La Voce - anno II - n. 4 - 6 gennaio 1910

240 dito a un biancicore di aurora che non dil ombra rifiutando le belle e nette ombre del mezzogiorno: è questo il destino di tulli coloro che pensano \'eramente per frammenti ancorchè non scrivano frammenti: che pen– sano per frammenti \'isibili e rintracciabili nei loro scritti, do\'e non han saputo fon– dersi in una sola intuizione più \"asta, in quella specie di intuizione che si chiama sistema. Quelli che scrivono a qu'.!I modo, per virti1 di trovata e di im·enzione, scri\"ono spunti di pensiero, e potrebbero formare una categoria nuo,,a: e gli spun1aioli ». E il sottoscritto. lii. Lo spunto è un pensiero non condotto :1 termine: non vissuto fino a sistema: è un bam– bino che cresce e non ha virilità, !-pe:.so re– sta ragazzo, per non dire infante. Se lo spunto si fa libro, è un pensiero diffuso, tanto da perdere ogni virti.1, come certi veleni: un Joubert in 12 volumi, un Amiel in 10 tomi che cosa sarebbero? mentre non ci si mera– viglia di un S. Agostino di I o volumi in quarto, {anche le cose oziose vi sono impor– tanti), e di un Kant o di un Hegel in altret• tanti in 8°, Ciò non vi fa pensare a una macchietta del Signorini con la quale si volesse coprire un gherone della cupola del duomo, o d'un accordo del Debussy dal quale si. vo– lesse cavare una sinfonia con cori? E giac– chè siamo in tema, perchè non dirlo? Gli e spuntaioli > non rappresentano forse in fi. losofia (cc n'è di grandi, come il Bergson, e di minimi come noi) quello che i e mac– chiaioli > o gli « impressionisti » in arte? C'è quello stesso.carattere di sorgere come reazione al trito, al co:wenzionale e al for– mulistico, si chiami meccanicismo e positi– vismo o accademia e mode li o: c 1 è quello stesso desiderio di coglier la vita nel suo ap– parir fresco e pullulante, alb sorgente sua, come è l'intuizione pel filosofo o lo schizzo per un pittore o un accordo per un musi– cista. Qui i f.rammenti son 'ricercati come germi; sono centri d'attrazione di colore, di figure, di idee, di altri suoni j intorno ad essi si conglobera, falda a falda, la valanga delle impressioni che simpatizzano con quelli. Chi conosce (e chi non lo conosce in Italia? - sopratutto per la parte teorica e per sentito dire) il movimento :-imbolista e decadente, vedrà in quello una sincrona applic:1Zione delle idee bergsoniane. In una polemica, (non vi darò la bibliografia e mi crederete sulla parola 1 è \'ero?) contro il Sully-Prud• homme, contro le sue teoriche accademico• scientifiche e contro le sue poesie fredde e misurnte, da parte di alcuni simbolisti, fu– rono usati tutti gli argomenti bergsoniani; e altrove un discepolo del Bergson, il I.e Roy, sosteneva in base alle idee del mae5tro la teoria del suggerire e non del dfre, che fu cara ai 1''1:tllarmè e ai \'erlaine. C'è 1111 di– scepolo del Bergson •- Charles Péguy: del quale parlerò presto, che è un uomo d'azione dei pii.I tipici e simpatici, - che al :-uo scrivere non ,uol dare forma precisa e finita, ma lasciarlo non leviga10 1 e non fini10 1 che mostri ancora il lavoro di stile, - direi quasi di scalpello, o di pollice e così vi mostrerei, con una sola immagine, la pareo• tela di queste idee con quelle che dominano nel Rosso e nel Rodin e in tutto l' impres– sionismo degli scultori, e con quelle forme che tanlo ammiriamo nelle figure non finite di J\lichebngelo, in quelle che per l'appumo (e come evitare il giuoco di rarola), hanno pii1 sapor d'infinito delle altre tulle chiuse in una forma qualche \'Olta persino accade– mica (nel David, per esempio). • Sono tutti sentimenti, disposizioni e,quando siamo nei casi più felici, opere che aprono la strada, ma non fanno che aprirla. Sbaraz– zato il terreno dai tut1i i 11011•plus-ultra delle varie accademie - in filosofia o in pitturo, o in musica che si sia - c'è da fare per ben altri uomini; per quelli che vanno fino in fondo alle strade aperte magari da altri, ma per le quali, una \'olta che ci son passali, non c'è più da infilarsi aper1amente o in incognito, se non si ha la forza e la potenza di sbir– ciare un po' in là dalla siepe, prendere qual• LA VOCE che scorciatoia e via per i campi e per il bosco e, - attenti a non perdersi! - arri– vare a veder qualche cos:1, ad avere aperto, quindi, una nuova strada, nella quale poi avrnn da venire gli altri per ridu1 la per be· nino a viale coi fossatelli e gli spurghi del– l'acqua e magari le banchine per gli inva• lidi e i cartelli :-colastici del : q111· è proibito passare: do"e, - ma non semp1e ! - ci sarà proprio qualcuno che si farà la s1rada. Questi uomini del moderno impressionismo, sian essi poeli o filosofi 1 pittori o musici o che altro so io, non sono che un secondo grado dello spirito e della grande1.1.a. I \era– mente grandi, i giganti, son quelli che osano entro Paccademia far l'ute, entro il sistema creare la tilosofi.1, tra le mura domestiche vi– vere eroicamente, e lasciando intatte le grandi leggi umane, sorpassarle, Le scappate fuori ~i scuol::1 1 i pensieri non sistemati, le avventure extradomestiche - non sono, no, sprege,·oli: come i versi liberi e gli spunli filosofici; ma sor,,ra loro tranquilla, maestosa, naturale, cal– mn, sta l'opera del vero genio, come una forza di natura regolare solida continuai sta il grande sistema che è sistema e pur vi ve quando vedi entro la storia che azione ha avuto, sta la grande poesia che seppe restr/ngersi nel le forme consuete e senza che neppure scricchiolassero vi fece sentire il tumulto d'un nuovo spirito, .sia la grande pittura magari ordinata e solenne ma pur vera e sentita, sta insomma ogni \•irtì.1 che limiiandosi sia salita e concentrandosi abbia afferrato più universo e sia stata tanto personale da non esser pii.I sè stessa 1 ma quasi lo spirito stesso: Giuseppe Prezzolini. La lotta linguisticanelTrentino Confini e gruppi linguistici. Prima di parlare della lotta linguistica nel Trentino, non sar:\ inopporwno determiri.tre il più esattamente possibile il campo nel quale essa $i s\·olge. Qud lerrilorio che nel linguaggio bu– rocratico dell'impero au:,;tri,tco si chiama Slld– Tirol si 1>uòdi\·idere dal punto di vista lingui– stico in due parti: il Trentino propriamente eletto, unilingue e italiano - l'Alto Adige - bilingue: tedesco e italiano. Salorno, paesello a una trentina di chilometri ill nord di Trento - lungo lil \'alle d'Adige - è il confine convenzionale– poichè anche al di là di Salorno vi sono pilesi, specie nel Bolzanino - nei quali gli italiani co– stituiscono la maggioranza o la totalità dell:l. popolazione e pnrlano fra di loro il dialeuo delle \·aliate trentine. I confini linguistici di un popolo non sono mai nettamente determinati, anche quando siano accompagnnti da particolarità na– turali - montagne, laghi, corsi d'acqua - che rendono più possibile e pili rapida la demarca– zione dei lingunggi. \''è sempre una più o meno \'asta zona bilingue o misbilingue - in cui gli idiomi cozzano e cercano di sopraffarsi. Nel no– stro caso questa zona è formala dai territorl' al nord di Salorno - e dalle \'alli che sboccanQ - sempre al nord cli Salorno - nella \'alle mag– giore cieli' Adige. l\lentre il Trentino raccoglie il 90 010 degli italiani e !>LI 352, P5 cittadini au:.triaci non ha che S970 tedeschi - compresi i i-oldati delle gunrnig"ioni - nella parte meridionale del Tirolo tedesco (zona bilin~ue) conlro 220,102 1edeschi :.lanno 2_,,26.3i1ali:mi così clivisi: 5710 nbitauo i distrclli prettamcnh.: italiani di Ampezzo e J.i. ,·inallongo. 5qS la Badia Ladina \distretto di Ennebergl, 3729 la Cardena parimenti ladina fdi, :.trctto di Ca')tebrut). circa 6000 lungo l' Adige: nella citt:\ di Bolzano coi limitrofi comuni cli z,,olfnmlgreien e l.cifcrs e n~i dis1retd di Cal– d:tro e di Egn3 - par1icolarmc11tc numerosi in quest'ultimo d0\'C - malgrado una recente :.ta– ti:.tica che li fa diminuiti cli numero, rappre.,cn– tano il 25 010 della popola.tionc to1ale. t in que•aa zona che la lolla fra le ch1e li11gue (! più aspra, e cou risultati 11011 fa\·orevoli nll' elemento it:l.liano. Difatti mentre A1111>ezzo e Livinallongo si ma111cnhono italiani_. nella 1.adinia si insegna, si corrisponde fra uflici in tedesco. Solo l' in– segnamento religioso \'iene impartito in latino o in ilaliano. Si domandò una :.cuoia italiana. Il Consiglio pro~. scola:.tico che :,iede ad ln11sbrl1ck e si compone di anti -itali:l.ni concesse un'ora al giorno d'in-,cgnamenlo in linJ!ua nostra, ma l'in– carico fu aOiclato a .... un mnestro tedesco che non ~ape\·a una pnrola d· italiano. I II Gardena il proce~so cl' intedescamento è ancora piil a\·an– znto. Attorno :1 Bolzano, nei comuni di Zm51f– malgreien e Leifer~. nei distretti di Egna e Cal• daro, la -.itunzione degli italiani è crilica. f\es– suna manife..,tazione pulthlica è permessa nella lingua italiana. A Salorno - per ts. - i volks– bundisti - de:i qunli dirò fr:1. breve - imperli• rono ai par~nti di 1111 gio\'ane ita!ia110 defunto di porre una ghirlanda sul feretro. pcrcht! la ghirlanda era nrnndata dal Circolo di Leuurn italiano e pcrchè la scritta era italiana. Di :.i• mili e pegiiori episodi dclii! lotta linguistica ah– bonclano le çronachc antiche e recenti. Tuttavia questi 23.000 italiani disseminati al di là di Sa– lorno sono mili ~tllncausa italiana in primo luogo perchC turbano l'unità linguistica cicli' elemento ledesco e secondariamente perchè op1>0ngo110- magari per :.ola forza d'inerzia - una prima diga ali' in\·asionc pangermanista che tende nl sud. In questa zona bilingue si pubblica unari– \·ista italiana - I' Ardli;, 1 fo dcli' Allo AdiJrf,' - diretta dal prof. Tolomei - cordialmente cletc• stato dai volksbundisti. A Brcssnnone esce da parecchi mesi una ri\'ista bilingue a\lo scopo di affratellare nella praticn del \'icende\'ole rispetto italiani e tedt.::schi. In tutti i centri maggiori e minori gli italiani lmnno fondato societ:i. poli– tiche, economiche, ricrea.ti \·e dove si leggono giornali italinni e :-i tengono conferenze in ita– linno. Gli operai organizzati non rinncgnno la pro• pria nazionalit:i.. Ne sia prorn l'esempio seguente. J falegnami italiani cli Bolrnno - uniti nel gruppo Joc::tle coi tedeschi - domandarono di potere e)primersi in italiano nelle assemblee professio– nali. La direzione della società - composta in mnggioranza di tedeschi - non accellò la do– manda e nllorn gli italinni costituirono un pro– prio gruppo autonomo - moti\'ando la separa– zione dai tedeschi con 1111 ordine del ,;;-iornoche meriterebb"e di essere riportato per intero. In esso gli or>erni italiani ri\'endicm·ano il diritto cli parlnre in italiano (( poid1è I' i11la11a.:iom1/e pro/ela,·ia, 11011 esdtuk, ,u~ opprimt. ma proleg-l{e tulle le 11a::io11alilll ». Bella lezione per certi Ji. bt:rali nazionali che i11tt.::1111>0 di ele1ioni pubbli– cano a Trieste i manifesti in slavo e a Trento in 1edc~co ! Da osservazioni personali posso .i.f. fermare che degli operai itnliani climornnti in terra tedesca i più facili ad imba:.tarclirsi sono gli incoscienti, i crumiri, mentre gli or~anizznti - socialisti o no - ~i man1t.:11,::ono fe<lcli alla nazionnlità cui appanengono. La zona unilingue. j;: f0l'mata dal Trentino propri;m1~11te detto, territorio che confina con la Lombardia. la \'enezia, il Tirolo. La sua superficie è di 6330 chil. q., la sun popolazione i.: di 36o mila abi– tnnti. Questa zona C unili11g11e,cioi.: prettamente itali:wa, e i j?,111ppilinguistici di\·ersi che vi si tro\'ano non possono turbami! l'omogeneit:'l lin– guistica, come l' uni1à !inguisticn del regno d'lta– li:l. 11011 può ritener!>i nlterata dai gruppi che nel• l'altopiano dei ,·11 e Xlii Comuni parlano il teclesco. eia quelli che parlano il francese. come in \"al d' Aosia. o dagli nlbanesi dd distretto cli Cas1rovillari. \'i sono nel Tren1i110 ohr1.: agli ita– lia11i, i ladini e poche migliaia cli tedeschi dis– seminati nelle cosidelle <1 oa~i )J delle <1uali la più impona111e è quella dei ~lòche11i. J'::. preci– samente 11elle vallate: abitate dni ladini, che il pangermanismo dispie~a tulle le sue energie di propagnndn e cli conquist:1. Per i professori del \'olksbund, capitanati nel Tirolo <kil douo Rol– meder. i parlari ladini linguisticamente sono i residui clelln fa\·clla cli antiche popolazioni reti– che. In uno dei rapporti annunli del \'olksbund $i legge che« l'associazione si occupò con istan– cabile anività anche del secondo suo compilo: la conservnzione dei due antichi popoli tirolesi il ladino e i! tedesco. 111 centinaia di cli~corsi e di articoli di giornali la nostra associazione ha diffuso la giusta idea che i ladini non sono itn– liani, ma un popolo a sè e molto più antico cli quelli». - Ora la « g-iusta idea ,, ciel dott. Rolmeclcr non resiste al pili elementare esame fatto in ba:.e allo studio comparnti\ o degli idiomi. Gli studi clell' Ascoii hanno dimostrato che il ladino ap• partient.:: alle "ariate romanze delle popolazioni nlpine, - confinanti al nord col tedesco - al sud coli' italiano del lombardo. vcne10. li clottor Carlo Batti!:>ti- insegnante di lingue neo-lntine ali' L"niw:rsità di \'icnna - in una conferenza su Bibloteca Gino Bianco « li dialcllo trentino » tenuta alla Pro - Cultura cli Trento 11elCennaio di qut.::~t•anno - 5i è oc– cupato del l:tdino in 1111 brano che \'al la pena cli riportnre integralmente. « Le parlate ladine non sono csse11zi:dme11té diverse nei loro tr:itti ori– ginrtli dagli attigui dialetti it.1lia11iantichi. Esse si :,,ulsero però molto piil lentamente delle ita– liane, mantenendo certi caratteri che questi per– dcttcro eia secoli e svolgendone degli altri che nelle: seconde rimasero soffocnte fin dai primordi. E ciò an·e11nc perchl: ai ladini mancarono quei centri di culturn ai quali (per es. nell'Italia Set– tentrionale) de\'ono il loro S\'iluppo i dinletti mi• lanese e: \'eneziano. ;\lentrc dal sud venivano a noi :.\ lnrghi fiùtti \'ita e coltura itnliana e stam– pa\•ano la loro impronta sui dialct1i lrentini. i parlari ladini, segregati da in\'incibili barriere geografiche clni dialetti fratelli e dalla coltura italiana, assnmc,•ano uno sviluppo individuale, S\'Ol).{enclodi .secolo in secolo caratleri speciali. La parlala lt1dilla i: so,.rlla della nostra, soriti ro11Id e rome lei dal g-nw ceppo lali110e S1.'0l– lasi in rirroslan::e più Iris/i, ma simili. Audte ud uoslro parsi! rssn sin come barriera serolnre Ira noi t' il tedesco ». Qucst:\ barriera accen11a però a scomparire poichè il processo d'iialianiz– zazione dcll'elemenlo ladino, è ogni giorno, più \'isibile. Infatti, il dott. Ballisti nella già ci– tata conferenza ci dice che « una \'Olla 11 ladino ern molto più esteso verso mezzogiorno. Al cli I:\ cli ,·al cl' Adige l'alta Aunnnia è nncorn o fu per lo meno fino a pochi decenni fa semi– ladina. Attraverso il fiorente piano cli Ca\daro e il tratto atesino il fassano si :tllacciava all'anau• niese in un'unità, interrOlt:\ solo al principio dell'e,,o moderno da un'invasione teèlescn, sicchè per le tre \'alli clell'Avisio, clell'Aclige e della Novella il ladino si sj>fo1;eva a meuogiorno 1>er lungo tratto. I processi contro le streghe della Val di Fiemme, nei primi decenni del 500 e un inventario delle Giudicarie anteriore della fine del 300 ci presentano fenomeni ladini in queste due \'alli ». Al giorno d'oggi solo la \'al di Fassa, secondo la classificazione cieli' Ascoli è ladina. Epperò anche <1ui si trova il processo cicli' italianizzazione. Per cui da Alba e Penia « doue il ladiuo cenlrnle ,·isuo"a quasi purissimo, a Vig'o e Jlloe110,dow l'i/11/in"o è ormai vii/a– rioso, a l'reda::::o. p,·imo borg-oufficinlmc11/e ri– ronosriulo per no11 ladino e fin giù r, Cembra, lt1 od parlala ~ quas,: ug-,m!t:a quella dei dinlor11i di Tn,,/o » il ladino perde continuamente ter• reno e finir.i. per essere sostituito dall'italiano. Anche la \'al lii Fa!>sa presenta ft:nomeni d'ita– lianizzazione. I \'Oikslmndisti ne sono desolati, incolpano cli ciò il clero fassano - non so con quanta ragione - e chiedono la separazione della valle dalla diocesi di Trento e l'annes– sione moralt a quella di Bressanone. I rapi>re– sentanti politici dei \'Olksbundisti si sono opposti e si oppongono con tenacia teutonica a tutte le iniziative destinale a rendere più rapide le co• municazioni mnteriali e spirituali delle valli la– cline con Trento. I volksbunclisti 11011vogliono che (t i fratelli ladini siano denaluralizuti da quelle podu migiiaia tli 11s1o·palo,·ipa,·lauli iln– liano tld quali solo 1111a minima parie è italiana nd sruso di ra::::a, <ioi j)e,·linenle al popolo ila– lia110 i,, ,·,:1t11an/o sloriro ed f'l11iro~- i\la tntte le disinteressate premure dei germanizzatori, non impeclira.11110 I' italinnizzazione élell' elemento la• dino, elemento che non modifica - per quanto ho esposto - l'unità linguistica del Trentino. Nè questa unità linguistica può ritenersi mo– dificata clalle cosidette « oasi tedesche ». Da unn conferenzn di Antonio Tambosi, presidente della Legione Tridentina della Lega Nazionale. si rileva che su 366 comuni del Trentino, solo 10 godono la frescura delle • oasi tedescl•e » e sono i -1 comuni della \'alle di Non con 1525 nbitanti, Trodeno e Anteri\'O in \'alle di Fienuue con 1033, la \'alle dei i\lòchenL coi comuni di Frassilongo, Fierozzo, Pah't con 1685 e Luserna - divenuta la i\lecca dei p:111ger111anistigrazie all'opera di un rinnegato italiano Simone Nico– lussi - sull'altopiano di l.avarone con 783 nb. Si tratta cli 5000 abitanti i-ui 360.000 che popo– lano il Trentino. E anche in queste « oasi » è stata la scuola tedesca che ha crenlo i tedeschi. 11 gruppo linguistico più compallo e numeroso è quello dei i\lòcheni o tedeschi della vnlle del Fersina. Il prof. IJaragiola doli. Aristide ha pubblicato un opuscolo interessante sui Mòcheni, dal quale stralcio le notizie che seguono. I l\lò· cheni abitano la \'al r-ierozza, detta anche \'alle ciel Fersina, amena \'alle che sale a nord-est eia Pergine. Q11estn valle comincia col \'illaggio di c'anezza ed è solcata dal torrente Fcrsina. Nei villaggi posti sul declivio a sinistra del Fersina si p:l.rla teclesco-mòcheno; in~quclli ;1 clestra eia tempo immemorabile italiano. Gli italiani vi\'0110 ragg·ruppnli in \'illaggi (Serso, Viarago, Mala e St. Orsola) mentre i tech.:.!ichi,come gli antichi germani, \'ivon".> in piccoli casali o in capaime

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