La Voce - anno I - n. 14 - 18 marzo 1909

OCE Esce ogni giovedl in Firenze, via dei Robbia, 42 .:I- Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI ~,.Abbonamento per il Regno, T rmto, Trieste, Canton Ticino, L 5,00. Un numero e<nt. IO. Anno I ·"' N.• 14 .Jlo 18 Marzo 1909. SOMMARIO: - Il C1rducclul1mo, G10,·A:--~1 PAP1:-.1 - LI Soclclà Teosofica, Cuuo F1 RRA'\Uo - DtbuHy, (;uv,;oTTo B.\!;Tl\'-ELLI - 11 mo\'lmcato del profUS:.r1, \u Rt I)() G \LLEITI - ltallaal all' Eittro: li. 8oldlal, A1uu ,e.o So1-T1c1 - Rllr1ttl: /I so/idijiralun• del ,·,wlo, S. ~. - Il bd lmc/Jroso, A. S. - Blblloa;rafla :/ra.11OtrislopAr, I[. pr. - \'o/~ dd/a Dirciflnt' _ Lrllrrr e sfidr. IL CARDUCCIANISMO Anche prima de1lln morte era comin– ciala per GiosuèC.1rducci lu l.1e:atificazionc ufficiosa e l'apot('OSi scolastica. L'annua• rio ufficiale registrava srnza vergogna l'autore di Giambi cd Epodi trasformato in Carducci Comm. Prof. Giosuè - la cricca politicante doveva rispettare in lui il Senatore ciel Regno - il Parla– mento aveva fauo iscrivere nel Bilancio della Pubblica lstru:dono mille franchi al mese come ni:0111J,r11sa 11a:/011nle al poeta che non poteva essere pii1 professore. Tutti i professori di letteratura avevan gi,'t collocato il C,trducci nelle loro ge– nealogie da manuali subilo clielro il Leo– pardi, nella filiera classica e p,arioLtica della nostra poesia e alcuni di loro ave– vano comincialo di gi,'t <t pubblicare bio• grnfic e ricordi porso11ali o perfino com– menti storici e traduzioni Ialine cli alcune dello sue odi. Non s· era ancor giunti ali' ignobile pantalonala catanese di eri– gere una pubblica copi.l cli pietra o me– tallo del corpo dc-I vivC'nle poeta, ma gi,i. si principiava a murar{' delle timide lastre cpigrnfatc sulle case, gli alberghi e le ville in cui aveva mangi.Ho, dormito e so– gnato il povero e ~·rande scrittore. 1'Ia non appena il V{'CChio corpo cli Gioc:111\ r.ard11cc-i fo tr,:t~cill,uo al sepolcro nel carnevale del IQ07, al cospetto delle maschere aulcnLiche e sincere che a\re– van cessato di ridere e delle maschero non mascherato che fingevano di pian– gere, crebbe e clilagò I.i santificazione letteraria dcli" innogr.1fo di Satana. Ogni ciuadino italiano lesse od ascollò anicoli cchC'ggianti di tuoni r umidi cli lacrime, disc..>rsi e commcmor.izioni eloquenti e slucchcvoli - iJ P.1rlamcnto Italiano, non conoscendo altro modo di onorare i grandi fuor the quC'llo di far guada– gnare i cattivi scultori, decretò un mo– numento, dalle universit:t e dai licei di Italia sbur.arono a branchi i professori che smentivano colle parole, coi fatti e coi visi il nome protcrvio di e discepoli di Carducci > - dai cassrui dei raccoglitori di autografi e d<'llo sig-noro intelleuuali uscirono fuori leuerc, letterine e biglietti nei quali il poeta lodav,l or:;iuamente i libri o accusa\·a ricevuta cli casse cli vino buono - i merciai di sillabe con– tal{' misero in vrndit.:L nei chiostri dei giornali le loro odi pl'r la morte del .PoPt<L - gli sciupatori di creta impasta– rono in furia il ceffo leonino di chi aveva imprt"• 1 ·ato contro la monunwntomania e la casa Zanichclli promise in fretta l'E– pistol 1rio d(•l Rramlc- scomparso e per• mis, che due professori, :\fazzoni e Pic– ciùla, fa.ccssPro un'Antologia Carduc– cian;1, guarnita di not<' storiche e gram– matic;di a uso degli scolaretti ciel Regno, e P<'r tkrc a tutto ciò un finale cli pa– rodiil cla~sica ùut• o tre cittù si disputa– rono l'onore C' il lucro cli possedere il cacla\·er<" dcli' ultimo pocla nazionale. ~on accc-nno a questi f,tlli perchè mc ne mcr.wigli. La sorte del Carducci è stata simile a quella cli tami ,litri spiriti sdegnosi. osteggiati, calunniati e co11sjués nel lempo della loro giovinezza, cioè ncl- 1' epoca in cui furono pilt grandi piit ere.i.tori e più ver,unente loro stessi. e poi adoltati da tutti i mediocri dopo lo prime fortune e le prime- vitLoric e incoronati senza esser compresi. Il genio vien così ad essere offeso prima e dopo, col disprezzo maligno e con la cicca glorificazione, e non rara– mente dagli stessi uomini. Accade assai spesso in Italia, e forse anche fuori, che uomini g·randi otten– gano fama ma. non per quelle qualità che li fanno veramente grandi e rari, ma per altre qualità che hanno in co– mune-, per quanto in graJo maggiore, col loro popolo e che perciò possono es– sere pii1 facilmente apprezzale da quella stupida maggioranza che dispensa la gloria. Basti ricordare il Mazzini, cli cui fu popolare soprattutto iI lato tribunizio e sellario invece dc-Ila sua altivit::\ di apostolo morale e religioso, che sola resta a perpetuare la sua influenza sulle anime. Per il Carducci è accaduto proprio lo stesso. In lui il puhblico di profes– sori idealisti, di studenti universitari, di giornalisti letterati e di signore col• tivatc e non seminate h,t voluto vedere soprallutto il bravo maestro diligente <' operoso, il critico serio che ha racco– m;.mdato .:i: giovini italiani le ric--rc~1c cli biblioteca e di archivio. il poeta classico che ha rinnovati i metri latini, iI poeta nazionale che ha rievocati i fatti e gli uomini della sloria it,diana e i luoghi sacri della patria e, secondo le opinioni dcll' ammira.torC', il e fiero camere di Satana > e il repubblicano elci primi tempi oppure l'oratore di San i\larino e il commosso rievocatore dcli' .h•1• ,I/aria. Tutti vedono che a questi caratteri corrispondono delle qualit:1 e delle sim– patie comuni nelle nostrr casle lette– rarie o politiche; il ri!-:pelto del lavoro specialmente se scolastico; l'attacca– mcnlo pC'renne alle culture classiche; la venerazione esterna ù verbale della grandezza deJl' lrnli~t e l'ammirazione del gesto promet<'ico ciel libero pensa– tore o del pio penti men lo cieli' età inol– trata. Laboriosità, onest.:'t, bellezza di forma, patriottismo INler.irio, auitucl:ne semplicista. rispetto al problema reli– gioso: questo lrovano e ammirano in Carducci gli italialli che conoscono Carducci. Eppure non è in ciò, ve lo giuro, che sta la grandezza <lei poeta. S' egli fosse stato soltanto ciò ~hc dicono i suoi Giuda il suo \"alore non sarebbe cosi grande come tutti credono. Dei professori diligenti, dei critici accurati, <lei poeti sapienti, degli anticlericali, e dei convertiti ce no sono e cc ne sa– ranno degli altri in questo paese. ~[a ben raramente vi nascono degli uomini che abbiano il carni/ere del Carducci. LI suo \·alore, cioè, appare a me più morale che letterario. e mi piace di vederlo piuttosto in aspeuo di involon– tario apostolo di virilit:L che in quello cli poeta fazioso e amoroso. :'\"011 è ch'io non riconosca nel Cnrtlucci un artista superiore a tutti i suoi contemporanei. J're o quattro delle sue poesie, anche Bibloteca Gino Bianco so aspre e poco leccate, son piene del respiro cli una poesia più potente cli quel che non si senta ansimare in tutti i volumi di D'Annunzio e cli .Pascoli i e certe pagine della sua prosa, che :;µeS!:>"1 ~ \lc-..:ademic-1 composta "' ad ~r– fetto più del bisogno, sono elci capo– lavori di semplicità espressiva e di forza appena rattenuta dall' ironia. Ma più grande del poeta era nel Carducci I' uomo morale, vale a dire quel suo modo dignitoso, superbo e in– transigente di considerare lo cose, quella sua fierezza di plebeo conlro le brutte cffeminalczze delle alte o medie classi sciupate, quel suo :coraggio quasi be– stiale di gettarsi sopra gli avversari come per morderli e squartarli, quella concis.."l asprezza colla quale rispondeva ai faccendieri, ai seccatori e agli ipo– criti, quel senso cli grandiosità gene– rosa che lo faceva gridare contro tutto le vigliaccherie grosse e piccole della storìa italiana contemporanea C' quel– )' amore profondo della cultura e ciel• l'arte. non considerate sollanto come ornamenti e divertimenti di animuccie ozios<', che gli faceva dire un giorno che soltanto i soldati avevano Il di– riuo di scriver poesie. J.a sua fermezza di carattere che Io faceva rifuggire dalle finzioni e dalle ipocrisie anche attraverso i suoi muta- • t,cntl di c.'.l.rattc:-c, quella robustezza sdegnm,;.t che gli faceva schivare i com– plimcntini e le cerimonie anche nei tempi in cui fu mescolato coli' alto mondo governativo e mondano ; quel sentimPnto acutissimo della clignit,i. per· sonalc e nazionale che lo facevano pro– rompere spesso nel le sue celebri risposte nobili e brutali, fecero cli lui un uomo del tuuo unico e singolare ìn mezzo a un popolo infrollito, cascante, specia– lista in mezze misure e in inchini. Le lezioni che dava continuamente il Carducci, pill importanli di quelle cli letteratura italiana ali' Universil:l cli Bo– logna, eran lezioni di coraggio. di fran– chezza e soprattutto di dign/tti, e queste lezioni furon precisamente quelle che furon meno capite e meno seguit{'. Oggi i suoi discepoli e i suoi ammira.lori mancano precisamente di quelle qualità che facevano grande il Carducci in Italia. Per trenta o quarant' anni, i,, lettere. in discorsi, in libri il vecchio poeta ha mostrato il suo sdcg110 o il suo schifo degli italiani modrrni e ha cercato cli dare qualche <'SCmpio cli vita più vigorosa e oggi quelli che più forte strillano in nome suo sono dei professorini garbati e gentili, dei cri– tici tradizionalisti e nemici delle polo• miche, elci bravi ragazzi che studiano la metrica e non hanno nulla da dire e una massa cli uomini indNcrminati, senza fegato, senza voce <' senza spina dorsalC', buoni a far da c0mmcnt,ttori da cclilorì e da epigrafai ma non da continuatori. Giù prima che il Carducci morisse io afformai che il gran poeta era solo. Oggi che la morte è venuta e s' è ri– velata meglio 1' ignobile piccineria e il commerciale entusiasmo cl<"gli scolari e dei seguaci io posso ripetere pilt si– curamente la mia affermazione. Tutti quanti si arrabattane, intorno alla lettera del Carùuccianismo let– tera transitoria classica e patriottica che perirà come tutte le lettere - e noi soltanto, forse, tentiamo di continuare per a.ltre vie, lo spirito carclucciano e cerchiamo di collaborare col morto al suo ideale più caro, atla rc:iurreifone della cultur~1 e cieli' anima italiana. Giovanni Paplni. La SocietàTeosofica. Decisamenle noi non siamo maturi per quella fratellanza universale di cui si era falla propugnatrice la Società Teosofica: un:1 fra– tellanza bas.1ta non soltanto sull'amore cri– stiano o sulla comp.ascionebuddistica, ma pii1 ancora sulla conoccenz.a spirituale di \"Crità eterne e sullo s\'iluppo completo dei poteri dell'uomo. Questo ideale un po' vago, in– certo, e antifilosofìco senz.:1dubbio 1 nrn pur sempre bellissimo 1 si è infranto miseramente contro la spessa muraglia della nostra indif– ferenza e del nostro egoismo i e la Società Teosofic:avolge ora al suo tramonto. Tra- 0101110 inglorioso: come una piccola nave lanci11tanel mare sterminato sotto la guida di cspeno capitano che conosceva il cam– mino e riceveva o credeva di rice\'ere or– dini e rivdaiioni d.a!Pa\to,la Società Teoso· fica si illudev:1 di muover sicum verso la lontana terra promes~: non era des11narn però a raggiunRerl,t e oggi la piccola na\'c affonda lentamente in un denso strato di melma che linirà col sommergerla del lutto. Poco male, diranno molli : e certo se si fosçc trattato di uno dei soliti temativi inutili, di una delle intinilc istituzioni che sorgono oggi per scompnrirc do111:111i senz:1 lasciar trnccia alcuna, noi che siamo a\'\'eni a veder perire tante cose e che non crediamo alla morte come dislmzionc assoluta, ci saremmo ac– contentati di prender atto di questo nuo\'O decesso e l'anemmo annunziato con due parole: la lliiociet.'1 tale ha cessato di es1,tere; ma poichè l:t Società Teosofica ha rappresen– tato per un momento un nobile sfono dello spirito umano, ha sostenuto una lotta nou inJeg1111, e h I esercitato una discreta influcnia sul pensiero con1emporaneo 1 noi crediamo non 111u1ilc e non d1sc:1roa quanti combat– tono per un' idea e a nano la \·erità, di nar• rare in breve le malaugurate vicende d1 que– sto org:1nismoora in decomposizione. La Società Teoc;oficasorse qu:111do d ma• terialismo nell.1filosolia e nella scien1a a\"e\'a raggiunto il suo p1l1alto grado i e quando già cominciavJno le prime e isolate prolesle contro la novh;sima dottrina che riduceva tut1:i l,1 \'ila J un meccanismo e ncg3\'l ogni libera :tlli\'iù dello spirito. I fondatori della Societ) Teoc;olìca,la signora Blavatsk\· e il Col. Olcott, si rec;ero interpreti di queste tendenze e aspirntioni dell'anima umana, e dichiar;1rono guerra a;,ena al materialicmo ; e poichè questi :l\·e,·a negato ogni spirillla· lità nell'uomo, essi ptr reazione giunsero nl– l'ecce~c;ooppo,;,to e proclamarono ogni indi– dduo immollale, padrone dd proprio Jestino e do1:110 di p<itt!d tlidni. )la una simile .1f ferm:uione che implica,·2, tra l'altro, la teoria della reincarnationi:, ave\"a bisos;no di una dottrina rivelalm. E infatti i fon<lJtorì Jella Socieù a~erirono che il loro insegnamento pro\'eniwLdirc11:tmenteeia Esseri supremi, i cosi delli ~bcstd. Qu~!-ti:-.taestri 1 es~id sser,l 1 questi nostri r1.11tlli più e\·oluti, formano mu

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