La Voce - anno II - n. 4 - 6 gennaio 1910
OCE E~ce oani 0 iovedì in Firenze, via de' Robb' '2 ~ o· d GIUSEPPE PREZZOLINI • • ' 13 • ~ - tretla a $ Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Cinton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni. 1C. Anno II .:f. N: 4 ,Il 6 Gennaio 1910. !-.OM~IAl~J(J: Il Bcr1soo, GH'SEl'l'E Pw..:zzot.l:-.I - La li.Ila llngul1tlca nel Trcnllao, lh:;:-.1To :\h;!.SOl.l!'lt - 81:nhlao ebreo, ~Il l>Akl>'l Rosso (ill'ISlnr::io11r) - I ll\'1111atll Ufllrl, RP:,,,1.o !-;nt1. IL BERGSON I. Il Bersson t Ecco un pensatore del quale si può sempre discorrere, uno scrittore sul quale e'~ sempre da dire qualche cosa di nuovo, Non lo si trova mai assolutamente masticato e digerito. Ci si ritorna sopra e e'~ sempre qualche cosa da rodere. Se la• sciate passare un anno e in quest'anno avete • vissuto o pensato di pii.1, fatto all'amore in un modo nuovo e letto un poeta che v'era sfuggito o impossessati d'un certo indirizzo di idee che non conosce\•ate, sentite il bisogno di rirare i conti con il Bergson 1 di riguardare la nuova vita acquistata attaverso le lenti che lui vi fornisce. È un po' come Montaigne o la Rochefoucauld : riguardando indidro la vostra esperienza da quando non li nete lelti, potrete dire: ecco come aveva ragione! guuda Il come si applica bene questa idea! quel tale movimento di spirito come si chia– risce ora 1 Gli è che il ~nsiero del Bergson ha bisogno di un contorno di vita. È come certi cibi che non vanno mangiati da soli. O meglio è 1111 aroma che saporisce le ,•ivande e che da solo ... Perchè da solo, proprio solo, pensiero di fronte a pensiero, riflessione contro ri– flessione, Idea sua e idea vostra, tutto il. godimento scompare. Se lo si esamina alla luce d'una logìca, magari spicciolc11 1 ma che pure è logica, e sebbene logica spicciola e ~olgare non è poi cosi spregevole (an– che i bastardi di nobili han del nobile, non è vero?), di una logica da due crazie come la schiacciata del M~lini, di quella che sa che quattro e qualtro fan otto (co– gnizione anche questa rispellabile, Pf'r la quale vi ponete sopra i Papuasi che non ci arrivano), ebbene a questa luce il Bergson non resiste, tutto dissolto, sconvolto, confuso. Provate a far lo stesso con certa gente, dallo scheletro alto e complesso, tutti ossa mu• scoli tendini e noi.:chie in fuori, sicchè, oltre al rovir,arvici la pelle delle mani se l'avete un po' tenerina 1 sentirete che razza di acci– denti sono: provate per esempio non dico con Kant, ma magari con Hume e con Berkeley, e vedrete. Nel Bergson 1 non c'è nulla di quella solidità: ossia: c'è di solido tutta la macchina critica, tutto quello che de\'e scomporre, sciogliere, dissolvere; e ba– s1a. Nel resto, dove si tratta di mettere su, di edificare, di fissare, tutto di\'ien fluido e gnoso. Si entra in un terreno molliccio; si sta nel vago, a mezt'aria, nel tepido e nel- 1' impreciso. Non si sa bene mai di che cos~ si tratti. Quasi quasi a un certo punto salla fuori I' immor1alit~ dell'anima, ma che cosa sia l'anima non si sa: se si sa, è qualcosa che dell'anima è appena il principio, qual– co~a come il sognare o meglio ancora il mezzo-sognare-ad occhi-aperti di chi si sta addormentando o si sveglia ed è e non è, e Ira l'essere e il non essere, vaga vertigino• samenle in un seguito di immagini senza nesso. Qualche cosa di misterioso di mistico di celeste che pullula dal profondo o che viene dal cielo, che potrebbe esser mio come vost..-o, e pur non s'arresta mai in quella definita forma che separa tu da lui e voi da me. E che cos'è mai? L'arte? I' intuizione mistic:t? l'immergersi nella volonta? I' i– stinto che s'è fatto cosciente, ossia che non è più istinto? Ah che disgrazia per chi vuole a,,ere delle idee chiare ! Ma nel aoodo non ci sono altro che idee chiare? Abbraccio d'un amico in uo mo– mento dt disperazione, solennità d'un'ora di silenzio e di confusione con le cose naturali, chi non se ne ricorda con amore, chi non sa quanto ci deste da pensare, misteriose ind· forrabili strane manifestazioni di comunione e d'esaltazione umana; diremo forse che non ci avete insegnato nulla? Ora è qudlche cosa di questa specie che bisogna riverire nel Bergson. Chi conosce quanto sia difficile mantenere una soluzione di continuità fra le idee e la vita personale; ritrarre dalle idee quella potenza di nettezza che fa che i nostri atti abbiano dcli' impersonale e quasi del divino, tinto per virtù d! quelle s'adden– trano nella realt~ e vi lasciano uno stampo di vigoria sopraumana (ex ungue leonem); dare alle idee quell' incantesimo di simpatia che non si prova per le astrazioni ma sol– tanto per gli esseri detiniti, e ci fa persona– lizzare le astrazioni tutte le volte che vi in• tensifichiamo l::1passione ; chi sa questo, sa– prà anche : clic occorrono pensatori del ge• nere del Bergson per rimettere allo slato di fusione il pensiero cristallizzato di un tempo, per ridare alle vene della filosofia in mara• sma il sano pulsare d'un sangue giovane e asclerotizzare le arterie perchè sopportino l'empito del nuovo furore dionisiaco . .: Das wahre ist des bacchantische Taumel, an dem kein Glied nicht trunkcn ist. ... >. Il ,·ero è una ebbrezza c!a baccante, in cui non \''è membro che non sia (olle. Appunto il Berg– son è uno di quei pensatori che sgombran la mente dai pregiudizi meccanici e scola– stid, che rimetton la ,,ifa in moto, che cac· cian l'eterno Fausto dalla polverosa biblio– teca, verso il vino di Auerbach e .Marghc– rila ed Elena e le ldee-Madri e il grande viaggio goethiano. i\fa se que:,to tono della filosofia vi paia troppo alto, e poco convenga al gusto un po' casalingo di certuni, che voglion tiloso– fare non al pian lerreno addirittura, ma al piano nobile, percht le torri dan fastidio, e le vertigini fan loro vedere tutto il mondo in ondeggiamento, come quei paesaggi che si guardino allraverso l'aria calda del solleone sopra una strada bianca e che perdono ogni rigidità di linea qu:m ri lessi in un canale; - se questo vi dà gli stomacucci, ebbene prendete un po' più in basso la nota e ri– conoscerete almeno nel Bergson quel \'alare che in tulli i problemi facili e difficili hanno le persone di mente sgombra e ignara, le quali, do,•e voi siete inceppicati in un punto che vi par duro risol\'ere 1 e vi incaponite d'ia– torno1 e non ve l.t sapete ca\':ire, ~corgono poi che v' illude, 1 ate sulla difficoltà e che si trallav:t d'una cosa semplicissima, innalzata da voi al grado di enorme difficoltà per la semplice ragione che la vostra mente sem– pre in meuo a grandi problemi non sapeva scorgere quello 11 1 semplicissimo e volgaris– simo: un errore di stampa, magari, invece d'un gravissimo e pindaricissimo volo di fantasia. Chi ha ravvicinato, con molla dottrina e con ingegno, ma con piìi dottrina che in– gegno, il 13ergson ai romantici tedeschi, s'è un po' troppo soffermato su somiglianze di formule: mentre c'era da notare, e non se· condarfo, questa pJrentcla di spirito, che gli uni come l'ahro, er:in slati di quei gassifi– c:uori del tilo.;oh,;mo loro contemporaneo, Bibloteca Gino Bianco eJ avevan segnato un rimpuerilimenlo del pemiero ~otto mollis~imi a,~tti eccellen1e, meno quando, troppo durando, e avendo or– mai dato tutto quel che può dare un s1ff,dto ..;· ...10, s'è mutato in un pargoleggiare arca– dico (sia qui la differenza di grandella tra cn l-lerJer e un Hiamann e un Jacobi 1 ,·eri e divini fanciulli, con uno Schlegel e un No valis, già meno che ranciul11 o mfmls g6lé 1 e poi con un Nietzsche spesso pargoleggiante nell'opera sua). Non si parla di Kant, per molti aspelli chiusura dell'Aulklarung più che aperturn del romanticismo, ma dei filo– sofi del sentimento dcli' inlllizione e del lipguaggio: di questi fìlosoli a framme111i e frammentatori di filosofie. Il. li frammen10 è la forma pii.1 propria del filosorar puerile. li buon senso è pieno di frammenti filosofici: parte espressione inge– nua d'un primo afferrare tutto unilaterale della realtà, parte briciole cadute dai grandi banchetti dei pensatori, parte sapienza \·era e propria umana digcri1a dall'esperienza ed arrivata a dar vita alle ultime particelle della società umana. Ma son tutti frammenti che non sanno di esser frammenti: sono fram• menti che non si paragonan con nulla e sopratutto non si paragonano con il sistema. I frammenti dei presocratici sono ben altra cosa: sono germi di sistemi, ossia sistemi. Ci sono giunti come frammento: nel senso li~r~sco; non furono frammenti: nel senso ~p1ntuale. Erano principi che spiegavano il mondo: erano tentativi di chiudere il mondo. Non eran puerili, ma iniziavano la vita adulta del pensiero. Altro è il frammento romantico. Col ro– manticismo il frammento è e vuol esser tale, acquista personalità e l'oppone alle allre 1 sopratutto ai sistemi. In F. Schlegel, l'uomo– coscienza di quel periodo, si incontra mas– simamente questa teoria e apologia del fram– mento, quest'uso abuso e propaganda del frammento. Scriveva egli al fratello: e Io non posso dare di me, cli tutto ti mio io alcun .tltro ld1'mlil/011 se non un siffatto sistema di frammenti, qual'io mi sono,.. >. Le opere antiche ci son pervenute allo stato di fram• mento, diceva, e le nostre dcvon cominciare con esserlo. li frammento è disorganico, ma il chaos è 4uel disordine dal quale nasce l'ordine. E per quanla diffidenza si provi bisogna abituarsi a scri\'cre frammenti, giù, come vengono, con la forma stessa con la quale si gettan sul taccuino: e è uoa sensa– zione naturale che quel che noi presentiamo con ardente rervore in oscura forma, dove l'indeterminato si muove come il seme pre· gno di un mondo a,•venire 1 appaia in questi nudi lineamenti, che soli si lasciano afferrare 1 insufficiente e spesso persino ridicolo •· Ma credete che gli altri, i grandi abbian fatto di pii:1? Per lo Schlegel tulle le opere con– sistono, in fondo, di frammenti. Ai filosoli avrebbe (orse applicato le sue osservazioni sulla genialità estempornnea dei rapsodi greci, dei sacerdoti sali!, dei soldati nei trionfi romani. « Infinito è il valore e la dignità di quello schcn.o assoluto ed en· tusiastico (organo della filosofia uni"ersale), materiale da cima a fondo, di c.:ui i capi della prosa scolastica, Bacone e Leibniz, fo– rano i virtuosi (quello uno dei primi, l'altro uno dei grossi). Le più import,111ti M:operte scientifiche sono hommols del genere umano. Lo sono per la sorprendente :1e1idental1tà de113 loro nasci1:1 1 per l'arte combinatoria del pensie10 1 per il barocchismo della loro espressione appena sbozzata... Le migliori sono tclu,pphs de tue nel!' infinito. Tutta la filosofia di Leibniz consiste in pochi fram– menti e progetti in questo senso. Kant, questo Copernico della filosofia. nog sorti forse da nalura spirito più sincretistico di Leibniz ... ma delle sue trovate è accaduto come di certe meloJie fivorite: i suoi seguaci le han cantate troppo e perciò è facile essere ingiusto con lui, e ritenerlo meno spiritoso di quel che non sia ... >. Non pesando troppo su quel lato della teoria dello Schlegel che vorrebbe trovar nell'arguzia lo scintillio dello spirito pen– sante, ci $i accorge chiaramenle che per lui lutto il pensiero è fallo di frammenti, di affermazioni, come dice in un altro luogo delle leuere (inalzato poi per la sua impor– tanza a dignilà di frammento per il pubblico): e Riguardo a quel che tu dici: che affer– mare è più racile che dimostrare: io non Ja penso come te e ho fiducia anzi di dimo– str~rti il contrario. Quel che dici può esser giu– sto nella giurisprudenza, ma nella 4> ffilosofia) l'affermare è piì1 difficile del dimostrare, se ambtdue devono tssere egualmtttle buoni. Nulla di più comune delle buone dimostrationi che non servono a nulla, perchè applicate a cat– tive affermazioni. Kant e Leibniz affermano, Rheinold e Wolr dimostrano. C'isl /011/ dire. Fichte afferma quando egli è Fichte nel mas– simo grado, os~ia quando è cJ> [filosofo}: dimo– stra quanto fa il professore o l'autore ... Quanlo a me le dimostrazioni mi paiono un puro lusiO, un'etichetta della scienza. Tuttavia qui come nell'arte c'è posto per Purib';i~tc; [di– mostrazione] dei virtuosi. Soltanto, se l!Ssa di,·enta tutto, ne nasce l'alessandrinismo >. Ora (tulto quel che ho detto non è oziosa traduzione d'uno spiritoso individuo) il Berg• son tenendo un corso su Berkeley al Col• lège de France, diceva, con più dottrina e meno voglia di far dello spirito, cose assai simili. La storia della filosofia non si studia come concaten11ione e legame di tt:orie: facendo derivar questo da quel filosofo: pa– ragonando questa con quella idea; ma i~tro– ducendosi nella personalità di ogni vero filosofo e scoprendo la sua inluitJone, o le sue inlui\ioni. Allo sforzo cli seguire il pen– siero, sostituiva quello di penetrare i pen– sieri, e invece dei sistemi andava appunto in cerca di illuminazioni filosofiche. V'è chi si immerge nei fiumi, anzi va in cerC'a dei fiumi alla foce do\'e si con fondon col mare: il Bergson li cercava alla sorgente e \loie\ a dart: un saggio della prima loro polla. !\on solranto. Nella sua stessa filosotia egli non ha fallo che S\'olgere delle intuizioni filosofiche, una delle quali iniziale, l'anali"i dell~ durata come indipendente e irreducibile al tempo meccanico. Esse 1endo110 tulle a quella rifusione dei concetti dell,t quale sopra parino come d'un suo gran merito: ma non sono organici1mente connesse, sistemate, poste in ordine di logica dipendenza e contenenza. Così staccate van bene, prese insieme 5("1110 un 1umulto 1 e non g·i:\ quel tumulto filosofico del quale parla I!egei, e che si risolve nella calma perfetta dell'universale concreto, bensl in un discorde rumore. Combattere il lin– guaggio con il linguaggio, il pensiero con il pensiero, lottare contro il frammentarismo meccanico e non porre la consistenza, la pienezza, la solidi!?\ Jell~ vita con i suoi piani d'azione e di pensiero, combattere per lo spiritualismo e ridurre lo spirito all'ani• mali1à appena s, 1 eglia de!Pistinto, cercare insomma la luce piena e ,,altare invece il
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