bisogni politici, in scuola storica. ~lentre infatti il rom~nticismo, inteso nel più largo senso, si unirn altrove ali' ideali– smo e s"adoprava alla ricostituzione dei va– lori dello spirito come reazione a quella filo– sofia alla buona che fu il sensismo, arma di battaglia dei rivoluzionari del X\'111 secolo, a Firen1.e non si teneva conto di sistemi, anzi si fuggivaòo addiri11ura. Anche qui Gi– no Capponi parla per lutti e dice: Della lilosolia si cun~iderino le applicazioni alla cognizione di noi medesimi e alla morale pratica e non le astruse speculazioni dei tilo– soli tedeschi ~- 1.ocke e Condill0c a Firenze erano sempre due grandi pensatori. ~la per altra via si reagiva al secolo XVIII: ne ave– vano coscienza gli storici e lo disse ~]arco Tabarrini, dando allora notizia degli studi di storia iu Italia. 11 secolo XIX era sorto con l'istinto, con la vocazione della ricerca e i problemi, che, con la nuova cultura, sembravano esser stati risolti su base me– tafisica, venivano ora studiati nella loro ge– nesi reale. La cultura dunque, che emanava direttamente da 4uel nucleo di nobili pro– prietari fiorentini, moderatamente liberali e cauti in politica, doveva essere prevalentemente storica ed anche nell'ambito di questa disci• plina mantenersi strettamente fedele alla critica prudente e all'analisi particolare. Se ne vuole una prova? li Sismondi, nato in Svizzera, come Gianpietro Vieusseux e come questi venuto in Toscana, ci rivela indirettamente le due tendenze nello studio della storia : l'una. come abbiamo detto, più propriamente toscana; l'altra, per dir cosi, forestiera. Egli infatti ha il bisogno della sintesi, dimostra lo sforzo di chi vuol cogliere 11110 sviluppo politico vasto e complesso e dalle cronache e dai fa11i raccolti dal ,\luratori ai primi del l'ottocento trae, con i spirazione democ1a– tica, la Storia delle Rcpubblicht /f,,/ia11e. ,\la i Toscani da quel libro attingono la passione per la ricerca e tendono a dare polpa al lo schema genialmente disegnato, coi fatti do– cumentati. 11 Sismondi, d'altra parie, ferma• tosi in \'aldinievole, subisce l'influenza della cultura paesana e, passando dalla storia all'e– conomia, rivolge l'attenzione all'agricoltura della valle, che fu ed è il regno della pic– cola e media proprietà, e ai contadini della lucchesia ed inizia la serie dei contributi allo studio della economia agraria, porti da uo· mini nati o lungamente vissuti fra i colli di quel magnifico lembo di 1erra. L'orientazione pratica dell'ingegno toscano si dimostra sem· BiblotecaGino Bianco pre, anche quando viene a contatto con la cultura straniera e con intelligenze d"altra natura delle rimanenti regioni cl' Italia. È il Capponi che s' incontra e si fa collaboratore di Gianpietro Vieusseux i sono gli articoli to~ni del!' /111/0/ogia, che formano un nu- 1:l~o coerente, con propri caratteri di fronte ai cootributi d'altra parte venuti. Se è vero che l'. l11tologia trasformò la cultura di Fi– renze da municipale in nazionale e se è pur vero che dalle pagine di quella rh·ista la Toscana girò l'occhio attorno per I' lralia e per l'Europa, come facevano, leggendo i giornali e discutendo, i frequentatori del Gabinetto Vieusseux, è anche innegabile che fra gli elementi esotici, eccessivamente ro– mantici: tra loro diversi, in mezzo a scritti di ampia veduta speculati,•a, che il ginevrino con fiuto fine <li giornalista seppe raccogliere, il < buon senso •, il ragionamento gelosa– mente attaccato ali' esperienza, la simpatia per l'analisi di istituti tradizionali fanno ca– polino, :11eglio si affermano per opera dei collaboratori toscani. Di fronte infatti a Romagnosi, che s' in– nalrn dal dritto criterio giuridico alla spe– culazione nella filosofia del diritto e che in materia penale preannunzia le ,•ednte audaci di una scuola moderna ancora discussa, stanno, nell'.111/0/ogin, i giuristi toscani più attaccati alla storia, piì1 uomini di pratica che di cattedra, più destri nelle fini analisi dei loro consulti legali che nel tracciare sistemi per via di astrazione. In Toscana fioriscono gli studi giuridici, che sono appunto cosi intimamente legati alla vita d'ogni l(iorno, agli infiniti rapporti economici. Pietro Capei cerca le ragioni del d1ritto nella storia e nell'A11/o/og,a fa cono– scere Nibuhr e Savigny. Accanto a lui il « pacitico togato Forti >, nato anch'esso in \'al di Nievole da Sara sorella del Sismondi, provvisto di una spiccata facoltà di penetra– zione giuridica e di un delicato senso storico. Salvagnoli e Carrr.ignani tengono alto l'onore del foro toscano e dell'insegnamento acca– demico: il dirillo penale prepara un Carrara. E a questa tradizione si riattacca subito Leo– poldo Galeotti, venuto a Firenze dalla \'al– dinieeole, che contribuisce alla riabilitazione del Cattolicismo e del Papato, come fecero Chateaubriand, De Maistre, Lamennais e dimostrasi, nel libro sul dominio temporale dei papi, storico, giurista e amministratore pit1 che pensatore. L' A11to/ogi<1 intanto di– venta il campo di discussione di ciò che più interessa: le questioni agrarie, la mezza– dria. Dal cenacolo, che riuniva questi colti « maestri di fattori », dall'Accademia, dico, dei Georgofili, scuola ed ele,•ata palestra di discussioni d'economia politica tin dal tempo di Pietro Leopoldo, sostenitrice assidua di liberismo, il diballito, confortato da indagini, pas;a nella Rivista del Vieusseux, ed allora vediamo riuniti idealmente quei giuristi, quegli economisti, quegli storiai, che già lo erano di fatto nelle riunioni serali al Gabinetto. Gino Capponi sembra quasi dirigere la di– scusc;ione con l'osservazione oculata e i I fine senso della real1i1; il Cape i, che dallo studio dei contadini toscani risali a quello dei co– loni romani, porta il contributo della sua erudizione storica; il cugino di Gino, Co– simo Ridolfi, « che seppe vivere campa– gnolo e marchese » ed ebbe per maestro nella pratica dei campi un suo fattore, mette a prova la sua vastissima esperienza di cul– tore di studi agricoli, di chimica agraria, di credito parimente agrario; Girolamo Poggi smtlia la genesi del contratlo livellare e in un suo libro, che ancora consultasi, dà un quadro dell'economia medioe,·ale e discende ad analilzare le riforme economiche di Pietro Leopoldo, dei tempi del Gianni e del Fa– broni; il Forti parla dei contadini di Ro– magna e del!' istituto forlivese, mentre il Lambruschini propone un• Cassa di Risparrnio per i piccoli proprietari. Siamo a casa nostra; siamo sulle aie delle nostre case coloniche, nelle vecchie ville di tutta la vallata del– l'Arno, per le vigne e gli uliveti miti di Val– dinievole. ,\la il Vieusseux allarga l'orizzonte: sentiamo voci nuove, voci lontane, spesso straniere. Nell'A11tologia non si dà retta alle grida del Niccolini contro « il barbaro de– lirare dei tedeschi », degli scrittori d'ol• tr'Alpe. Si parla di paesi lontani, di lette– rature esotiche, si guarda alla Grecia moderna, a questa nuova Polonia, attraverso alla fan· tasia del Foscolo e ai canti del suo popolo; il gruppo livornese, che si strinse attorno all'Indica/or• e risentì I' intluenza della vita libera del porto franco, dell'attività commer• ciale concentrata solo in quel punto della Toscana, porta un soflio di aria nuova dal mare; Enrico ~layer ci parla di congressi d'oltr'alpe, Mazzini della letteratura europea ed ecco anche le prime urla delle sommosse operaie inglesi ed ecco Owen e i Sansimo– niani, contro i quali Gino Capponi trovava garanzia di pace sociale nel contratto di mezzadria! Possiamo dir di tutti? Non è possibile: aggiungiamo solo che anche nella geografia si 11otano le due tendenze. Essa è trattata dall'amico del Vieusseux, Graber de Hemso, svedese; nella rivista si ragion.:: del ~lessico, si guarda all'Algeria, al movimento coloniale; ma il toscano Repetti, amico di Carlo Troy,1, scri,·endo il suo Di{io11ario geograjico della Tos.n11a, resta sempre uno storico, che raccoglie pazientemente, girando per le nostre campagne, insieme coi dati geologici, notizie di diritto pubblico e pri– vato e fruga negli archid locali. Sempre così!. .. Dunque storia, diritto, economia special• mente agraria e legata a questa disciplina una pedagogia molto pratica. Si capisce: uomini, che amavano il progresso graduale, che rifuggivano dai colpi impulsivi, che ri– duce,·ano il sapere alla cognizione esatta dei fatti e delle c,pinioni degli uomini, dovevano sentire il bisogno, la necessitò di una disci– plina morale, per la quale la libertà fosse resa possibile senza pericoli per l'orJine. Occorreva dunque dare un' istrnzione agli agricoltori, come già si era tentato di fare ai tempi di Pietro Leopoldo e l'Accademia dei Georgotili se n'era occupata. Ed ecco che coloro, che si erano occupati amorevol– mente della cultLira dei poderi, delle « col– mate », degli ingrassi e dei lilugelli, si 1ivolgono al problema dell'e<lncazione: l'a– bate Lambruschini dalla solitaria villa di San Cerbone in Figline, Cosimo Ridolfi, che si adopera per la diffusione delle scuole di mutuo insegnamento ed organizza in Toscana un insegnamento teorico-pratico di agricol• lllra a ~leleto e a Pisa; Gino Capponi, che apprende molto dal Tommaseo e si oppone alle tendenze arcadiche della pedagogia in– fantile; Pietro Thouar, che per il popolo, per le menti ingenue dei coltivatori scrive semplici libri, dei quali si fa editore il Vieusseux; Enrico >layer, nativo del \\'iir– temberg e dimorante a Livorno; che fa co– noscere i sistemi stranieri di Pestalozzi, di Fellenberg, di Girard; il Forti, che ha di mira l'educazione civile e pensa alla storia come a strumento efficace d'elevazione morale.

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