La Voce - anno I - n. 37 - 26 agosto 1909

Eace ogni giovedì in Firenu, via dei Robbia, 62 JI. Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI JI. A~bonamcoto pc:r il Regno, T renio, T rinte, Canton Ticino, L 5,00. Un numero ceni. J0. Anno I .,,. N.• 37 .,,. 26 Agosto 1909. SOMMJ\RIQ: Al &lovanl lnlclllr;cnll d'Italia, Sc11•10 S1.ATAl'Hk I no111rllslllutl musical!. ()ur,,·a=io1ti, 110/e,nitirhr, f'11tfid rn::ivm l' f'rt'/k)Jfi·, lt.OhUKA.Sl>O P11.urn - Ancora l'editore A. f. For,nl~clnl, Gn·· sm•l'1~ PRRt.1.01.1,1 - Lcllere Triestine, C1usm•1·E P,u uo1.1,1 teucre dalla Sardegna, I, .\, 8. 5,\1.L'. Ai giovani intelligenti d' Italia. Dunque noi giovani, mostrate le fica o i denti agli studi bibliografici, torniamo a pub• blicare il consueto primo volume di versi o le novelle o il dramma o il romanzo: cioè, visto che il parente manutengolo presta du– gento lire e l'egregio collega o il nobile amico è già invasato dalle esalazioni della nostra opera e pronto a vaticinare àvveniri fulgidi di glori:1, sbatacchiamo uno sprazzo d' intelligenz.a dentro un' infinita nuvolaglia d' idio1aggine 1 ed eccoci nella vila. Intorno a quest' impaslicciamento qualche volta, ma spesso no, svolano - come mosche intorno a qualunque coSJ1che puzzi - alcune cosucce leggeri ne: studi e occupazioni materiali. Diciamo: Siamo giovani, e vogliamo esprimere ciò che si senle e si pensa noi, non spolverare quel che han sentilo lanti illustri degni di polveri. - Bene I ila poi, coetanei cari, da questa premessa sapiente si deduc~: - Perciò se l'am:rnte ci fa marameo, versi; e I' lt:tlia ha bisogno di navi, versi ; e versi se la sorella ci st:1 per morire: e versi al can· chero che ci pigli 1 Cotesta, che il verso o in gcnernle la letteratura sponlanea sia la pa• rol:t propria della gioventù come il pappo e i dindi dell'infanzia, ò un'apparenza di ve– rità incoronala della dignità assiomatica dal- 1' inleres:;e nostro e dei ,·ec..:hi: noi pensiamo a scusare il pubblicaturo, essi il pubblicato. Perchè :1011 è affatto vero che l'impeto fre• sco della gioventll sia arte. Arte sarebbe se potesse darsi com'è. E iu,•ece quando pi• gliamo questa maledetta ptnna, ce ne cola giù qualche gocciolina, d'impeto fresco: e yuanti di noi hanno il coraggio di crederla tutto il buono che quel dato momento della nostra personalil:'I può dare? Quanti sinceri, sti,ceri, tra noi giovani? E allora flutti di remini• scenie: coml.! cerli prestiti di borghesucci per parer borghesoni. O deturpiamo, cercando di fabbricare l'originalità con processi esterni di bislacchi infingimenti 1 que'lla visione nuova delle cose che è insomma comune a tutta la gioventì:1, e che si rivela facilmente in certe ingenue manifestazioni allive, fra i compagni, quando si sa di non .tver addosso occhi es.tra· nei che vedono in altro modo e il nostro o deridono o condannano. Dunque viviamo con noi e con i compa– gni. E se proprio c'è qualche cosa di più forte della moda che ci obblighi, scriviamo per noi e per ·i compagni. Ma non pubblicare. Ficcarsi in mente: i tempi delle precoci spon· taneit:\ aediche son finiti, se vi furono; e il poeta moderno è Leopardi e Carducci: colui che suda per eliminare tutte le preoccupazioni e i trucchi che imputridi.;cono la concezione artistica. Non per nienle s'è infihrato nel nostro sangue il criticismo. Far tinrn di non sentirlo è da vigliacchi stolti. O da eccezione. E tu per esempio sei certo d'esser come d'Annun– zio. E ti basterebbe il successo di e Vere novo»: l' immortalitl di un anno. E dunque smetti di leggermi. Pure io so: ogni giovane degno della vita crede che essa lo attenda come un messia. Non gli basta l'ammirazione del cerchio stretto di vicini : pensa ai lontani: i lontani ,·algon di pii,; e si dibatte url:mdo perchè vuol sen1ir vibrare l'anima collettiYa con 1:1 sua, lo amo <.1uestogiovane come me stesso. E gli dico: Perdonami se devo esserti crudele, ma la poesia dei vcnt':1nni non fa ,·ibrnr nessuno. 1 \'Cechi son critici, e i giovani sanno esserlo verso l'opra altrui. Spesso neanche te (a più vibrare questa tua poesia scrilla e pubblicata. Quando non s' hanno ancora mani capaci di slritolar le nostre passioni, strllolarle a spremerne con gusto feroce il succo onde ou• trire gli uomini, bisogna viverle piuttosto e patirle noi, nel segreto della nostra animai non inimicarcele lasciando che il ghignuzzo della p1e1à altrui le incrini e manacce vil– lane palpino il nostro io volastro e delicato ancora. Aquilt o falchi occorre essere per vo– lar tra gli uomini: non fidarsi della loro compiar.:enle loòe perchè è bugiarda. L'assenso sincero è grido di dedizionei e combattono oggi più che mai gli uomini prima di arren· dersi, o compagno. O allora? Scriviamo: ma per far chiaro dentro di noi. E poichè pubblicare e farsi co– noscere è pili necessario del pane per noi giovani, a lato di ques1 1 arie nostra, intima, che noi soli conosciamo e gustiamo come sti– molo a miglioramen10 1 facciamo dell'opera pratica. Ho appen:1 pronunziala la parola e pratica» che già sento un rimes~olio colletti,·o di sto– maci: siete voi giova11isconosciuti, o gli amici cari, o anche lo sconosciuto e caro amico me stesso? Tutti un poco. È strano: parrebbe che la giov1111eItali:1 sia una generazione di mercanti di nuvole e soliditicatori del vuoto I E io non ho detto mica che ci facciamo con• ladini o facchini di porto o muratori o mer· canti di porci; e neppure - ma sarebbe tanto bene! bravi ingegneri e industriali animosi e commercianti. No: è una rivoluzione troppo improv\'isa. Invece qua, pronto, c'è un piccolo programma minimo che non rime– scoli sino in fondo la noslra qualità di let– teratucci, cioè di persone vi,·enti in un mondo speciale d'idee che bisogna dirlo - comincia a p111.Zare.Non sarà ancora carogna: ma intanto s:irebbe utile spalancare i vetri e anche la porta perchè ci tiri (dalla campagna, P:lpini !) una buona ventata di tramontana e magari incimurrisca i debolucci di petlo. E usciamo un poco nella vita che s'agita come uno spirito immane: e noi si risolvono i pro– blemi dello spirito fra un petto rientrante e un calamaio sporco. C'è oggi in Italia tanti latifondi di dubbi e di miseria che aspetlano una vanga. Animo! : abbiamo proprio da esser intisichiti a queslo modo? Sentile: vi"e in tutti noi, più o meno, un uomo pratico che cerchiamo di soffocare a pro'dell'uomo idea. E premi premi, in parecchi di noi lo si soffoca sul serio e si finisce per con· sider:m,i il hellico e stin:arlo, tondo com'è, e schiacciato al polo, il microcosmo che riflette il macrocosmo e altre buggerate di simil genia. - ila noi siamo artisti, e co• testa dell' arte che fa a nasconderello sotto l'azione, è una buffa mascherata. - Tutti arti– sti? Per le no,·e Muse l: tutti giovani, ,·olete dire. E per conto mio preferisco questa ma– scherata agli sbelleuamenti per esser belli. E poi che mascherata del diavolo! Che cos'è questo sminuzz,1mento in particole dello spi• rito, blocco formidabile, uno, compiuto in sè? it:1 voi temete che vi caschi addosso; e perciò; dammi la sciabolella di bandone, mam• muccia, e il martelluccio cii cartapesta ch'io frantumi il blocco I E questo poeta 1 o cos'è lui, che non ratisce la vita multiforme del suo 1empo e si rannicchia come una chioc• ciola nel guscio b:n·oso del suo pensiero, magari emeuendo i corni a sentir da che pane spiri il ,•enticello? o quell'altro che si rilira in campagna perchè non ha r energia di guardare i problemi 1101:rni che 1:i città - Bibloteca Gino Bianco moslruoS?. dinamo d! vila - di continuo crea, leviga, arruvidisce, dissol,·e; e si sdraia tra gli a 1 beri ~rchè gli secca di e~'iere tra– scinalo da un'ondata di scioperanti, e cam• mina su! ,erje pc1c'.1è il la.,tr;ca10 ciltaciino bnicia troppo? La campagna e il concentrarsi in sè, ceno: ma come prep:trazione, bagno: al contatlo delle cose primitive rinselvati– chirsi, noi gattini di cucina o di sot'?t. Per sen· tire veramente con senso di stupore, di rabbia, di venerazione, di amore, la vita di oggi. Essere moderni I : comprendere in sè le forme vitali proprie del nostro tempo : cioè - non torcete il bocchino, coetanei cari • - un tipo neutro di donna che si schifa al contatto deW uomo; un operaio che estrae dalla sua miseria esasperata un nuovo mito feroce, un' idealità di ,•iolenza ; un prete che la vita nostra ha percosso a sangue, lui in• fagottato di stole e pianete e trapunte d'oro dal passato e dai secoli rosicchiate; una na• zione, un' ahra 1 un' allra che si levano al so• le; corrusche di angoscia e di anelito due popoli che tentan reciprocamente di buttarsi gii1 dal trono della lerra a forza di sprangate di ferro e palate di carbone, e unii stirpe amata dal futuro che li guarda e non sogghi• gna 1 e vede crepar blasoni di civili:\ ince11!en– tate e non gioisce, ma va avanti, catafratto d'una nuov11 storia, e sorride; un rimescola– mento della morale stagnante sicchè l:1 mota è necessario concime cli nuove piante; una serietà orribile che ci agguanta e ci caccia dentro il fatterello allietante perchè inorri– diamo davanti al suo organismo fatto di uma· nità in agonia e spasimo voluttuoso di rina• scita; lampi d 1 ingenuità fanciullesca che ci bruciano o ci illuminano, palpiti irrigiditi, urli, gioie, strazi; e anche noi, sl, noi, ritorno alla puri1à dell' a-.soluto, alla brutalità cam– pagnola, per fuggire questa tragedia di case che s'oscurano il sole a vicenda, e aspettarlo fra i roveri perchè il nostro spirito scintilli come quell'aratro lucido che sta per intac– care il no,·ale. Questa è la reahà d' oggi. E a frugarla dentro, i coltelli son fatti e cifre. Ebbene: noi, giovani, trasfonderemo nello studio le sane qualità del nos1ro sangue. Anche la no~ stra poesia'> E che l'umanità ci benedira I Vedremo le co~ profondamen1e come ~lauini e \•i..:tnr }-lt:go. ~o? c. :,w 1 .cr ci aC'cCl:p:r,·e-no che S3lJpi,dl,O es..er SJlc sreoari jelJa vita:, E che la poesia ci benedica! Tanti brulli versi di meno. Chiarirsi ohre 0 per oltre questa realtà è la ,·era cultura. E vedete subito che c'è da Jj. berar noi e tent:ir di libernre gli altri d:11la falsa cultura. Da :1~ire: azione pratic:1 1 dunque. Citazioni fresche fresch~, come femmine da trivio, imbecillità con parrucche da maestre, amorini vuoti che pubblicano petrarcherie per· chè la mamma di lei non esercita cen-.urn sugli stampati, professori che 1:>er ogni lira J'aumento piegano una vertebr:t della spina dorsale .... un mondo intero bisogna buttare nell'immon– dezzaio, E poi : si, dio che noia ! che l'arte s' in– fischi di tutte le prediche morali di tutti i parroci buzzoni lo sappiamo meglio noi che voi. E che Pindaro componeva dietro ordi• nazione le sue odi come quello là, oggi, le sue commedie•ciabatte, ma che queslo sol• tanto importa: essere poe1i o ciaba11ini; son verità che meriterebbero di non esc;er neanche più vere tanto son \'Ccchie. Ma anche l'arte ha una moralità tutla sua, specifica, al di so– pra della morale umana, perche l:t supera e la precede: sinceri1:l 1 liberazione dello spirito di tutti i giudizi mornli del suo tempo, espan– sione dell'inconscio, come vapore sopraris riscaldato, contro !'attorcigliamento ostaco– lante delle necessi1:1 materiali, dei criteri-ba· vagli, della smania individuale di grandi bal– dorie ebbre d'incenso e di oro. E quando !'arie è in uno I' innen·atura pulsante della sua anima, e vede che nel consenso comune essa è divenlata una borsa dove banchieri e sensali mercanteggiano, de\'C sentire arron– cigliarsi le sue di111e tremar del bisogno di abbrancare il collo di codesti lorda1ori. E cosi! : strangolarli. Ah, voi siete artisti? Q!li è Rodi, oggi. E saltate. Se 110 1 c'è ddla frusta anche per voi, coe1anei cari : e ,,i forem ballare. Scipio S!ataper. I nostri Istituti Musicali.(") Osservazioni, note, critiche, considerazioni e proposte. Proemio ~oi lutti giovani musici,;ti italiani intelli– genti - parlo di noi gio\':tni solamen1e, per– chè il più prossimo av,·enire dell'arte musi• cale italiana è in noi, e il pH.1prossimo a,·. venire della Scuola musicale italian,1 dipende da noi - noi tutti sappi:11110, dal più al me– no, che l'organismo dei nostri Istituti Musi– cali è malato di molti mali, dei quali cono– sciamo anche le cause ; siamo convinti che i nostri Istituti i\lusicn\i non potranno mai vivere una ,•it:1 veramente utile se il loro organistno non sia, prima, tutto quanlo risa– nato e rinvigorito ; e, a malgrado di ciò, diamo al mantenimenlo del presente stato di cose la complicità del nostro silenzio, 0 1 peggio ancora, In nostra cooper,1Zione atti– va (1). (1) lo mi rifi::ri<,CO ora ~gli lsti1111iMu,;icali dello Stato. Dd p il i111por1anti fra q11elli comunali - fra i c1uali souo il Liceo musicale di Roma e quello di Bologna e quello cli \·cuezia - p,trlerò poi, in seguito. J regolamenti ora , 1 igenti nei nostri Istituti Musicali, sulla ammissione, dei giovani e su– gli esami, sono l'espressione di incredibili errori pedagogici e didat1ici. Essi impedi– scono la selezione dei gio,·ani atti agli studi musicali dagli inetti ; essi favoriscono la pro– duzione - chiamiamola cosi - di profes• sionisti incapaci e ignorami ; essi facilil.&no l'immorale esercizio di favorilismi e prote• zionismi a qualunque professore vogli:1 usarne, Queste cose tutti le sappiamo, e siamo in molti a biasimarle, nel segreto della nostra coscienza: ma i regolamenti li rispettiamo, e non facdamo nulla perchè sian mutati, e - diciamolo pure - ci serviamo talvolta della autorit:I degli ste!-si per giustificare, di fronte alla nostra coscienza, qualche nostra piccola vihà di inst'gnanti. I progrnmmi secondo i quali, nei nostri Istituti j\lusicali 1 lo studio delle varie mate· (•I Ecco un:. serie di artic,1li du·. aurne11111t•, corretti e con l'agf,!iuut:i d1 altri iue,liti, s 1r.\ riu• ni1,1 i11 volume e pubblic.11., nt-lla collrzione e qut!– stioni \'ive• dirett., da G. Prezzolini p1e~<i0 l'i.:di– tore \I. Donanm

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