La Voce - anno II - n. 30 - 7 luglio 1910

l,A l'OCF. Conto correuto ron ta Pesta. Tommaso Nuoletti A. 882. Sig. A vv. (Cosenza) S. Giovannin Fiore (Scade 31-12-910) Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 .JI, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLlNI .JI, Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni. lO Anno II .:I- N: 30 .:I- 7 Luglio 1910. L'antlclerlcnllsmodell'on. Credaro, LA VOCE - Che fare?, G10V,\NNI CEXA - L'opero di Arturo Farinelli, FF.RDINANUO P,,s1~1 - Per 111 rappresentanzadel consumatori, ~ltCHELANGELO BILLIA - Carte In tn\'ola (con 9 illustrazioni). ARD!i:NGO Sorr,·1c1 / pro/ti/ori, A. S. - .r/ Proposito di 1111 trrlicolo, ERNESTO LuGARO, G1uL10 VrrAtl. L'anticlericalismo dell'on. Credaro. Una R. scuola rlassi,:n, il Gi111insio di Ader.,,J, i11Sicilia, devefarsi la bn11diern. Il direi/orernrroglie soldi 111'/ln ci11ruli11n11zu, e pubblica(f,crcbe /t, r~llelln vada 111eglio ?) 1111 avviso col q11ale si J n noto al p11bblico e al– i' i11di111 rbe la ceri111011irt bntlesi111nle de/In. b1111diern sad111(/ìdntn i « Revere11di Mi11istri del S1111/1111r.o ». Protestedq:li i11seffllll11ti federali di Ca1n11in: essi crer/0110 ù, co11tmstocolla ji11nlitl, della seno/aseco11daria l proffellntncerimo11ia; sanno poi bme /Jercbèsi faccia 1111 tale allo di so111- 111issioue n/111Chiesa: in.falli In c/eriralizza– zione del Gi111111sio di A demo procrdea o/. tranzn, e il rlero adl'rnesev11ofo - per f,11i elellorali 1111a prova p11bblirasolenne dei benpensantismo del 11111ssi1110 istit11/o locale di ùtruzioue. L'o11.Credarovieue i11for111n.to dal Prov– vedi/ore e del/'i11iziativadel Direi/oree delle pole111irln sorte i11 seg11ito ad essa. Credaro fa il sordo; poi, peffffiO,ordi11nin sosta11za di lnsrinr fare. Il 18 gi11g110 la pirrola villoria del par– tito rlerimle adi,rnes,,,rl'spo11snbile d l vergo– i;11oso staio di i11c11/t11ra di q11ellepoverepo– polazio11i, co11sidernte ab immemorabili ro11rn feudo.elellornlee lerrwo propizio allo sfrnl– ta111e11to, è rnggi1111/n. .:: la prima YOlt:1 rbe ,ma scuola s1•co11- dnrin 11perta111e11te 1ostrn di es.rnre nllt!dipen– denze del Vicarioforn11eo e del r,npitoloca- 11011icnle. Tofflia1110 la 110/i{in dal 'Azione di Cnt11- 11i11, organo del 1111sis1110 e della renz.ione clericnlea 1111 te111po: « 18 giugno. "Solenne benedizione della nuoYa bandiera del R. Ginnasio. ,, - Og{fi In storia del 11ostroCi111111sio ba srrilto la p11gi11a piti gloriosa e pi,i lieta vedendosi f,11n/111enle roro1111ti i voti 111w11i111i def!li i11- Sl'f;lla11ti d esso isti/11/0 e di q11est11 ill11stre rit1ndi11a11za adrnnitn, che ge11ti/111e11/e f!WC· rosa aveva/o ,/,;m,todi 11111t rnperba ed a•·ti– slica ba11diern. • La sacrn [1111zio11e hn avuto htOffO 11e/ gran corridoiodel11oslro {fi111111sio, dove, appena en– trati, erano stati falli schieraregl-i 11/111111i e le sig11ori11e n/111111e. Fallo silenzio, il Cn11. Vi11cidoli. /linceuz.odel R.1110CapitoloCol– leffiatoed imeg11a11/e in questostesso R. Gi11- 11asio,i11 qualità di delegato del Virario Foraneo di 'Ademo, con /i, i1,se1:11e di ber– rei/a, rocchella, 111ozz.elln violncen e stola, i11cede fra lo stuolo degli st11de11ti ed npprer• sa/osi nlln. bandiera di, pri11cipioal snrro rito, che f,11isceco11l'aspersione del 'arqua sn11ta, /1111/0 odinln dagli idrofobin11ticlericnli, i q11ali,se m conoscessero l'ejjicacin terapeu– tica, 11esentirebbero, i11vece, vero bisognoroti– din110per fnrn 1111a siste111aticn c111·a 1111/ira– bira e per ca/11111re i loro irritabili e smsibi- 1 issi111i 11ervi ! » Alla ceri111011i11 assi;tevn, come 11011 1\ rin 111ernvigli11rsi 1111cln 1111 professore massone, il prof. Snlvnture Sn11tn11gelo, ltre ni d11e professoripreti del Gi111111sio, e al cll'ricale direi/oreN1111z.io Cnliongnn,1'X·f!Wtiln. ' li M i11istroCrl'dnroern staio prenvuisnto del fallo da due deputati " rin/ presidente della seziom degli i11seg11a111i 1edii di Ca• tm,in. Morale: L' 1111/iclerirnli.11110 di 111 11i11istro radirnle vale q111'ilo d'1111 professor,,111nssu11e. La Voce. CHE FARE? (*) Cnro Prt.F_o/ù,i, È venula la grave do– manda. La sentivo salire in voi da tempo; ora erompe. Essa vi fa onore. Essa significa che credete, voi e i vostri amici, non aver fatto sinora gran che; ciò non è giusto, ma è modesto, Più d'uno della generazione preceJenle al la vostra ha trasalito di gioia. La generazione nata intorno al '70 non fu brillante, l'ha detto qualcuno di voi non ricordo più in quali termini poco lusinghieri; non conta grandi letlerati come vessilliferi e i giovani non la stimano. I migliori di quella genera– zione ebbero una gioventù perseguitala o mor– tificata; nondimeno essi hanno formalo, fra l'altro, quei nuclei cli vita seria e veramente nazionale che sono la Federazione degl' inse– gnanti medi e qt1alche altro organismo vitale. Ma parliamo di voi. Quanti siete? Vorrei che foste molli. Dai vostri coet:rnei mi parve sinora ci fosse da sperare meno ancora che dai miei : troppa critica, anzi disprezzo verso chi erra perchè agisce, e anche esibizionismo, arrivismo. Temo (*) Non mi sarei mai immaginato che l 1 ullimo mio articolo Che fnrc l avesse a destare tanto interesse fuori della stretta cerchia elci più lon· tani e oscuri lettori della Vore, per i quali J'a. vevo scritto come lilla specie cli circolare riser– vat~ e di lettera intima. Perciò m'ha \'eramente sorpreso ricevere la lettera di Giovanni Cena che pubblico, quella cli Alberto Caronci11i, che pubblicherò nel prossimo 11t1111ero, poi lettere private di ,unici e persi110 di clepmati, e sapere che Romolo Murri risponderà nel prossimo ,u,– mero ciel Commc11l0, e leggere v:1ri giuclizii di giornali, come quelli della Nngione e del!' Unione. Non m'ha sorpreso, nat11ral111e11te, In Crnnde fin/in, coi suoi 11011 giudizi, m3 pregiudizi. A tt1tti, come si conviene e con lo ~pnzio che c'è concesso, cercherò di dare rispostn. g. pr. che pochi fra i vostri coetanei partecipino sincernmente al vostro sconforto per le con– dizioni presenti cl' Italia. In qual~ altro paese iofal!i gl' ingegni biillanli uniti a coscienze leggere « arriverebbero » così presto? Ma quand'anche fost-e pochissimi, non con– tribuirei con minor sollecitudine e si111patia alla ricerca che voi istituite nella Voce. Che fare? Voi a,·ete tracciato un quadro desolante della r:ostrn situazione politica e sociale. Guar– date ancor più addentro, cercate le cause pro– fonde: ci vedrete più buio, ma anche qual– ch~ barlume di luce. La Rivoluzione italiana fu iniziata e con– dotta a termine principalmente dalla borghe– sia settentrionale.li proletariato vi partecipò più che non si dica oggi: forsechè in Piemonte non si fecero ben nudrite leve durante mezzo secolo? E come la borghesia settentrionale aveva anche i tecnici, essa forni in gran parte gli ammin:stratori : in realtà costoro non conoscevano le regioni, e l'uniformità delle leggi creò la sperequazione più profonda a benefizio del nord, a danno del mezzogiorno. « Il bilancio italiano - disse il Ni11i - è la lista civile della borghesia ». Quella del settentrione, abbastanza folta e rnec.colata col popolo 1 ne fece partecipi sino a un certo punto i proletarì, coi servizi pubblici, col– i' incremento dell'industria rirnuneratrice, col– l'agricoltura migliorata : quella del mezzo– giorno, rurale ed 'egoist;i, avvantaggiòsolamente le proprie clientele. Nla un nuovo partito s'affacciò a reclamare i vantaggi del potere. Una borghesia illumi– nata avrebbe, come in altre nazioni, attratto a sè il popolo colle leggi sociali; politica <li sgntvl, di credito ;1grario e operaio, di nbitazioni a buon mercato, tanto più che il partito contro cui esso ave,·a fatto la Rivolu- Bibloteca·Gino Bianco zione non le dava tregua. Invece essa chiese l'alleanza appunto di questo partito, mentre cer– cava tacitare il nuovo venuto con concessioni il– lusorie. D.1 questa malafede della borghesia miscredente, dalla diflidenza dei clericali che cercar) vincoìare con segreti contratti di do 111 ♦ìl:; ~•;,,Jti, dall' illusio.ne dei socialisti infine risulta il caos in cui si dibatte la po·• litica italiana. Di questa situazione sono vit– time i migliori uomini del Parlamento, n'è prigioniero Luzzalti, che vorrebbe mandar in porlo la Banca del lavoro e il progetto della scuola prin1aria e non ci riesce, e lo stesso Giolitti che forse è meno reazionario della sua maggioranza. La quale governa e gover– nerà finchè una pressione cosciente e vasta del paese o una Rivoluzione prodolla dal disagio delle grandi ciltà non verrà a spode– stare i gruppi affaristici che fra l'ignoranza e l'incuria degli uni e I' impotenzs degli altri hanno irretito lo Stato. * La politica dei giovani! C'è stata una moda nella gioventù borghese, fino a poco fa, di non far Jella politica, di mostrarcisi supe– riori. La let1era1ura, la filosofia bastavano; le11era1ura francese, filosofia la piìt possibil– mente esotica. Nietzsche forniva Jegli afori– smi al loro egoismo intellettuale, D'Annunzio l'ornava di frasi. Al pili discutevano su ten· denze e partiti d,altre nazioni : nasceva I' im– perialismo. 111 Italia tutto ha da venir di fuori: i nazionalisti vogliono levar le etichette inglesi d·1ile stoffe italiane, le insegne straniere dagli alberghi cosmopoliti e s'affibbiano essi un nome francese .... Parliamo di nazionalismo. Povera cosa il mtzionalismo francese, più povera I' ita liano. Eppure un partito (non una tendenza, egregio De Frenzi ; la qllale o esiste nel paese e non ha bisogno d'un nuovo appella– tivo, o non esiste ancora, come ammettete, e non può esser creata che da un gruppo di persone il quale se lo proponga come scopo precipuo) un partito nazionale in l!alia ver· rebbe alla sua ora. Come è necessario per noi combattere l'individualismo (anche quando credessimo sopprimerlo ne rimarrebbe ancor troppo) così non dobbiamo temere di andar troppo o/Ire nel combatlere il regionalismo. Ciascuno di noi s'esamini e si troverà ancor . sempre troppo piemontese o toscano o lom– bardo, ecc. di fronte all'amico che ~ien dal mezzogiorno ; come questi per reazione si sentirà isolano di fronte al continentale, ca– labrese, abruzzese ... Ognuno di simili aggettivi appena pronunciato alza un velo d'ombra fra gli individui ; ciò nella concorrenza vitale diventa spesso diffidenza, ostilità. La nazione italiana, affermiamolo ctncora una volta, non è un'enlirà storica, non ha (ad\ci nel sentimento di tulli gli italiani, come non ne ha nei loro interessi panico• lari immediati; non è sinora che un'idea, la quale non s'è falla sangue e palpito che in una élite; è un fiore di c<Jltura. È dimostralo d'altronde che dell'erario ita– liano continua a prolittare fatalmente più il nord che il sud ; nè le leggi di favore per il mezzogiorno sono suAìciente compenso, af· fid,11e come sono per l'esecuzione alle cama– rille locali ( 1) li socialismo non rimedia a questo danno, ma vi contribuisce. (1) Jn Italia è necessario creare dei Comitati per ottenere l 1 esecuzione delle leggi! L 1 Associa– zione per il ~'Jezzogiorno, testè fondata con ot– timo programma e con cospicui mezzi pecuniari sollo la presidenza del Villari e ciel Franchetti, ha fra glì scopi principali e immecli:\ti di far esegllire le leggi a favore della Calabria. Ma i giovani borghesi d'Italia, infarciti di coltura letteraria, non conoscono l'Italia; conoscono a mala pena la propria regione e delle altre non più che le grandi città, spe– cialmente nt:i musei e nei monumenti; non viaggiano e non s'informano sulla vita dei proprii connazionali : ignorano la storia re· cente, anche pe, la est;ema scarsità di libri che offrano discussioni larghe e vedute sinte– tiche ; parlano e sparlano delle altre na– zioni senza conoscerle che traverso libri fran– cesi. Esistono eccezioni, naturalmente, di gio– vani che sono il contrario di tutto ciò, ec– cezioni cosl evidenti, che diventano subito illustri. Il programma dei nazionalisti pare che miri all'estero. Che si può fare all'estero? La guerra all'Austria? Per fortuna nessuno ci pensa, quantunque la nostra alleata non m0- stri esserne persuasa, per aver pretesti a rap– presaglie contro gli irredenti. Coloni21.are l'Eritrea? Sarebbe la vera missione degl'im– perialisti, ma non vedo che un forte movi– mento di giovani tenda a sottrarli all'ambi– zione dell'impiego governativo per far loro af– frontare una vita di lavoro e di sacrifizio lungi da caffè e da circoli cilladini. Pensale intanto all'ardimento dell'emigrante contadino cala– brese e confrontate .... Ma ci sarebbe tanto da fare ali' interno I Un partilo na,.ionale verrebbe alla sua ora per concretare in leggi delle idee e delle tendenze ormai mature nella coscienza ita• liana. Cito il progetto Rosadi sulla protezione dei paesaggi. Che cosa di più bello che di– fetidere le• sembianze della propria Madre dall'insulto dei mercanti? Jnoltre: per l'esten– dersi del la capitale si sta mettendo sossopra il suolo del suburbio romano ; per virtù delle leggi di bonilica si va sempre più lar– gamente dissodando l'Agro: se non 'si pensa in tempo con una legge a 11n{io11nli7.tnre il sotlos11u/o storico, o assisteremo ben presto a un considerevole esodo di opere d'arte, o dovremo impiegare 1ut10 il denaro dei bilanci ad acquistarle (1). Nel programma nazionali– sta dovrebbero iscriversi l'avocazione delle acque al demanio, proposta dal Ni11i; la co– lonizzazione del latifondo a costo di ricorrere alle espropriazioni; la protezione e la riven– dicazione dei diritti civici esistenti in tutta l'Italia meridion:ile. Progrnmma audact:, rivo– luzionario. Si tratta di toccare il feticcio della proprietà, di renderla meno individuale gra– vandola di vincoli, di responsabilità nazio– nali, di abolirla qu;ndo danneggia il dtrillo della nazione. Al problema della colonizzazione va con· nesso quello della emigrazione. Che propon– gono i nazionalisti? (2). (1) C'é un centinaio cli ettari da scavare a Ostia. Il oroprietario, principe Aldobrandini, quello della Fanciulla d'A11=io, chiede I.. 2500 a ettaro, mentre il terreno colà vale un quinto. Pensate a tante citu\ a1h;ora eia scoprire, nlla ~lagna Grecia ancor tutta sepolta ... (2) « Intanto i nostri emigranti recano ai po– poli nuovi oltre Oceano il clono delle loro brac– cia ... Essi partirono ignari della loro italianità .... Essi non s.ipevano che se l'Italia fosse meglio e più abbondantemente armata sulla terra e sui m,ui 1 avre-bbero trovato oltre Oceano meno mi– serabili salarii e più sicure condizioni di vita. Invece. nei comizi, per le piazze, gridando, eser– citando il loro diritlo cli VQtOavevano protestato contro le spese improduttive .... ». Cosi G. De Frenzi in un articolo a proposito cli nazionalismo. Anzitutto il diritto di voto non l 1 lrnnno che po– chissimi tra gli emigrnnti transoceanici. Quanto all'enorme maggioranza, analfabeti, non adatti che a lavori ro1.zi 1 n piccoli mestieri e mint1ti

RkJQdWJsaXNoZXIy