La Voce - anno II - n. 15 - 24 marzo 1910

l,A l'OCP. ----- f'o"t1) torr A 889 - --------=.:: t>ufe"On ,a p t . :.. Sig. A vv , ' ~ (Coseuza) · lommaso Nuoletti (S S. Giovanni in F" OCEO) .. Esec ogni g-iovcdì in Firenze, via dd Robbia, 42 ...,,Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI ~ Abbonamento per il Regno, T rcnto, T rie:ste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ccnt. lC. Anno Il ,;I, N: 15 .,. 24 Marzo 1910. SO~DIARIO: Il 1llcndo, S. S. - Forse che si forse che ao, E)111.10 Ct-~cc111 - La 1torl1 ne:ll'lnSt;aamealo 1CCoad1rlo, 1\:-.:Tos10 A, 111.on· 1 - Carallcrl: Colei che ammonisa, 81."c., St-.t<"T''' - Pensieri di C1hlao, Plt,.kO jAIIIHt - Agli t::dilori. IL SILENZIO Alnmi ri ,Jouumdm10 : - Cbe surctdt ? sau lt leggi d'A i·rr,,o rnsi rtll/t rb,· « li Tcr– gliatartr 1/rl Giornale <l' ltJ!i.l s' ;_ aaar1t1 pusmo cbr tsrs/r mm tdllr,;.10,u e Coltura dr/I' a11imfl • r ,rnrbr - g11nrdt1lr1m po' In \"occ? - Tob! la rolle;Jow·dei « mistiri •, chi:. Ness11110 diriJ;1'. Caro q11tl « Xtn·alis » /rado/lo da Xonsift1ilw1111r. />trbarco! li Mini..,tro <ldl., M.1l.1 \'it.1 di G. Sah-m,ini, edit,,rr .Ym,asr- 11uirt1rdapiti. « /.,, mostra drgl'imprtssfo11isti fr,wasi t di .\/. Rosso • : bmr ft'rdio ! Buona Mrrtrr ""'"m rhr si va ad nf't'tmlrr, in /Jtl. /'()rt/ilu, 011/omaNmmentr, sulle pareti di arte sn/e, smz.a rhr rtrli indi,•idui manco ri Jir– rbiuo i chiodi 11rcrssm i I E la \' o..:c, b1w1111 mamma, da moltoltmpo si go,le dirtr,, lt rJttmltJ llltlllrt lt tltlloritlr dmmo ai suoi figlioli, i,, prrsm:;.adr/ pubblico, 1111 bisrollùw di lodt'- rnlle gwrnc:e: - Soda questa carne! Gilt : ora parr rbr a/amo, 11011/11/t;, 1.•eb !, si nc<orgaanrlu dr/la \' OCè. E ne srrit•o110 ptrsi"o il 11omt. li silm:;_io si sparra t si di)– soltit a pot" a poco,srl11,jitto. S'arcorgmrorbe f arma arrnggiuittt. Ala il mnlr ; rbe lo ri· "Forse che ' Sl Jiaa,w ,u/ st1rcodtrt ..'f c'i giti le pfor, pronti a ,fromitarfo at/d(ISS(> t1//11 prossimaftdt qua– ltmq,u cht•lt11li fw ,pwlch,•am,o di ()prrarr. E ,ltmqur 111,i ,wu ordim,tl, affatt,, rbe II loro l•as 1 ; l'tsptrim:;,_a {,lifti t1dclt1ss.> ,li ,wi. I dit– ti1• ,.,· m 111 si c,nn:i11arm11w chr uri 111011,fo la f"~c.1111 f 11irnt1. 0Jt k rou .:U4'lt, par/J,,-· dmu si SJ!011jimw r si dissolvo11t1, r lt btwttc acq11ista11 quella strruitll sriolta e {rt111ra rht ttasredal smtirsi i·iri tra llf'posi,io~u -.:h.·tt, iu mrz:z.oall' ettnm rm,Jlillo ,hn.•t C1g11i allo ba m, rompih, 1' t111a }1111\_Ùlttt. F()rst f'""' fra i gi0t·tt11issi111i c/J( ri voglio11 hou ri sar,i q11nl– rn110rhe avrl, visto la vanit,i sciarra dd si– lmzJo. /:.· 1111 ,:iom(1 o l'altro 11011 si arcuorerir di 11011 smtire rrsistm;_nda 11tssm1t1 parte, ai primi suoi tmlt1lfridt bt1ttagliasald,1.rrclrai ,,11,mlf dis11m1t1/iu c,wuauhit rm,ttramw la tua i•ittoria, in rbùwt ,/'mignolo. s. s. forse che no. " Citi : ,uuht ,wi rr 11rsimuo;:rndt1.:olmwtr merat'iglit11i. ,\Jt1 11011 lt111lt1: da parrahir setti– mnttt in qtta I' El.'.o ddl.t ~t.11np:1 ri manda ogni sera mm simpat,ra lmrtimt grigia rou dmlro inchini t corna prr noi. Ctrln gwtt·, viIIOchr il /t'Slrggiare la narri/a della Voce nm pltlusi r ""KIII i 11011 ri nva:n couviuti di stJ/losrrivertil foro galateo mnuisporrhe-gua11- tibia11rhi, m.·ro,1 stabilito 1111amulta di dur. soldi di m11t110 dispuz.z.o per rbi ri 11omi11asse. E il rrguo elio/silw;;Joera i11tor110 n noi. Or– cbitggimulopt'r qualrbt prrtugiuo nel mondo iiornalistiro-ltllrrario,si t•rdtt•a 1111t1 gran ta- 1•0/a rnrirn di Ol!m1:;,_i di /ia,,r/ull,,. Un gnr– z.ouallo IIL'l'Z:rlli110 - forse persuasa l'ani– ma all'amore ,mh·rrsalt dai pi,i rbt alcuni birrhirri - aprivll la bMtn i11gm11a111mte alla trrribifr brstrwmia: \"oc . - Zitto! e 11110 dei t•ari capobandagli j,rrnra tra i denti ,I l1.nmglfolo prrrbi s' i11KO'-{tlSSf il quarto dtl/a brstrmwia. E 1111ti gli altri bal:zati iu pitdi si poun-a11 I' indire diriu,, sul naso, rame ,mica sro11;:i11ro tjjicnrr contrn il Satana di tria ,li-i Robbia, ,f2. Sirrhè lo spellarolo l'rtl m(l/to /it/1(1 a 1.•tdrni, t ci mttlt't.'tl 11tlr a11imn fio,onditc/ tffiracissima ftr il 11oslro lat'Oro. (ConUnua:fone e fine, vdl numeri J2 e 13.) Si st1: 1111 lat'Oro pi,i i11lt11{ionnle, di sprone t iuvito, rbe lt1t'Oro proprio ltworo. 1\'on di colpo ci si p11Jltware da q11rllc1 staio d 1 a11imo i11 cui si trm•11110 immtrsi npp,mto i brnrvoliop– positori rhr di q11rsto q11asi-lavoro ci rimpro– t·tra110,essi rui 1110/10 ,li/rifa spidoahiar gli ,variom tipografici dal nostro foglio 111t11/r, lutti i lor gagliardi mruroli sono trsi a sollt– var dal t'llrsoioil rorrominodtl « nero • t t•t.rsarlomila taz.z.arhe il prowido rnmtriue ha postn dart111ti.Afa, t•in, rrt.do rbe su prr Ki,i siamo l11/tid'acrordt, utll'amme/lere che qtt<idtlla \" occ hmmo anche proprio fatto ,pwlrosn. E questo picro/oqualcosa,a wi moltospesso avrva11 coopel'tl/O ptrso11e acallale nella rnbrira dti « 11omi11nbi/i • a11cbtdai diversi accadt– mismi, fncroa da adt·ocatus diabuli presso al cosprllo tiri domi11rddiirupiranti il puris– simo t1trt del mmrstrnjfollismo suprattrrmo, semprt /11/l()abiarnti a SW!Jliar l'intera lor fartlrn di pmt1h1i a chi osi, ron i dovuti ri– guardi, prrmrlttrsi di t sprimt.rt ,ma pu11/t1 di dubbio sulla foro pamnpimz..a, ma pronti a isolart, ,la/ mondo Jei 1:ivi, spnrgmdo<i d' i11U1r,10 il ma11ttl/>rmro tiri silw;,_io,i pro• ltrt.•immlewlli cbt sm;.p preamboli squadras– sero sul loro naso, a cui è datr, potesti, sul rirlo r ht lrrra, - ron rispttto par/nudo - lr fira. 1/a ltz pirrolt, oprm ,m b11011 argommto dtllla su11, /'1111ico per lt dh•initti swldellc: la popolnrihi. l'ot•rri iddii ! n11rl1, il loro pi,i dola smtime11to:l'odioliuo iurrtsp,mte le lab– bra, det'l' rtdrrt dat·twti al fw/,bliro cht• paga il suo s,1ldoprr snptr 111110 che d' i111- por1t111lt aaaJa. Fd tao la prima slntio dr/ mnrlirio: dat'tr nominart /11 t.:OSJ. Prr for– l1t11a si p11t~ a11nw-n ,1011 ,wmi,wre chi ne ha il merito dirti/o o i11dirrtt,l. 1:· l'mliolitto puJ, i11ta11to, mnstimrsi aucora ;,, p,ut qualcherosa, ptrrh( /11 pm,altùw mm si ragg<1mitoli d' i11r– dia. f.:: '"' stadfo dr/la rilt1\Ùmt a mr{z.o.Ptr le s/radr J11lli tr0t't111l1 simpatici Jiglioli smz.a f>abbo 11( 111,1111111tt. \'. Se quanto siamo venuti dicendo è ,·ero ed ha saputo render perspicuo agli occhi dei lettori quello che di compiutamente vivo a noi sembra agit:arsi nella trnnrn intricala ed infetta del romanzo e del dr:imnrn dannun– zianoi chiart>ndone ìn pari tempo la specie p111icologicae determinandone il posto ed il significalo nell'opera comple~i,·a del poeta, passando ora ad esaminare piì.t p.::rtitamente il romanzo che intitola questi articoli, noi possiamo esimerci da rimpianger la sua man– cata esistenza come opern organica, come storia t-satta e conclusa della vita !=piriluale Ji certi personap:gi, e ,·enir .senz'altro alla analisi di qualcuna delle sue lirùhe più cen– trali. Il metallo che collega e incaslona que– ste pietre elette è metallo foso e -.::olato nella forma, prima d'essere stato veramente scelto e depurato, e la sua superficie iridata e brunita si frastaglia e si dirompe in cre– ste spugnose di ganga e di calcare, si spac– ca di venature profonde, sebbene qua e là luccichi di nielli purissimi, per poi subito nuovamente lacerarsi, farsi scabra 1 sordida 1 contorta. Perchè la tensione stilistica del potla è stata sovente una tensione pura– mente estranea, empirica, non gi~ intima– mente conness.1 ai bisogni dell' i111pirazione i non coniando quando quest' ispirazione si interrompeva, e conveniva allora dissimulare lo strappo sotto un lembo d'arazzo, o un lussuoso panneggiamento di teletta d'oro. Tra i qmtli splendori lo smarrimento è di conti– nuo sul punto di soverchiarvi. Vi sentite gra– var sull':1nima quella singolare stanchezza pre• gna di amaritudrne che invaJe gli spiriti sani a contatto del lusso equivoco che veste le ricchezze corrotle. Fra li! parole e il vostro spirito c'è un ostacolo lucido, imprendibile e insuperabile. I.' ic.olamen10 è fotto dall'ec– cesso, non dal difetto: eccesso monotono 1 ozioso, che stordisce, e rende fragore, non suono. Con tutto ciò, forse ognuna delle pa– gine, anche meno (elici, fiorisce, come un tronco triste e malato, d'un fiore cl' improv– vis.1 bellezza, che sembra a111~umerenon so che tragica gr:11ia particolare risplendendo in quell'aria chiu,i;a e in quella solitudine in– gombra. E non tutti i fiori palpi1an coo;;Jso– litarii, come succisi. S'intrecciano, speo;;so, e fanno bella froml,1 e ghirlJnda ; e allor:1 nulla è più delicato a vedersi delle attaccature incerte Bibloteca Gino Bianco ed oblique del loro fragile organismo sulla massa erronea e senza vita. Talvolta la prohss;1 sequela descrittiva co– mincia a spazieggiarsi di parole e frasi 1 vane di per sè stesse, ma che compion l'officio di turbar la monoton1.1 e preannum.iare un tema lirico che non sa come rompere dal– \' imr1ccio gravoso. Cosi nella scena del ba– cio, nella reggia estense. Dopo aver cercato di rialzare il pitthos con la descrizione di rodne sempre p1t1 fosche {il giardino pensile ingombro di ortiche e di rottami, la scala di pietra consunta, il corridoio simile alla corsia d'uno spedale e,·acuato) il poeta ha ricorso a mezzi quasi puramente musicali. e Do,·e siamo? si fa sera? > Alcune frasi narrative sottolineano, come un commento orchest,ale, questo bre,·e recilativo. e Ah 1 non posso più 1 » Altre frasi commentano e sembran concludere; ma come un'eco rina– sce dietro ad esse : e Non posso più I » Le poche parole vacue lrnn gi3 suscitato nel ritmo faticoso delle pagine un'ondulazione regolare e misurnlil, simile a quella che una pietra suscita cadendo in un'acqua pi– gra, ed hanno distratto il lettore dall' og– getto immediato della descrizione e dalla per– sonali!~ empirica degli eroi, avvolgendolo del loro fascino immateriale e fallace. Con– tinuano volatilizzandosi ancora, quasi spe– gnendosi in una lievissima interrogazione musicale: e Forse, forse, forse ». Due brevi periodi solidamente ritmati si conlrappongono alla domanda inconsistentl'. :-.la essa ritorna e, di sotto a lei, I' ispir:nione che bene o m:tle è stata ricondotta foori delle spostate determinazioni fra le quali si dibatteva, sbal– za infine sicura e ci dit una pagina di tale poesia che mi par sufliciente a confulare co– loro che non \'l'~gono nei roma111i del d'An– nunzio se non l'astuto sfruttamen10 di <1uei motivi che non poterono trovare impiego nei suoi volumi cli lirica. l\'i il panisco, In ninfa e l':unadriade s':IV– ,,ii:endano al centauro e al 1ri1one 1 tutti an– cora fusi agli elementi originarii, implicati nel cortice verdetenero, digu31zanti nella mel– ma lluviale, al reno delle canne ondoleg– gianti, vi, i della dta stessa della fores1a 1 respiranti del respiro del n,are. '.'\'on ternt.-re, o 1101110 daJ:li oc('hi glauchi' Erom1)f1d,11lacortccci., fra~ile io, ninfa ho.,ch~rccci,, \"t:r,ilia, pi.:n:ht." tu mi tvcchi .... La vita non va oltre questi contatti. E, generalmente, quando sembra empirsi di qual– cosa che non sia semplice ardor sensitivo, è perchè il giuoco dei sensi, in quella sospen– sione indisturbata, in quella luminosità pe– netrante, è giunto a creare illusioni sollilis• siw.e, c,>11tinua:.;._e .:. oe.re: c..::, ,·i,·aci e rtY'lo– nio:,e come miti, e sl terse da sembrare ani– mate da un puro fi~to di pensieri .. \ volte una confosa nota di scn1imento trema dentro le canzoni, e fa come da cassa armonica alle immagini Ji senso, in modo da dar loro, im– medialamente e senza frangere la loro com• pattezza ogge11iva, anche un 1 intimità incerta e lontana, sllggerita per delicate analogie. Si hanno simili1udini che sembran resullare dalla iusione.di due similitudini di per sè complete, dalle qu:1\i si sien tolti i termini inlermeclii onde metter direttamente di fronte i lermini più remoti, con un effetto impre,•isto, dal quale s'illumina un contenuto squisitamente ambi– guo che non è piit senso e non è ancora senti– menlo o pensiero. Si rilegga /..a Pinggia 11d Pi• ne/o, do"e, con questo rapido giuoco di scorci, alle foglie è dato senco e parola, menlre i pen· sieri odorano, trepidano, su!l-sultano come car– ne vegetale sollo la pioggia fresca; sl che fra le cose della natura e l'intimità umana affio– rante nella nota malinconiCll è uno scambio cor.tinuo di attributi che intreccia la loro \'ita in una ,·ita biforme, in un cespo solo, on– deggiante nei suoi volubili aspetti ma non più districabile. E immer-.i noi !-iam nello spirto ..,ih·e..,trc, d'arborea vit:i , henti : e il tuo ,·oho ehro è molle di 1>ioggi,t come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare gine'>tre, o creatura ll'rrcstrc .... Mi riferisco a un capolavoro universal– mente conosciuto, onde mostrare come la poesia che sgorga in molte pagine del ro– manzo da un'intimità :1s53ipiù oscura e pro• fonda, aderisca alla poesia che cania in questi versi, figliata direttamente dal suo tronco istesso, e svolgentesi incorrotta nei suoi stessi modi. Come nell'esaltazione d'un aspetto della natura vien fatto al poeta di sciogliere i suoi colori in una viva luce ideale, sl che, sovente, la sua immagine sembra farsi aerea e capace come specie di puro pensiero, nell'esprimere la passione, che è il grado spi– rituale più alto che \'eramenle egli afferri, egli è solitamente costretto a ridiscendere ad atti di vita inferiore, da ..:ui trae confronti ed immagini. Il primo bacio è appunto de– scritto come l'a110 dell'ao:selato che be\'e : « Egli bev,·e il primo sorso, chè un succo divino riempi d'un trailo sino ai margini il calice nudo; e, per non perderne una stilla, egli reggendo con le dita il mento, pose l'al– tra mano die1ro la nuca, di sotto alle ali, e tenne il bel capo come si tiene un vaso senza anse ». Beu•e, sorso, margini, calia:, rr.ggerr, con un ripetuto e sempre simile atteggiarsi dell'immagine, sottintesa sempre e non espres,;;a se non nel giro compiuto del periodo, trasportano l':tllo dell'amante ad una materiali1à che ha un'insistenza statuaria e rende mera,,igliosamente il fervore tenace di quella sete. E il termine che J:\ l'immagine non s'incorpora, nè ruò, al termine cui ,·ien riferito. Si accosta ad esso senza fondere.i. La qual discontinuità insupernbile, in un contatto che sembra do,er fahi sempre piU proso:imo

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