La Voce - anno I - n. 22 - 13 maggio 1909

c.ft M IV•~ ........~., vliwÌ<,W .. /L IJ1w.A4. I J0-1¾ f" V~ ;,_,. J:,., u., CE Esce ogni giovedl in Firenze, via dei Robbia, 42 $, Diretta da GIUSEPPE PREZZOL!NI.:,. Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, LS,00. Un numero ceni. JO. Anno I .:f. N.' 22 .:I- 13 Maggio 1909. SOMMARIO:.-: ~• l~flnltii della fllosofia. BE~_,m.,;:170 CR.<>CR- Proftuorl dtpulatl, A°"'To:-;:1-.0 ANILE - I &fonal e Il coranlo, ù-:1•1•1:.:11.1:.1.1.0 - li Jla,:occo, Il, Gll"SFl'l'R PRFU01.1~1 - Corri8poodtnza da Torino: l...rdm11ss,om lit!/ prof. Arturo Far11ul11, I.A \ oc1-.- .lfrd,1rdo Nosso I' qud du u ,,: pe11sa alr tslero - S1Jlloscri:ùm,· pro • J.rrra Sa=io 11ate • - J.i6ri da /egge,f'. L'infinità della filosofia. Presto escità presso l't,lilore G. Laltr\a Ji h..n la Logica dt .ie11et1tllo Croce, seco11d,1 p4rle e compleia111t11/o 4/el sùlema. Ne di'nmo, col consemo dell'aulon, una pagina da noi scella. Cangianclo la storict. la filosofia can– gia anch'essa ; e, poichè la storia can– gia a ogni istante, la filosofia è, a ogni istante, nuova. Ciò si può osservare nel fatto stesso della comunicazione, che si effettua della filosofia, da un individuo all'altro, per mezzo della parola o della scritlura. Anche in quella trasmissione, il cangiamento interviene subito. Allor– chè abbiamo semplicemente rifatto in noi il pensiero di un filosofo, siamo nelle condizioni stesse di colui. che ha gustato un sonetto o una melodia, ade– guando il suo spirito a quello del poeta o ciel compositore. ~·ra ciò, nella filoso– fia, non ci soddisfa : possiamo estasiarci ricantando una poesia e rieseguendo una musica, cosi com'è, senza ritoccarla in nulla; ma una proposizione filosofica non ci pare cli possederla se non quan• do l'abbiamo tradolla, come si dice, nel nostro linguaggio; e, in realtà, quando, appoggiandoci sul risultato di essa, ab– b\amo formato nuove proposizioni filo– sofiche e risoluti nuovi problemi. sorti nel nostro animo. Perciò, nessun libro ci contenta mai del tutto ; ogni libro ci spegne una sete soltanto per darcene una nuova. Tanto che, a lettura finita o nel corso della lettura, si prova spesso il rammarico di non potere parlare a viva voce con l'autore ; e siamo tratti a dire, come Socrate, nel Fedro, che le orazioni scritte sono simili alle pitture, e non rispondono alle domande, ma ri• petono sempre cose già dette (,); o a perdere la pazienza, come quel profes– sore padovano del secolo decimoquinto, che. cementando il giurista Paolo, stiz– zito dallo difficoltà, esclamava, a un certo punto : « .l.f/t' 111alcdictus Pautus tam o6srurt.·loqutlur ul, si /,n/J1,:rc111·11.111 iu 111a1111Jus, <'11111 l'ER CAJ> II.I.OS i11lcrro– garcm I » l\la. se poi. invece del libro muto, ci fosse innanzi un uomo vivo, un Paolo costretto a parlar chiaro. il pro– cesso sarebbe il medesimo: la parola di lui verrebbe tradotta nella nostra, il problema cli lui sveglierebbe nel no– stro spirito Il problema nostro. Senonchè, l'autore ste so cl' un pro– dotto filosofico è sempre insoddisfatto, e sente che il suo discorso o il suo li– bro basta appena per un istante, e su– bito si Svela 1 più o meno, insufficiente. Perciò, a ogni filosofo, come a ogni poeta, non piacciono davvero, delle pro– prie opero, se non quel !e, che egli farà; e, come Carlo :Marx, noWultimo anno di sua vita, a colui che gli proponeva un'e– dizione completa delle sur opere, rispon– deva: che doveva ancora criverlc; così ogni filosofo, al pari di ogni artista ve– ro, muore insoddisfauo. Soddisfatto ~ solamente colui il qual!'. a un certo mo– mento, cessa <lai pensare, e si mette ad arnmirare sè medesimo, e cioè. il suo cadavere, adorno dei finti colori dcJla \'ita; e fa oggetto delle sue cure, non più l'art" o la ftlosofi,. "''t !a p:-.opri;,: persona: quantunque nemmeno questa sia per dargli, poi, l'appagamento che immagina, pcrchè la vita, non meno del pensiero, è vorace e insaziabile. A ogni modo, per soddisfarsi filosoficamente, l'autore devo immobili7Zarsi nella for– mala, e i I lettore contentarsi di que– sta: i pensieri debbono diventare « ot– tusi e sordi >, come li chiamava il Lei– bniz, il quale definiva siffaua condizione di spirito, psiLtacismo. Chi non s' immo– bilizza, non ha altra consolazione se 11011 quella di considerare, come Socrate, che i suoi discorsi non resteranno sterili, ma saranno fecondi ; e altri discorsi ram– pollrranno da essi nell'anima propria e in quella degli altri, nella quale egli ha gettato lo sementi ( 1) ! Si consolerà, pensando che la vita è infinita, e infinita è la filosofia. l.' infinità della filosofia, il suo con1i– nuo cangiare. non è un fare e disfare, ma un continuo superarsi : la nuova proposizione filosofica è possibile sol– tanto mediante l'antica, e l'antica vive eterna nella nuova che la segue ed in quella nuova che la seguirà ancora e che renderà antica l'altra nuova. Ciò basta a rassicurare gli ctnimi. facili a smarrirsi e a piangere sulla vanità delle cose. Dove ogni cosa è v~ma, niente è vano; lct pienezza è costituita appunto eia quel perpetuo vanificarsi, che è il nascere perpetuo del la realtà, iI dive– nire eterno. Nessuno rinunzia ad amare, pcrchè l'amore passa; e nessuno cessa dal pensare, pcrchè il suo pensiero ce– derà il luogo ad .tltri pensieri. L'amore passa, ma genera altri esseri, che ame– ranno : il pensiero passa, ma genera al– tri pensieri, che ecciteranno ancor:., a pensare. Anche nel mondo del pensiero si sopravvive nei figliuoli: nei figliuoli, che ci contrariano, ci si sostituiscono e ci seppelliscono, non sempre con la de– bita pietà. ?\fessun altro significato, fuori di que– sto, si può trovare nella celebrata eter– nità e supcriorit..ì. della filosofia rispetto al tempo e allo spazio. L'eternità di ogni proposizione filosofica è eia affer– mare contro coloro i quali. materialisti– camentc. considerano tutte le proposi– zioni come esistenti senza valore e fug– gevoli senza traccia, quasi fenomeni di una brutale materia, che sola permane. Le proposizioni filosofiche, sebbene con– dizionate storicamente, non sono effetti, deterministicamente prodotti, di quelle condizioni ; ma creazioni ciel pensiero. che si continua in esse e per esse. Quando appaiono deterministicamente prodotte, debbono C'ssere reputate, non già filosofia, ma falsa filosofia; interessi di vita, che mentiscono 1'apparenza di pensieri. Ed eterno non può essere, co– me filosofia, so non ciò che l' conoscenza e \'Crità. ~la, quando poi l'eternità ,·iene fraintesa come i,;,oJamento eia quelle con– dizioni, allora bisogna negarla, accettan– do invece lol tesi della relatività e ba– dando solamente a che non assuma l'er– ronea veste di materialismo storico e il determinismo economico. Al materiali- Bibloteca Gino Bianco smo e al determinismo, nella forma meno àpparisccnte di esso che è lo psicologi– smo, si riduce è bene notarlo) la. tesi _. J:\_ storia della filosofia. sia d?. trat~ tare psicologicamente. risolvendo le idee nelle condizioni dei tempi e nelle vicende individuali dei filosofi. nel la storia so– ciale e nel la biografia. Il che è disco– noscimento del valore spirituale, o. al• meno (come accade presso inconsapevoli estetizzanti), del valore logico della filo, sofia, la cuì storia, mutata in quella delle espressioni che ricevono gli stati d 1 ani– mo, viene a coincidere del tutto con la storia della poesia e della letteratura. Benedetto Croce. Professori deputati. le elezioni generali che sono valse a disto· gliere per un poco l'attenzione dalla banca· rotta di tutti i servili amministrativi e mi– litui dello S1:110, verificatasi nell'opera di soccorso alle distrutte citli'I di Reggio e i\les· sina, hanno tuttavia il merito di discoprire ai nostri occhi uno stato di cose, che, per i rapporti che ha con i problemi più essen– ziali della nostra coltura superiore 1 merita di essere fermato su queste colonne. Mai come questa volta è stato cosi folto i: i1'.1•.N1u dd pru(e:isori Jfficia;i e dei lilx:ri docenti universitarii concorren1i l'alea della con~uista di un collegio politico. Professori vecchi e professori giovanissimi si sono sian– dati nella mischia con un fervore degno certamente di miglior causa. La sola Univer– sità di Napoli ne ha fornito parecchi; e quasi ttllli appartenenti alla facoltà di medicina. Il fenomeno si presta a parecchie consi– derazioni; e non liete. Una prima serie immediata di dimande è questa: v 1 è dunque un posto p1Ì.Ialto della cattedr:1 uni,•ersitaria per compiere un'opera più nobile cd efficace di educazione?; e que~to posto è proprio il nos1ro Parl:unenlo nazionale?; l'attività della libera scuola dove la parola del maestro si ripercote nelle ani• me vibranti dei gio\':mi e s'infuturn 11011 app.:ga pili lo spiri10 di chi è chiamato ad esprimerla?; le :mie di i\olontecitorio hanno echi pili dolci per i nostri educa1ori ? Per c.hi ignora le condii.ioni della nostra coltura superiore non s.ir: \ facile rispondere di primo acchito a queste dimande. ~la le rispos!e vengono facilmente alle labbra quan• do si riflette che il movimen10 di tutto il nostro sapere uniciale è prodotto da una sola leva: la politica. r~r un n1.1mero molto esiguo di professori, che debbono tulio al proprio lavoro e che amano ancora compie1e nobilmente la mis– sione a l010 affidata; v'è un:, folla di trafli• canti, di settarii, a cui ogni mezzo è lecito per affermare un dominio qualsiasi. La scuola non ha alcuna poesi:1 per costoro, nè po– trebbe averla. I.a politica li sosp111se 1 eque– sta sola ha valore. E se, da. parecchi a.noi in qm1 1 da questa stessa oscura magg,oranzn vengono scelti i Ministri della Pubblic:1 1,truzione, come è possibile sperare che si acquisti la coscienza dell'esempio deleterio che si d?t alla gioventù studiosa, che ,·iene n noi ricca di idealitlt che dovrebbero essere fecondate ? Lo spettacolo è dei pill degradanti per la nostra ,,ita. civile, giacchè ,·i sono funzioni che non do, rebbero essere mai appannate, ne:tnche da un sospetto. i\lentre scrivo ho qui sul t:n-olo alcuni giornali di provincie meridionali, che hanno collegi dove ancora si combatte pro e con• tro ur. c1nd!Jato profess~rc. Cbbene m:ll.. viene risparmiato dagli oppositori contro la dignità e l' onestà del candidato, e le frasi ingiuriose si seguono come una gragnuola. Le lotte politiche nel Mezzogiorno riman– gono sempre personali; e, quando anche si vince, la propria reputazione ne esce lacera. S 1 immagini quel che avviene quando, o per ballottaggio o per conquist:t contemporanea di due collegi, la 1011a si prolunga. Come è possibile, dopo unn di queste lolle, risa– lire la cattedra e parlare ai giov;rni? E per– chè il Ministero della P. I., come tutore alto degli siudi, non inteniiene? E v 1 è an• cora chi si duole che la gio\"entì.1 studiosa non sia pili devotamente raccolta come prima nelle aule scolastiche? Giunti dopo 1an1e trans.1zioni al Parla– mento l'opera che si esercita è una sola: assediare il Ministro e le persone a questi più prossime perchè parenti, tigliuoli o fra– telli in sella abbiano a.gcvola1a la. coòquista di un incarico o di un posto qualsi:tsi che importi un emul:tmenlo. L 1 onorevoli Nasi fu rovinalo da ques1i tenaci :1ssedianti; e non v'è chi noi sappia. Questioni di coltura, que– stioni di preparazione scientifica non entrano mai in questi dibauili, che si svolgono nei corridoi della ~linerva, e di cui I' eco facil– mente si disperde. lo giungo in qualche momento a com– prendere come un cultore di scienze ammi– nistrative o di slatistica o di economia po• litica possa sentire di essere utile al proprio paese anche dal Parlamento, ma non com– prenderò mai come un cultore di i,;cienze biologiche e peggio ancora un medico possa pensare di compiere politicamente un'azione utile ~e non a se stesso, e nel modo pii1 volgare. ~la se anche ciò che io non comprendo accadesse in realtà e l'opera di un medico riuscisse utile anche pei nostri logori ed in– fermi ordinamenti sociali, non per questo il dovere della scuola dovrebbe passare in se– conda linea. Giacchè è un errore credere che tale do– vere si possa compiere soltanto col· fa'r le– zione (e da noi neanche questo si fa). La coltura superiore con l'esser diventata inter– nazionale richiede, :tnche nel campo ristretto delle molteplici specialità in cui si è scissa., un 1 alacre e pertinace disciplina di pensiero perchè non si sia presto sorpassati e non !.Ì rimanga un rudere pur , i,·endo. I giovani universitarii, dall'altra parte, con la diffu• sione di tante riviste scientifiche e con la facilità di acquistare qualunque libro e con la facoltà pronta di assimilazione, eh' è pro· pria dei loro anni, riescono oggi, pili 1.:he non fosse possibile prima, :t mettersi allo stesso livello dei loro nrnes1ri 1 e non di rado a superarli. È ques1a la ragione per cui t1na buona metà delle nostre catted1t! 1111i\'ersita• rie rim:1ngono deserte. L'l funzione dell' insegnamento superiore diventa ogni giorno piì.1 alta e diflicile; e Je· qualità che occorrono per compierla ade• guatamentt: sono pr~prio le con1rarie di quelle che, almeno nel noc;tro paese, si ri• chieggono per 1:1 \"ila poli1ica. \'ederle con– fuse insieme vuol dire sohanto questo : che da noi i professori sono mo\11 1 m,1 pochi, ass:1i pochi i mae~tri. So bene che quest.1 mfo protesta Llscier:t le cose come si tro,·ano, ma è ttmpo che

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