La Voce - anno I - n. 31 - 15 luglio 1909

E/\ce 'ogni giovedì in Fire~z:e, via dei Robbia, 42 .:f, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI Jf, Abbonamento per il Regno, T renio, Trieste, Canton Ticino, L 5,00, Un numero ceni. 10, Anno .-,. N.• 31 $ 15 Luglio 1909. SOM)IARIO: l.1 lcuc per I profc111orl LA \·ocE - Mclpomcnc II Id F C· C MARI, (" • , . ' \ •• ~Mli.IO hCClll - lò che ci può laR aue Bcclbovca, C.IAV'-OrTO ,JASTIASET.1.1 - Lettere Trlc11lac, lt. CORllO A■cora:1· ll1lla che aoa u. O •kA7.ll S~I - Lettere agli editori. I, : I A. F. Formlulnl, \IICSRl'l'K PRJ.:ZZOI.ISI - La Corrt11tc, g-. p,·. _ Libri tla lr1,grrt _ .1/edardo Ros.10. ha legge pett i pttofessotti. lo .. _.,f,f.•:l Af.bùma 3700 conlcr.làfi dipi!,. l' /,a dello il 111i11islro l?m:a 1 e poi'c!,} 11011 si IraIla 11è di storia della Ji /osojia, ,,; di slori'a del/'ar/1 1 nt. di storia del/i, lellerafura, ,,1, insomma, di date o di idtt, 11011 e'; pericolo che abbia 1/ello 1111a cogliomri,,. I 3700 interessali al/" legge dell'onorevole Rava potram,o generare l'mmo prossimo un altro figliolo, ngalan a/1'1 mnglt'e o a/l'amante un cappello pili chic, e pasMre a/lri dieci giorni "elle balsamiche ari, dei monÙ o del mare. Q11a11/ocosta rmder fe/ki Ji00 persone .9 111 llalia rosl,1 pucl,issimo. Costa soltanto la dif11ild e la lihe, h) della 1'il., u11iversilari,1: u1111 ha((ttOla, ,m'ifle{'·a, un gingillo da ""Ila, the siamo pronti, io, .. i•o,~ /ulli 1 11011 è vero 'I a Imitar dalla ji,,es/ra, a calpestare coi pi'edi, o roresdare ntl pallumaio. GiJ: /'mirala nel Cn,,si'glio Superiore della Pu/ihlit,1 lslrt1\i011t 1 tli tma maggioraN{a figlia degnissima e somiglianliSsima Jrl/a ,naggi'o• ran{a i,"olilliam,, rapprcse11/a il predom;·,,;o dell'affarismo c/erirnle o massonico politicanle; la !tl[ge Rnva 1 pur avendo l'aria di cl,iuder fuori della poti,, di tasa etrli gravi i11co11ve• 11ie11ti, 11011 j.1 cl,e l,1gliar nti muri /ani,: usdoli segreti, dai 911ali l'arbitrio /',n·idi/J fa camo,ra posso11 ricnlrt1rt co11 la grinta rab– biOsa Jr, ladrunrot, 111/trrolli sul pil, bello ,Id furto: le 911tsfio11ipri11,1f.:1/ie /011tlamwfali, come 911el/etiri/e m,irersit.ì librrr, dr/le uni• rersi/J pict"cJle , anemicl,e, delle s.110/e,micer– silarie, dei libe,i doanli, dti corsi liberi, nelle quali morale e logica e dignità wna11asi sm– /0110offrse, 11011sono pmdo riso/le. E ciò è dimostralo cos) cl,iaramc11/e qua11lo Pera l'im– broglio nel/e Com,m.\io111 Afarillimc. Ma cl,e il paese, in qw:s/{I caso, non si ri– vo/li come nelf'al/ro, cos) poco sensibile com'è a cnse d, mflura; cl,c ci sia mu, maggioran{a perori/e prr 1•01.Jre: du, si /rovi mi.i mi110- ra11ia, rinl,1 da e/cl/orale pietà, per lacere; che I., Cwur.i 11011 t•(lglia a"isc,,/ere, per 11011 perdere un giorno di t·acan{e e risci.:zcquare più prtslo il fegato o gli i11lesli11iaffali'cali; - 11011 fa meran"glia. Fa meravi'gli'a cl,efra i 3 ;oo 11011ci sia sia/o nessuno dte abbia gridalo di prrftrire 1111allr' 011110di vi/a modcs/11 o 111agt1riaddirillura ~ltnlal,,, a u11a delibtra\tOne offmsii•a per i profrssori 1 11orit'a per la libertà t per la moralità della vila universi/aria. LA VocE. Melpomene livida. Il. Ad una seria comprensione dell'arte di Sem Benelli può esser utile, come il de Frenzi ram• mentav1 1 risalire a quel F,"gI,"odei tempi di quattro anni sono, che i più fra i celebratori odierni non degnarono neppur citare nelle lor canoniche rassegne di poesia? Quasi sempre, in questo poema, la parola giunge foor di tempo, allorchè l'idea poetica non ~ matura o quando ha già perduto la freschezza del sue, intatto \'igore. E a chi lo ripensa, anche dopo varie ed attente letture, esso appare come un che di ondeggiante, di strano, di m:11!:icuro. Si ha una rozza materia incandescente che non trova modo di appa– starsi e modellarsi intorno ad un ossame, ad un nucleo. Questo nucleo avrebbe fors sa– puto estrarlo dal proprio tormento un cer• vello di poeta pila disciplinato, men frettoloso. La rappresentnione continuamente sommossa, senz'altro sos1egno profondo alrinfoori di un insuiabile furore di :10:tlic:i,si frange qui con– tinuamente in una turbfnosa spruzzagli:t 1 senza mai riuscire a concretarsi 10 qualcosa di schiet• tamente vi,·o. C1 sono ,ersi, della specie degli ora famosi versi p.1rl11Ji. E i curiosi pos– sono di,·er.irsi art andarvi a caccia di antici– pazioni a quelle nutodetinizioni de' personaggi, che, recentemente, h:1n strappato tanto ap– plauso alle pl:11ee: A udirmi il cuor che b:11tt: e che non spera io qui rn' avve1.zo uel silenzio muto; e, meglio: io sofJro come un pruno a 1)ri11HIVt'r:t, n:uo lungo un fos..,o; l'acqua 11011Kli dà mai riposo alcuno. Ma, dopo 111110, I' in1eresse puramente este– tico del poema resta assai dubbio in con– fronto al ~uo intere-..;e psicologico, documen· tario. Il F,"glio dei /aupi narra come l'ironia si scoperse e maturò nello spirito del poeta, e come complicata dapprima di un dissidio che il Bcnelli chiama di spiri/o e di amitta, ed altro non è che Purto fra l'accettazione, dirò cosl, dialellica di essa ironia e la sua nega• zione corale, da ultimo si afferma assoluta· mente; e consapevole ormai del la sua neces– si1à, I icentia sè s1essasu!Pesistenzac sul mondo. Comunque sia, - per tornare a quel che a noi preme - da uno slato si tfatto non è spriz– zato che bagliore incerto, sravilllosenza fiamma e senza calore. Si sente che I' ispirazione ha girato intorno a sè stessa, ha ripensato sè stessa, ha cercato di rar la storia di sè stessa, e, con tutto ciò, non ha saputo far quel che baslava: esser~e1nplice111e111esè stessa. E, naturalmentt, l'impressione definitiva, se pur intensa, manca di simpatia, di consentimento: è addirittura di a,,,·ersione. Gioverà rammentare che il Figli(} dei /empi fu concepito allorchè la gioventù italiana, im– matura per i11parare dal troppo recente e troppo duro "igor delle Lau li, si scalducciava alla fiamma artificiale della prima morale eroica dannunziana? Per riflesso di quella mo· raie, e, anche, per opposizione, della morale che, a modo suo, il Pascoli sempre più insi• sten1emente e freddamente predicava col pro• gredire del suo infiacchimento, fu derivato nella poe!.in dei gio\'ani un rigagnolo di poesia gnomica, nella ljUale la gracili I:\ fantastica soc– combeva miser:111,enle alla pretesa screanzata di sos1enere un sedicente nuovo, - ma ap• punto pert.:hè non nuovo, faticosissimo - mondo morale. Esempi i ne son sparsi in gior– nali e riviste, e, può essere, vi torneremo sopra partitamente. Fra questa poesi:1 1 il Fi'glio dei /empi rappresen1a 1111 bello sforzo. La sua ri• soluta scorrettc:na lo onora in confronto a tania prudenr.a di imbelli :ir1ilici. E, per con· misto, può piacere il suo salvatico ardore a cercar fondo alle cose, a voler cogliere e dis– sidii e contradizioni nella loro essenza più nuda .. \ncor che inadeguato e immaturo, piace incontrare uno spirito che cerca ca\'ar poesia da materia inconsueta; senza contentarsi di Bibloteca Gino Bianco ravviare orticelli c'•uslrali, o del solito pa• zienh. rncider cac;toni per ge.nme beri srac• cenate e ben false. --;:..,. Jl'\lo,e e ,vlc1c 11011 .1pproclario J nulla, giacchè, per fruttificare, do,·rebbero uscir da un cerchio vizioso nel quale invece sempre pii1 si 2vviluppano: obbietti\'arsi ed equilibrarsi in pensiero sano, in t.:ritica vera ; e allora potrebbero superarsi e fondersi senza residuo nell'estrinsecazione compatta e ben segnala d'una forza poetica. In ultima ana· lisi, potremmo dire di trovarci qui ancora nel laberinto dell'estetismo. Con i suoi dram• mi il Benelli s'è provrito, s:1gacemente e di– speratamente, :1 stiancure 1 a frangere questo segreto s,•iluppo. C'è riuscÌlo? Quando avessi risposto come so che so– stanzialmente bisognerebbe rispondere, e senza troppo preoccuparmi di contraddire quella fretta entusiastica che nei drammi del Benelli ha salutato l'avvento di una poesia proprio op• posta alla poesia degli esteti : una nuova poe· sia di vita, d'azione, come l'hanno chiamata; so che avrei brutalmente recise molte fila che mi preme in,·ece lasciare intatte. So, che, dopo vangato, Jiscusso. negato, eliminato, se io o qualcuno dei lettori che fossi riuscito a persuadere, riaprissimo il volume della Ma– schera o della Cena, difficilmente ci imbat– teremmo in una pagina, in un verso che non ci facesse dubitare di quanto avessimo affer• m;ato. ·C dunque questo dramma materiato ditvvcro come affermano, di quella poesia immediata alla effettuale realtà della vita, verso la quale l'a• nima italiana tende ansiosamente, attraverso compromessi, illusioni di risanamenti, e tutte le complicationi, insomma, delle quali una civiltà grave e stanca può ingannar la propria sete di ingenuità, sia pur sanguinaria, di verità sia pur spasmodica e selvaggia? E se poesia di tal sorta veramente non vi fiorisce, se esso, cioè, non è più che un altro compromesso ,•erso la nuova poesia che si sente s' intrav• vede e non si può giungere, non sarà forse la sua forza in una poesia consapevolmente triste di rntta I:, gr: 1ve1.za e stanchezza del tentpo nostro, in una poesi:i di meditata passione, ili in:111cli1aprofondità interiore ; opposta all'altra, se si guarda a determina· zioni empiriche, ma non meno piena ed e- -Spressiva di lei? Potremmo, in piena co• scienza, rispondere negativamente a tulle e due queste domande e, ri:tprendo il libro, provare l'impressione di a,•er condannato su• perficialmenle o calunniosmnente 1 che è poi lo stesso. Si sen1e che è da intelletti gro-.c:olani sba– gliare lo sca1tante automatismo di questo teatro, con la pullulante sbrillantata profonda spensiera1eua d'un teatro :tlla Shakespeare, per intendersi. E basla sentire questi perso– naggi come si esprimono, in momenti nei quali, anche a voler rare poesia d'azione a tulli i costi, bisogna pur parlare, e dir ap• punto le parole che rivelino nella lor luce precisa e violcn1a tulio lo scorcio dell'avve• nimenlo tragh;o, per capire .che 11s<iaimanca loro per giungere a parlar le parole di certe enormi tris1ez1e, dire i segreli di certe pro– fondità. Ma, inte59 rnllo questo, se non corriamo più pericolo di sbagliarci ruvidamenle sulla essenza della poesia del Benelli, se sappiamo dire ch'essa poesia non è questo nè quest'al · tro, quel ch'ess.1 intim:unenle sia ci sfugge ancora. Perchè c 1 è qu.:llcoc:a che resiste alla duplice negazione, e ci sguizza di tra le mani nelle nostre riduzioni; qualcosa che se è un che di troppo sca1so e troppo smilzo per essere un auo,•o mondo, come tulti hanno 11r.!tuto, non si <J: p?I Je non potrebbe e:" ~re un fram· m~n:o o un emorione di monJo. t qJalcosa di <imJiguo 1 cii ob:iqu-o, :c::c, SLriJafo, :nu• mano, ma pur vh•o; che ridesta in noi, do– mata, abbellita, colorata, I' impressione ne– mica del Fi'gli'o. È un tormento che cerca scaltramente cnmmutfarcisi in piacere. Non tormento che! veramente si estrinsechi, parli, canti, pianga nel dolor di Lorenzo, nella vende11a di Giannetto, nella bestinlit:\ di Neri, ma s1 implicito in quell'arte stcss:1 che nel• l'esprimere tali passioni e lutti dovrebbe pure offrir gioia. Un tenace senso di !l-ordi1à, di oppressione, d'inane, a dispetto ddl'agitarsi dei personaggi, e della frenesia, 1alora fin ci– nematografica, della loro azione. L'esplicito dolore delle loro anime ~ nulla in confronto al dolore sec·reto ch'essi non posson dire. Pcrchè si sente che non posson parlare ; il poeta sa muoverli, scagliarli; di rado sa loro dissigillare le labbra. Parlano, ma - singo– lare contraddizione più spesso, es!i cosi immediati ed atti\'i, parlano per enigmi ; e noi risentiamo sulla loro bocca la tilosa am 4 bage di certa poesia troppo squisita troppo morbida troppo evanescente per quei loro dolori. Si sente che la tragedia più grave non è quella che si svolge fra loro, sulle t'a• vole del palcoscenico; ma è quella t.:he è corsa, e corre ancora, fra l'anima del poeta e le loro anime. Errore di Jx><:t-1:l allorM !' l\'ia, li:1ora, gli errori di poesia, veri e propri, non hnn pro• dotto che cose morte; e ques1i personaggi, a modo loro, sono invece assai vivi. Errore troppo ph'.1vasto che un più o meno ben dissimulato t'quivoco fra lo spirito di un poeta e la sua arie. Se nel Figli'o dei tempi c'era un tale equi• \'Oco, e l'abbiamo gi~ accennato, esso, si, restava veramente intimo, inconfessato. 1\la come sentt'ndo d1 non poter sorpassarlo, il poeta l'ha adollato, se n'è servito, l'ha adat– tato, innestandolo con :-11ccesso 1 forse perchè con la sagacità degli inganni quasi spontanei, sull'errore e l'equivoco circostante. Il mondo poetico che ci vuole per un'epoca di eccezio• ne, è un mondo di poesia d'eccezione. Nel, l' adornezz.1 dccorativn dclln ti:1ba paesana, nella rapidità convulsa degli episodii, nella folle cruJel1à, e nel vuoto tormento degli eroi di quesli drammi, l:t co~iJetta anima moderna, ritrova dis,imulata, mascherala da vigore, legi1timata dalla \'Oce d'oro della tradizione, la sua fiacchezza, la sua incapa– .::ità a \'asrnmente, perdutamente, obliosamenle e fecondamente soffrire; e si compiace. Sente l'eco lacerante del s1.a, inarticolato ~tridore e si compiace. \'ede riResso 11 suo lividore e si comriace. Ri1ro\'a la su1 com•ulsa e rapace e vana illusione, e ,i compiace. Non d1 que– sto è da far torto al Benelli. Ma si può dire possieda un mondo chi nulla aggiunge a un mondo, non pur ccces,.ivamcnte ricco, il quale, davanti all'opera sua, non ha pro,·:ito nem• meno un istante quel senso di violcntamento, che è il segno del contatto delle forze fo. conde? Un critico trova nell:1 su:1 opera: « tutta la vira col bene e col male, col riso e col pianto .... •· Oh no; qui non c'è nè bene nè male, nè ric:o nè pian10; c 1 è l'illusione di 1u11e queste cose. Quelle creature che si dibauono 1 si torcono, dicono enigmi, in realtà non sanno n~ ridere nè ,·cramente soffrire. Son comete impn1ate, che sbragiano in un cielo ambiguo. La loro follia può dare un tremito ai ginocchi, non suscitare in fondo ali' an:m, quel con~en1imento di s01 ridente dolore, d' un dolore più ,•ho d'ogni gioia

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