La Voce - anno II - n. 36- 18 agosto 1910

. . LA VOCF. Conto corrente f'OD la Pesta. A. 882. Sig. Avv. (Cosenza) 'fommaso Nuoletti S. Giovanni In Fiore (Scade 31-12-910) --LJ Esce ogni giovedl in Firenze, via dei Robbia, 42 .,,, Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI .,,, Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO. Anno II $ N: 36 .f. 18 Agosto 19JO. SO~DIARIO: Anticlericalismo Sincero, L.., \'ocr,: - Storia di dieci anni, C10,·.,," A:\ll~:--001 .., - La questione del oeo-malthuslanlsmo. G1ust-:1►PE PREZZ01.1:--:1 - •lettere dalla Beozia, Il, G1~0 BIA!\CHI - Pro e contro la Massoneria, PIEROjAIIIER, D1:-,;,o P1to,·i-::--:z.,1. - La retorica contro Roma, G1ov.,N,1 .\:\ll•::-;001~,\ -_ Fra Cìotl■rdo Segantini, SCJllfQ SLATAn:R. Anticlericalismo sincero. . li Sig.. Carlo_Carnazz.n, pole111izz.a11do co11 1 popolar, d,. Catn111a, ha d, 0 1111J1z.iato l'n11ti– rlenrnhs111a d, rn::;,za .... rep11bblicn11n de/1'0110- rtt'O!,· .A uteri 13,•rrella, 111,•mbro del urupp,,par– lammltnr rep11bblic,111a. Egli dice:° « ~' .r/11/eri ,\ i11srril/o 11rl gmppo rep11bblim110 ,• .11 e fnllo ro11s1dl'l'an• com,· I eredr ,•d il de– positario dr/ pensierodi Mazzini. . ,vin ionou so ù, quali:rnpitolo degli seri/li d, ,vfnzz.1111 nb/11ntrovato rh,• 11011 é i11roc– rm::;,n _nccellnre1111n onorificmza 111,marcbirn. Prapno q11n11do Codro11rhi ern i11Sicilia e prr opnn di q11tst'ultimo, gli v,·1111e ro11feriln In rn111111endn de/In Coro1111 d'Jtnlin. Questo rigorosorep11bblirn110 rrn Prrsideut,· dr/la Dep111n.zio11e Provi11cinle di Cntn11in q11a11- do i rosi del/i popolari i111prg11nro110 1 1n nllivn cn111pag11a nuticlerirnle.J:'bbeue il n·p11bblica110 i11sig11ito di 1111n ouorificmz.n111011nrcbicn, rhe si trova a rnpo del/'n111111i11istrnzio11e provi11- nnle, va a presmtnreperso11a/111mte gli n11g11ri nl Cnrdi11n/1• Nnvn e si genujlelll'Jisicn111mlc, ,• gli bacia 11011 so se la 111n110 o l'n11ello. Questo deputalo che} isrrilloalla Camera al gruppo rrpubblimw, 11011 hn ritegnodi ade– rire nl lw11chello rbe venneoffertoall'ol!.Fnrtn, e eia per fnr mostra de/In lucida ro111111e11d11 rh<', dopo dieri a1111i dnrchcgli ve1111e co11ferita, avrebbepotutoesserenuche1111 po'armggi11iln ». Non do111n11dere1110, questa volta, che cosa i11twdndi fare la vmernbile Ragione ,. il si11cerissimo· gmppo rep11bblicn110 dèlln Ca11urn itnlia11ndi questosuo adepto. Siamo sicuri chr I' 1111ico provvedi111ento sarà quello di.... me/Ieri, i11 lacereogni cosa, 111n11- da11do q11nl/ronccidmti nlln serm11/e Vo-:.c. La Voce. STORIADI DIECIANNI I. Dopo il 1900 l'Italia s'è accinta ad un'o– pera di trasformazione e di rinnovamento, che non può dirsi ancora terminala. Non ne è uscita una nuova creazione storica, con stile proprio e caratteri ben distinti da quelli del periodo precedente ; nè può dirsi con certezza qual-i cose siano morte e quali siano nate a vita duratura in questo tempo: e perciò, incorniciare il quadro troppo vicino, quasi presente, qllasi ancora non completo, nelle linee ferme di u:1' interpretazione, sem– bra pii, opera da politico, che prepari, con la spiegazione dei fatti, uno strumento di azione, che non di storico vero. Un senso di sorpresa s'impadronirà quindi dei lettori al recente libro di Arturo Labriola (1 ), un politico che si fa storico, per non poter agire, e che ci dà una storia dei dieci anni ultimi per spiegare sopratutto come mai le cose siano andate in tal modo da vietare per il momento ogni azione a lui ed a coloro che guardano la vita e la società dal suo pun10 di vista. Nelle pagine del suo volume l'interesse della storia s'intreccia con l'interesse della discus– sione politica condotta su larghe linee, e col sussidio di idee precise e comprensive: ma la storia c'è, c'è lo sguardo penetrante e realistico che allontana I' ieri e l'oggi sullo sfondo ugualmente lontano dell'accadimento storico, e dà signifìcato al particolare con– temporaneo, inquadrandolo nelle linee fonda– mentali di tutta un'età; c'è l'agile sicurezza dell'ingegno che organizza tutii i fatti sva– riati di un'epoca intorno ad un solo concetto centrale, e li narra, sebbene tutti li rammen– tino, con stile che non è di cronaca: ed è ciò che sorprenderà gradevolmente i lettori di questo libro, i quali certo non lo aspet– tavano da uno s:rittore, il cui nome è per i pili associato quasi unicamente ai frastuoni facinorosi della sinistra cli piazza. <( Chì si propong-a di t·onosccre I' Itali:, con– temporanea do\'rà volgere il suo studio ali' in– telligenza di q11e~ti uhimi dieci :11111i, nei quali :•/è visto morire il \'ecchio. ma non ancora na– scere il nuo,·o. l'n grande cimitero è qm:sto decennio, 1;; chi lo rimescoli cle,·e a"ere la con– sut!tudine cle~li odori nauseanti e delle cose macabre. Dentro \'i si 111acem110 partiti, uominii reputazioni ed ideali_, alcuni anzi co11 1111 .ce~to belletto laido, che simulava 1111 candore eh gio– vinezza ... Ed il rivolwdonario che voglia avere una certa nozione di ciò che s-P""possa fare. e di ciò che si debba omettere, dovrà appunto a questa pietra sa!{giare l'oro delle sue aspira– zioni ». Cosi la storia narrata è attraversata dalla polemica contro la deg!nerazione riformistica del socialismo. I rivoluzionari che durante (,) Storia di dù•d n1111i ( 1S99-19091. ~Iilano, Casa editrice <( li \'ianclantc )), 19;0. questi ultimi dieci anni -si son trovati pii, volte costretti a contrastare clamorosamente la via dell'addomesticamento alla democrazia sociale, si può intendere che sentissero il bisogno di un'apologia del loro passato, ten• dente a dimostrare che, se la loro azione ha dovuto più volte avvolgersi per sentieri senza uscita ciò è stato per la natura stessa del male da combattere, e per la povertà poli– tica del proletariato, ; ma che essa aveva in sè ragioni storiche elevate, non solo bastanti a giustificarla, ma che non sono state elimi– nate da quanto finora è accaduto. Più la storia degli anni di lotta fra le tendenze dilaniatrici del 5,ocialismo sarà narrata con imparzialità e con penetrazione, più quelle ragioni, se esistono, dovranno apparie in tutta la loro forza: e cosi in questo volume I' in– dipendenza di spirito, la libertà dalle passioni e dai pregiudizi dell'uomo di parte, danno forza alla parte che sta dietro l'uomo e fanno veramente del libro un'apologia ed un'accusa. L'apologia può avere le sue ragioni; ma l'ac– cusa è giustificata? t: quello che vedremo in fine. Ripercorrere tutta questa narrazione, rias– sumendola, non è possibile: trattasi per lo più di avvenimenti noti, e di considerazioni che non si lasciano costringere in n1i nor numero di parole, perchè, già così come sono, rappresentano, più che 11nvero e proprio Sl'ol11,imento, lo schema soltanto di una trat– tazione più ampia. ,Vla varie figure e varii avvenimenti pili salienti, ~ono caratterizzati qua e là, in modo tale ch'è opportuno ripro– durre qualche passo, per dare un' idea del libro. Ecco per esempio Crispi, proprio sulle prime pagine: « Crispi 11011 era quella cnnaglia che i clemo– cr:uici si compiace,•ano di mostrare. Era un vero meridionale, impulsivo, disordinato, pieno di lampi e di mernvigliose intuizioni, tutto este– riore a se stesso e privo di ogni potere di con– centrazione internn. Amava sinceramente e fer– mamente il suo paese. e quindi estraneo a o~ni consicleraziom:: di economia t: di classi, credeva al potere dello Stato, e gli pare,·a che se que– sto a,·e,·a un fine, il paese do\'eva cerrnmente fornire i mezzi .... ~fila op1>0sizione del ceto borghese di Lombardia e delle classi la\'Ora– trici di ogni parte d'Italia non iscorse l'o~tacolo che le forze elementari cli un p:1ese oppongono alle follie stravaganti ciel genio individuale, ma la provn cli una malizia antipatriotti~a. e di una obliqua congiura. lo sono stato una ~·1ll111H1 delle sue leggi cli eccezione (1894). ~na nco11osco_~-o– lt:ntit:ri che Crispi è "tato l '11111co uomo poht1co italiano che abbia a\'uto un grande concetto ciel proprio paese e che abbia indiriz~ato tutta la sua azione a renderlo grande e felice : sventu– ratamente egli era un conterraneo di ~lazarino ! La tortuosit:\ e le torbidezze del temperamento meridionale, proprie di una gente mescolata con sangui non puri e cli fantasia in~emp~rant~, det– tero alla sua politic;\ quell~ pat_111a cl~ c_qu1vo_co, che tanle \·ohe fece apparire 111 Cnsp1 1111 111- broglione; e nessuno forse al gO\·erno portò BiblotecaGino Bianco intenzioni di 111aggiorc!)incerità e rellitudinc di condotta perso11:ile ». Caduto Crispi, incomincia la crisi costi– tuzionale, originata dalla paura e da un er– rore di appre1.zamento. Quando l'opposizione capi<snata da Cavallolli travolgeva con Cri– spi fi sogno della politicd africana di Um– berto, il circolo personale del sovrano vide nel paese serpeggiare l'insurrezione: e non s'accorse che dietro le popolazioni che to– glievano le rotaie dei treni per impedire le partenze per l'Afric,, c'era sopratutto il ma– lessere di una borghesia industriale che non ave\':1 nel Governo i I < suo » Governo, e che avrebbe potuto essere attratta nella sfera del lealismo più sviscerato con un semplice muta– mento di rotta. Gli uomini che a qualche anno di distanza avrebbero dovuto effettuare quel mutamento, vivevano già ed avevano dietro di sè una lunga carriera politica; ma l;mberto, tutto chiuso nel circolo invincibile della sua imperfetta visione delle cose, non li amava, e li teneva lontani dal potere. Vi era poi, oltre alla paura infondata della piazza, un apprezzamento errato del grado di resistenza che il Parlamtnto avrebbe sa– puto fare ad una politica militare e nazionale. In reahà il Parlamento, (o per meglio dire la sua ala estrema), non chiedeva che di es– sere addomesticato. Ma il Sovrano credeva sul serio ch'esso facesse sul serio; e poichè a malincuore aveva sacrificato Crispi, ten– deva ora a scavalcare il Pa1 lamento, per rimeltere in piedi quel disegno politico che in Crispi aveva trovato il più entusiastico uomo d'azione. E cosi si venne alla crisi costitu– zionale, attraverso le giornate del '98 1 che rinfocolarono la paura, e affrettarono le de– cisioni. Rudinì 1 sul quale la democrazia italiana ha fatto ricadere tutto il sangue delle gior– nate di :-titano, fu, in quella pazza e stolida repressione, « il meno responsabile di tutti :o. « Egii 11011 er,t più libero. Egli 11011 a, rcbbc certo 111:t.i pen~ato di abbandonare il potere in un 'ora che giudica\'a di pericoli ; poi era un conser\'atorc è ;wcva l'idolatria cieli 'ordine; ma st aves:-e osato questa decisione, nessun dubbio era possibile per lui che \'b"conti-\'e11osta o Pclloux lo avrebbero sostituito, org:rnizznndo una disperata reazione e prorogando sine dic la riunione clella Camera. I democratici lombardi che accontentandosi di Crispi nel 1896 salva– rono la monarchia, furono nel 1898 dli una seconda volta fulminando dti loro odi il mar– chese Di Rudini, <:: dimenticando - perché 11011 era comodo - l'organizzatore del complotto. :\la almeno il Ruclini, nel 1898 1 sal\'a\'a il re– gime parlamentare >>. E così siamo al periodo della campagna ostruzionistica. Ecco il profilo dell'on. Son– nino: « A difforenza degli altri uomini politici, che occupavano il primo posto nella opinione dei partiti co~tituzionali, il Sonnino non ave\'a pas– sato patriottico. La sua mancata partecipazione ai fatti del risorgimento lo rende, ,1 estraneo all'ìdeologia libt:rale, comu11t::agli altri. Arido cli temperamento, 11011 era accessibile ad entu– siasmi; sopratutto 11011 li comprendeva negli altri. ciò che era peggio. La cultura non riu– sci,·a a vincere l'opacità della sua animn; anzi. 11011 assbtita clnl sentimento, degenernva in pe– danteria. Formatosi nell'ambiente idea le seg uito alla ri,·oluzione. aveva accettato delle s.ue dot– trine sopratutto la critica agli istitut_i lib(>rati. Ora quesw critic:i. può condurre .fac1lme_nteal socialismo, come è accaduto a motu: ma bisogna a,·ere passione e sentimento. (\egli nitri deter– mina una sorda e irosa ostilit:\ per gl' istituti liberali. Era di costoro il S011ni110. Senonché 11011 avendo lui propriamente inclinazioni perso– nali eù essendo portato ad una grande fiducia per la caria stampata e le dimostrazioni as~ratte, accettava con indifferenza la sua parte d1 rea– zionario: nella quale pote,·a "olo conservarlo 1 1 ira degli anersari e l'amor prop_rio saettato dalle \'iolente accuse. :\la era cluaro che la :-,tess.aseccheua del temperamento e la conte– nuta brama di potere, che pure dèsiderava per le sue esperienze cli mediocre ideologo, ~vrebbe potuto dargli altri comp_agni, se co~1qu_el11 avesse \'isto più spianata la v1:1.,come cli poi ,,cca~de, che se 11 italinno è immemore, la democraz1a è :1.mu10 smemorata! Per il resto capace, e non di pili, di quella onestà che dà il danaro larga– mente ereditato e l'educazione negli agi, era zelante di un rigido criterio nell' aniministra– zionc e desidernva che nessuno se ne scostasse)). L'ostruzionismo ,·ince, per la pressione delle classi lavoratrici che s'erano organizzate dietro l'Estrema parlamentare. Poi si ha il regicidio. All'all,a <lei nuovo regno la scena muta /iso– nomia. Il nuovo re tenta altri uomini, e Za· nardelli può iniziare il suo esperimento co– stituzionale. Giolitti esce dal lungo periodo di quarantena ed appresta, all'ombra del te□· tativo liberale, gli elementi del suo sistema politico. Che cosa è avvenuto in realtà? Non molto più di questo: si è capita l'inu– tilità di combattere contro i mulini a vento. Sonnino s'era fitto in capo che la gente del- 1' Estrema volesse proprio la repubblica ed il socialismo, Zanardelli e Giolitti capirono benissimo che si sarebbero accontentati di molto meno; quest'ultimo sopratutto intese a \'ola che i parlamentari rossi non cercavano di meglio che avere ragioni sufficienti per passare decorosamente il Rubicone, e legarsi alla greppia. E capito questo, Giolitti spiegò una virtuosi1à straordinaria per facilitare la strada ai desiderosi : mentre d'altra parte la politica liberale inaugurata di fronte agli scioperi ed alle organizzazioni operaie, co– minciava ad estinguere nel loro stesso seno il lievito rivoluzior,ario. Poi viene la poli– tica dei lavori pubblici: quando i disoccu– pati si agitano, i I Governo dà loro qualche lavoro di pubblica utilità - naturalmente inu,ile - e cosi, a spese dei contribuenti, i lavoratori coscienti ed organizzati sono soddisfatti. Si organizza, a poco a poco, un'oligarchia operaia legata elettoralmente al partito socialista, e che entra con questo, di fatto se non di nome, nell'orbita delle istitu,ioni monarchiche. Contemporaneamente la politica estera ita– liana cambia rotta. li capitolo sulla politica estera, ch·è uno dei migliori del libro, tulio pervaso di spirito realistico, chiaro, netto, ricco di vedute giuste e di sagaci osserva– zioni, mostra a nudo il vero spirito della Triplice, che ali' Italia vendè il sole in cam– bio di miliardi spesi negli armamenti, e come quesia alleanza sia venuta, poco dopo il '900 a trovarsi in contrasto con le ragioni più elementari dell'esistenza nazionale, per l'e– spansione balcanica dell'Austria. Giunte le cose a quel punto la politica triplicista della Qinastia subi un arresto, e do,•è dar di volta : onde si venne ad incontrare e a fondere con la corrente liberale che dominava nella po– litica interna. La politica estera di Prinetti e quella interna di Giolitti s'accordarono be· nissimo nel sistema costituzionale di Zanar– delli. E cosi la monarchia, in pochi anni, senza rinunziare ad altro che a ciò che era inutile, a\'eva rafforzato la sua base nel 'paese ed era matura per diventare il centro d'at· trazione di tutte le forze parlamentari. È impossibile, ripeto, riprodurre in rias– sunto la storia dei dieci anni. Ecco venir foori la questione meridionale, che il Labriola giu– stamente caratterizza : ed a proposito dei rap– porti fra il mezzogiorno e la sinistra storica, mette in luce, molto opportunamente, la man• canza di differenze sostanziali fra Destra e Si– uislra, il che spiega come mai esse si confon– dessero in .seguito in un solo partito dell'or– dine. Poi Giolitti va al potere da solo, e vi torna dopo gli intermezzi di Fortis e di Son– nino. Ed egli inizia la politica degli affari. « Kel suo concetto, troppa politica si era fatta negli ultimi anni. Ern tempo ormai di ritornare agli anari, di occuparsi ciol: degli interessi del ceto industriale .... Egli pensava che sino a lui c 1era stato il governo dei politicanti1 doveva

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