La Voce - anno II - n. 19 - 21 aprile 1910

l,A VOCP. Co11focorrrute fon la p ta A. 882. s· •• · (e ig. Avv. 1'omma N oseuza) so uoletti O r ~ (S d • S.G1,.,.,,. ... V i;"') E.set ogni giovecH in Firenze, v,·a d · R bb' 2 D « o ra, ~ •" iretta da GIUSEPPE PREZZOL!NI ~ Abbo · namcnto per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Uo numero ccnt. m. Anno Il .Jf. N: 19 $o 21 Aprile 1910. SO'.\DIA~IO: I ~lei flortatlal. C1n,n•n: PRF.ZZOI '" - Alfredo Orfani e I• .. Lolla olltlca In llalia ••. lii I . - .. L,111.10 Crcc111 - Per ~arcello Taddcl - Pensieri Indicai - // A" . ' -• p . . ·, .. t ,c.1 .\\1_111ws1,1 La_ 81bb1a \lodcrnlsta, S.,1 ,-_\TORI-: '.\h:-.occ111 - .. Il pnlorc. il 1rcnc e la zampoin• ", r: · I ,,du f,rmc/ 11, J:- Jr. - .Etbl "la<1 /·1lu~oJ1,a - (,"/, sl11d.i1h di Numd, L., \"och, ALnu:.oo e \kl ,1. I MIEI FIORENTINI Qualche anno fa un impre ..ario volle dare la più intelligibile opera di \Vagner e mise a Jue lire il loggione: ebbe YUOIO il teatro. )\'. h Ora c'è un progresso: m:i.che lentena, dopo uomo e e !!-8 u-.are del proprio Lempo Rllada• lin:, moJtq più - iBOZit. .cont.1:·• Ja ..._{ig;l:à ...- ·.!l:mo, d~po Bologna1 dopo Roma l Non ci - se lo risparmia non discutendo un prez.to sono quasi ma1 Concerti. ~on c'è ordtestra di negozio? <labile e affiatata. Con un paio di ripetizioni L'abitudine tradizionale, insita nel carattere si pretende dare dei pezzi difficili di \Vagner fiorentino del cicerone, ha fatto credere ai facendoci la figura che uhimamen1e ci fece supeificiali e agli im~cilli che si trallasse il ~l:tncinelli. E quanto al popolo sarebbe di gusto artis1ico. Orn di ,•ero non c'è che conten10, felice e soddisfatto se per altri sei anni I' impippiassero di T,,n•idlt1 e l?igolrllo questo: che in nessun altro paese, salvo e di Rigo/ti/o e Trm•iat,, per murnre: pur- Roma forse 1 è possibile un r:tdicarsi cosl pro- chè con cinquanta centesimi potesse starsene fondo di tutto l'accademismo e il bottegaismo artistico. In nessuna città i negozianti di via i;opra una sudici:, panca o magari in piedi. dei Fossi sarebbero con tanto unanime slancio Il cinematografo è quindi il \'ero nutrimento arti<tico del fiorentino, specie se dalla cavità ammirati e le loro \'Ctrine, dove il guaz.- di una tromba dorata di grafofono escono 1et10 più orrido di colori e il cibreo più le acute note di un tenore: giacchl•, come sempre do\·e manca \'ero interesse artistico, l'esecutore è a Firenze un dio e il creatore qualche cosa di as~ai secondarie. Nè il teatro di prosa ,·:t mollo meglio, esso che \':t tanto m..le m tutla ltali:1, sal\·o, s' inlende, per i diddendi delle ~ocie1l di i\larco Praga e Re Riccardi, in questo fra– telli. L·altra sera si rappresenta\·a il Rt Uar e fo gridato dal losgione: « fuori l':iutore! » Ignoranza? Spiri10? Comunque c:i.,, rob:1 da rabbri\·idirc. E' ,,i r..i pensare a quelle case di provincia dove si gioca ancora n tomboln ed è consiJerato trailo d'arguzia tìnissimo toglier la seg8iola di sotto al vicino mentre sia per seJere. Giuseppe Prezzolini. (Cor,/i,11111). Sopra questa n:all;J di tili,;teismo gretto e d1 piccineria toscanina, si stendono i \·eli rosei e azzurri d1 parecchie leggende: il popol gentile, il popolo artista, il popolo colto. E qui occorrerebbe la solida e varia– mente intonata bestemmia del di di mercato, il coro a botta e IÌsposla dei monelli che ti– rano il carro o port:111la cesta e si salutano con vezzeggiativi che giungono tino alla terza generazione, o uno di quei sonetti in verna– colo di \'amba che circolano manoscritti o tramandati a memoria, e che sono u11 vero ec– cellente lessico spirituale delle amabilità più intime del linguaggio familiare e popolare, qual'è nella realta quotidiana e non nel ca- 510 e ideai te3tro di Augusto Novelli, il goldonino di Firenze ; sarebbero il migliore commento, la più aperta dimostrazione della villania e ineduca1ione fiorentina. Ci sono forse popoli più \'Ìllani, ma nessuno lo è con lanla esteriorità. Bestemmiatore, inso– lente, beffeggiatore, seccante con le signore e, dietro le spalle, ironico rigorgheggiatore del nefando parlare anglo-, o franco-italiano d'albergo e di guida e di dizionario da viag– gio, ~la la beffa è cau111, se c'è speranza di mauci.r, e P ironia è riposta dietro la salva· guardia d'un passaporto di inchini, di agevo– leue, di strisciature. Ah come somiglian tanti di questi fiorentini a de' figli di cicerone-, e come assumono im·olontariamente l'aria di guida bre\"ettata se uno straniero domanda loro che co!=a sia il teatrale asse1to di statue sotto la lopgia d' Orcagna, o come si chiami i1 grazio~ gingillo da sacrestia che termina l'angolo del Bigallo ! C'è nel tiorentino un insito bisogno e gusto di guadagnare a ca– s.1ccio e irregolarmente e più con la parlan– tina sciolta che con la rauca ,·era e propria, e di qui nasce quell'abitudine di fostevolezza e di circuizione che ,111ira la mancia pingue, come quell'abitudine di stare a lungo nei negozi tirando sul prezzo d'ogni cosa per risparmiare un diecino. Perciò ogni volta che escendo da Firenze io m 1 imbatto in una nuo\'a fabbrica con dei lunghi camini che sciupano, per i falsi esteti, l'aria di Firenze, io penso con gioia che souo il regime ope– raio, a poco alla \'Oh:1 1 costretto dall'orario fisso, dal contratto e dalla disciplina dell'or– ganizzazione, qualche figlio di cicerone per– der:, l'abirndine del mercanteg(!iare e sdrac• chiar dt prezzo che è 1'.r1b11udinedi tulle le contrattazioni fiorentine e che, come an,ili– sce i caratteri nobili, co~ì determina la vit– toria dei più furhi e dli. Xon c'è cosa più ~se:crabile dell'entrare in un negozio di F1- ~en1e ed escirne con una merce ottenuta a rnelà prezzo di quello che il mercante a,·eva giurato e spergiurato essere il vero onesto e meno remunernti,•o per lui. Se n'esce avvi– liti, disgustati della natura umana e insieme sospettosi, perch!: se un tale v' ha ceduto per sette ciò che diceva \'aler dieci, è segno che forse val cinque e magari tre, sicchè in,·ece d'una vittoria quel ribasso vi pare una sconfitta. Ogni negozio a prezzo fisso che fa la i;ua apparizione a Firenze è un p.asso avanti per la riforma del carattere fio– rentino. I ribac:si ottenuti da chi mercanteg– gia, sono un premio per i ~rdttempo e un incoraggiamento alla fannullonagg1ne che si crede capace di mettere in mezzo la gente. È pos'libile che ancora non si capisca che un disgustoso di soggetti (frati che bevono o giocano a carie, moschettieri che pizzicano ostesse, rob:t che puzza di modello e di com– pars.-i teatrale tin alla parte opposta della strada) tro\"erebbero un'eguale folla sorritlente di sh1patia. Chi \'a nelle gallerie, come disse uno spiritoso pillore francese, non per guardare i qu.1dri 1 ma per guarJare la gente che li guarda, s'n\'edrà facilmente della beota contemplazione in cui s'immerge il fioren• tino di fronte ai quadri più stupidi e più oleografici. A Firenze poi, più forse che a Homa 1 c'è una specie di gusto pubblico im– posio cllgli acc~cmici, che, se non desct: altro che a disgustare i forti e a procreare reazioni pilt ,·iolente, soggioga tulla la magra borshesia, la grassa e il popolino. Quando una persona <.li queste clJ!-si vede la ptù falsa starna di Michelangelo posi a in un grande salone, con un lucernario sopra; quando sente parlare di una Tribun:t degli l..:flizi; quando sollo le volte dell'Orcagn:, trova i più infimi rima<ugli del grecismo e dell'accademia mo– derna1 mescolati col Donatello; come volete che non resti impres,;ionato e non creda che quelli sian da,,•ero i modelli di h1tta l'arte passala, presente e a,·,·enire, e posto dinanzi a una statua prefidiaca torca il muso e non frequenti il mu!=COetrusco e egiziano perchè etruschi e egizi non disegnano come il Fedi e 11011 dispongono i corpi a piramidi di ballerini e di mimi come il Ginnbologna? Basta per questa gente che una stallia abbia un po' di r:ttina, che una tavola con su de' colori sia bucherellata da' iarli, pcrchi: l'an· tico si confonda con il \'ecchio. e il bello con lo scipito: e co.,l antiquari per parie di babbo, ciceroni per parie di mamma, con uno zio che scolpisce dei pulli i.n legno sopra i mobili moderni copiandoli da un ge11,soche è una copia d'una copiJ di qutlli dei Della Robbia, con un nonno eh' era cus1ode delle Gallerie, si credono il primo popolo ::rtistico della terra, e vi parlano di ;\lichelangiolo e di Poccet1i 1 come di cap– poni o di carok. E non è molto che un di ques1i tali ebbe :t dire che lo Zocchi, fonditore d'un di quei fantocci che stanno sotto il nome di Vit101io o di Garibaldi in una delle 1an1e piazze d'Italia « restituite »– secondo il sindaco Torrigiani e a nUO\'a ,•ita >, er:t migliore di Michelangiolo, perchè ,\liche– langiolo faceva degli errori, e lo Zocchi no. G1:à: quegli errori, per l':tppun10, che sono l'essenta dell'arte. Alfredo Oriani e la " Lotta politica in Italia. " I e più nobili tradi1ioni dh•engono alla fine ributtanti \'iti. Cosi è accaduto della musica. Chi più ricorda il 1 600 fiorentino? 1.'educ:tzione musicale manca a'-~olu1amente. Spe11acoh a buon merc1110 1 ~i. ~la spender molto per sentir cose buone e ben d.11e, no. Bibloteca Gino Bianco lii. Anche per que~to secondo lil,ro ci tocca fa.rt <1uella che un filologo direbbe collazione di te– -.ti. ~la 1)0icht' l' Oriani seguita ad essere t:tnto 1110<.IC!--tO nella composizione dell'op(•rn -.un, clob- 1,iamo imitarlo cd essere moho modc.,,i anche 1101. l"nn corrbpondcm:a fatale dt\c correre fra il lavoro nostro di critica e il suo di autore. Noi dobbiamo rimanere sul 111eclesimo pi:11to ch'egli ,i _,.ccbe. Soll:wlv ,1 (jUL''-la-:ondi1io11t potremo c-r.pirlo. Dunque, il secondo libro, intitolato (;li _r..·1,,1; vd d•1llo ._cop1>iodella Riforma all',,ltro scoppio dtlla Rivoluzione frnncc°'e. Per l'appunto nelle A.'l"o:o!HlitJ,1fd"l/alil', l'ultima p.1rtc dd \·olume <1uarloahbrnccia - e di poco sorpas.sa - il me– de-.imo periodo di tem1>0. L' ultinrn fi~ura del libro cldl' Ori,111i è di \'itturio ,\lfieri (p. 205) : l'ultima tigur;\ cld c:lpitolo 1\ 0 [onzit'.mc partie] ciel Fcrrari è \'illorio J\llieri {p. 171J. li nostro con111ito-.cguitn ad c'--.ere tut1°altro che diflicile. Rifacend<">Ci dal Jlrincipio dd libro, tro,·iamo eh\! l'intitolazione del capitolo primo: / 'rpMa dd/11 nfo, 11111 ;,, 1/alia. ri'IJXmde alla intitola– zione del primo capitolo d4.•I Fcrrari: /. '/lirlie pc11- di11tl la ,fro/11/ion p,·o/esl1w/t. :\In 1111.1 rbJ">On• <lcw:a di 1itoli non significa nncora rispondenza nel trattamento clella materia. E allora vediamo. « Il nuovo progresso dcli' Eurotlit, scri\'e l' 0- ri:mi. tlcrirn eia una più alta interpreta1.ione ciel cri- .ti.lm· ..,imoche. rico!--tituenclo la SO\ rnnitù idea– i<" degli indi,·idui e degli st,ui, ro,·escia h: sto– riche nutorit:1 dt•lla Chiesa e dell'impero• p. 125. Orbene que.,te parole non fauno che mcconare un ~iudi1.io ,torico per co.,, dire -.pnrJ):i~liato in due o tre periodi dello scrittort• fcclernlista : « L':intiquc fèdt·r:nion pontilicale [I>. 327J <:tim– pCri:11'.:ne tr.,n,1m:t lllus scs imfrnlsiou-. pt:riodi- 11ue, ;'1l'Euro1>e ». • Le nou\'eau progrès de l'Eu– ropc [I>. 329] .... con..,i-.te a.... ctendre la fraternitt! humaim: bien plus loin que l.1 bl"ncdiction du 1,apc et le3 som·cnin, de Rome. Partou1 le chri-.ti.rni-.me acquit'rt tm !-tCm, inconnu aux an– cienncs n:_•\·olutioui>d'J1alic ». • L.'l nou\'elle 1X:riod<:it.lèale [ivi] proclame une justice !>ans doutc chréti<:nnt:. mais supl:ricure au pnpc et :\ l'c111pcre11r ». « L'unità me.tiocva\c l! dunque dis:,ip,n.1; il papato e I' imp1·ro di ogni indivi– duo -.i sv-.titui-.cono al p,tpaln cli l{omn e al -.acro romnno impero. Lu1cru ripn.:1!dc raddop– pian<lol.1 la park e la mi-.siunc di .\rminio. ma t, Mli\ ri\oluiionc C tutt,1 1.:hiu-.a nella ltl{:lli1a dcli., religione e della politic,1 dd kmpo • p. 126. • [p. 329) .... on 4-•chappa nu matt:ria– lism<· de la papaulè catholiquc, c11 proclamant la pa1M1th.-.cl<- toul indi\ idu, un<: foi-. t.JUittt.: nve<: la loi <1ui l'enchnine tcmpordlcmL·nl à l'Etat •· • {I>. 329 e 330] .... l' \llent,lKne mar– cht: ;·1l,1 h:tc dc l'insurrcction ,ncc l.mhcr t111i n-pclc 1t- ròlt.•d'.\rminius contrc h::-. Ct,;-.ars r<)· main<l .... .,a réfnrmation montre le,; «.'ar.1ctt're-. de la fédcr.1tion impèrinle et de In lihcrtl" ger– manique; 11prt'che un nffranchis..,Cmt.'.nlobstint'– ment h,·g:il •· Tutti que~ti sono giudizi 11ppro– fondanli e I' Ori:ini li ha COJ>iati:m:i ,111nndoci imbattiamo in <'erti \"Oli, che paiono lirici, e che ~o voli di fra,;i, allora possiamo e":-oere certi che è roba dell' Oriani. Per esempio: • La Ri– formc1, 1>0coprima ru-.t·ello, non è pi1ì 1111 tor– rt:nte, nrn un ln~o, un mare che sollC\";lto da forze misLcriosl' inonda e sommL'rgc qua,;i tulla l'Europa• p. 127. Oppure:• Lutero cresce l>i dilata giganteggia •- Quella rirorma che di ru– scello si ra lago poi mare e c;i -.ollè\'a . quel Lu1ero che ..,j dilata; ecco l' Oriani -.crittore barellante ira lo scola!-tlico e il barocco. Xe"li interstizi fra l"uno e l'altro periodo, o copiati o rifalli di -.ut Ferrari, pcrindi che rh ciano i ber– noccoli front;tli dt..'IIO storico, -.i alh:rrn per la cu1icagna lo .,l·ol,1ro che di suo ci ha me-.so In borra. E quello cll(· accade, per citare un altro e,;empio. ancht..· a pal{. q6, do\·e è detto che • le scienze matematkhe e naturali. indipen– denti clall.1 politif'a pure e'-"Cndone J.1 1>iù \t'ra preparn:.ione, crescono tutti i giorni, -,fo\'illano e riscald:rno •· \la proseguiamo con orrline. DO\'C e come trionfa In Riforma? Pap, 117. , Se la R,fo,m• uioufa in Gc,man•• tolla dfa• lettica d! l.111crc1, in S1iuer• col m•1u•nimo h1on •on•o di Z11i111lia, a G/1111•1111 coli• lojtic• deniocutica tli Cal•ln,:1, In Olanda col 11cnio l)()lltlco di O11,:lielrnn d'Oran1.-, In lnthll– hma colla lu1,11rl111 ftroce di Arriso VIII, nnll• Sco•i• toll• sup.-1ba au•1e,11l d1 Kno.-, nella Sn1ia col p•trioni,•o dei Van, in J)a11,.uc:a colla leahl. du p11o_c:ipl th llolue,n. la Orbene, h:Jn.::endo il Ferrari, io non ero punto meradgliato di trornr qua e là .,,>ar.i tutti que– sti giudizi <linlctici e molti di <1ue<tie1>iteti. [« L'étran){C dinlcctic1ue (di I.utero) » a png. 330: • llenr) \'lii. .. crucl, pédant, lubrique et formalio;te » a png. JJl, il 1>atriotti.,rno dei \'nc:a a pag. 333; la le.ili,\ di Cristiano 111.n 11ag-. 335]– :'\la non era ,mcor nulla. Do\"e\·o giungere a pag. 336 J:>er tro\;ll'lni dinan7i alla \era fonte: • Si, dallt uno m•M·I- do l"Al1.-m11ne la 1of0f1111t1on trio•· ~o p11 la dialt>Clhllle de Lu1her, en Sui•.,. p,u le bon ae11t de Zwini;lt>, cn llollande pu 1.,, pvluiquc de (iu1lburae, en Antleteu.., pu I• fC1oc,1Cdn Henri VIII, en Kcnne par le- 1011101ue tln Knn, en Suftto 1••r le p•tiioui.nie dt1 Vua, rn Dancn1a1k 11•• la h,uutfl tld prl1 >r.rt de llu1tlr!lll, tl11n1IH royaumu l•tm1 011 rom•ln,., .. tcr-, ere. • Quesu fo111cclia111i rn..,cello si ~fa l,1~0 '" poi nutre e si solk.,a ... e anneg,t chi è andato 1>ro– prio a mc11ercisi sotto. CJuale e dmu1ut' il difotto della Riforma, che la Chie-.a \ i:cle e rnlge a proprio proliuo? P•i:- 127 o 11J1 • L• 1-1:-f--,n••• .i:,:.,c l'Odan· or-1hi11 len lo r11;11i 110111<1 t>nlro 11 prnpuo pmllea .. rthcio11•. •lltnta nat11• 111ln1enco i le1111uldell11 car,1l. e 1•ft"rt1lda l'arù .,e tl.-1\'apo- 110\atl", Con un• ln1u<110,oe 1111pid•e """ duu lit.I nter•· nclio1a 1I cutohci•nu, 1' i"'pourua di 111tt• le fn,nffi '""• e 11;li errou del pr, tot•ntttimo: I Ult'rf' ••e"• 1co11fnot• la ,:.,0111. dei conu,Ji•I •0111 trl•Ì,;amcnle 1\11 ba11111;h•d, K,J..

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