La Voce - anno II - n. 6 - 20 gennaio 1910
suo circond~rio, nel parlame promiscuamente accadrà di dir cose che saranno \'Cre per que– sto e ingiuste od inesatte per quello. E non senza consigli ,. rimpro\'eri ai meridionali, pri– ma : a chi li go\'erna, dopo. Sarebbero, essi, meno disconosciuti nelle attitudini, che posseg– gono, al bene; pit) e meglio biasimati per il male che fanno a se stessi e alla nazione, forse anche inconsciamente; e la reciproca conoscenza recherebbe tutt'altro che discapito agli uni e agli altri. I.' Italia meridionale patisce ancora i danni che le \'Cngono dalla tradizione : un lignag– gio in sommo grado individualistico; una segre– gazione di secoli dal resto e dcli' Italia e del mondo; un go\'erno infame, di memoria non mai abbastanza \'ÌtUJ>erata, per avarizia, asinità, depr:wazione. E resta ancora, sotto l'eredità di tale retaggio, - donde J>Otranno strapparla sol– tanto la coltura e il contatto, conseguente, col resto del mondo civile - : incapace di affiata– mento, in\'idiosa. <1uerula, e, quindi, po,·era. Il pauate neve e q■cllo 1,-polo e llterlMHllco. La l>O\'ertà reagisce, a sua \'Olta, da causa, producendo scissione, pigrizia, querimonie, .cor– ruzione. Soltanto ntll'epoca Sve\'a questi luoghi ebbero ci\'iltà vera, la ch·ilt:\ dei fatti buooi, non quella dei \'estiti eleganti e dei libelli partigiani ; e, se alcuna trnccia di buono è in essi tutta\ 1 ia, appartiene a <1uel tempo: architettura, storia, poesia ; se belle virtù hanno adornato questa gente, sono dei giorni in cui alla fierezza guer– resca mescevasi il culto dell'arte, alla fedelta verso un genialissimo SO\·rano unirnsi la dignità personale e I' indipendenza : i bei giorni in cui - secondo il pseudo Matteo Spinelli - '.\fan• frcdi scenden nottetempo con Pier della \'igna e cortigiani e musici romanza.tori da Castel ciel Monte - fino al 1903, ridotto ad ospitare asini e ca\'alli e strame - a Barletta, e • iva pi• gliando lu frisco ... , cantando• alle belle • stram– botti et canzuni •, do\·e pro,·a,·asi a sbocciare il fiore della nostra poesia : Il .,.,o c.erU-ot. e.redo dir■ Che r,. le do1111t• t'OI •i•f• IOt'raD.a E d'o,nl 1raila • di t'Ìrli.i compii.a ,.• Dopo, ,·enne il tristo governo dei Durazze. schi, che anche i belli monumenti architet– tonici pugliesi guastò; appresso, \'enne la male intesa fierezzn dei buoni napoletani \terso gli Aragone!li ; poi, venne, e gra\'ò per secoli, la tirannide avara e dissoluta degli Spagnoli, il cui mal sangue ancora fermenta nella gente di qui ; e finalmente, dopo jl breve respiro che a Napoli, meglio che alle pr0\'incc napo• letane, dit il generoso Don Carlo di Borbone, si appesanti su esse l' ignM·o e maligno Borbone. Tutto quello che di buono a,·eva generato fra i nostri padri Federico Il andò perduto ; e il mez– zogiorno regredi, tbbe una \'Cra barbarie, della quale non sono ancora scomparsi gli elementi tenacissimi: i quali, se si continua del passo che si \'a, dureranno ancora moltissimo. Si ,·uole un segno, che per le Puglie e la Ba• silicata, ad e:-.empio, ne mostri tutta l'abbie-zione spirituale? Bast:1 rammentare questo : che men– t.re tutta I' Italia centrale e settentrionale a,·e\'a fatto <1uello che ognuno fa per comporsi a na– zione onorata, da noi ci furono centinaia di bruti in forma umana che si raccolsero a brigantag– gio per non milit.ire nell'esercito nazionale, ag• giungendo, a tanto, ricatti, massacri, incendi, uccisioni a bizzeffe. Ecco l'Italia meridionale! Almeno in parte, si capisce! Allora si usò la mannaia per di~truggere ljuel seme rio ; ma ora ? li brixantaggio qui esiste tutta\'ia ; non più col fucile puntato contro il petto anche di amici e di parenti ; non più con gli incendi ; non pi1ì con gli omicidi perpetrati a tradimento nelle te– nebre o alle spalle; ma nelle "iolenze elettorali, nelle insinuazioni e nelle calunnie indetermi• nate degli s, ert,::ognati giornalacci partigiani, nella guerra contro chi parli chiaro e vero e giusto, nell'av\'crsione alla grande cultura, nelle mene partigiane piene di egoismo e di astio. 011 errori dc.Irlaor1imuto c. dtl 1l1ltma parlamentare. Gli unific,uori dcli' Jtalin commisero, o si videro nella necessità di commcllcre, un er– rore grave; ragguagliando al resto d'Italia la parte meridionah:. Anche la Lombardia, è vero, fu g1msta dagli Spagnoli ; ma, oltre a non esser guasta del tutto, per ,•arie ragioni qui trascura• bili, ebbe anche il ri,toro del go\erno austriaco di Maria Teresa, o, se 1>iacc, dei costei go\'er• natori, straniero, si, ma tanto e cosi bene me• todico, OJ>eroso, l>enefico, inch ilitore ; di modo che ntl '60, e!.sa trova,·.:u,i grandemente al di sopra dt-1 Meaogiorno, come le altre regioni settentrionali e centrali, eccettuatone lo Stato Pontificio, che tanti ri,;contri presenta, nella sua storia H:rgognosa, con le derelitte popolazioni meridionali ; e l'Italia di quaggiù non pote\·a LA VOCE e...... er J>O~tae trattat.i alla nH:desirna stregua di quelle. Ali' ltrtli:\ meridionale era necess.-uio un trattamento dillf:renti.,.simo: molto se\"ero nello e~tirparne la per,·er,ità; molto e vigihnente il– luminato nell'educarla qua-.i rx mr..·o. Questo errore '1-i è andato -.empre più aggra\'ando, ap– profondendone sempre pÌl) i fune5ti effetti : con <1uesto di peggio, che con i depra\'ati meridionnli si sono ndoperalc arli depra\',t• trici; sui.di i11erti meridionali si è stesa tutta la pigrn indi0Cren:m di un ministero che ode e non \'ede, che leg~re, fori.e, e non sa capire e pen– sare; ai corrotti meridionali si è datn la corru– zione in tutto ciò che riguarda la \'ila fuori della famiglia. I la nrni usato altro,·e il ministero dell'in– terno le \'ergogne, le \'i0lenze di sangue, i ,·olta• faccia che u:-.a sempre, continuamente, nel mez– zogiorno? F. sono stati mai i ministeri \'ari che guidano il brllo ila/o rrg110 alla ro,·ina, forse, e al disonore, cosi trascurati con i deputati e le regioni clell'aha Italia come sono sempre, ronti– nuamente, con quella ba!-.!-j? E hanno mai po– tuto abusare dei ::,eltentrionali come abusano sempre. continuamente, dei meridionali? Questa dabbena).:1rine, la sonunessione rispettosa, quasi cieca, a mo' d'altri tempi, le qualità domestiche <1uipilÌ buone forse che tiltro\'c, la parsimonia grande, a,·rebbero do\'uto far capire al governo che qunggil) ;l\'rebhc trovato 1111 popolo docile e utile da educnre con facilita, benchè con pa– zienzn. Il go"erno, invece, lo trascura e lo de• pra\'a, Dire che cosa abbia prodotto quaggiù la catti\'a politica mi porterebbe in lungo e mi strap• perebbe acerbissime parole che dovrei indirizzare a persone determinate. Me ne astengo: un mo– de'-tO ragguaglio, come il presente, può far di meno dei nomi; e, J>Oi. nel mondo "i ha cose che sono \'ere ed è im1>0ssibile o difficile pro– ,·are. Queste, erano J>Opolazioni che non sape– ,·ano e non caph·ano un'acca nè di monarchia, nè di parlamento, nè di ,·oto, nè di diritti, nè di do\'eri : la,·ora\'ano con la sommessione e la cecità delle bestie. I moti de:I \18 e del '6o giun– ge\'ano loro come il mormorare di una grande città ai ~ilem:i d'un' altura S0\'rastante, ed esse si sbizzarrirono a cantar frottole o mera\'iglie sulle stelle comete che compar\'ero qua nel '60 e a cer– cnr rifugio da quel flagello che fu il brigantaggio. Questa verginità di spirito fu subito e facilmente pel"\·ertita, dando frutti peggiori dl quelli che si potessero temere. Dal go\'erno la corruzione passò ai deputati, e da costoro al J)0\ 1 ero popolo. Fino a dieci anni a dietro qui erano citt:i che ,·ota\"ano pacificamente e con bonarietà faceta; dopo, il signor Giolitti e i suoi seguaci hanno fatto molto, e non di buono. Neanche il ris,·e– glio e l'entusiasmo qua suscitato dai discorsi di Matteo Renato lmbriani 1>rodussero eccessi, quan– tunque fossero essi a segnare l'inizio di lotte accanite. spe:sso combattute con le armi, non che di ,·anit.\ ardenti e di interessi pervicacis– simi. Dice\'o, addietro, che da noi il brigantaggio adesso è nello spirito e 11011 nella mano, ma non è esatto. Sa il lettore di che città sono io che scri\'O? Il brlca■taqlo cleltorale. Oi Andria : la citu\ do\'e le ultime elezioni amministrative furono fatte col sangue, sparso per le nrmi di una turba di afligliati alla mala \'ila, ~otto gli occhi e la compiacemm del regio commissario Cinnciolo. E, dopo, sa il lettore co-.a ha fatto In plebe, incoraggiata e slanciata in tal modo? Ila tempestato di ricatti 1>arecchi ricchi della città, che sono tutti andati a \'i\'ere fuori 1>er qualche tcm1>0; ne ammazzò u110sul col1>0, di mezzogiorno, nella piazza principale della città, ne storpiò. un altro che non restò morto, propalò un elenco di tutti gli altri desti– nati alla morte:, e as~ediava i \'iandanti esigendo una elemosina che do\'C\ a essere '"istosa. La poli1.ia, incurantissima di tutti i reclami! Xes• ::,uno dei cittadini era libero di u«<:ire a passeg– gio con la sicurezza di tornare a casa sano e sal\'o, o, almeno. indi'1-turbato. Questo, dieci anni fa. qui, sarebbe stato un folle So).:"nO che ci avrtbbe fatti ridere tutti; ma la politicaccia di ctrti figuri r1:.11izz:1 ctrti -,o~ni ! Cosi, il hrigan• taggio, che fi110a poco i11rnrn1.i crasi ristreno nel campo morale, acct111ma ricompnrire i11 quello materiale, ngguerrito di armi e di balcl:111za,in qualche citi:\, come 1\ndria, vizinta dagli eccessi ele1tornli recenti. l.n Puglia 11011 conta, adeS30, un brigante famoso, come tuttor;i la Sicilia e 1>oc'an1i In Cal,ihri;,; ma ,11brigantag·gio ha '-Pic– cata 1e11de11✓a. A da1gli impuho C03J>ira, in taluni. I' i'itinto dtl male; in altri, una idea ne• fonda dei ra1>1l0rtisociali e della \'it:,, deri\ante dalla pencr.,,a edutaLionc di secoli. la quale !>pinsc l'uomo impotente o incapace di diftuderc i i>ropri diritti, e non di rado anche la propria ,·i1a, a reagir<: di ,usC0!-.lO.alla macchia. col brig.mt, tggio, il <1u,'\h:,t1ui d.1 nQi, 11011 è che I' oppo!iiti•me all.1 pr~potcn1.a, col tradimento. Da ciò deri,-a, :tttatto h,tinti\"amente, <111ella prt• sunzionc di J{iu-,titi:1, quell'arrogam.a di onestà. qu<·II'aria di prote1.ione degli umili, che dei no-.tri briganti costituisce una curiosi!-<.ima nota 1,eculiarc, e che nella gabbia dei rti non solo in– spira loro .iutoapologit:" come quelle di )I usolino, 111:l concilia ad e-.si il fo\"ore cnloroso del 1>01>0!0, esaltrtto di vedere atti. a modo suo, ca\'allerc– schi in uomini d1c rii,altano sulln generalità per geste cosl temerari<.: e rumorose. Tali cn.ratteri la Puglia ha comuni con la Bnsìlicata, con la Ca– labria, con In SardeJ,:"na: con tulli, cioè, i paesi SJ>uglin1i e \'iolt;ntati da K0verni infami, e se– gregn.ti da ceutri di cidlti\. Il &0Clall1mo. E il sociali ... 1110? DO\'e lo lasciamo il socia• lismo. il ma~nanimo e purificatore socialismo dei birbanti? lmmai:-ini ognuno che cosa do\'esse riuscire, cl,e cOS.'tdo\'esse produrre un socia– lismo predicato da pochi arruffoni, che, oltre a non conoscere neppure d1 \'i~ta - e se la cono– scono non se ne danno per intesi proprio come se non la conoscessero - una pagina dell'au– tentico Marx e di almeno due o tre dei più fe– deli, e fidi, intcrpr<:ti e critici del marxismo, sono pieni di secondi fini, di bisogni, di \'anità, di fame; e attuato da una plebe incosciente, completa• mente analfabetn, perfottamente nuda di ogni educazione civile e morale, stimolata dalla mi– serin, per\'erlita <lnlle lolle clcllorali, aizzata dalla brutnlità sanguinarin, In quella tale Andria, che' ho nominata pii' su e che per lo studio di tutte le brutte cose e qualità pugliesi è 1111 cam1>0 d 'osser\'azione prezioso, la lega dei contadini in– segui coi pugn:ili (gli forarono soltanto la giacca, per fortuna) il deputato socialista Cesart Aroldi, qua \'enulo a consigliare loro l'ottemperanza al programma socialista. In molte, poi, di queste città i socialisti hanno sostenuto candidati gio– littiani, e in qualche comune si sono ,·eduti capi delle leghe in consigli di amministrazioni mini– steriali. Ai contadini si ammanniscono di tanto in tanto dii,corsoni in cui si nasconde la nra condizione delle cose, il \'ero fine e la <1ualità \'era del socialismo, e si lusingano tutte le peg– giori passioni del \'Olgo. Il <1unleincomincia a ricredersi. Prima, esso a,•ea dato i risparmi e le mogli al ch:ro, e, pur non nvenclo la menoma coscie111.adi s~ e clelln religione coi relativi do• \'Cri, non a\ 1 ea capito e veduto altro rtll' infuori del prete; ora, ha dato le une e gli altri ai laici. Se non che, dopo la crisi \'inicola dell'anno scorso in cui i la\'oratori si \'idero gettati in braccio alla fame se-nza avere un centesimo solo di SO\'venzione dalla cassa della lega, molti sono usciti da essa non credendo più ai generosissimi paroloni. Per supplire a tal difetto, i capoccia hanno raccolto intorno a sè, in sostegno del– l'alto ideale, !ii capisce. molti ragazzacci sgram• maticati e, so1>ratutto, oziosi, (l'Italia settentrio– nale non si potrà mai fare un concetto adeguato dell'ozio di quaggiù, se non \'edendolo) i quali riempiono i fogliucoli, che vh·ono con la calun– nia, di fiori grammaticali e di maldicenze. N'è ,·enuto che il clero si è tro\'ato - per forza di cose giacchè 11011 hanno saputo fare un 'ette - :l\'vantaggiato sui socialisti, in <llmlche città, e le chiese sono stnte affollate::più di prima: il so• lito effeuo cli tulle le lotte nrnl fotte. L'unico frutto che qui abbia dnto il socialismo è stato un acerrime odio di clnsse che 11011 si spegnarà più., pare. Del resto, qui abbiamo circoli cleri• cali, ma non c'è se non un giornale di Bari e un altro, amministrath·o e democratico<ristiano, di Barletta, che 1>arli110: tutte le altre città hanno circoli che non parlano, che non fanno, che non s'indirizzano a nulla per 111a11canza di idee, cioè per ignoranza, e anche quei due fogli non hanno alcuna efficacia e ne:-.sun ,·alo re. L'oscillazione dei J>artiti è somma, perchè 11011 c'è costan.za, e costanza non c'è perchè nè ci sono idee nè ci ~ coscienza. di ne-.jllll genere: queste sono O\''è cultura. :-;aturalmente, le eccezioni sono costi– tuite appunto dalle persone colte:, <1uioltre modo rare. Lo 11110della coltura. Si comprender!, faci111e111e, da tutto ciò, che di mo\'imcnti i111cllet111ali, di interesse n cose i-piritunli e intellettive, di rivii,te imporlanti, cli biblio1eche pubbliche o circol:111ti,di :,;ociet:'\per couferen1e o letture <111i, nell'abietta Puglia, non è nemmanco l'ombr,1. l 'na delle cause fondame111ali di siffalla condizioue C la J>O\'ert:\; la quale, si :-...1, poi, si manifciu.i come cflctto, a ~ua ,·olla. Allorchè furono po~li in vendila i beni eccle~ia– stici, i 1,reti, con l,1 sciocca blX!ranta di ritenerli per mnnco di compratori, -.i sbracciarono ad atkrrire con lo -.pauracchio della scomunica i huoni dia,·oli dcnaro!ti, moltissimi dei <1ualiab– boccarono all'amo è non ac<1ui ..tarono. :-;e ,·enne che i più ricchi amici <li es~i. e 1>it"'I spre:giudi– cati, comprarono e com1>r;.1ro110 ... cnL,l limiti, a Bibloteca Gino Bianco 249 preui affatto dli, dei ,eri feudi, e .,.j ... ,abili c.:uhito una inunen-.a ... ,>ro1>0rzionctra ricchi colo,sali e un popolo numero,iisimo .... enza un ett:tro di Ìerrt:no, schin,o da gleba di es... i. Pure, la CO'-a potern accomod,thi, ... e i primi. cui era nelle mani tutta la facoltà, ave'-'itro \"oluto, adouando i buoni sistemi aJ,:"ricoli\'Ìgenti nell' llalia cen• trale e seuentrionnle: ma le l'uglie 11011 hanno .t\'uto la fortuna di sortire uomini come il conte di Cavour, come l'ictro Cuppari. come Co~i1110 Ridolfi. 1\lcuni paeselli dietro Bari \'ivono n.giati C tranquilli : i contadini \'i\'0110 iu campagna in pt>dcri propri o dei padroni, con buoni patti; ma di qui ,·h,ono tutti in citt:\, della città ac– quistando i vizi e i bisogni, per soddisfare i quali si rompono al furlo e ili delitti. Per giunla, sono cosi attaccati al luogo natio che difficilmente se ne allontanano : l'emigrazione dalle Puglie è oltremodo scar~"\; e, per citare un esempio, da Andria, una borgalaccia che \ien subito dopo Bari per la sua po1>0lazione di circa cinquantamila· abitanti, sono emigrate a pena un trecento perso• ne. Adesso, nemmeno io consiglierei ai nostri ric– chi di mandar tiu-a,·oli nelle proprie terre : sono di\·enuti cosi sleali e rapaci! Il socialismo pQleva renderli uomini di fronte ai fratelli dell'alta Ila• Ha, e li ha depra\'ati del tutto! Naturalmente, tutti risentono il danno economico ine\·itabile in si trista condizione. I ricchi 11011 s' industriano, non lavorano: \'ivono di rendite che n poco a poco si ricoprono di debiti; di O)>ificie stabilimenti, nulla affatto: non si fonnoche mulini, mentre c1ual• che città, ad esempio Trani, impeci\ che si edifi– cassero opifici nelle \'icinanze. Soltanto Bari e la industre Molfetta, e, scarsamente, Barleua hanno stabilimenti svariali, oltre i famosi mulini. Si aggiunge il danno della mancanza di ferro\'ie– nelle città interne, le più po1>0lo~ee le più cariche di prodotti agricoli. Uuo dei soliti patriotti del '48 e del '6o allorché si tron') sindaco di Andria fece di tutto, e sventuratamente ci riusci, per non far ,·enire la ferro,•ia nell'interno perché egli e i parenti non a\·essero tagliati da quella i loro latifondi : e cosi non scendono compratori sulla piazza, anche 1>erchè sono tenuti a distanza dagli intermediari, i quali strozzano segnatamente chi \'ende in fretta per bisogno. L'usura è l'unica \'era industria di questa marrn,1glia delle Puglie; l'usura; un'usurn che rnmmenta la ferocia dei Caorsini del medio e"o e stra1>pa acccnli dan• teschi a chi se ne rammenta; l'usura, che vige, con certe condizioni e restrizioni; anche in con• tratti stipulati senza quello scopo. Sorgono, cosi, famiglie dal nulla, ed altre ,·enguno ridotte sulla paglia. È naturale, ripeto, che tutti patiscano il disagio economico. Tanto più, che le professioni in \'0ga qui non sono che due, medicina e a\'\'ocatura ; specialmente I' a,•,·ocatura. che a tanti inetti non ha 1>0i potuto aprire neppur l'adito delle carriere go\'emath-e. E tutti que– sti- awocati, già conosciuti dal Marx, con al• lri pro/essio11isli, come qui si dice, e faccen• dieri \'ari, sono quelli che danno gli assalti ai comuni, a pare..:chi dei quali non resta che dichiararlo, il fallimento. Ora, come è possibile che essi acquistino libri e si associno a ri\'iste? Resta quello che si è fatto, se si è fatto, s' in• tende, all'università; e il modo onde scri\'0110 e la saggezza onde governano, attestano se si è fatto qualcosa e se è rimasto qualcosa in quei cervelli. Agli editori pn .re poco, ncll' Italia di su, J>Orreil prezzo di quattro lire a un \'Olume ; ma se sapessero che quattro lire sfiduciano un profes– sionista ordinario di <1uidall'acc1uistare un libro, nel caso che abbia a\'uto il desiderio di leggtrlo ! (Co11/ùt11a). RICCAM.00ZAGARtA. AnJrY Il plltore Cari Slra•n ci mandrt una lettera sui • lavati • de-gli Ufliti, lhe dobbiamo riassumere per ragioni di spazio. Prima di lutto e-gli y,corge nell'articoletto di Renzo Simi pubblicato nell'ultimo numero della Voce un po' di quella xeuorobia che e 11011 dovrebbe figurare nelle discussioni artistiche>. Qui si trattava di curare: e che il medico sia italiano o tedesco o inglese poco imporl11 i solo i1111>orta che curi bene. E il siguor S1rauss, prr saputa di1e1ta dal restauratore, sa e che il iestauratore hM fatto i lavori di pulizia 1tflidati a lui col massimo rispetto e amore ,. Poi: che il re:stauratore ha tolto via solo e lo strato di vernice crtpala , che 11011 ~ stata applicata chtl Moroni, ma che ~ dovula al te-mpo. e, forse, e all'11ria carica cli gas solforico della galleria >. Il Moroni 11011 si serviva di pa• tine per dare e una finta e 1>re111aturn ,•ecchiaia • ai suoi <1uadri,come certi ruftianelli dell'arte: e certo la sua grandezza non dipende dalla J)lltin11 lit:! tem– po. Ancora: che il r"stauratore come il e competer.• tissimo Direttore di Belle Arti, di gusto fino, sano e corretto , hanno fatto il lavaggio convinti che i grandi non han bisogno di patine, a diveuta_~e belli; ma che non si è aggiunto nessun ritocco,
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