La Voce - anno I - n. 28 - 24 giugno 1909

OCE Eo« ogni giovedì in Firem,, via dei Robbia, 42 ,:I, Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI .l Abbonamento per il Regno, T renio, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni, IO. Anno I .:,, N: 28 ,/1, 24 Giugno 1909. SOMMARIO: Augusto Murrl, ALU&RTO \'1mRAS1 - L'azione del professori federali, G. i.OMUAR1;0-R,\1>1CE - li pianoforte lo lta:la, G1A:-.:-.0TT0 BASTIANEL1.1 - Il particolare proulco, G1t1SEl'l'H 1'1u:uc,L1N1 - Allrl scrittori del "Cloraale d' llalla., CEl'PERELI.O - Le opere di Olo,•annl Vallatl. - Libri da /eg-gcre - Sullosrri:iom: p,o1 « Lt'l(a Sa=ionaft• •· AUGUSTOMURRI e Voi già sapete ciò che in queste pa– gjnc si contiene - non certo doti pe· regrine d' ingegno, di sapere, di arte, di coltura, non certo ri\·elazioni stupefacenti, non certo lampi abbaglianti. Voi r.i tro• vcrctc quello, che, pur quando non cono– scevate ancora l'uomo, vi aveva resi it1• flessibilmente fedeli alla scuola - la lealtà delle convinzioni, la libertà della critica, la sinceritlt delle parole, la re– ligione della verità, il vigore della co– scienza, la noncuranza degli ingiusti giudizi. Voi sapete che per la scuola più di qualche visione nuova, non sempre giusta, non sempre feconda, talora anzi ridicola, perchè nata per forza in cer– velli boriosi, ,·aie il retto uso del noto, vale il riconoscimento veridico dell' igno– to. Questo spirito spero si farà palese in ~gni pagina. È veramente poYera cosa per sè, tanto più po,·era per il mio de– siderio di mostrarmi degno della gene– rosità vostra, 1\fa pure è <lessa l'unica offerta che m'è dato di fare a YOi, no– bili giovani, non come studeriti o colle– ghi, ma com{' spiriti eletti, a cui la viltà delle amicizie utili è ignota, ma come libere coscienze cui è ben noto che nes– sun onore c'innalza mai tanto, quanto H biasimo di censori riveriti e potenti, eppure abietti •· Così Augusto 1furri scrh-c a prefa– zione elci suo Volume di Lezioni Clini– che. E quando io mi conosco intossicato dagli spropositi che l'imbecillità, la va– nità e l'arrivismo truffatore versano sui nostri mercati, io ricorro a questo o ad alcun altro dei volumi di Lui : e alJora avviene a mc quello che al savio fioren– tino quando entrava idealmente nelle an– tiche corti degli antichi uomini: e non sento alcuna noia, sdimcntico ogni af– fanno, non temo la po,·ertà, non mi sbi– gottisce la morte: tutto mi trasferisco in loro». - e Com'crra il giudizio cui non illumina grande varietà di confronti! qi1ando fra pochissimi anni, uscendo dal- 1'angustia d'una scuola, vorrete consi– derare con occhio più esperto il Yasto dominio della scienza, la parzialità ve– ramente so,·crchia, con cui oggi mi giu• dicate, vi si farà subito manifesta». nla noi siamo usciti (ahimè da quanti anni I) dall'angustia dC'lla scuola: abbiamo dsto crollarC' 1 comr ,·e-echi scPnari. le fame usurpate e anche squagliarsi putridi i serti male appo:tti intor110 al cranio di più d'un usurpatore (paion vid e respi– rano - direbbe messer Francesco Pe– trarca - ma giit son fatti cadaveri puz– zolenti), - e pure ancora e sempre tor– niamo col desiderio al Iuogo che non ci deluse mai, e dove fummo intellettual– mente paghi e felici, e dove splende sempre il singolarissimo ingegno di lui come una luce ferma e solitaria. ~on credo che opera C'rlucàtricc sia mai stata profusa con rloquenza più splen– dida e austera, e con più lucida tensione ed rlcvazionc di !-,piriti; per trent'anni i medici italiani non hanno avuto un mag– giore maestro di questo medico che, stato qualche anno in Francia e poi in Ger– mania alla scuola di solenni rinnovatori di scienze, s'era ridotto (non so se di– sdegnoso o timido o inconsapevole della sua forza) a fare il pratico in oscuri paesi di provincia. ).(a certe simpatie iutellet– tuali di lui, accennano abbastanza chia– ramente a qualità e direttiYe che non sono quelle della comune intelligenza pro• fcssionalc e professorale. Cosi, in mezzo al!' obliosa e grossolana incuranza del « volgo de' medici che non sanno non poter essere utile quel cammino eh' è fatto in falsa strada>, egli non si stanca mai di esaltare il valore intellettuale di i\laurizio Bufalini che e in una lunga vita non ha fatto che meditare profon– damente sul metodo per cui è dato di pervenire con sicurezza alla verità nelle cose di nostra scienza ». È noto quanto fosse il suo amore per Carni Ilo De :Meis, il medico filosofo abruzzese di sterminata coltura, del quale gli allora adolescenti della mia età conobbero solo il piccolo corpo steso nella bara. Quel giorno noi imparammo da l\furri quale immenso \"a– lore umano, ignoto alla foJia, giace,·a spento tra quei quattr'assi. e: Pochi sape– vano·- egli ci disse - che quest'uomo era tale che tutta una nazione non ha chi sostituirgli. Intorno a lui si aggirava una folla inconsapevole ...... Camillo De 1\fcis non fu scmplicemte un medico e non fu neppure un filosofo nel senso mo– derno della parola: fu piuttosto un filo– sofo di quelli che da Aristotile ad Her– bert Spcncer, collo estendersi enorme dello scibile, si son fatti sempre più rari. Se per l'indole degli studi prediletti, per il felice connubio dell'arte e del sapere 1 per la grande Yarietà di coltura, per la tendenza a trattare gli alti problemi della filosofia naturale, io dovessi pensare a qualche vivente che gli somigli, mi si presenterebbero alla mente Du Bois Rey– mond e Jluxley. Per lui non c'era dif– ferenza cli antico e di moderno: cono– scitore accuratissimo degli antichi, egli meravigliava spesso i giovani medici colla conoscenza delle opere più recenti ». Ma non soltanto un valore intcllettuaJe: era spenta una coscienza eroica: e li cuore giovanile di Camillo Dc ~{cis non ebbe palpiti che per una rivoluzione: egli fu congiurato e ribelle, soffrì la confisca de' beni, meritò la condanna a morte, sfuggì al tiranno e ramingò tapinando, immolò studi, cattedra, ricchezza, i conforti della famiglia, la dsta del suo paese adorato, tutto sè stesso ad un'idea >. Una delle note più singolari dell' in– segnamento di Augusto 1\(urri è il suo continuo esaltare il valore della critica, il continuo educare e incitare alla critica con la parola e l'esempio, lo sforzo tenace per destare una vigilante anima critica in chi deve fare il medico. Di che naturalmente egli viene in dissidio più o meno palese con la volgare intel– ligenza profrssionale chr non è fatta pC'r ragionare, e con i pigmei {' i folletti delle cattedre che son vaghi della cri– tica come i can clC'i bastoni. Falli 1•0- gli'on essere {van buccinando costoro) /allt~ osscn.•a:.io11i,spcri111c11ti, 11011 rag1'o- 11amc11ti. Si tratta, come si vede, della sapienza di Trimalcionc, allorchè a cena eruttava: se questo è un fatto non è più una controversia, {' se non è un fatto non è nulla; o di quei tanti i quali, Bibloteca Gino Bianco come ha eletto recentemente Giovanni Ger,tile e ,·cnnero predicando che s'avesse a serrar 111/lo / 1 i11tdlelto, come dicC\·a Jacoponc, e spalancare gli occhi ». Co• storo dunque gli gittano motteggi e censure, p1;:r ve:-ità un pc,' st.erni.,iatc, che per altro hanno virtù di far spriz– zare qualche bel lampo di pensiero e di sorriso dal suo spirito luminoso. Udite: e A mc qualcuno ha affibbiato l'accusa di ipercritico. In vero, se io avessi po– tuto aspirare ad una lode, nessuna mi sarebbe giunta sì c1mbita come questo rimprovero. Un eccesso di critica come si concepisce? La qualità del rimprovero sia la misura della forza dell'accusatore. Io non conosco che degli ipocritici ». Altrove: « Certamente la logica spesso è molesta. Quante belle conclusioni non sono rovinate da essa! Non senza ra– gione i critici sono in uggia al prossimo: i secrcdenti e sedicenti superuomini di– cono agli altri: i critici non sono che dei pedanti incapaci a concepire una nuova idea. Non si può negare che ciò possa anche essere: ma se gli uomini di genio si rassegnassero a non dire spropositi doYe si troverebbe più un critico? Sta dunque agli uomini di ge– nio bandir dalla terra questa genia im– portuna. Per ora io persisto a credere che un insegnante, per essere efficace deve esercitare alla critica la mente de' "luoi allievi». J\ncora: , e Se io dovessi aprire intero l'animo mio direi che l'insegnamento attuale non dà cure bastevoli ali' educazione del pensiero. Fra i congegni mediante cui possiamo conoscere la natura, parrebbe che anche la ragione clovrcbb'essere an– noverata, ma le regole, dirci quasi la tecnica del pensiero non è insegnata da nessuno: an;d c'è tra gl' insegnanti qual– cuno che trova addirittura perniciosa l'influenza della ragione nei nostri do– minii, e invero non si potrebbe dar loro torto se "di questo privilegio della nostra specie non si potesse fare al tr' uso da quello ch'essi ne fanno ». e Coloro che confondono la logica colla dialettica per condannarla meglio sono poveri cli spirito che non si sa come sian potuti ascendere fino alle cattedre. Fatti yoglion essere (,·an buccinando) fatti, osse,va:.ioni, s,pcri111c11li 1 11011 rogio11a111c11ti. Quest" accusa di abusare della critica e del ragionamento è ,·cramentc ridi– cola!> « Quando il censore va sussurrando a bassa ,·oce eh' io sono un ragionatore, mentre per il medico importano solo i fatti (Virchow a,·rebbc detto meglio das tltalsiic/tlicltc I Vissc11) egli è in tale stato cli inconsapm·olez1.a che ,·orrebbc fare un ragionamento per provare che non si devono fare ragionamenti! Può darsi cosa più stupida contraddizione più as– surda? Costoro non sanno neppure che la scienza moderna non ra~iona niente affatto meno dell'antica: pare impossi– bile, ma ancora non sono arrh·ati a ca– pire ch'essa anzi ragiona cli più pcrchè ha imparato a ragionar meglio. L' ana· lisi logica oggi comincia ad applicarsi alla prima proposizione. La critica più se,·era si fa proprio sui fatti. ~on è altro che un lavoro logico quello il quale scn·c a distinguere un'osscn·azione fatta bene da una 05.scn·azionc fotta male. Senza dubbio i fatti, e, scc.Jndc noi, solo i fatti sono il fondamento d'o– gni sapere. ~[a ci vorrebbe poi tanto a capire che tra l'esser fondamentale e l'esser tutto l'edificio una certa di.fferen– z:1. J,;y ..el)lv.! correre> Pare incredibile che si possa di,·entare Professori d'Uni– ,·ersità senz'a,rcrc un'idea almeno ele– mentare deJlc funzioni del pensiero .... 1\on vi lasciate sedurre dai falsi positi– visti». Alberto Vedranl. (Co11tù111a). L'azionB dBiprofBssori fsdBrati Pur non abbandonando le attuali gravi questioni (svecchiamento del personale ù,se• gnante, isptltorato tecnico, tqt1a t!i'slrib111Jo11e g,ograjic.J degli istituti scolastici alluali, se/e- 1,ione mi'g/iore degli a/um,i, ed11Ca\io11e fisica, nforma dei programmi scolastici etc. etc.) e tutte le altre che possono sorgere da un momento ali' altro, l'azione dei professori iscritti alla Federazione, se vuol esser du·– vero ricondotta ad 1111ilà ed ottener nuova– mente (perchè possa politicamente rarsi va– lere) l' unanimè approvazione della classe insegnante d 1 ogni grado di scuole, dalle elementari alle universitarie:; deve d'oggi innanzi esser rivolta ad un fine assai alto, sino ad ora appena intravisto : l'a11l<momia delle islilu{io11iscolaslichç, Praticamente l'autonomia può significare, queste varie cose: Per le scuole popo– lari: r.) Sottrarre alle autorità comunali !a nomina dei maestri, che oggi è fatta con commissioni di cinque membri, dei quali Ire municipali e due.... prdettizii. 2.) Iniziare il reclutamento dei maestri per circondarii o per provincie, affidandolo a corpi tecnici indipendenti e dai Comuni e dai Prefeui. 3.) Togliere ai Comuni le direzioni didatti– che, e farne un ufficio di.Stato autonomo, che sostituisca completamente non solo gli attuali direttori comunali ma anche gli at• 1uali ispettori scolastici, i quali sono.... im– pi~gati e dipendenti del signor Prefetto, cioè delle camorre elettorali locali I. Per le scuole medie : 1.) Sviluppare quel germe di Mi– nistero tecnico che è la Sezione per le ,;cuole medie della Giunta del Consiµlio Superiore, mantenendo il principio che debba esservi sempre una rappresentanza eletth•a della classe iosegnante. 2.) 1stituire un Provveditorato centrale, indipendente dalla burocrazia, al quale spetterà di preparare le leggi e di presentare relazioni generali sull'andamento delle Scuole e dei !-ervizi vari della P. 1. 3.) Eliminare l'immoralissima istituzione delle classi aggiunte e dei supplenti, che fa dipen– dere attualmente dal favore del signor De– putato o del signor Commendatore miner– vino la posizione economica e la residenza di tanti giovnni insegnanti. Per l'Univer– sità: 1.) Cambi:ire radicalmente il sistema dei trasferimenti, o~gi fondato sul rispetto falsissimo di una pretesn autonomin delle Facoltà (che praticamente equivale al trionfo delle camorre nccademiche) 1 coli' estendere il principio dd concorso a qunlunque c:tso di pluralità di l'ichieste 1 tolie poche ben deter· minate ed o\'vie eccezioni. 2.) Aumentare la rappresent:inza eleuiva nel Consiglio Supe• riore, dandc,gli supreme funzioni ammini– strative. Per tutti gli ordini di scuole:

RkJQdWJsaXNoZXIy