La Voce - anno I - n. 2 - 27 dicembre 1908

OCE Esco ogni clomenica in Firenze, via clei Robbia, 42 .:I- Diretta eia GIUSEPPE PREZZOLINI .:I- Abbo:iameoto per il Regno, T renio, Trieste, Canton Ticino, L 5,00. Un numero ceni. IO. Anno I Jf. N.• 2 Jf. 27 Dicembre 1908. SOMAIAKIO: I.• aoalra promeua, G1usE1•r1 J->1u;-u.ouN1 - Conlro Rut1kln, Ar.oo 01, R1NAIDIS- A1lcrtscbl Accackodcl, E~A'-UP.LLSl!LU. - L'abate Houlla, ALtsSANURO CA<\TI e S.\I VATORF Misoccm Un rnlo ,!nt1Jnro, G. MUONI - Dltcuulonl 1ulla scuola secondarla, A. G,uurri - Gli ttssi&i11i dr! Lropn"li, C1:;rt'l'Rll'LLO - C>111pli111mti 11gl italiaui, G. PArlNI, La nostra promessa. Le lcUcrc che d giungono da noti cd i• gnoli amici di tutta Italia; il nobile articolo col quale Arturo Graf annun1iava 1a Voce nella Slampt1 ,· gli annunzi cordfali, per qw.nto abittmli, di altri giornali i e quelli a denti stretti e col viso verde di periodici che ci vedono di mal occhio ; ci forcbbero ricor– dare, se ben non l'avessimo a mente, la OC'· strn promessn ali' llalin. Che cosa promclliamo? Non promettiamo di essere dei geni, di syiscernre il mistero del mondo e di determi– nare il preciso e quotidiano me,111 delle azioni che occorrono per diventare srandi uomini. Ma promettiamo di essere onesti e sinceri. Non promettiamo di non sbagliare .mai, perchè, in un cereo senso, ciò è impossibile j ma promettiamo di correggerci appcnn ci accorgeremo dell'errore, e ciò, credete a mc, è quasi pili raro del non sbagliar mai ed è, in ogni modo, p.iù prezioso. Crediamo che I' lcali:a abbia più bisogno di carattere, di sincerilà, di apcrtezza, di scrie1:l 1 che di intelligenza e di spirito. Non è il cervello che manca, ma si pecca perchè lo si adopra per fini fri\'oli, volgari e bnssi: per l'amore clella notorietà e non della glo– ria, per il tormento del guadagno o del lus:>o e 11011 dcll'e-o;ic.ttm:n, J'Mff 1 11 frode voluttuosa e nnn f'•" .... ,•. ;,.n la m"'"'"' Lo scopo di molti che leggono e scrivono e studiano non è che quello di Jarsi un'aria di 1mperior11b.che permella e giustifichi il sorriso. Moltissimi che si infischiano santa• mento degli uomini, crcdon necessario d'oc• cuparsi di quello che essi fanno i tanti che se la ridono della filosofia si credono ob– bligati :i leggersene dei volumi. Risparmino la fotica I Tanto quell'attitudine non permei· terà mai :1 loro d1 capire l:i scrict~ della vita e la grandez.ra del pensiero. Per fare una smorfia sopra le carte dei grandi e sulla sto– ria affannosa dello spirito umano non e' è bisogno nè di lauree nè di bibliogrnfìe ; qua• lnnque bertuccia può permctlerseoe il lusso. Noi sentiamo fortemente l'eticità della ..,ita intellettuale, e ci muove il vomito a vedere la miseria e l'anguslia e il rivoltante traffico che si fo dello cose dello spirilo. Da una parte c'è un:1 glaciale freddezza spirituale che nou si scuote che per ragioni materiali. Guardate certe note e cerle recensioni di ri– viste in voga, che voglion tenersi in buona con C1jo e con Tizio e s.1lvM Sempronio non dicendo male di Mevio, che non han per linea di condotta altro criterio che quello di non offender g1i i11tt-rcs..çi di nessuno, e fi. niscon quindi per non dire mai nulla che non sia lavato da dieci liscive di vergogna e da dieci bucati di timore; ebbene, in quelle note ci si sente lo sbadiglio e la noia re– pressa, perchè il /rave/ che le ha fatte o il proressorino che le ha compi Inie, o I' uo– mo di mondo (peggio ancora) che le ha ti– rate gH11 era in fondo indifferente a ciò che diceva o raccoglieva. l..-1Duse e il fonografo, lbsen e la Cavalieri, R6my dc Gourmont e la Crilita di Kant, per lui son tutt 1 una cosa, tutt'una sens.11.ionc,e il suo massimo deside· rio è quel di cavare un ghignctto al lettore placidamente affondato in una comoda pol– trona. Dall'allro lato si t.rova la fabbrica degli .ar– ticoli. Noi riteniamo che scri,·endo e pub– blicando non cessino le regole dell'onestà. Per noi metter J3 firma in fondo ad un a~– ticolo è meuer la firma in fondo ad una cambiale. Per costoro, no. Il tale è un one• st' uomo pcrchè paga i suoi debiti e non tra– disce sc.andalos.amenle la moglie. Ma inl2.r.to si permelle di parlar di libri sapendo di non averli lelli 1 di rispedire alle riviste vecchi articoli con un po' di belletto sopr:t per rin– frescar loro la pelle, di calunniare un tale di cui conosce il \·alorc per ingraziarsi un altro di cui sa l'imbecillirà .... Ora uoi non la pen– !i>i:'tmo cosl. Costui non è onest'uomo. L'one– sth non si ferma agli affari, ma va fino al- 1' intelligenza. Sono pochi quelli che la pcnsan coSI, per– chè sono :mcorn pochi quelli che hanno pas– sione e verace inlen~~seper il !-apere. E con– lro questa passione sta oggi l'opposizione so– pratutto silenziosa e taciturna degli interessi che si servono del snpere, e che non sen•ono t1I s.1pere. Sono queste le infinite forme d'ar– bitrio che intendiamo denunciare e combattere. Tu11i le conoscono j molti ne parlano; nes– suno le addita puhblic2mente. Sono i giudizi leggeri e avventali senza possibilità di di!-<:us– sione1 la ciarla1aneria Ji artisti deficienti e di pensatori ~nza reni, la mondani!:\ chiac– chierina e femminile che trasporta le al>i1u– dini dei salotti e delle alcove nelle questioni d'arte e di pensiero, il lucro e il mestiere dei fabbricanti di lelleralura, la vuota formu– listica che risolve :mtomaticamente ogni pro• blema, l'egoismo ben pasciuto che vuole In 1°an,li,1, an""'" - !'- ... o'.U- ~:l -1oor1 .. ;,0 1 :,.• t-'"u,w di ogni mnt.1mento e di ogni scossa sociale. Ma qui in1endi:11noci bene. Noi non vo– glfamo cscire in esc.1ndescenze inutili, in ner• vosità fancinllesche. Intendiamo star sempre al sodo, e cercar di render fruttiferi i campi abbandonati, senza coprirli, con lo sdegno di un torrente, di ghiaia e di melma; intendiamo di innestare i tronchi sclv:itici e di non us.1resoltanto l'ac– cetta. Nel numero passalo di fronte ;1dalcuni che son rimasti meravigliati di certe crudezze di linguaggio, nc-cess.1rie per restituire alla lingua un po' di sodezza e per togliere il pregiudizio che vi siano parole sudicie (men– tre soltanto I' intenr.ione può esser sudicia), nitri, abituati nd altre nostre più pepate pub– blica1.ioni si aspcllavano che ci fossero sette impiccagioni e quattordici roghi e ci fos.o;ero drizzate una cinquantina di berline. Tengo ad assicurar queste egregie persone - che quan– do però si tratta di far sul serio, stanno sem– pre nella tribuna degli spett.1tori -- che i denti li abbiamo sempre buoni, e le unghie sempre affilate: ma che non cercheremo af– fatto di adoprarlc che in e~lrema e dura ne– cessità. La Voce non dev'essere un cenacolo di maldicenti o un' inquisizione permanente, e tenterà lutti i 111eu.iper collaborar ~eria– mente al progresso pratico e 1eorico del:a cultura italiana. :-.loi .llSpelliamo anzi che la passata generazione, la qnale ha le mani sul timone, ci dia modo di adoprar per il bene comune quel po' di buon senso e di non spregevole intclligem .. 1 che parecchi ormai ci concedono. Non faremo dell' opposii,ione che quando i modi di intes.1 e di accordo per fovorire la serici:\ e In sincerità della vita ita– li:rna s.iranno e!-.1uriti. Di la,,or:ire, al,ùiamo ,·ogli:1. Già ci pro– poniamo Ji tener dietro a certi movimenti sociali che si complicano cli ideologie, come il modernismo e il sindacalismo j di infor– milrc, senza troppa smania di novità: di quel che di meglio si fa all'estero; di proporre riforme e miglioramenti alle biblioteche pub· bliche~ di occuparci della crisi morale delle università italiane; di segnare le opere degne Bibloteca Gino Bianco di lettura e di commentare le vili:\ della vita J.1:0;}emporanea. E di la\lorare abbiamo dato ~ro•, · Chi scorra gli indici delle pubblica• zion: filosofiche e storiche degli ultimi anni vedrà che p:ueccbi dei gio\'ani che parteci– pano a quesL, impresa non sono nè oziosi nè ricercatori di guadagni : che hanno la,•o• rato non inutilmente, e spesso gratuitamen1e e sempre in modo poco proporiiona10 alla loro fatica, perchè gli Italiani si rassodassero la mente con il sangue pii\ nulrito della fi– losofi:,, e si alloutanasM:ro dai vinelli e dal latte bnttez.zato della letlernlurn. Possiamo af– fermare in coscienza che oggi in Italia si la– vora molto pili idealmente di una volta e che ali' estero : non già tutti, ma vari, ma pa– recchi. Soltanto occorre che il pubblico risponda. Col pubblico vogliamo stare in contatto, sopra– lutto con quello delle provincie e dei piccoli centri e delle campagne, do,•e si respira aria meno scettica che nelle mezze grandi città di hafoL R occorre che i I pubblico ci permetta di portare la Voc, a sci pagine, in modo da dire lutto quello che dobbiamo dire; che ci per– metta di mantenere 111 nostra promessa. lulla la nostra promessa, e forse pH1 ancora della noslrit promessa. Giuseppe Prezzolini. Contro Ruskin. Non trovo nulla a ridire su la frequenza delle traùuzioni che si van facendo tra noi dell'opera di John H..uskin; tanto ph'1 che la recente attivit...-\ traduuiva degli italiani è una buona testimonianza del desiderio di pitt varie sensazioni di cul– tura che li punge. D' altrondc, il R.uskin è un'anima così complessa nella varietù delle sue manifestazioni, che merita di esser conosciuto anche da chi non sa leg– gere l'inglese- o meglio, il stJ.tJ inglese, c.,scuro irsuto personalissimo. Quel che mi secca sono le prefazioni apologetiche dei traduttori e delle tra– duttrici. le solite recensioni di pramma– tica tessute di su gli entusiasmi disseccati di R. de la Silcranne, o l'ammirazione sconfinala che si tributa a quello scrit– tore per effetto di certe pigrizie e timi– llità mentali, che spesso fan gli uomini assai simili a un branco di pecore o di tacchini in marcia. Ch'io mi sappia, nessuno s'è dolllan– dato chiaramente e definitivamente chi sia Ruskin e cosa valga l'opera sua; nessuno ha tentato cli scandagliare e scavare il fondo delle sue dottrine, iso– landone il nucleo vitale e vagliandolo senza preconcetti e con tutta la respon– sabilità del proprio libero giudizio. - È un grande innamorato della natura, si dice. E lo ammetto: ma so anche che questa è l'ultima causa dell'ammirazione collettiva che da tanti anni circonda il nome suo. - È uno spirito educatore, sl aggiunge. E nè pure lo nego; ma trovo in lui un moralista da catechismo, che r~ca nel suo insegnamento tnlta la pc– lnlanza bigotta d'un seccante pastore evangelico, e nulla che sia fiamma e sprone per le anime che attendono cl"esser svegliate. Egli ha ripetuto ai maschi ed alle femmine un certo numero di pre– cetti raccomandabili per le vicissitudini cl11lla vita pratica; e riesce qualche volta ac! esser ridicolo, e spesso a dimostrare un'assoluta ignoranz:i di talune essen– ziali vcrit:\ ciel cuore umano. ?-.{a voi non ricscirete mai a trovare nello sue parole qualcosa di più alto e di più pro• fonùo di quella precettistica da prcsbi• terio, nulla che valga ad eccitare un' a– nima ancora incosciente dollc sue forze mute o sopite, e a sollevarle verso una luce che sia al di sopra o al di fuori delle consuete commediole « del bene e del malo > o del e di là dal bene e dal male>. Ora, il Ruskln, preso come spirito ar– tistico, si confonde con quel l'innamorato délla natura cui accennavo dianzi e ch'io rispetto mol tissl mo; e, preso come spirito religioso, si confonde eia una parte col moralista e dall'altra con I' esteta. - Ruskin esteta, rivo latore e vcrbaltzzatore dell'arte: ecco la parte centrale del suo essere - quel la che accoglie maggiori e più continue lodi, e che ha formato e che forma la delizia di certi Jaudatori turibolantl bisognevoli di appositi re– gimi idroterapici. Il volume dedicalo ai Jlfodcrn l'aù1/crs rivela Rusk.in in tutti ì suoi pregi e i suoi difetti - difetti che sono Il ad of– fuscare di continuo quei pregi, dal mo– mento che nessuno, con tutta la buona volontà, rioscirehhe mai a separar gli nni cl;igli altr-i o :vi acl!asellarll senza che tornino a confondersi. Jn lui la ten– denza metafisica non fa che pugnalare spietatamente il suo spirito artistico; il suo dommatismo raffredda, consuma cd annulla la sua commozione sincera ; e dove si crede di dover sentire un usi– gnuolo che canta si trova immancabil– mente un professore stravagante che pre– dica. Di fronte ai pittori suoi contempo– ranei egli poteva essere - e fu solo in parte - <1ucl che un critico dovrebbe sempre apparire: l'intermediario persua– sivo tra gli ideali dcli' arto e la compren– sione delle folle. Jlfa, - ripeto - in Ruskin c' è sempre Il formalista che uccide il rivelatore: e il critico si tra– sforma quindi in un gelido elcncatore di canoni. Egli non fece che abhassarc alla formula quel che era puro entusiasmo di un giorno, - e dal suo entusiasmo non deriva che un'arte di maniera e di con– venzione. gi:-\ morta e disseccata oramai, e solo qua e Jà vivente in quanto fu pra– ticata da spiriti a bastanza alti per saper restare al di sopra delle formule. Osser– vate bene la menlallt-à di taluni artisti del tempo nostro - che decidono, ma– gari in buona fede, di diventar e primi– tivi » o qualcosa di affino e deturpano le loro buone qualità in tentativi ridico1i - e vi troverete in fondo il verme ru• skinfano, il piccolo prodotto ambiguo d'un forrnulismo mascherato da scienza e generato da una delle pii1 ava.111.ate e sconnesse affermazioni di eudemonismo estetico. Ruskin fu poi coutempora.nci quale_ si mostrò al conspetto degli antichi. .Lo si decanta come il rivelatore dei trecentisti e dei quattrocentisti; e certo nessuno potrà negare che il suo entusiasmo e la sua insistenza non siano valsi a richia– mare l'attenzione su taluni artefici me• ritcvoli di studio maggiore - il Car– paccio p. es. ~fa anche qui egli non fa che sparger cenere sul fuoco vivace della sua anima. E invece di condur noi verso

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