La Voce - anno II - n. 8 - 3 febbraio 1910

. ·CE Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 .,,_Diretta da GIUSEPPE PREZZOL!NI Ab~ ~ onamento per il Rcg-no, T reato, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ccnt. fO. Anno II .,. N: 8 .,. 3 Febbraio l9JO. S(l:\DJ..\RJQ: Ancora lui hn•aU •1II UUiz.l I A \°OCP. - I Valdul ocl V - .tlf>basso Noma.' I(. pr - A·,,: I J. • J ,, • le alll, r,uu, jAIIIUl - Rlf&rmcS!llla caria. (;1t•!-.1.1•1•i,: I.O)IU.\RDO•R.,1 I I , • C<a11r1111a ue ,a e lriara •• g. /Jr. I- - I I e ulcro Jrtco, R.\n ,\t LLO l'll:'CoLI _ Cara.neri: /.,. lsJidHt,, .\. S. Ancora sui la vati agli Uffizi. quelli rhe proleslmw, t'Ì som1aspirantialla tfj. rr;J011e ,lrgli UJJi\i.Si fa11111111cht d 'i nomi, quello c/'1111 arlista e (Jtll'lladi 1111 giornalistt1. On,, i11lmdia1110f)· J,rnf (. CtJrlt' iu l'1l'Ola : sr questo I! i·tro rotrs1,1 gmlt ;_ ptggioaurora tltl- l'allm; tssr1t'1-ulie i· 1111 paralo d,1t"l.'Utl, 11111 brsli,·r Nrbt gli ( 1111 d,1ppio paccrh1./::st alle primr ri t tirt1l0le orurhit rh1• roslldm.!rt'IIIO ._, ul/c srco11tf1·? La Voce. Cot1la 11omina d'1111a Commifsiouemiuistt– rittlt rhe dn•t r~frrirt s11lltltttmlurr subite dai ritrai/i dr/la Galltrin drgli Ujji;,J 1 la quntimu st1~1/tra, prr la soli111 stampa, uua qu,stiour chmsa: per mii, iunrr, ( appe,,11 aputa. /:.· ci _propo11ia~110 di lmtu tinto t t•igile il p11h– b/1ro,perchesollo questosilmz_iosi iuteude _ e 11011 so/1a11to da 111w parie - il fruscio ,li mollt rd obliqut mmtM•rr. I Valdesi nelle Valli.(·) Comr dirrlNt giustammle /'11//roirri Ric– rnrd,, l\ 7 ob1/i ,,e/In N.1zionc, 11011 si sa bmr a du rosa strt•a la Comminiout. Si Jra11 11 di trt arlisli, i 1111ali, o diranuo qutl che han dello auto ttllri, r snrmmo rrnlo e Jre a ri– dir!.,; o dira11"0il rontrario, t saranno 110- vaulasrllt'. lo 11011 voglio, prr orn, sollroar dubbi sulla rompttmz.a di G. A. Sarlorio, dd Pogli11ghi t dr/ Cat•r,mghi. 1\1a, di grn'-in, qutsli lrt relrbri o quasi celebri si'g,wri, da q11a1110 ltmpo m111 rranostati a i1rdere la Gal– /tria drgli Ujfi;J? I:.· siaomt drwno riudirarr di ritraiti rbt ciggi mlii sarrbbrro j,;,; rome irri, 11011 è rrrto rhr co11dizio11t rssmziale per gittdirarnt t at·trli t•eduti irri t non oggiso/– lauto J f fll 1 trli iwluti ieri, (011/t' /i fli.!tl.'flfl ve– duti e· COI/li's1• li rin1rda11a gli artisti /Ìtlrm– ti11i,i b11011g11stai, .~l 11111m1ti, i tùitntori dtllt -Gallerie ftcrenlirtr? A me p.,re, sr ,w,t-en·,1, che le cdtbrilli qui r, 11/,/,im, poroa cbe farr: t du si traiti, s,,prat11lh1, ,l'1111t1 qutslio11di memoria. J\'011 solo. C'è allro. Q11a11do sapremo11Jli– cialmmtt che i quadri sonoslnli sri11pati, irri- 11wliabilmwtesciupati, romr tulli s,tpbiamo; noi vogliamo sapa1•,romr aurora 11011 siamo ritsrili a sttprrr,chi e Slttlorht "" mmto l'idta ha dttto rordinr, ha p,rmrsso qursto scioct~ prtleuzJosoe rnulnmmle frrddo dtlilto arti– stico? Qtttsla i i11daxi11e da impiegato,t mm da artista; ,la rapose;Jmu e 11011 da Snrlo– rio, Pogliaghi e Cavmaghi, cou loro grazia e risp<110. l staio forse Gòrrndo Rirri? Se si, si ab– bia il coraggiodi dirlo. lo 11011 so rhi sia staio: ma dot 1 ti.:11 pur essere1111 gramlt sri1111mi10, ,m castralo, 1111 lasag11011t, 1111 babbro,1111 ri11cor– l1rllilo dal vino o dal Jalmrrt1, rhi, smz.aschùm– tar dallt' ri,a, couupi l'idra t si rnj)igurJIn ro11cwlrn'-io,1t agli Uffi;J dtl PogKi,dr/ Tar– rbinni, del Gamba r dr/ G(~lioli,per trallm·r sciwtijir,1111mlr r rou la nmssimll rnrn, gli :.cavi pittorki su Tiziauo e su Rtmbram/J, su 1\1 orm1ie su RMn. Qtlfsta gmti• In rcmo– sriamo bwo11e r 11011 gli m·,m11110 affidato 11t111- 111t110, rht so io?, il quadw dr/ rocomrrnfodi via Condotta,tloi•t t'f il ft111lt1rciuo rlu sgrana gli 0<rhi,la sert•t/111 rlu 11ddt11/t1 la f<lla Jtl r(lsso fruii,,, r il trammt rbr scont in mauitrn impossibiltmiro 1111· alnwsfera pi,i rigida dri ptrsouaggiche /'11/,itmro. /i,, tlicn·11 1110 sprri– losofrt111rese, quando peuso a urta gmlt, , i– cordo 1111 1:iorocbesi faceva da bimbi; si sca– t•nvnu tault bu lullr, ( i si Jactt'fl pipi dentro, r si rlat·n a g11nrdarrquella chesi asciugat•a prr prima.... Gamba? /J(lggi?Giglio/i? Ta,– cbùmi? Jf PtrJ, r' é di prggio. Iurrflii!,i/t, 11.111( 'lltrt)? C'é ,li prggio sicuro. Xoi qui n/111 \"ocl! ab• biamop11rlatose.uz.a prrsouttliiuterrssi. ;\fo, si dirr, 11011 i: nltre1ta1110 cosi p1·r ruti che pro– ltstano. Strilla s/r;//0 1 in urli slrilli l'amor drll'a,te c'i prr 1111 q1111rlt1, ma prr trr quarti c'~ l'amor del postlJ.Si dirr d11uqueche Ira Domenica: c'è il rom.io della grande carft. pana della chiesa sospeso nell'aria schiarita dalle acquate autunnali. Barba Barthélemy viene a p1endermi per conJurmi al pr~c; è vestito a festa, tutto di velluto nero a righe, il collo rugoso e adusto segalo da un g-o– leuo di bucato dalle grandi risvohe, sotto il quale occhieggia un Jiocchetto nero a nastro, I.a camicfo, immacolttta crocchian1e d'.tmido. La prolissa b.:irba grigia gli incornicia di so– lenni13 la faccia scvera 1 mn io so che il cuore d!!ntro gli canta, sebbene solamente nei suoi piccoli occhi grigi si accenda discreta la sua tenerezza. Attraversiamo l:1 corte: io a salti per non sguazzare colle mie scarpine lucide nelle pozze graveolenti dì letame, lui, sem– pre riguardoso, di sasso in sasso per non lordarsi gli scaFponi unti ; mi dà la mano sotto il vasto palco gravato di fascine e di tronchi; eccoci all'ape1to. L'acqua della notte ha cancellato le peste fi11e dei muli~ lucide e fonJe ; la ~1rad1, argentea di piombaggine so110 il cielo chiaro, si popola presto ; sbucano improvvisi, con \'oci fresche e gravi, dai viottoli e dalle siepi laterali i le vecchine malgrado i loro passettini fitti rimangono addietro; sono linde e accu– rate nei loro vestiti stinti, colla fronte chiusa nella cuflia nivea tutta pieghe finissime (che lavorio di ferro caldo stamani all'alba sulla madia davanti ai \'etri verdastri della cucina bassa, mentre lu1ti dormivano e solo accen– nava ai primi lucori un gallo arrochito) con in mano il testamento e il libro dei cantici rilegati in nero e dentro un fazzoletto di tela, con una ciocca di salvia, di erba amara o un fiore. Gli uomini alti, traversi, colla andatura lunga dei monlnnari che non Aet• tono mai le ginocchia, parchi di parole e di atti, ma arguti come il vinello aspro delle loro colline ventose. Le ragazze coi capelli tirnti sotto la cullìetta nern da cui sfugge qualche ricciolo e qualche ciuffo ribelle, il corpo strello nelle \CSti i:guarnite e nude, colla ,·ita subito sotto il piccolo seno, uno scialletto vhace sopra, la gonna lunga e schioccante. I ragazzi già vestiti da uomo, col corpetto attaccato alle trombe dei calzoni tutti lunghi o stretti fino a meua gamba e i grossi cal• 1ero1ti di lana filata in casa. i\'el sottoportico all'entrala del paese le scarpe ferrate stridono sulb pietra e picchia il legno dei duri zoccoli ; la scalinata della pieve è deserta malgrado lo scampanellio nffrcu:110; sul muro due beghine tutte nere che \Toltano le spalle alla piazza: ieri erano qui sulla piazz.a in fila pd mercato e dai panieri socchiusi si intravedtvano tra i to• vaglioli di bucato i pani del burro pallido, quasi ceruleo. Oggi ogni opera tace: solo la farma~ia ha aperto i suoi sporti pesanti e l'aroma acuto delle droghe e dei medicinali si spande intorno per un trnllo di strada. La chiesa bianca è spoglia cli ogni orna– mento; ci sono dei versetti della Bibbia scritti sulle pareti, delle lellere come in una ( ) Seguir,\ : / P,•ofrj/1t11li ù1 /111/ia. Bibloteca Gino Bianco scuola, e.i sono due file di panche nere, nude i in fondo il pulpito ed allato un leggio ru– stico con aperto il Libro. La luce entra ab– bondante dai finesÌroni alti ; a volle offende la purità dei muri bianchi di qualche sprazzo mult colore che viene d.1i bruui vetri vario– pinti della rosa sulla porta. Entrando nella chiesa la g-ente si divide : gli uomini da una parte, le donne dall'altra i come nella vita. Prendono posto silenziosi e curvano l.1 lesta sulle maui in una muta pregniera: l'lwrmo11ium con un tenue filo melodico si unisce alla semplice in,•oc.azione. l~oi il Pastore, solenne nella sua toga nera, st a za ed afferma « Notre aide est au nom dc Dieu • e tuttJ l'assemblea si inchina ri– spondendo con questo atto; uno sfogliare di libri, un accordo. Cantano. È una melodia grave e lenta che si svolge uguale, trasci– nando•i di nota in nota i le ,·oci maschili adombrano di Ioni foschi lo slancio di quelle liracili delle d.lnne appena av,•ivate ài qualche z1gen11110!-C(Untopoente: L'Ete.rnel est nm p11rt mou salut, mon breuvage .... Tacciono : aspettano le parole per la loro settimana di cammino trito e uguale, con più con meno miserie uguali. Tutto il cullo è in quel libro aperto: sono storie di prin• cipi, di pastori vissuti in solitudini grandi di luoghi e di anime, canzoni di liberazione e grida di distretta, ammonimenti terribili e conforti dolci come il fiottarc dell'acqua tra le erbe spesse delle ripe, maledizioni, ululati e ringhi di vendetta e di sdegno come quelli del vcnlo che squassa furibondo una foresta intera, vastità luminose e terse che aprono il tesoro dei loro riposi. Ascoltano, raccolti ; accordano semplice– mente le loro anime schiette al ritmo di quell'arpa infinita. Oggi il culto si rinno\'erà Ira i castagni, in un tempio che non è fatto d'opera di mani : una tine polvere d'oro impalpabile coprirà i tronchi contorti cd il frascame ; c'è già in terra qualche riccio colla bocca apell:11 bisogna badare a sedersi ; le scopiglie bianche e lilla vestono il prato raso: il cielo inarca sull'as– '-emblea l.1 sua cupola d'aria. S1:1mani non sono po1u1i \'enirc: il fan– ciullo che, sbucato da un follo colle sut" pecore, appoggiò la bocca , 1 iolacea di mir– tille ad una polb viva e avverll appena di J:rs,ù lo scampanio fievole della sua parroc• chia lontana; l:1 massaia che rima,e custode del fuoco per la famiglia numerosa: empi una pentola capace di grosse patate saporose, celò in un piccolo tegame rumoroso un brincello di carne e mezzogiorno la sorprese indugiando sulla soglia a chi:imare a raccoha i polli ; il minatore che, quando la grande campana chiamava colla voce più alta, emerse dalla galleria tutto nero e lucido di grafite come un mostro e, nudato il tor!-o vigoroso, ritornò uomo alla luce col sapone, l:1 terra e l'acqua del ruscello. Il Pastore benedirà il suo gregge; s' iner· picheranno alle case buie, per le strade fati– cose, sotto le slelle, con un cuore nuovo. l"n p.e§C aspro e severo il lorò: tre ,·a:llate s1re11c,solcate profondamente da torrenti im– pe1uosi che rodono i fianchi dei monti in– combe111i; una terra sorrisa al basso di prati irrigui, di frut1e1i dai meli ricurvi sotto il carico dei frutti odorosi, ,,igilata da una folta corona di castagni, ma più in allo magra, avida e pietrosa, con alcuni grami campicelli in pendio che si vestono appena dei fiori violacei della patata e nutrono scarsamente il granello saraceno dalle spighe a,•are; terra che chiede più che non renda e concede solo quello che vuole; le alte erbe ondan1i do– cili alla frullana corrusca e la forza viva delle sue acque. Terra ingrata quindi a questa gente che pure l'ama, come si ama la terra del rifu• gio. Poichè sbanditi da ogni paese sollo la procella delle persecuzioni, qui i Padri testi• moniarono della fede sostenendo una lotta diseguale per secoli e attraverso i secoli di qui migrarono, ripassando il giogo delle A"lpi o spingendosi fin nell'e-strema punta d' I– talia, stretti nei loro nuclei familiari come le genti primitive, confortati dell'insegnamento e dcli' esempio dei loro Barbi, sacerdozio uscito dal loro seno e partecipe di tulta la loro vita. Fu una storia gloriosa la loro, ma per P Jt;tlia bisognò scoprirla, quando gi:1 1~u hurnp.i n--pttrlava. Un uITiciale sabaudo cogli spallini della retorica ben lu~lri e la durlind:rna dell'avito Piemonte addormentala nel fodero, :mdò a fare penitenza delle colpe dei padri verso i Valdesi : si confessò a Pinerolo e si comu·• oicò a Pra del Torno ; ne aveva da confes• sare una bella filza di peccati dei Savoia verso i loro e ottimi sudditi ., ! Gil. 13 pace era stata segnata coli' Editto di emancipazione del Re Carlo Alberto; i Valdesi avevano perdonato senz'ombra di pensiero di ritorno; accolsero quindi il mes– saggero a braccia aperte; gli aprirono le porte del cuore e quelle dei loro templi candidi e nudi, odorati di miseria e di stan– tio sotto le travature di legno 1 lo guidarono attraverso i passi ardui, per le strade scavate dalla furia delle acque, ai luoghi memorandi, gli additarono le loro scuole, le loro parroc– chie, quel piccolo mondo risorgente all'om– bra delle candide ali Jella pace; erano cri– stiani : ben si addiceva loro il perdono i ecco il giorno della remissione : I' Italia muoveva loro incontro nella persona di quel giorna!ista ed un piccolo pugno di superstiti senza patria, fìggeva gli occhi nel \'iso della madre ignota. Il De Amicis scrisse dunque un capitolo nel suo e Alle porle d' Italia • sui Valdesi - brillante e superficiale, - ma appagò tanto i suoi nuovi amici che dipoi non ci fu quasi libro valdese che non ne portasse trascritto un brano in corpo od in prefazione, col suo bravo ritornello: Onore ai Valdesi dunque!. f.fa era tardi .• \lolto prima dell' ltali:1 cat· tolica erano venute loro incontro, la S\'izzcra e l'Inghilterra con meno parole calorose forEe, ma con piil solidi aiuti. La Svizzera li a,•eva accolti, consigliati e protetti nel loro pas~a10 terribile i l'eresia di Pietro \"aldo trai LrntJta nelle Alpi Cozie vi si era rassodata ed eMesa grazie all'impulso energico che \'eni,·a eia Gi neHaj Calvino trattenuto oltralpe al suo po· to di combattimento, ave\':t mandato suoi dele– gati nelle \'alli e richiamava a Ginevra i mi• gliori fino daH' estrema runt:1 della Cal.,tr·a

RkJQdWJsaXNoZXIy