La Voce - anno I - n. 50 - 25 novembre 1909

OCE Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 ,:I, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI ,:I, Abbonamento per il Regno, Trento, T riest<, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni. IO. Anno I JI, N: 50 JI, 25 Novembre 1909. SO)DI.-\RIO: Siactriti, (;10\'A;,.:,.1 P,w1!'<1 - Faenza, G1n,1:1•1•t-: Oo~,\'r1 - I giudizi su Cesare Lombroso, .\Lllle:Rro \'1 UR ,-.:1 - Il Miaistcro dtlla i'ubbllca ls1~u1iooe con1ro 11 colt!Jrl i10.llana. Il. // /wcsliltJ ron/r() deposi/o, C1t-..Pv1•1-: PRJ-;uo1.1:-1 - Deul Indiani, Traduzione di P. :Xl. - Per chi ha ,·01111 di lavorare - Sempre per chi ha ,·nglla di lo;vorisrc - Coll:.boratloac del pubblico, I..·. \\.>e►: - 01udhl 11rarltrl sull'arte ilall~na, I.., \'oc1-: - Collaborationc del pubblico: I.a rrisi ,Id drn, i11 10111 lt'IIE'rt1 di u11 .mur,lak - I', !\(l&alhll a R:»!SO, L., \ \.'.f: - C~11t.11f' a Firenze (Con ,llu-,1r;vione), L., \"cx:1;. SINCERITÀ ln questo momento si chiacchiera an– che troppo di sincerità. Dico sincera– mente .... Io son sincero .... Bisogna rap– presentare sinceramente quel che si sente ,, si vede .... La sal\'ezza sta nella since– rità .... - e via cli questo passo. In Fran· ~ia, dove ogni cosa clh·enta scuola, setta. lStrazione, sistema, è scappato fuori anche il Sincerismo. colla sua brava, piccola e .mimosa rh-ista vestita cli rosso (1). Va bene! Bravissimi! Io son con voi– dtri, con tutti i sinceri, con tutti i pro– feti della sincerità e anche, se mi vo– .?"liono,con i sinceristi. Da parecchi anni ,·o coltivando il brutto vizio di dire il •atto mio sul muso alla gente che mi ~ecca e mi dispiace, sul muso di chi odio e disprezzo, e spesso butto là, senza tanti e soavi )icori » - crudamente, brutalmente, maleducatamente - Je mie proprie e care opinioni, vale a dire 1uelle che sembrano a me, in quel mo– mento, sacrosante verità. Non dico que– sto per lodarmi - tanto più, che a vo– ler esser sinceri fino in fondo, confesso di non es:;erc stato proprio sincero sem• pre e con tutti - ma per far sapere che a metter bocca in fatto di since• rità un certo diritto C<' l'ho. Ecco, dunque, cosa volevo dire. Tutto questo sbracciarsi per la sincerità. questo anelito verso la franchezza, questa sana libidine della pura, divina e nuda ,·erità è una bellissima cosa, una di quelle tali miracolose cose che potrebbero scotere anche l'aj,atia di un pessimista, ma diven– terebbe la più ridicola. la più obbrobriosa e vile cosa del mondo qudndo lo sbraccia• mento restasse sbracciamcnto, l'anelito a• nelito e la libidine libidine. Parliamoci chiari. Codeste aspirazioni alla sincerità, codeste bramosie di franchezza, codeste lodi della ,·erità non son cose nuove, ma vecchie, vecchissime, arcivecchissime, an– tiche quanto l'inganno, la finzione e la bugia. Che fra loro gli uomini hanno da esser leali. che l'arte de\"'esser sincera, che si deve dir rosso quel eh' è rosso e sudicio quel eh' è sudicio son discorsi che do,·evano arrh-are ancl1e agli orec• chi dei coetanei di Ulisse. Sicchè non ci montiamo la testa col credere di aver scoperto il segreto della vita, dell'arte e di tutte quell'altre belle cose che dieci anni fa si scrivevano colle lettere maiuscole e torniamo a noi. La grande novità dei nostri giorni potrebbe essere non già 1 1 affermazione e la celebrazione della ~inccrità ma la pratica quotidiana deJla sincerità. Ed ec• coci alle domande che mi volevano scap– par dalla penna fin da principio: Code– sta pratica della sinceritc\ è sempre pos– sibile? E quelli che la desiderano e l'augurano son capaci, per conto loro, di cominciarla per da,·vero? Se devo parlare, restando in carattere, con tutta sincerità, dico chiaro e tondo che questa piena sincerità non è sempre P<>ssibile,neppure in quelli che si fanno avanti più focosi a chiederla e a lodarla. O)' Alludo alla rivista ,Yinrlrilf. fondata, di– retta e ,;critta da Lou1~ N,\ZZI (24, rue I lypJ>O· Jite Jamont, Sannois Seine-et•Oi'ie - n. 0 1. 0 : otto– bre 1909) dove ci son de!Je buone e giuo;te cose e ~i trovn uno c;;pirito simile n <111ellodella Vou. Il Dc Amicis, che non era altro che un buon imbecille ma aveva, in fondo in fondo, ~rattando bene l'ufficiale, il gior• nalista e il predicatore, una certa fi– nezza che non hanno molti dei suoi sputacchiatori, immaginò una volta che a un uomo cli una certa età era venuta la voglia di dire a tutti la verità e di con· fessa re ad amici e nemici ciò eh' egli pensava internamente cli loro. Il disgra– ziato crede,·a di farci una bella figura : invece, con uno spintone di qua e una manieraccia di là. fu sentenziato ch'era un matto e se ,·olle campare in casa sua dovette rimettersi una maschera fitta e nera e dissimulare, bugiarclarC" e sbugiar– dare come prima. Anche questa immagi– nazione è cosa vecchia: i cinici furon soli o guardati come buffe bestie e Al– ceste, il debole Alceste del signor Po– quelin. vide parecchie ,·olte la mala pa· rata. 'Ma non importa : le favole son come il vin'o e invecchiando diventan più buone pcrchè si addimostrano, col ripetersi dei casi a cui si adattano, pili profonde e pii1 vere. Provatevi - mentalmente. dico: se no attC"nti agli schiaffi e alle revolverate 1 prov.,tt.cvi, voi Olivieri, Tristani e Don Chisciotti della bellissima Since– rità, a Yoler esser sinceri con tutti, con tutte, tutti i giorni, tutti i momenti. Chi si salverebbe? Se avete davvero quel che Nietzsche chiamava « il coraggio della nuditi, psicologica • spogliate gli altri. spogliateli tutti, spogliate voi stessi, esaminatevi bene, frugatevi il cuore e le budella, ripulite il cervello dalle cose sentite dire e accettate senza badarci, cacciate dal cuore la paura, la vergogna, tutte le marciose malattie segrete che vi rovinano, che ci rovinano, e guardate un po' se vi reggerebbe l'animo di vi– vere dicendo e ripetendo ad alta voce quel che pensate di tutto e di tutti. e vedete un po' se la sarebbe una bella vita anche per voi. dato il caso che i vostri vicini che si sentono spogliare e frustare lascino stare in pace il vostro coq>0. E badate che codesto modo di fare non sarebbe neppur giusto per tutti. Gli è vero che negli uomini il peggio è quasi sempre pii1 del meglio, ma in molti anche il meglio c'è e bisognerebbe dirlo. Però di rado c' è tra codesto meglio l'assoluta insensibilità di chi si sente e si riconosce colpevole e degno di castigo o quella sublime ed inverosimile serenità ciel genio grande che si stra– fotte degli abbaiamenti, conosce i suoi talloni, se ne duole, ma tira avanti lo stesso avendo ucciso ogni vanità a forza cli una superbi~ tale da sembrare umiltà agli scemi. E allora succede che gli uo– mini ai quali dite in faccia il bene e il male non vi son riconoscenti per il bene che riconoscete e vi odiano per il male che denunziate e quel male che in fondo riconoscono anche loro, messi al punto dalla vostra ferocia, li scorag– gia, li fa arrabbiare e rende ancor pii1 piccola la parte del bene e la possibilità di accrescerla. ~oi tutti sappiamo qual effetto abbiano di solito gli assalti fu. ribondi e le critiche spietate. J colpiti Bibloteca Gino Bianco s'immaginano quasi se;"lpre chi! ci sia qualcosa ~vt:.o, anin10,;1tit prec<'nc3ttd o invidia o inca;>acità di comprendere, e _('.::,;1itano a far lo .stcsc:o. Gli a!!ri. giù per su: tiran via, giacchè la sincerità è tanto poco nelle abitudini degli uomini che quando vien fuori si suppone sem• pre che ci sian dei secondi e terzi fini e si pensa quasi sempre o a vendette o a quattrini. :Ma non solo: se voi avete bisogno di quel buono eh' è nei colpiti per qualche fine vostro sarà impossi– bile, da qui innanzi, che ci possiate con– tare e sarù tale l'animosità e il dispetto e la repugnanza che vi sentirete attorno che non potrete far mai pili nulla - alme. no di quelle cose, e son le più. che non rie– scono senza un aiuto visibile o invisibile di altri uomini. E chi ci resterebbe? È inutile illudersi: chi si salverebbe da una sincerità, universale, profonda, cal– colata, decisa e senza pietà ?Quale amante adorata, qual maestro venerato, qual a– mico fedele, qual comp~gno amoroso, quale genio, qual galantuomo. qual santo? Fate i vostri conti, senza attenuanti e ri– serve, e ne riparleremo. Intendiamoci i io parto in questo mo– mento dall'idea che voi, uomini sinceri, volete vivere e volete che la società e l'umanità vivano. Se invece si deve but– tar via la saggezza e mandare a tutti i diavoli la sincerità, allora fate pure. Io cfstarei. Ma si va diritti diritti verso la pazzia, non già la volgare pazzia dei manicomi che non è degna neppure di quel santo nome, ma verso quella di– vina pazzia che rinnega la ragione per– chè l'ha compresa e ,·a a ricongiungersi, attraverso la poesia, col mondo reale, ch'è il pii1 pazzo essere ch'io mi cono– sca, a dispetto di tutte le corde (concetti) coi quali l'hanno legato e infagottato per metterlo dentro i libri e renderlo presentabile. :Ma queste vi sembrano di certo assur– dità tenebrose e io non mi ci fermo - almeno per ora. Io suppongo, com' è ra– gionevole pensare, che voi desiderate la continuazione del mondo com'è ora, con tutt! i miglioramenti e i ritocchi neces– sari, s'intende, ma insomma impiantato sulla ragione e sulla societ,ì.. E allora diciamo francamente che non vogliamo la sincerità assoluta. ma soltanto una certa sincerità d'occasione. una sincerità caso per caso, una sincerità d'oro falso, una sincerità, insomma, a uso di persone non sincere e non coraggioso. Badate che la sincerità è, come tutte le grandi cose, una freccia verso l'infinito: soltanto l'estremo può saziarla. :Metterne un piz• zico qua e là, tanto per rendere pii, sa– porirn la grigia menzogna quotidiana, \; una bestialità. Non è una salsa. signori miei, è dinamite! Eppoi, vediamo un po' i perchè non cominciate voialtri, M:aometti della sin– ceritù, a esser sinceri? La prima sincerit..-\. dcv' esser quella verso noi stessi giacchè non si ha il di– ritto di dar del maiale ad un altro quanJo non si è avuto il coraggio di guardarsi allo specchio e di accorgersi che cli tra le nostre labbra escono zanne porcine e che in fondo alla nostra giac– chetta si dimena un codino nero e ri– torto. Su, amici miei! Cominciate, di grazia, a dare il magnanimo esempio. ~[ontate sul palco e spogliatevi e spel- lated m piuna luce e in pie,~a .strada. Che si ,·cdano fir.almento le vostre gvbbe ossute, le YOStre costole storte, le vo– stre gambe s~qJC1.ca:.eda Vt"llevaricose, il vostro petto coi segni dei bubboni e delle piaghe. A vanti. epigoni giovinetti di Gian Giacomo Rousseau: cosa aspet– tate? Ancora non m'è accaduto di sen– tir dire ad uno cli Yoi : Sappiate eh' io sono un vigliacco, che soffro cl' invidia, che ho detto mille sacchi di bugie, che ho tradito quattro donne e dodici uo– mini e che ora vengo qui a fare I' elo• gio della sincerità, un po' perchè comin– cio a sentire il puzzo della mia anima finta e un po' per mettermi in bella at– titudine davanti a chi mi guarda >, È mai possibile che siate tutti perfetti, tutti puri, tutti senza macchie? Si può mai credere che fin ·da bambini non avete fatto altro che oensare alla since• rità senza avere il tempo cli peccare colle opere e coi pensieri ? :Ma via ! A chi lo volete dare ad intendere? A ,me no di certo : son peccatore anch'io, e ne so qualcosa. Se mi guardo agire per un'ora mi faccio schifo. E non son tra i peggio, credete a me, non son pro– prio tra i peggio .... E la conclusione sarebbe che bisogna seguharc a dir le bugie e a fingere? No davvero. Per parte mia seguiterò a esser sincero, becerescamente sincero tutte le volte che potrò, e farò di tutto per potere sempre più spesso. E lo stesso consiglio agli altri. Bisogna avvezzar noi stessi e i nostri compagni alla sincerità - ma prima di tutto a quella di noi stessi su noi stessi. Quando avremo il coraggio cli veder cosa siamo le ac– cuse degli altri ci faranno meno effetto perchè ne sapremo più di loro sulla no• stra infamia. ~[a non andiamo, per ca• rità, cicalando di sincerità come se fosse la cosa più semplice, naturale e innocente di questo mondo, senza aver mai il fegato di cominciare o, quando s'è cominciato, di andare in fondo. Siamo sinceri, tanto per cominciare, anche a proposito di sin– cerità. Giovanni Papini. FAENZA In liliali c.:ondizioni di cultum trovni,i Filcnz.'l~ Per ris1>011dèrebre\'cme111e e per potere e-;au– rirc la domanda ~0110 t11t1i i rispeui, ho c.:redmo bene di sudcliviclcrc la mia relazione iu ianli pilragrafotti, sforzandomi di rinssumervi i g-iudizi motivati dnlla mia diretta cspcrienzn e :l\"\'alorati dal consenso di ,timnbili persone interrogale di prop-1,sito. Il Fa,·11timJ. (Juando ,i 1>arladi Filcnza con• ,·iem;;nntilnllO non dimcn1icnrne ilpre110carauerc di ci11ù roma~nol•L Tu11i qnesti mediocri assem• hramenti di ahirnzioni 11111,me, che ),..-iit costilni• rono l'cstremn puntn del dominio pontificio, con. servano :rncora e nhbnstauza spiccalo quel ca• rattcrc di it11.:rtia intellettuale e socinlc a\'UIO per hm){hi-.-.imianni dalle citti de!le Legazioni, città cioè votale all' inn:done o, nt:i migliori casi, pas!'>h,eal ){rande 1110,·ime1110. La Romagnn non ha gro~si i111crc,,i correnti nello stadio dcllr, \'ila indm,lrialt:, ,1, cui 1>arkcipa di rimorchio e a!<>S.'\i mediatamente; il che l:1 gunranti~ce dalla fob– brili1:\, cioè <lnl bisogno cli farsi una coscient:l e un'a11ivi1:\ 111odcmn. Anche F.tcnza quindi, 110- 110..,tantc I' immedi:uo co111a110 con Firc11zc e coi,, Bolo){1H1, non precede in nessuna a1ti\ 1 it:ì cd in• cremcnlo le cOn'-orelle maggiori t· minori•

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