La Voce - anno II - n. 28 - 23 giugno 1910

Eace ogni giovedì io Firenze, via dei Robbia, 42 .,,f. Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI ~ ,6J>bonam~nto per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Uo numero cent. J'.O. Anr.o II Jf. N: 28 .,. 23 Giugno 1910. SO~l~IARIO: S. E. Calluano 1nd1sturbato, I.A \'oci-; - Che fare?. C1\:SK1•pr,; PRnzo1.1s1 - I Protestanti In Italia, P1ERO jAIIIEk - Il libro di uao Psichiatra, Ga•1.10 \'1TA1,1. S. E. Calissanoindisturbato. Men/re i depulnti .roria/islico11li1111a110 tu! affermare ai proletari /'111ilita dà loro voti favorevoli nl mi11istero;r moslrmtodi .rperare _ 1ull'incl,;,.!ltr.(111lic/rriw/,:. <nlir faMr;·rliP 1 .J Si'lle11trio,1e; Sua l:èullrnz.n Cnlissmroco11Jimtn roprrn di rlerirnlisnw ml suo collt!fiO.Eccone per prova il tclegra111111a i 1data dd J gi11- g110 col q11n/1i egli accordm.,a111tsnssidio 11 rma istituz.ùme urll11111mte rforirnlc: « Donna C:trolina M:111cr:1 C:1pcllo, <( Presidente S. N. M. S. Gio\·:rni Opcr:1ic, Alb;1. << lvii è. raro dirle rhe, a11cbc per qnl'sl'a,mo, il Mi11isltTO degli /11terniassegna alla bine– fira associazione rh'Ella presitde co11 ta11l0 amore e ro11ta11/ni11tellige11z.n, 1111 rnssidiodi lire cù1q11ereuto. Ossequi profondi a Lei ed alle Signore che la coadiuvnuo ue/lngeuerosa , saggia opm,. « CALISS:\!-10 E do1111a Carolina rispondeva: « A Su:1 Eccellenza Caliss:1110, Rom:t. • Co11 devozionesiurrra Le professiamoseu– Jila ricouosre,rz.a pi>rs11ssidioacrorda/.oci,sti– u,o/o proseguirecon amore opera tanto 11tilr.. (( CAROLINA MA~ERA C;\PELLO )), Na1t1rnlmmle i giornali socialisti stara11110 zilli, come stelltro z.illi l'altra. volta qnamlo doatmeutammo i barin111a110 vesrovili del Ca- 1,ssumJ. '/\'on bisogna g11nrd,1rr,oppo pa il solli/eq11n11do si ba l'onored'a·vere tfi.ideputati 111i11isli'riali. La Voce. r. S. - Ring-ra::iamo gli amici r/u: /urmw co– mi'1ciato a for11frci 110/i::ù• ,rn l'auliclericalis1110 e sulle e/ezioui w1111idpali spccia/111e11le del me::– ::o![ion10. /Ja quello rlle abbiamo rke1.111l0ri siamo rowvinti ancor ;iit del/' ulilihì di questo lavoro e insistiamo ,,ella preglliera. CHE-FARE? La domanda che Trcrniscevsky poneva a ti– tolo d'un assai mediocre romanzo, celebre cinquam'anni fa in Ru,;;sia, e che dove\'a rap– pre!!cntare, per i rossi d'allora, il simbolo di quella incertezza morale dalla quale non si sono ancora potuti disvolgere, comincia ad essere significativa per i giqvani italiani d'oggi. Chi scrive queste righe spera per i propri compaesani una più sollecita liberazione e per essa crede di lavorare, ma ne sente for– temente anche tulte le difficoltà. La demo– crazia presente non contenta più gli animi degli onesti. Essa non rappresenta ormai 1.:he un abbassamento d'ogni limite, per far cre– dere d'avere innalzalo gli individui: mentre non si è fatto che P interesse dei pili avidi e prepotenti. Da per lutto è lo ste!so feno– meno. Si veda, ad esempio, nel campo degli studi la minore severità di criteri intellet– tuali. I maestri elementari frcquer,tano l'uni– versità i ci capiscono poco; costringono i professori a diluire le loro lezioni j si insu– perbiscono: e questo disordine vien gabel– lato per democrazia. La se\'erità per il mi– nimo necessario di ·coerenza e di onestà in politica è pure ilecresciuta. Nelle elezioni trionfa il danaro, il favore, l'imbroglio; ma non accettare tali mc1.1.i è consideralo come ingenuità imperdonabile. Alle clientele cle– ri.cali succedono le radicali, e mutato il cartello la gente resta la stessa. Si può dimostrare che un sottosegretario di slato tresca, per fini elettorali, con il clero della sua diocesi, bacia la mano al vescovo, carezza i parroci importanti 1 mentre la eccellenza capo del ministero fa gravemente del le dichiarazioni antirJeric-di c-uggerit~ ,fa •m deputato o,--ci-– lista : e nessuno si scuote. Il gruppo socia• lista dopo aver giurato di votar contro ad ogni ministero che non dia il suffragio uni– ,·ersale, rimangia il giuramento e vota per un ministero borghese destando sospetto di ottenerne in cambio fo,·ori per le coopera– tive e, di rimbalzo, per i banchieri che hanno .iffui con le cooperative. Tutto cade. Ogni ideale svanisce. I partiti non esistono piì.1 1 ma soltanto gruppetti e clientele. Dal parlamento il triste stato si ri– percuote nel paese. Ogni partito è scisso. Sono scissi i moderati di Milano; sono scissi i radicali di Cremona; domani, mi imma– gino, saranno scissi anche i demo-sociali di Pcretola. Tutto si frantuma. Le grandi forze cedono di fronte a uno spappolamento e di~ sgregamento morale di tutti i centri d'ur.ione. Oggi uno è a destra, domani lo ritrovi a si– nistra; ma questa vecchia scena della politica vien complicata dal fatto che se indaghi, ci vedi del brutto sotto, cd ~ più grave perchè nessuno ha pii.a sensibilità per accorarsene e criterio per conoscerne il valore. A 11a Ca• mera un deputato che dirige il pili equivoco giornale del piì.1 equivoco partito che ci sia, sostenuto da banchieri socialisti, ringoia tutto quello che rer mesi ha gridato contro le Convenzioni marittime e diveni;1 odio:.o pet ..' sino ai deputati della maggioranza. Lo schifo è enorme. I miSliori non han pii1 fiducia. 1 giovani, se non sono ;1rrivisti e senza spina dorsale, non entrano pill nei partiti. Nelle universùà manca ogni moto e ogni fervore. Dove sono quei gruppi socialisti e cattolici di circa venti anni fa, meravigliosi d'ardore e di fervore propagandista, che parevano an– nunziare una generazione piena di fede? Non è neppnrc arrivata al po !e.re che è già mar– cia. Essa ha battuto il record del!' incanaglia– mento politico. La confusione, il disgusto, il disordine son tali che ne risentono anche i migliori. Prendete un Murri, ad esempio, e sentirete· benissimo anche in lui il disordine di questo momento che non sa prendere una forma. lo stesso che parlo e che mi lamento, non so chiaramente dove si vada e che cosa si possa precisamente fare, se non astenersi dal pren– der parte a movimenti presenti che si avviano verso un generale e comune disfacimento. È tanto vero che non si sa dove baucr la te– sla, che persino il nazionalismo è sembrato una via d'escita. li nazionalismo non è sol– tanto pericoloso rer noi ii.aliani per il lato materiale d'una possibile guerra contro l'Au– stria (t) le tristi com::eguenze economiche della (1) Che il n.:izionalismo tenda a provocare la guerrn contro l'Austria è negato eia qualcheduno dei suoi c:uupioui più furhi, il quale intende la sciocchezza della cosa. Pure nell~ Trento e Trie– ste v'è una tendenza nettamenle favorevole a questa sciocchezza. J!. c'è anche, in certi ambienti nazionalisti, la tendenza francofila, riscaldata in Roma cla 1111 noto agenle fr::i.ncesepieno cli disinteressato amore 1>er I' Jrn\ia. Queste ed altre spP.cie di nazion:ilismo ed irre– d~ntismo giovano a sfogare la noslrn retoric:i, ma 11onfanno che del male ai nostri fratelli it:iliani che vivono oltre i confini politici. Grnn parte della diffidenza che si ha iu Austria per gli italiani, de– riva dalie dimostrnzioni facilone di qm1ggiù. I nostri irredentisti sono in parte c::igio11edel non esserci università italiana i11 Austria; senza BiblotecaGino Bianco quale è troppo facile pre,·edere 1 ma che forse avrebbe l'effetto morale che talora le disgra• zie meritate hanno sui popoli: quello di dnsaldarne il carattere; il nazionalismo è :~sai pii.i pericoloso perchè con la sua \'a– ~ ..u e impreci,;;ionc lllll'?:niloquente si pre– sta sopratutto a dar materia alla nostra incli– nazione retorica, e nllontana il pensiero da quei problemi pratici e precisi interni che a\'evano cominciato a preoccupare gli italiani, senza avere risolto i quali non saranno mai una nazione: come il problema del mezzo– giorno - il problema della istruzione (pri· maria, secondaria, universitaria, normale e professionale) - il problema del decentra– mento regionale - il problema di stato e chiesa; e come base e sfondo di questi qual• tro la riforma del nostro carattere e delle nostre rel:nioni sessnali. Su questi quattro problemi, presentandone soluzioni tecniche precise, alcune delle quali esistono di gi:t (per l'istruzione e per il mezzogiorno, ad esempio), si potrà forse basare un nuo\'o partito, che sia democratico e che sia one• sto. Ma un partito non si fonda dalle co– lonne d'un giornale: lo si prepara soltant~ E poi c'è l'altra difficolt:t. Tutti la scn– tia:no. lo in modo particolare. e Per fare » occorre metter mano in questo luridume ie– neralc, politico letterario e morale. O Sfar– sene solitari: ma allorn è una purezza acqui– :;tt."s~• .... :-rc facilmente; o vjv_.,.,. P_ ~gire in metzo agli altri: e allora mettere a prova la purezza. Già l'azione è come il peccato ori– ginale: un peccato necessario perchè Puma· nità crescesse. E chi ,·uole a\'ere figli gli conviene perdere la vergini1à. Ì\la io credo che ci sia modo di agire e di conservarsi puri, e che non sia vera purezza se non quella messa a pro\·a dall'azion11. Vi sono tanti con i quali park•, ai quali scrivo 1 che non sanno che cosa fa,e, sopratullo in pic– coli paelli dove non c'è nemmeno ricchezza di mezzi per studiare. Ma ne conosco alcuni che si son trovati meglio in un piccolo paese che in un grande. Le cose da fare son0 tante! Il bello della nostra posizione è che gli av– \·ersari non fanno nulla : disfonno. Se noi si .tvesse davvero voglia di rare non ci manche– rebbe il modo. Nè si fa, senza appoggiarsi a correnti, a istituti, a formazioni, a tradizioni già esistenti. Finiamola una buona volta col volere essere originali e col pretendere di rin· nova re. Non e' è che un rinnovamento: la continuazione di ciò che è stato fatto, l'op– posizione a quelli che disfanno. Cerchiamo di penetrare negli organismi e di portarci si intende, correre nessun rischio di 1>erso11a o perderci un c~nlesimo. Tutte le volle che vedo organizzare quelle gite teatrali eia e per Trieste, io mi domando se gli org;rnizzatori lrn1mo coscienza cli quel che fanno. Un regnicolo schiamazzante a Trieste corre, tut– t'al pif1, il rischio cli una espulsione (con relativa aureola cli martire in Italia), ma int:11110 f, 111et• tere dentro parecchi triestini e li colpisce nella vita familiare ed ecouomtca. Nessuna figura più ridicola dell'eroe a buon mercato; ma nessuna meuo simp;\lica dell'eroe a spese e cl:mni altrui. lo domando: con I ante IE'ghe, tanli giornali, tante dimostrazioni, si può sapere q11a1ue centi• 11~ia di lire mancli1te alla Ltga Na::ionale r Si può s::1perecome nrni nessuna ciu3 d' llalia ha pensato a fondare una borsa di studio per qual– che gio\•inollo di T,ieste, cliTre1110.dì Gorizia, cli Pola, di Fiume? l\la da quest ·orecchio il na• ~ioualismo it:lliano fa il sordo. della vita nostra. Cerchiamo di opporci a quelli che voglion rovinare il già fatto. E a questo proposito mi sia permessa una digressione. Ci chiamano rivoluzionari, ri– belli, e via dicendo. Cc l'hanno lanto detto che per qualche tempo abbiamo persino ere· du10 di esserlo. Non è vero. Più c1 penso bene, e pill vedo che non è vero. 1 ribelli, i rivoluzionari, i fuori di regola sono proprio gli avvers.1ri nostri. La regola è la vita, e non la morte. La regola è l'arte e non Paccade• mia. li vero rivoluzionario è l'accademico che fa i quadri non \'ivi, mentre vivi li fecero i grandi maestri. Il vero ribelle è il ministro che froda la legge o che va contro l' inte· resse della coltura e della nazione, non noi che glie lo rinfacciamo. Giolitti è l'uomo del disordine, Salvemini è l'uomo dell'or– dine. Filippo Masci è l'anarchico, Giovanni Gentile l'uomo legale. E cosi va dicendo: per l'arte l'uomo di tradizione è Medardo Rosso e non i fabbricanti di pressc-p"pier delle ,·arie piazze italiane. Hisogna ricreder– si: 1101 rappresentiamo (non in tutto, ma in gran parte di quel che facciamo o tentiamo di faro) l'ordine, la legge, la regola, la na– tura : gli a\'versari il disordine, I' illegali1à 1 l'irregolarità, I' innaturalezza. La credenza cl'e~5cre dei ri\'oluzionari ci ha trattenuto (almeno per conto mio posso ben confessarlo) dall'agire più efficacemente. Ab– biamo avuto più ritegno nel metterci in con– latto con le forze operanti del paese. Abbiamo avuto un certo pudore di solitudine e di se– pz:--2.Zi~n::~ Non dico che bisogni cambiare strada addi– rittura. i\la occorre tener meno al valore della protesta e più a quello del fare i star più vi– cini agli organismi già formati e alle que• stioni già iniziate; tastare di pìit il polso del pubblico. Veramente è quello che si va fa. cendo sempre di pili da quando vive la Voce: ma non occorrera ancora accentuare questa tendenza, anche per con fondere la leggenda che siamo soltanto dei rivoluzionari e dei critici? Che cosa precisamente (are, non si può dire. L'azione è sempre da compiere,in e su date condizioni storiche, dalle quali nasce la sua varietà infinita. l\fa si può fare molto. La cosa principale è acquistare le cognizioni tecniche per il rin– nov:imenlo dei congegni,degli organismi, delle tendenze alle quali siamo pii1 vicini e nelle quali ci è pii1 facile operare. Il municipio; la biblioteca comunale; le ferrovie; la scuola ; le biblioteche Pubbliche; i giornali; l'orga– nismo finanziario ; i paesi di lingua italiana soggetti ad altre ~azioni ; i paesi dove si di– rige l'emigrazione ; gli uffici pubblici ; il clero; le organizzazioni operaie ; e va dicendo; ecco mille oggetti del cui modo di funzionare, corretto o scorretto, dobbiamo mentalmente impadronirci, per potere, nel momento oppor– tuno proporre unn riforma chi.ira, offrire la nostra persona, determinare un movimento d'opinione che provochi un mutamento. Sol– tanto sapendo bene, con precisione, vedendo addentro e senza pregiudizi un giovane può essere Jomani necessario. Quando questa massa di imbroglioni. <li asini, di pusillanimi mo– rali che ci sgoverna, avrà rido110 male I' I– talia e i suoi organi bisognerà pure che l' I– talia cerchi in sè stessa quel « governo » che non ha. E se allora troverà delle persone che sappiano che cosa si de,•e fare, quali sono i congegni da muovere, quali uomini sono adatti e quali disada11i, allora l'Italia si ri– volgerà a loro naturalmente. Il vero nazionalismo consiste nel preparare

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