La Voce - anno II - n. 34 - 4 agosto 1910

co,-,.eutc ,,, 'I' •On I OIl] ,h • Pesi. . ..,,aso iv (Scaa S. Giov ll~fetti e BJ.12 9 ann,in F· · IO) iore Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 ,;I, Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI ,;I, Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L 5,00. Un numero ceni. IO. Anno II .;1, N: 34 Jf. 4 Agosto l9J0. 50;\t:\IARIO: Per riparare ni mali della scuola media, LA \·oc1-: - I '' Cahi!!rstic la Quinzaine,, Il, t;1USEl't't-: i1REZ.lOIX'\I - llic sunt lcones, L. \'. - Antlclerlcalismo~incero, L.\ \'ocE - Areno, .\RTl.kO B1~1 - Retllllche di G. Salvemlnl e R. Piccoli. Per riparare ai mali della scuola media. I Cahiers de la Quinzaine ,,. X,-/ Corriere dcll.t Scr.1 dd 27 luglio 1910, s1 leggeva 1111 rcrclle11tc articolo del prof. Vittorio Cin11sulle tristi co11diz.io11i di disciplina 11e/lequali si lrovn110le uoslre scuolr 111edie. li pnf. Cin11,co1111101/n ener– gia, de111111cinvn tra le 1•nri,• rn11sedi questa i11discipli11ntez.zn e d ecndi,11z.n 11,ornil' « lt inframrnettem:c, lt:, pressioni, gli intrighi politici e settari, procurati e adoperati dai degni genitori, elettori, grandi elet~ori, .afligliati ze– lanti per c1more della prole m111acc1:1rn )). Cilnti dl'i rasi J>i11 srn11dnlosi, egli diceva: << La 1·arroma11da=iont1, intesa a strappare un favore - cioè a fare uno strappo alla giustizia scolastica - assume tanti toni e tante parvt"nze quante sono le persone interessate, quanti g~i arnbienti nei quali esse operano ... Insegnanti, p1t:sicli, provveditori, prefetti, funzionari del l\linistero, gli stessi ministri, si trovano talmente circuiti premuti insidiati, minacciati, che fini– scono 1 col ceder~, col lasciar fare; onde s'è formata una tradizione di oscura complicità ai òanni della scuola, della gius!izi.1, della mora– lità, della clig-nita scolastica ». Q11,•s/1', e nitre COS<' cheil prof. Ci1111 dic.'Vn, s,>11; giustissime e co11osci11te dn . t111/1.; 111n il male è n11corn pi,, grnw, si, s, p1•11sa che q11<'Sli' nbit11di11i so110 pe11etral<' i11 quelli stessi cbe si dichiarano • n111icidella sc110/n. > e persi111, 11elcorpodi qlli,i gionwli che,_co111~ il Corriere della Sera, Jn11110 />rofemo11i, d1 ri11Vi1[orire il senso della dig11itirscolnsticn. ,, della' 111ornlitl,, sln111pn11do nrlicolico111e quelli del Cin11. faco, per esempio, 111111 lelleri11n del/'011orrvoll' .rl 11rfreaTorre, corrispondente politico da Roma del e _Corriere della Sern », /IOll(heme111bro di svnnnle com1111ss10111 dc/In Pubblica Istm:;Jo11e, e i11 predicnlo di dive11- lnre, 1111 giorno o l'~ltro, 111i11is(ro de/In 111e– desi111n. In lellern e sinIn sped1tn11 1111 pro– f more di 11110 dei licei di Napoli: , Roino, 8 luglio. 1910. CA:.lf-:t{A l)J-'.I l)i,:pt·T.\TI. Gentilissimo Professore, Richiamo la sua benevola attenzione sul gio– vane~. N. di N. alunno del R. Liceo ... ripe– tente gl: esami di licenza liceale. Cordiali saluti e ringraziamenti. Suo dev.1110 :-\~DKE.\ TORRE >>. Noi p11bblichin1110 questa lellern seg11e11do il consigliolodevolee a11/orevole che ci dir lo stesso Corriere della Sera per boera del pro– fessor Cin11 : Sono poi convinto che a kner desto nei mi– nistri e in tutti i runzionari il sentimento dei do\'eri loro e delle loro responsabilità, ad am– monire coloro che, per lunga consuetudine, si credono onnipotenti e intangibili, sia indispen– sabile l'opera della stampa indipendente ed one– sta, risoluta a denunziare senzn pietà qualsiasi abuso in questo campo sì che ne giunga un'eco anche nel Parlamento, a proinuovere inchieste, a in\'ocare pron·edimenti adeguati. Ors11 d1111q11e: spettanl Corriere della Sera ora n di111ostrnre la rellez.za delle propne i11tmzio11i. Che dirà il pnm di 1111 giomnle cosi /mero per /11discipli1111 scolnsticn ,, che poi hn per corrispo11de11/e di q11estio11i politiche e sco/nsticheper l'npp1111/o 1111 dep1111110 chefa pn·ssioue,soprn 1111 professore,11el tempo degli esnmi, n favore di 1111 ripetenti'? Mn 11011 ci si creda rosi i11ge1111i. Il Cor– riere della Ser,1 starà zitto, /'011orei•ol1• Torn· co11ti1111rrli II pnrlnre d,·lln dig11itàscolasticn, e gli nitri giomnli slnr1111110 p;,, z.illi che111ni. 1::.· 1,,11i nllegri ! . . ./\'oi pero 11011 scrivw1110 ;,er costoro.Srn– vinmo per d,•i lettori tra I q11nh ~nppw1110 che i pii, 11ò11 appartwgouo a q11ej;l1 scetl1cr e sce111i che for111n1! grn,! pa;·t,,.de/In gmern– z.ioue dnlln q11nle ,, !'sc,/11 I_odiernaCa_111era dei Dl'p11tnli. i 11osln lei/on pms11110 111~er~ co11 11oi c/J,,chi adopera In s11n n11/ont11 d, dep11tnto, i11 111alcrin a/Talloeslr1111ea_ al 111111!– dnto s11ù,gi11dirn11do rbe s, debbam11n111•re 111 ndom~io111• de/In cnrln i11tes/11/11 del Parla• mento" e obb,•direalle im111omli pl'l'ghil'reche, con a rin di co111a11do, egli i•i h~ _so-illo _sopra. i• politicn111eul1' ,. 111omlme11t1' d s1.<11111a/11fr. La Voce. Il. Sarà bene comfnciare con una caricatura. Alle volte le caricature rendono, meglio d'uno studio obiettivo, i I carattere d'un uomo. È una lettera, quella che citeremo, polemica e beffarda ; ma lettera d 0 u~ uomo di spirito. Il Péguy che ne salta fuori, è un Péguy esagerato e grottesco, ma nel fondo del quale c'è qualche cosa di comune col Péguy come mi è parso essere nella realtà. Ecco alcuni brani della lettera. Non la riporlo tutta, perchè il fondo e l'origine della pole– mica non ci interessano affatto: « i\l io cnro ccl integro Pt!glly, Pt:r quanto alltuati sieno i tuoi abbonati a sentirti proclamare il gran tradimento del cilta– dino X .. o Y .. nondimeno la lettura dell'ultimo quaderno non ha potuto non danni allo sto– nrn.co . Non già, lo so bene. che sia q11e:-tala prima zampata che tiri al .llom•1'111l'11I con q11el1';1spra severità, e anche, conressiamolo, con quel!' in– genua inabilità che è propria solrnnto dei mo– ralisti impeccabili. Ah 1 se noi si rosse facili ed eleganti censori. e se il 11/ouvement fosse, come i Ca!,ù:rs, una tribuna per distribuire i premi di buona condotta .. non dubitar che pili d'una volta ti avremmo messo fra i ragazzi cattivi. .. Oggi però 1 ,·ecchio Catone mio, hai passato proprio i limiti. Io non sono incaricato cli ri– sponderti, ma poicht: mi hai pubolicamc:-nte biasimato, tengo a presentarmi davanti la Tua Austerità ... » La lettera continua su questo tono chia– mando Péguy l11corrnttibile, Anastasia i11s0- spei!abile, Terribile Censore, ecc. ecc. e fi– nisce: « T'assicuro. Pt:gtty 1 che tu mi inquieti. Tu ti domandi che cosa faremo di qui a quindici o sedici anni. E molto probabile che saremo socialisti. ~la tu, Ptguy 1 che cosa sarai? Tu sarai, come oggi 1 peguysrn. Ed e molto perico– loso; diffidane. L'orgoglio è peccato capitale e, spinta a 1111 certo puntai l'ipertrofia cieli' io appartiene alla patologia ». [Ca/1iers, giugno 1902]. Questa lettera è per me più · significativa di un'apologia. Dalle parole dell'avversario seccato, balza fuori tulla la figura di Péguy in un solo getto. È proprio lui, ~on quel suo spasimo ardente di verità, con la sua severa e un po' arida rigidità d'alto esecu– tore dell'opera di giustizia. La lettera che ho citato mi piace enormemente per questo che nessun amico di Péguy, volendo lodarlo, l'avrebbe scritta meglio. La funzione di Pé· guy nel mondo vi è descritta a meraviglia. Egli è di quelle coscienze diritte, che la fortuna del proprio partito non benda compia– centemente per gli errori del partito e per le sue degenerazioni. Uomo tutto d'un 1•ezzo, sarà inAessibile con gli avversari, ma pii, ancora con gli amici e più di tutti con se stesso. Come scrittore, come direttore, come gerente d'un' impresa libraria sarà tutto d'un'anima sola. Non avrà una partita doppia, una per i principii e l'altra per il commer: cio: morirà piulloslo di fame che cedere. E qui non si tratta d'una frase. Quando un avvenimento della sua vita privala gli dette in mano qualche migliaio di lire, non esitò ad arrischiarle per il movimento sociale, e fondò una libreria editrice; egli era ancora alla Scuola normale. I.a libreria andò male, per v~ric ragioni, non esc\u:;a la rigidità <l'. carattere del direttorr. Dopo qttell,1 vennero t C,1,icrs. Essi rnppresent;1no dieci anni di BiblotecaGino Bianco -.j!la.- Péguy non ha mai stampalo un volume per il calco1o d avere cento abbonati di più; nè si è mai rifiutalo di pubblicarne (e di scriverne) alcuni che gli procuravano cento abbonati di meno e gli facevano cento nemici di più. «: Uno dei miei vecchi compagni rii•oltalo alla lettura dl'I primo quaderno fdella seconda seriel si C violentemente disabbonato per sette ragioni. Charles c;uyesse però mi assicura che il disab– bonamento è un segno cli vitalità. Difatti rice– viamo ogni giorno degli abbonati 11110\'i. ~la un mo\'imento di disaffezione si accenllla tra i miei ,·ecchi compagni ed amici. L,'n movimento cli abbonamenti è continuo tra le persone più lo11- 1a111.: . • Tutto quel che si può dire è che il se– condo è più forte del primo ». Difatti i Cahiers hanno avuto fortuna. Quando si pronunzia questa parola non si creda a nulla di straordinario. li locale dei Cahiers è una piccola bottega di via della Sorbonne a Parigi, con un retrobottega al– trettanto piccolo ; c'è l'amministratore a un piccolo tavolino; Giorgio Sorel, ogni gio– yedì, seduto ; qualche visitatore e amico, in piedi o appollaiato sul banco degli scaffali che girano torno torno a tullo il locale. Nulla di più francescano. I Cahicrs hanno direttore e gerente Péguy; ammini- -.s!.r.:ltore _\ndré Bour3eois, un forte !:ivoratore. Sono relli con la più scrupolosa meticolosità. Sono stampati da operai tipografi sindacati e con le tariffe della Federazione. Non sono mandati che agli abbonati. Sono accuratis– simi nella correzione tipografica. Ogni vo· lume porta segnala sul dorso la data d'escita, la tiratura, il formato, il prezzo, con delle formalità curiose e, per alcuni, un poco ridicole. Per esempio: << i\oi mettiamo il presente quaderno in com– mercio; decimoterzo quaderno della terza serie; un quaderno giallo di 72 pagine; in-18 grande jésus; lo \'endiamo a due lire ». E nel!' interno: « Abbiamo dato il si stampi, fatte le correzioni, per mille trecento esemplari di questo decimo– terzo quaderno e per tredici esemplari su carta whatman il martedì 15 giugno 1909 ». E più sotto: <e Questo quaderno è srnto composto e tirato da operai federati ». E nessuna meraviglia se leggeremo anche: <e I Ca!tiers de la Q11i11zai11c sono composti a mano con caratteri tipo fine X V 111 secolo (Oidot)i della fond~ria ).!;"1ye11r (Allainguillaume, I. Saling e C. succ.) 21, via del )Iontpamasse. Parigi, sesto mandamento )>. Giacchè ciò risponde al modo col quale Péguy concepisce il libro. Si legge nel pro– gello d'un'edizione del Po!;•e11cte, che doveva celebrare il decimo anno di vita dei Cahiers: « l..a \'era bellezzn d'un libro deve intendersi· della bellezza dell'opera scritta; dell'assenza cli illustrazione; della bellezza della tipografia ; della bellezza della carta; dt::l numero limitato dei suoi esemplari )). {Cahiers, serie :\, voi. I). Tulle queste condizioni, dd resto, sono osservate in tutti i Cahicrs, e ne fanno la pii, corrella e una delle più serie (tipogra– ficamente) riviste eh' 10 conoscr.. Sono cose da nulla, ma gli esempi si po– trebbero moltiplicare, e ne verrebbe fuori quel carallere di scrupolosità, di ricerca d'e– sattezza e di veritil e di accordo tra vita e teoria, che è il bello, che è l'eroico (perchè portato a un livello più che umano) lato dello spirito di Péguy. È un uomo un po' duro e angoloso; un po' secco, se volete; ma in que– sti tempi ài menefreghismo e di leggerezza, in cui da nessuno c'è da chiedere di più del minimo occorrente per non esser b,ric– coni e vili; quando si incontra un uomo che fa più che il suo dovere, bisogna pren– derlo e portarlo in palma di mano e farlo vedere a tutti come una vera meraviglia. T,mlo è lo spirito del dovere in quesl'uomo che non solo ha sacrificato interessi mate– riali, ma anche interessi morali, anche le proprie ambizioni di scrittore e di lavoratore. C'è una bella pagina di lui, più eloquente di tulle le mie parole. « C'è anche la tentazione del la\'oro. Lavo– rar per si', come noi dicevamo ingenuamente alla Scuola normale. lo avevo la tentazione di lavornre per me. lo non posso dimenticare d 'es– st::rcun filosofo. Lo dico con una certa fierezza, in un tempo in cui, cli tutte le culture, quella filosofica è certo la più esposta alle ingiurie, ai saccheggi, ai disprezzi e insieme alle peg• giori adulazioni, e quel che v'è: di peggio, alle co11traffazioni di unte le demagogie. lo non nego, io 11011 voglio dimenticare tutto quel che devo, per il mio la,·oro. per il poco che ho di filosofia, a questa prova, a questa esperienza cli quindici anni. lo v'ho imparato e quasi v'ho preso, molto di quello che non s' im– para 11ellescuole e nelle assemblee-. Jo so oggi, nel solo modo in cui si possa saperlo, con 1111n esperienza reale e involontari.1 1 (cioè che non nveva mai voluto o preteso d'essere un'espe– rienza), con una dura e crudele prova. e lunga, quel che sono delle spese cli impianto e delle spese generali, tutto quel che t:: un bilancio, non soltanto il bilancio d'una famiglia vi\'ente real• mente d'un lavoro di produzione, del lavoro d'una produzione, 111a il bilancio cl'un'opera, cl\ma istituzione, d'una casa; intendo anche d'una casa di produzione; ho imparato e so quel che é un esercizio 1 dei conti correnti, il dan- e m•t'rl' 1 un avanzo e un dejicit, un prezzo cli costo, un bilancio, un preventivo, un inven· t.trio, un tanto per cento di reddito, un lancia– mento. una forza di produzione, e so quel che è la pubblicità. So, in una parola, quel che è un organismo economico, industriale e com– mercialt!. Ho anche imparato, so quel che è l'amicizia, questa potenza economica. I lo co– nosciuto con una conoscenza, con una prova, con una esperienza unica, che non ha equiva– lente, quel che è la fedtJtà e al rovescio quel t:he è l'infedeltà; ho conosciuto la costanza e ho conosciulo l'incostanza. I lo molto conosciuto l'ingratitudine .... 1 lo conosciuto l'amicizia, quel che e e quel che 11011 G. I lo conosciuto le ami• cizie e le ini111icizie 1 1>li at\1ori e gli odi, il si– lenzio concertato, il boicott;:iggio 1 lo strangola• mento sordo, lo strangolamento rauco, l'indice laico, 11 investimento silenzioso, la g-uerra eco– nomica, il blocco, e in ogni tempo l'assedio ». [Caltiers, 20 giugno 190S]. Non cito di più. li direllore mi avverti– rebbe eh~ La Voce è piccola. Cento pagine ci sarebbero di Péguy, nell~ quali si sente ch'egli si è fallo tutt'una cosa con la sua crea– tura. Ah, quei cari giornalisti eh' io mi cono– sco, che ho misurato con la squadra e con le seste, e veduti a fondo nei momenti decisivi, incapaci a lavorare se non con e per il gua– dagno, schiavi delle loro consorterie di pen– naioli, e capaci di metter sollo i piedi tulle le loro idee per il proprio comodo e per il proprio portafoglio I Davvero che non si ama se non quel che è costato un po' di sacrifìzio 1 e costoro che non si sacrificano per nulla, nulla hanno amato. Charles Péguy ha fondato i Cahiers quando esciva dalla Scuola normale, e l'affare Dreyfus

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