La Voce - anno II - n. 24 - 26 maggio 1910

•,A ,•OCF. A •rommaso Nuoletti A. 882 · )Sig. vv. S. Glovalllll In Flore (Coseuza C I t~;l1291 ILce orni --1..yecfr in l'"irenu, Tia d . R bb. '2 o· d GI •~ Cl O ,a, ~ .,,. iretta · a USEPPE PREZZOLINl ., Abbonamento per il Regno, Trento, T riute, Canton Ticino, L 5,00. Uo numero c,nt. IO. Anno ll Jf> N: 24 -" 26 Maggio 1910. &OMMAklO: La '"' ........ raatlclffklll .... I.A \'c.,c• - La ltlteral•r• hall1■1 del Sclcnl• e la crilka. Rll"',.. 1 ~ 1 1> l'imn C1-:ccu1 - INr/11/iwidr l.":!!allia11a, G. SAL\'Y.\11~1 - hJd! A'oma11i, J>_ J. _ Nclli}lca, C. UR U,1.1 t:-. Pu 11 Cllltdr1 • Ouslld■o Ftrrtro, G. ,\_ ltmu.1 ,l - E1pe1llio■I Hore•IIH, I \lll.10 ddl' anticlericalismo. ~-- Ario,,e à una delle piì, impor– -' cnlonne del Pertlto clerf--:al"'" - -1 c.,,11, ,.lii--~ S. a.I Soa~rlo ~ mierni, on. •••. Teobaldo Cahs .. no. U11,111toAlba debba lii Cav. Arione - ~i\"e d~ lui la clericale. t:11::dl,1 d'. 1/l>t, del 1 1 ma~– g10 19io - 11011 !>I pui> dir cosi bre,emente. :-,."d dtcennio, che egli rini:t,e in n1eu:o di noi nella c1ualitA di \'ice-cur;1to della cattedrale, rese mc– ritamentc r>opol;ue il Mio nome. Oove, per C'lem1,io, .,j \'ide 1111a .\Cuoia di r,·– li;:io11,·, tio~entt: romt: ,1m:lla foudata e diretta da Don 1\r1011e? Aci es-.a pre!-e pnrle per 10 .umi la <111ni,i_ 1 :1111i1ù della giove1111·1 -;111diosa. maschile C: fo11~1111111le, delle sruolc Kinna-.iali, tecniche e hcenli,. con fru~to ~e1_1.,ibili,-,11110 e innegabile. La Scuola th rclli,:1011c fu la palestra princi– pale ddla <,ua at1h·it;'1; ma non l'unica. ln!-ieme Ad e,,.-_ t'i ,ep1>e pron1110\'erc e so-.tenere ogni sor~a. d1 01>.ere_ adat~c llCr attr.,rre la g-io\'entù. l:h1 1>0tr_a chment1care le ,;plendide feste del- 1'.l/hrw ti, .Valdlt', che ,:,,1rin~e\'a11 0 nel pitì con – solante atfetto di fr,llcrni1à tuua la cittadinan.ta il Congrt',"iO i:io\'nnilc dell"cslate del 1908 - le fes1e '-porth·e dell'anno 'iCQNO che 1ra.;sero eia lulla I' Itali.i ',Chierc di eletta gio"enttì a ralle– l(rare la 110!-.lra d1t:\ per 1111'ì111iem i,et1imana - la comnu)vente fo,ta dei bambini accorrenti alla di l_uichiamala dJ tuni i pac,i della nostra Oio– c~s1 a rorma1e <1uella comnio,eutissima proce5• ~r::~ ~ 1 \:,~~l~;:l~a~1·!t,~a~~t,•::~;:'\d)clla Regina del per la p11tenza e il secondo J Go\·one per l'arrivo. . , !'.ell' im()()"'"'ibililà. di allonldn.umi, ho incari– calo il mio fi,c:liuol,, \'incen\t_. di r,11>1)re'ielllare tutta la (;uni,:lia no,tra in tJuelto ~i,,rno che •1': Ji f,.,1.1 ,~r i c;m•rn11--.( 1•fl ~ ti! !'Ap,r,ari, ,, ... ;.;, •..f .... .·.. i.u 3\ lo- ,. vh.Ì,~hllH;lllt" prc::,ttll~' cd ,)'\'K>t:i.i.1c~ in ogni pcno;.iero, in o~..,1i afteuo, a tntt1 1 huo111, dai c1u,lli Lll;1 ,i •1ll0111,rna. a tutti 1 .cari .1mici che- l'ath:nc..lono col;i, a qut-lli spe– <:mlmtntc c.:ht:l"aC-(."01111>aJ,p1am,. I~' .11,hr:acdo IXll~rna111ente. e \I. ISSA!\O, lle.!oidt-ro d1e le l{iUnJ.:",I (1111. fra i primi, il mio ,alu10, dtr HtJ11 1 1 stJ/11111/t.> tld/'umiro pe,so11a/e, 111t1 u,ulu del ,.,,pprl'.ft'11hmft' di an/rf/t' ol/imc po– po/11::iom, fra le <1uali Ell,t ,.qir;l rinnovare a '-è ,tei;<,o t'd a tutti, con le ',;li,tJ.:"C ini.:i:uh•e della C:tr!1;\ e co11oi:ni esempio di v1m·1 religiosa t' ~•\'Ile, le '40dcli,f:vi,mi mornli nlti'ì'lime, rhc ebbe 111 Alba e che procurò a qu11111i lo hanno -;eguito c·on nlft-110 e co11 a111111irn1.ione. Tt<Olli\1.110 CAl.l~SA:-.0. * Del resto I' Eccellenza non foce\la che se- guire le lrad1zioni dell'Onore,•ole. Il 20 ot– !obre t 90.~ i benemeriti padri di S. Giu(eppe 1naugura,•ano il nuo\'O Santuario in onore della ~latlonna della Moretta. e E con IOdt.'.,oli-.,iuu dl'tern1i11a1io11e - dice la _i,nlllxl.11:1 (.'11::::1'/ht ,f'.,-1//m nl popolo si u111ro110 tutte ,1uante le 11ostr1;: ,\ 111orit,\ che tli1110-;1r.1ro110, col loro inlNH'lllO ,1lla f11111.io; 1e, di essere cl,1neru i rapprt:-.c:111.,nti dell~ K iu'-!e a,;;pi• r1&ioru dt·i turo ,rnunini,tr.111. Su p.,k,, appo-.ìtu. do\'t' pur(." an•,.ano pre .•1 po,to I rm·mhri dt'.I ( miL,to J>i!rl'trt',ione dt-1 S.mtu.,rin, ,1bhiam1> t•.1t11i, l'un. Pq,ut,110 df'I <:11ll1·,cio, t\\·,. Cali,– 'Jll't110. :1 Sotloprtfotti> La\' llt-llt-j, il Colonnello ·"' 1 rabm·d1i, in rnppre,cn1,11u.1 th:I Ct:ucrale ~-· j • ;, •J l'r, I 1 ·,11•~ 1 "it ·h ;.1,I inter• \ tmre. I' \ .:, J, rrru,1, r,1ppn.-,e111a11h.• ,I Tnhu• nalc, il Proc.:ur.1torc elci M:1:, C:.H. l',lj{;rni, il Con,~lit:re l'ro\incialc C.l\. 'ih'ano, il Ca,. Col– lconi, Pre,ide del R. Liceu.(;inna,io Co\"(lllC il Pror. Cl\'. So-.1egni. nin:uon.• della Scuoi~ F.notecn e-a. .\ll'on ti-.,,u.1 gilmge,·,t \lon-.. ,·e.,covo, ,a1t1- L1tu, nl ,uo ;1rri\t), da 1111,1 hrio,:i m;ncfa della Bnncla ud ~icmero, çhe prt,tò pure il ..,110 ,j 111• patico roucof'to :ili,, riu'."tCilatldl,t in<li111e11tica– bile fon..:ione i.. Nè a 4uei.te dimostrntioni di suddi1:rnza s'è femrn10 !'on. C:i.lissano che volle arri– \'are peri.ino al b.tciamaoo dd ve,covo. Si ;egge\'a in una corri;;pondenz..i dell'.l– ranli.' da .\lba: • Ilu1111:11ica il p.utito dcrit·,tlt·, e he -.pt'rava con dt') rare un buon ;1tl.1re, lt.'C"l' 1cn1:rc nd teatro ~ocialt", dal urnrche,t.· Cri-.polti, una con– fert>nl..l ,u Sii\ io l't-nicu. Fu ,c-ar,i'."t,inlo il puhblit·o: 111,1 nnn mancò l'on. Cali .... auu, che. o-.teniau111enk, 1>erln~ra– ,iM,i I pre1i, cl.li t111,1li è :tll11;1lme111t.' 1111 po' coinhauuto, i;i rt·C'ù. entrando in 1e;1tro, :i baciare l'audio ;1I ,c-,co\'o, nH:th.:ndo t·n-.i d'.1crordo il libera\i.,mo 111;1-.,011t.>1,a,:i,111u· col dnicali,mo in– lmn,igc:nt~ •· Che dice S F. Luz.Htti di questo Souose– gretario amico intimo del clero? Che dice il minis1ro della ~uerra di 4u~10 colonnello poi generale che ,·a all'inaugurazione delle chiese? • Se 11 1-'resideme del ·tri~unale e il· Pro- curatore del Re di AlbJ ave~ro parteciparo alla resta di Don .-\rione durante il .Minislero Sonnino, e sopratullo se i surriferiti tele– grammi eccellenziali fo-.sero stati manipolali da un So11o~~re1ario del ~linistero Sonnino a qucs1'ora l'Estrema Sinistra sarebbe da u1~ bel pezzo tulta in armi, e la muta saracena del giornalismo dcmocra1ico• n111s;;ooico•affari– stico sarebbe t11t1a in furore contro il cle– ricalismo dell'on. Sonnino. ~la queste cose a\\'engono sotto il Mini– stero Gioh11i, p.1rdo11 Luzzatti. E il Minis1ero Luz.zatti è, come tutti sanno, un ministero an– ticlericale. E piu anticlericale che mai sarà cen.amenle il pro,simo ,\linistero Gioliui• Giacomo Ferri, in cui Teobaldo Calisuno sar:t promosso per lo meno a .Ministro dei cui 11. Dunque, acqua in bocca. Gli arfui sono gli affari. Le c-.1genze ele1torali de,•ono es– sere rispellalè. Giolilli è Dio, Luzza11i è il suo Profet:1. E Sonnino è clericale! La Voce. E .tutta,·ia egli trmn,·a ;~ncor.1 il tempo per pred1~are mu o dut' \"Ohecia'<cuna domenica alle bambme dell'Orntorio fc111111inile:di attendere al.l'e<,i,tcnza del ~atechi,1110 parrocchiale; e più d1 tnlto, .alla ;1'."t-.1rlua ,,i,tcn.:a degli studenti. d,, _cui era qu.1,i continuamente visitato, e cli cui tJ,:'11 'ìCJ)pè }{t1aclaj:'1111r,i I' inlit:ra confidcn..:a. La letteratura italiana del Seicento e la critica:) Fu nppunto questa (.'Ontidcn.:a, che rendeva la ~io,t•11t(1•-audiosnsi docile che ad 1111 suo cenno Rrcorn·va ,·olcnteros,1, ;u1cht· quando 1;i 1ra11a-.:a di nd.emr;.,.,.,. i d<n·eri t hc ..:o'."tl:1110 1:ilora fatica, come il dovere dcli:. Pasqua. Che queste lodi sicno tutte, senz..1 alcuna pouibile ridmione, meritate, non oseremmo giurare, visto e consideralo che Don Arione ha fallo parte lino a poche settimane or sono di quella Me~c;a Gai{dl" di A/ha, che e.anta cosi le sue lodi. 1\la non molto diverso da quello dei colleghi di redaz.ionr. dev'essere nell'insieme il giudizio, che di Don .Arione danno i suoi superiori gerarchici. I quali lo hann_o premiato delle sue evangeliche fatiche, nonunandolo Prevosto della importante Par– rocchia di Go,·one. 'f Naturalmente, l'onore che la Divina Pro,·– \'idenza ha impartito a Don Arione, chiaman– dolo a reggere una delle pili cospicue Cure della Diocesi dell'on. Cidissano, ha suscitato un immenso giubilo in tutti i fodeli devoti della città di Alba. I quali hanno voluto dare il salulo dell'addio ali' ottimo sacerdote con un'accademia, svoltasi il giorno 21 aprile 1910 al teatrino dell'Ora1orio femminile. All'Accademia :.1ssistè, fra le altre autori1à 1 il Procuratore del Re, avv. Giovanni Pagani. E durante la cerimonia fu letto un telegramma «applauditissimo> di S. E. l'on. Calissano, assicurante il Rev,do Don Adone e che ,:tli albesi lo accompagnano nel nuovo campo d'aiione del suo fervido mirabile apostolato, con i più vh·i auguri, ma anche colla spe• ranta che~ Egli non sia tutto nè sempre tolto alla nostra città, dove sono profonde le tracce dell'opera sua veramente cristiana e deside– ratissima ~. Ma il vero trionfo di Don Arione avvenne nel giorno 8 maggio. Alle ore 14, il novello Prt.\'Osto di Govone parti da Alba, accompagnato d:1 un impo– nente corteo, a cui partecipav:1no il Cav. Bosio, presidenle del Tribunale, il Cav. Pagdni, pro– curatore del Re. Le feste sono infinite. La sera, al pranz.o d'onore, il Cav. Bosio, Presidente del Tribunale d1 Alba, e si rende interpelre dei sentimenti di riconoscenza, che a Don Arione serberanno imperitura i geni– tori albesi per il gran bene fauo ai loro figli>. L'avv. Vincenzo Calissano, figlio d1 S. E. il Sottosegretario di Staio agi' interni, « porta il saluto della sua famiglia ed invita il cav. D011 Arione a volgere di quando in quando lo sguardo dall'alto del colle di Go,•one ad Alba•. E si leE,?gonoi due seguenti telegrammi di S. E. Calissano: il primo mandato ad Alba Ripetere che la letteratura italiana del Seicento è ancora un territorio ignoto o mal noto, può sembrare, secondo che si g-uardi, o un'ingiustizi.1 o una frase gcnC'rica e vana. Ingiustizia, quando quell'affermazione importi disconosci– mento dC'i non pochi e accurati la\·ori che si sono avuti negli ultimi anni in Italia anche intorno a quel secolo di letteratura; generalità vana. quando non intendendosi disconoscere il merito di codesti lavori. si vuole manifestare Ja propria insoddisfazione per quel che finora si è fatto e invocare nuova luce. 1t ov,·io che di ogni periodo storico. di ogni fatto. cli ogni scrittore. si può sem– pre asserire, senza pericolo di errare, che esso rimane ignoto o mal noto, non essendo possibile mai esaurire tutti gli infiniti problemi e aspetti di problemi, che un periodo, un fatto o uno scrittore suscitano di continuo secondo le nuove relazioni ideali in cui il moto degli spiriti via via li colloca. Per altro, se quell'affermazione viene ripetuta pcl Seicento come non si suole (o, almeno, non ne!Ja stessa misura) per altri periodi della nostra storia lette– raria, gli è, in verità, perchè si avverte, più o meno consapevolmente, che il caso <lei Seicento ebbe e serba ancora al– cunchè di particolare e di eccezionale. Contro la letteratura di quel periodo ci fu, sulla fine del secolo decimosettimo e ai primi del decimottavo, una reazione violenta, da paragonarsi soltanto alle repressioni medioevali esercitate contro gli eretici e le jncquerics, o a quelJe moderne contro i comunlrdi: la critica della reazione antisecentistica fece som– marie esecuzioni in massa, demolì le case dei nemici, sparse sul terreno il sale e vi eresse colonne d'infamia! Xon ho bisogno di ricordare i giudizi del Crcscimbeni, del Gravina, dello Zeno, del iruratori; e, cioi:, di coloro che fu- ( ) I).lii' introclu.:ionc .1 1111 \'Olume di Saggi su/h1 /r/lrrn/111"11 ila/ùuw dd .\t'ùo1/o, in cor-.o di ,1a111p,1 Bibloteca Gino Bianco rono, tutL'lnsirme, capi c!C'llarea1.ionc- e storici dei loro vinti nemici i anzi, primi delineatori cli una storia della lettPra– tura e poesia italiana, nella quale storr.t gettarono in una triste ombra la Jette– ratttra eh(' li aveva preceduti. Parlare di questa come di una follia, di una pesti· lenza, di una decadenza, divenne u– suale. « Tn quel tempo (scriveva Xic– colò Amenta , cioè tra la fine del decimosesto e il principio d('I dicias– settesimo secolo, e nella toscana e nella latina poesia cominciò a sprezzarsi in Italia ... la proprietà dell'idioma. la ma– niera ciel dire degli antichi, l'attacca– mento, la naturalezza, l'imitazione. il costume. e, per conseguente, tutta l'arte ed ogni regola per bene cd ornata.mente poetare • (1). Gli arcadi, nel parago– nare sè stessi ai loro padri ecl avoli, gioivano come uomini, ai quali i I cielo era tornato a sorridere benigno. « Felice secolo (esclamava Apostolo Zeno, nel 1698, a proposito dei versi del Baruf– faldi), che, dopo un principio cosi infe– lice, emenda con un cosi bel fin<' i suoi errori! • (2). Questa intonazione, data al racconto della storia letteraria del Seicento, si propagò in tutti i libri di storia lette– raria ss::ritti nei tempi seguenti; a co– minciare dalla ~rande opera del Tira– boschi. 11 quale premette al capitolo sulla poesia italiana ciel secolo decimo– settimo questo esordio: « Eccoci a un argomento, di cui par che I' ftalia debba anzi andar verf!ognosa che lieta e su– perba ... Purtroppo, dobbiam confessare che fra' poeti di questo secolo il mag– gior numero è di quelli. le cui poesie or non possono aver :-1ltr 1 uso che di servir di pascolo alle fiamme o alle tignuolc o d'esser destinate anche a più ignobile uffizio. )[a dovrò io rinnovare in certo modo la piaga, che il reo gu- (t) l'rcfoz. alle /,,'ime e prosr di 11101hignor Sc11•10,h. PA'-Ql'ALE, (\"inegia, 1703l. 11) Lettera riferita dal Xu,;R1, l'illl d, Apo– stolo Lt110 (\'enezi.1, 1816;, pp .. , 1;-~. sto fece allora all'Italia, col far men• .zione di tailti inutili poetastri. dei quaJi ella fu inondata cd oppressa? Nè io ho il cora,:gi,1 n farlco:nè. ,~l)lfflrt'llftar',~ '----- potrei sperarne lode od applauso da' lettori <li queMa storia. Si giaccian essi dunque dimenticati fra quelle polveri, a cui son or condannati... > (1). E dal Tiraboschi saltando ai recentissimi, e propriamente alle due speciali storie letterarie elci Seicento donate al :Mor- solin e JI Belloni, troveremo che le prime parole del primo autore sono: e ):ominanzil non buona ha lasciato di sè, per ciù che si riferisce alla lettera- tura, quel periodo di tempo, ccc-. » (2); e che il secondo, tanto più largo ed equo, pur tuttavia, nel prendere a di- scorrere della lirica secentesca, sente il bisogno di dichiarare: e Io mi limiterò a pochi cenni, e, scotendo da qualche vecchio e ùimcnticato libricciuolo la pol- vere secolare. che forse vi si posò sopra dal di della pubblicazione e che d'ora innanzi vi ricadrà lenta e grave forse per sempre, richiamerò a brevi istanti di vita alcuno (e i pochi basteranno a far conoscere i pit1) della turba dei ma- rinisti • (3). È vero che non sempre, nè eia tutti, si continuò a gettare gridi di scandalo, a borbottare scongiuri. a ritrarsi con pudico orrore, al modo dei critici arcadi. ~el secolo decimonono in ispecie, dopo tante vicende di ogni sorta, sociali e letterarie, che facevano apparire quel– l'epoca ben morta e lontana. si prese pil\ volentieri, di fronte al Seicento e alla sua cultura, l'atteggiamento curioso, scherzoso, ironko i effetto, per una parte, del buon senso francesizzante, e, per l'altra, di una certa tolleranza che si era inaugurata verso la storia. Decisivo fu, per questo rispetto, l'esempio del (Il Stori,1 tldl" /rltrr,1l11rn ilalù111a, ,·ti. \ lii, parte lii, c. J· (2) B. MOit",01.1'-, Il S~ùo,/o (~lilnno, \'.il– lardi, 1r.8o, p. 1). ,3l A. BEu.0:,,,::1, Il Sàu11to Plilano, \'al– lardi, 1899 1 p. S1).

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