La Voce - anno I - n. 52 - 9 dicembre 1909
222 LA VÒCE spossò I' im1m1ginnzio11c :t fantastic;-irc di un:-1 impossibile epilessia. E poichi: 1n11to Nietzsche qu:rnto la cai;na del marciapiede, se .subiscano il contagio della s.irilide, possono finire con 1:t demenza paralitica, si allegarono casi in cui la follia aveva ucciso il genio per provare che il genio tMSCe dalla follia. Lo spnzio mi \•ieta di distendermi in particolari: m:i tutli possono rive– dere le contestazioni e proteste mosse a suo tempo da tanti uomini intelligenti, da 1\lorselli a Morello. Oh tristezza del ,·ano sforzo in cui si ostinò il vecchio scrittore, (sia dello con rispctlo all'uomo e alla nobiltà della sua vita e degli i menti) ragno attirante invnno dentro la rete ver– bale di una insussistente ù-rild=io11e epilettoide tutti coloro che si levano dalla testa su la mi– sura comune ! Per che fine ? Per far capo al pa– radosso vano (esagerazione d'una teorica Spen– ceriana) che « l'umanità ci\·ile potrebbe certa– mente fare senza dei geni ». E il sostenitore di cotesta dottrina è da Ferri agguagliato a Vir– chow e a Pasteur l Qnanto agli studi sulla deli11quen1.a, la dottrina dei contrassegni corporali del delinquente nato e la spiegazione atavistica delle sue qualità so– matiche e psichiche non resistono a un :-evero esame scientifico. ~le ne dispiace per il signor Sighele che ha immaginato anche tm atmlismo dei luoghi. Oh il positivista! L'idea che l'epi– lessia sia il vero e proprio fondamento della immoralità costituzionale e della criminalità con– genita non regge : per la patologia moderna la epilessia non è che un sintomo comune a ma– lattie diverse in parte note, in parte sconosciute. I famosi segni degenerativi non han110 il valore che Lombroso suppose : per precisarne il signi– ficato - scrive Brngia - « dobbiamo destituirli di ogni valor cli causa, non attenderne che so– spetti, indizi, probabilità. Esse climostrano fuor di dubbio che qualche turbamento segui nell'or– dine evolutivo delle apparenze esterne ; danno per probabile che anche gli organi interni, quindi anche il cervello, ,·i abbiano partecipato, e per possibile che ciò sia · occorso con detrimento della \'ita intellettiv;l e morale. E non dico cli più ». Ma « le imperfezioni del corpo non ri– velano quelle della mente, nessun criterio obiet– tivo o induttivo dà per necess.-iria la connivenza cieli' inferiorità organica e morale » ; e lo stesso Lombroso, dice Tami, « deve ricorrere all'etica per isolare ulteriormente tra i degenerati e tra gli epilettici (che secondo lui possono ;mche esser onesti o geniali o pazzi) il manipolo dei criminali. E cosi si ritorna al punto da cui sia– mo partiti; cioè dnlla /m::::ia mo,·ale degli anti– chi alienisti ». Nei libri dei psichiatri ora no– minnti (i quali insit!me con altri, fra cui più re– ciso di tutti Lugaro, hanno il merito di essere insorti con una pnrola sincera in un ambiente saturo di vigliaccheria e di sconcia adulazione) ognuno può leggere ciò che io non posso qui ;ipctere e che non concorda affatto con le mi– rabilia cli cui Ferri e Sighele e altri scienziati di quello stampo hanno novellato nelle Riviste e nelle Società di coltura, e con ciò che altri rapsodi canteranno nelle università più o meno popolari. Del resto chi voglia vedere la millan– tata J\luoua scie11::a in azione, ponga mente a quei carnevali di ciarlataneria che sono non di rado le perizie psichiatriche in Italia. « Se i periti - scri\·e Lugaro - si limitassero ad emettere g'iu– dizi recisi soh,mto quando i dati sn cui si ba– sano sono chiari ed univoci, e confessassero oc– correndo le proprie incerlt•zze e le proprie in– capacità, certo i loro giudizi non susciterebbero ,,uella diflidenza dei magistrati e del pubblico che è ingenerata 11011 da ,wa 111isom:islfraoslililà ad una sric11::a rivo/11::iouaria, ma dalla 11dlt1 pe1'rt::io1u della millaulcria rùJrlfd1mesra e so– prnffirllricc du: s.fog-J[ÙI mm lt'rnira srieulijirn di cui a /fl111t·di bu1111 si-,1so si :•cd,• chiara ltr dt:/i– ric:11::a. fm,-,•cc pur troppo i .triudi::i dei peri/i sono di u,111 prerisio11e e di 1111a sirurt:;::a rhe può sfare· t1 paro solla11l0 ron qud/a dt.·lte sn1kn::i: dd giu– dici; un' responsi sibillini dd/e twlirl,e pilcmess~ ç ddle so111uw1b11/e d'o,f!.tri 1,i e! più arro1:,:-imr11/o, Sl' 11011più 011alii. Gli equivoci ine\·itabili tra persone che parlano un linguaggio diverso :.0110 spesso sfruttati a fa\'ore dei crimia,-ili, sicchè :lc– cade che dei 1runatori assolti per totale vizio di mt!nte e piena irresponsabilità vengano inviati al m:wicomio, di do\'~ non tardano a uscire per– chè riconosciuti non pazzi ». Alla difesa :.ociale contro i delinquenti prov– \'eclono tino a un certo segno i c:irabinieri : ma chi difender.i la società dalle presunzioni scri- 1eria1e dell'antropologia criminale? ./\I.BERTO \·1mRA~!. (Co11/i,,rw). Abbo1ta11tmto ji1to al I91 I fzi,e 4,50, numeri· 55. PER IL SARDO Anii1ut10 il S<1rdo 11011 e'~. così come tipo: ci sono i Sardi, cosi come ci sono gli haliani, ne' quali è note\'olrncntc di\·ersa, metlenclo ad esempio 1111 i\li\:inese ..;on un Catanzarese, la fi– gura fisica mentnlc e morale. lnfotli 11011 c'è relazione cli parentela o di 01110- geneitit possibile tra il Campidano e la Gallurn, tra il Snrralrns e l'Anglona, tra la 111Qntagna e la pianura : si tratta di nrnuritani e cl' europei, cli camitici e cli giapetici : e il corpo e lo spirito e le tendenze e le altitudini sono ajfallo diverse. Ossen·ate le medie dcll:i statura: Lnnnsei (mez– zogiorno) cm. 155.S6: Tempio (S\.:ttentrione) cm. 162,49. Osservate lo spirito dd Campidano: mo– notono (come appare ne' canti e nelle costuman;;e civili e religiose) privo cli velleità per il novo, monarchico-clericale. Osservate quello della Gal– lura: vario, acuto, sarcastico, curioso, liber.11è. repubblicano o socialista. Un carattere hanno in comune: la diffidenza. Essi dinìdano perchè 11011 lrnnno mai conosciuta la protezione giusta e clisinteres~ata dei tanti go– verni che, dal romano e dal saraceno ;i,I gioli1- tia110, hanno gravato sull'isola: e quindi han clovnto ricorrere al fucile, all'incendio, allo sgar– rellamento delle mandrie, a tutti quei mezzi _di difesa e di offesa offerti dalla natura e dall'arte .-1 chi si sente solo. Nel restante variano da regiont: a regione. Taciturni e col broncio stereotipo nelle pia– nure interne, si mostrano aperti e chiacchierini nelle medie alture per diventare austeri pur nella cordialità quando nascano sni punti più alti del- 1' isola. Ma, esaminando lo scritto del ~l,1riotti, si può dire del Sardo che è « i11ro11.srio del suo pres,•11k, ignora,de del suo essere» dopo aver dello che il Sardo « si è formata una sua propria anima nella ~ dura esperienza coticliana che gli offriva la vi– « sioue di lui/i i beui e la negazione cliogni van– « taggio? » l'::: 1111 fenomeno cli logorrea. E perchè oziare in domande come questa : « i\lanca dunque un'anima sarda? » Se poco prima ha eletto che « il Sardo si è formata una sua propria anima nella dura esperienz:l ecc. » ? È un altro fenomeno di logorren. Nè è onesto parlare, con riguardo speciale alla Sardegna, di dejìcie11::ascolastira, se superiamo tutto il mezzogiorno cl' Italia nella media delle iscrizioni ai corsi elementari (Sardegna 59,09 ; Sicilia 54,62; Calabria 42,2i; IJasilicata 4S,1i; Pu– glie 51,25; Cmhpania 53,32) e se, per abbondanza di maes1ri elementari, superiamo la stessa To• scana (Sardegna 1,34 010 nbitanti. Toscana 1,29) E che è la « boq;hesin del genio » ? E perchè falsare il San/o dicendo che a chi gli parla di « virn pii"1intensa, più agitata, pili attiva » risponde « con 1111 sorriso cli jeratica du– bitanza (!) • e seguita a +; novellare fra le sue donne di starelli di granò ecc. ecc. » con tutto quel ciarpame boccaccevolc e munìto delle es11- ma1.ioni uso bcr1uccc chumunzianc? i\ta codesti sono imparaticci scolastici, sono componimenti retorici: sono fenomeui di onanismo letterario e di logorrea. Il popolo sardo sogna. cammina verso il sogno, popola il suo sopore cli sogni ! ! ! i\fa il Sardo non è costituito dall'idiota pcllitn immobile per delle ore appoggiato a\ l11ngo bacculo, fra mezzo alle mandrie pascolnnti delle pecore e dei suini. Ko, caro signore. Veda 1111 po' quanti fanno il commercio delle pelli, del latte, ciel cacio, del sughero, del carbone, delle radiche: quanti paesi, ignoranti elci valore della moneta dicci o ven– t':umi fa, che d:w:mo (p. es. Si11iscòla) sette ova per due soldi e un capretto per quindici soldi e il resto relati\·amentc, come sono mutati, come ~anno recarsi a Genova o a Livorno, magari a farsi g-abbnre in sulle prime ma a l-;\ccvglie1·e esperienza per poi gabbare gli altri, come p:1- recchi d'altri paesi han fatto e fanno. \'eda 1111 po' Terranova Pausnnia come si sviluppa razio• nal111ente, modernameme. usando cli quei :.istemi che nltrove osservano aver ma~giore vantaggio. Il Sardo « 11011 ha la coscienza di quello che è la vita! » i\la chi l'ha coclcsta coscienza? E mi sn dire quali inch1c;1riali.quali mercanti, quali piaicagnoli arricchiti e arricche11tisi hanno avuta e hanno "'la coscienz:l di quello che .:.: la vita?» I.a S.lrdegna, per essere intesa, non \ 1 uole esst!re idenlizzata con fole e leg-gcnde e 1>aCS:'lggi cldle mille e una notte ; non vuole retorica, non vuole componimenti font:1.siosi e scervellnture archeologiche e pseudo dottrinarie. \'uole es<;cr fotografata, cinematografata e:.tt:rnamente e in– teriormente. \'cdcr la causa della 1,,ntez1.a nel progredire, la causa dell'apparente fatalismo (che non C fatalismo ma r:i::.segnazione d' impotenza momentanea) la causa della sua apatia per la civiltà nova. E allora si toccherebbero tante mai cancrene. Bibloteca Gino Bianco Come l'usura, dn quelln privntn del 240 ¾ a quella delle B:111chc :;arde nll $' °!u :1ntecip:'tlo ron 1:i :-.cadenza n q11a11ro mc:-,i e con l:1 sun brava cnmarilla nell'ammettere allo ,;conto più questo che quell'altro industriale. Si toccherebbe al vivo la suscettibilità invidiosa e rovinosa di un individuo contro un altro individuo, cli paesi contro paesi, di provincia contro provincia. E si \'eclrebbe che Cagliari ostacola le richieste cli Sassari (come a proposito del terzo treno che nvrebbe S\'iluppato mn~giormi;:nte il commercio in fui/a Pisola); che 1111 certo ministro sardo, cui la volontà del dittatore aveva messo al dicastero di Agricoltura, nulla m'eva fallo J)(!rsviluppare la agricoltura e l'industria e il commercio della Sardegna, regione eminentemente agricola e com– merciale: anzi ha sempre frustrato e oslacol:1.to , per bizze personali, tutti gli sforzi che un altro parlamentare (Pala) ha fatto e fa in pro della sua regione. E questo è il solo carattere comune, con mag– g!Orc o minor intensità a seconda della varia attivit:"1 e della diversa intelligenza. E (jliesto dipende e discende da quel fenomeno p~icolo– gico ossc:n·a10 ne' piccoli centri e sintetizzato nel verissimo dello: homo homù,i lupus. Con q11est' nggravante contro i maggiorenti : che molti snrdi hnnno mostrato volontil. cli lavorare per la Sardegna e d'averne l'ingegno adatto: e sono però stati negati anche quei miseri mezzi che sono nell'isola, e non occupandosene i mng– g-iorcnti, i pez:.:i grossi <-hc da venlinc di anm vivono fuor di Snrclc~nn, 11011 vog-liono che altri ~e ne occupi. E il g-overno li aiuta mandando come insegnanti ne' ginnasi t111ta la ripulitura del continente e i tordi 110\•clli dell'Accademia dotta: non alimentando le biblioteche e non appoggiando I.: richieste di <1uelli studiosi che vorrebbero far la luce nel medioevo lunghissimo dell:1 nostr::i cultura. Unico mezzo di scotere gli amminiMratori (!) della cosa pubblic:t sarebbe c 1 uesto: che la Sarcleg"na, imitando il magnifico e unanime paese cli Aggius, deliber:1sse un aut aut: o dateci entro 1111 termine fisso e conve– niente quelle strade ferrate e intercomunali, quelle ~cuole d'arti e mestieri industriali e com– merciali, quelle agevoli ed economiche comuni– cazioni col continente, que' provati insegnanti cli cui è urgentissimo il bisogno: o si cessa im– mediatamente cl;il pagamento cli tutte le imposte. E incominciar lo sciopero. ~la 11011 si pensi a veder il futuro guardando il medio e\'0, a misurar col millimetro dell'an• tropologo le capacità della razza, a infilar calie e bricciche poetiche per dir cose che posson dirsi cli 1u1ti i paesi. I sardi voglion esser stu– diati in quel che ora fanno e ::iiutati a buttar da pnrte quegl' ingombri cbe si chi:1.mano con– sigli provinciali, deputati, e cosi com'è, go\'erno cl' Italia. A. n. 5,\1,u. I FIGLIDI SEGANTINI Bianca Segantini pubblica in Germania gli scritti e le lettere di Giovanni Segantini tradotti in tedesco. E che son tradotti non lo dice nella testata o nella prefazione; ma in fondo al libro, nell'ultim,1 pagina bianca si viene a sapere che il tedesco slavato della traduzione, imbrodolante l'italiano energico di Segantini, è prodotto del– l'eccellente Dr. Georg Biennann. Prima di tutto ci si domanda: P~rchè Domenico Tumiati, Neera, Angiolo Orvieto, Carlo Piacei, Ugo Oietti e tutti gli altri italin1)i nazionalisti o no, han dato copia delle lettere ricevute da Segantini alla simpati– cissima Bianca sapendo che costei le avrebbe pubblicate in tedesco prima che in Italia ci fosse una raccolta di scritti segantiniani? Poi: perchè la simpaticissima Bianca non s'è rivolta a un editore itnliano? Quante bancanote eia cento in più ha incassato la famiglia Segan– tini dall'editore tedesco? .\la non basta. Uianca Segantini è letterata. Ila pubblicato circa un anno fa un rom:mzo: /Jisogua saper t'Sscr .fdiri, con la dedica:« A mio fratello Gottardo e a "latilde Krng von·Kidda », e con prefazione cli Neera. La qual Neera per l'affetto e l'amicizia profonda ché Giovanni Segan– tini a\'eva, non do\•rebbe prestarsi a che i figlioli ancor più facilmente sfrnttino il nome cli lui. A meno che 11011 senta che la letteratura di Bianca C. prodotto legittimo, non della mente cli Gio– vanni, mn di certi romanzetti tra il tenero e il vuoto, suoi propri, di Neera. Bianca scrive an– che nella Scue Fn·ie Presse cli Viennn; e scrive la \,ita di suo padre, tanto per cambiare. Orbene: s'è sentita in obbligo, codesta lette– ratucola, di l>earbcift>11 (rielnborare) gli scritti del padre prima di darli a tradurre. E l'italiano ro– busto, senza sintassi, e qua e là magari senza ortogr:1fia, (v. lelt. al Zippel 4 agosto '91) ma pieno di linfa di G. Segantini, è diventato circa quello che diventa un suo disegno fra le grinfe del pillort' Gottardo Segantini, un boccone suc– coso dopo il processo di chilificazione. l'er esem– pio il disegno che fregia(!) la copertina di questi (,'io;•a1111i Segauli11is Sc/11·i/te11umi Briefi·. Ed è bene che un' azione brutta della sii,;no– rina Bianca cnpiti proprio in 1m mollle11to che nelle nostre menti e nei nostri discorsi è ancor vivo il brindisi elci signor Gott<1rdo per l' inau– g-urazione ciel mo1111men10a Giovanni Segantini. Perchè il nuovo fotto riverbera luce sul vecchio, e noi possiamo \'edere pili chiaramente nel con– tegno dei due nobili rampolli segantiniani. Sonici ha gi:\ parlato del brindisi gouarclesco, ma Sonici vede solo artisticamente nelle cose e ciò che non rientrn nel suo s}{u:1rdo considera come l:t polpa d'un limone spremuto e lo but– terebbe volentieri nel\' imrnondezz:1io. Ora a lui, pur i1011avendo neanche una punta di simpatia per l'eroe Goliardo (lo chiamava « buono » come il Tassoni il conte cli Culagna) è parso che dando risalto alla miserrima meschinità della sua figura si sminnisse un poco l'importanza, anzi la necessità logica, cieli' inveuiva contro l'Italia. Invece la colpa d' Italia cli\·enta ancor pili grave quando un Gouarclo J;i può insultare: cioè quando gli insulti son tanto giusti che nean– che la bocca più falsa ha forza di sctmarli con In sua bava. E per capire come sia basso l'agire di Got– tardo vediamo un poco dentro al suo brindisi, no11 nell 'an}monimento che se ne deve trarre, ma nelle condizioni e nelle ragioni perché fu fatto. E prima di tutto: fu uno sputo austriaco su gente italiana che insomma s'era raccolta a festeggiare un nome amato. E non era /aus post morlem: il Trentino anche se non possiede la– vori di Segantini, ha riconosciuto, amato e cer– calo di far conoscere, ed è naturale, il suo figliuolo, prima certo che l'Italia. Ne son testi– moni fra altro le lettere di Segantini a Vittorio Zippel di Trento (clnl 1890 in poi} e al podestà di Arco, Carlo .\lnrchesetti, (Articoli con foto– grafie sn La Stre1111a Tnnlina (1891), interessa– mento di molti a fargli ottenere il permesso (non so perchè gli era necessario) in Austria, per fargli otlenere la cittadinanza italiana; infor– mazioni continue nell'Allo /ldil[c delle nuove opere di Segantini; inviti ripetuti moltissime volte di venir a fare una visita alla sua patria ; una biografia illustrnta cli Tommaso Bresciani. Non t:: molto: ma Gottardo non doveva sputare proprio nella patria non inospitale del padre suo, anche se voleva <lirigere il suo sputo sul muso alla patria grande, l'Italia. Anche un'altra cosa, mollo più grave: schiaffi l'Italia se li merita, e applicati sonoramente, perchè tanli ahri suoi figliuoli costretti ad emi– grarsene non le hanno aperti g-li occhi a rico– noscere Segantini. non solo, ma neanche il fatto Segantini che pur t; di ieri non le insegna niente per il presente. Schiaffi e sputi se li merita per · a\'er trattato male o arbitrariamente e osteggiato sordamente e stupidamente l'italiano Segantini; a\ 1 Cr comperato quasi niente di lui, potendo; non aver ammesso Il suo valore che solo quando fu punzonato dal riconoscimento e dalle compere estere, e allora appunto poco più si .poteva comprare; non comprare ora quel poco e aspet• tare che il Grubicr lo \'enda a qualche milio– nario americano. lo, per mio conto, so questo fatto: che al .i\luseo Rcvollella di Trieste furono offerte anni fa, parecchie opere seg::u1tiniane e che il museo - che compera per to.ooo lire 1111 quadrettino di Stuck - 110n le acquistb perchè Segantini era ancora uno « discusso •· Schiani e sputi e ingiurie, va bene: ma eia uo Gottardo Segantini, no; prima di tutto, percltè ha 1111a tale intelligenza che se non fosse nato per tristizin cli fato figlio cli un grande uomo, snrebbe stato il primo a beffarsi di lui; secondo perchè si serve del suo cognome e dell'autorità ch'egli s'illude gliene provenga come bigliettn cl' ingresso per brutti salotti cortigiani, magai storcendo il pensiero di suo padre e cercando cli ciarlo come ragione e coonestamento delle proprie voglie dissi11111late. Pcrchè nell'affare del brindisi il più brutto· è questo: che clcr I lerr Gottardo 11011considerò l' iJ.(nornnza delinquente d'Italia come un fatto tristo e triste che bisogna, magari a pedate, correggere: 11011 pati di intimo dolore nel dover rinfacciarla brinda11clo all'imperatore austriaco ma invece ne goclelle nel caro cuore perché: i torto cl' Italia scusava, am:i c1uasi rendeva neces· sa rio, il suo atto! Se la pigliò l'austrinco Gottardo contro l' ir·
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy